Gamescom 2018: Dying Light: Bad Blood – Provato
Che piaccia o meno i battle royale sono, de facto, il genere di videogiochi più comune del momento, e tutti i grandi sviluppatori vogliono una fetta di questo enorme mercato. Techland non è da meno, e alla Gamescom ci ha fatto conoscere e provare con mano Dying Light: Bad Blood, spin-off del suo brand di punta, che vede 12 giocatori competere fino all’ultimo superstite.
Forte della sua capacità di creare esperienze di gameplay in prima persona più concentrate sul combattimento melee che sulle sparatorie, il titolo del publisher e developer polacco evita la competizione con i soliti PUBG e Fortnite andando invece ad attaccare la nicchia di giochi come The Culling, arricchendola con tutti gli elementi che hanno reso popolare Dying Light: parkour, armi bianche di ogni tipo, evoluzione del personaggio, abilità corpo a corpo e, soprattutto, zombie.
Per sopravvivere e vincere, in Dying Light: Bad Blood i dodici sfidanti devono raccogliere un determinato numero di campioni di sangue, superato il quale potranno finalmente accedere all’area di estrazione e attendere l’elicottero. I campioni di sangue devono essere estratti da alcuni ammassi informi di materia organica, protetti da gruppi particolarmente numerosi di zombie (che comunque infestano l’intera area di gioco): più campioni di sangue sarà possibile estrarre da una singola fonte, maggiore e più coriaceo sarà l’esercito di zombie presenti a proteggerla.
Nella nostra prima partita abbiamo tentato l’approccio “codardo”, andando alla ricerca dei campioni più piccoli e stando lontano dalle aree di maggiore azione. Come era lecito attendersi, questo ci ha fatto progredire in modo più lento rispetto ad altri giocatori (basso rischio, basse ricompense) e abbiamo trovato raramente loot di rilievo o equipaggiamenti in grado di renderci davvero aggressivi. Il momento di panico, ovviamente, è arrivato al primo scontro con un altro giocatore: sebbene il combattimento corpo a corpo dia maggiori chance di sopravvivere rispetto agli scontri a fuoco degli altri battle royale, la differenza in questo caso è stata che noi oltre alla pistola impugnavamo un banale machete, mentre il nostro avversario, oltre al fucile, aveva un pesante martello con tanto di modifica per causarci danni elettrici. Eppure siamo sopravvissuti.
Come? Fuggendo, naturalmente, ma non è stato semplice: dopo aver maldestramente tentato di fronteggiare l’avversario attaccandolo alla cieca (e ricevendo un sacco di danni dalle sue parate seguite da contrattacchi a tempo perfetto), ci siamo arresi lanciandogli letteralmente in faccia la nostra arma, cosa che ci ha dato tempo di correre via e dare inizio a un rocambolesco inseguimento tra strade, appartamenti e tetti. Sebbene usando il parkour saltassimo e rotolassimo continuamente da un lato all’altro dello schermo, l’avversario non ci ha dato tregua e ha continuato a cercare di tagliarci la strada scagliando fendenti a ogni occasione; solo l’incontro (s)fortunato con un nido di zombie particolarmente coriacei è stato in grado di creare un diversivo che ha permesso a noi di usare i pochi secondi a disposizione per schivarli passandoci in mezzo, mentre lui è stato successivamente costretto a girarci intorno, perdendoci di vista nel processo.
Vivi per miracolo, disarmati, male equipaggiati e malconci, iniziamo a esplorare l’ambiente circostante alla ricerca di oggetti curativi e di nuove armi. Tra le case recuperiamo un arco, alcune frecce, una molotov, dei medicinali e, soprattutto, un utile scudo antisommossa. Rimessi in sesto e più sicuri di noi stessi, torniamo alla ricerca di campioni di sangue di maggiore importanza, ma non ci accorgiamo che ormai si è fatta una certa ora e, prima ancora di poter raccogliere un nuovo campione, qualcosa accade: un giocatore ha raccolto un numero di campioni sufficienti per scappare, e la sua posizione è ora visibile nella mappa di tutti gli altri superstiti. A questo punto il gioco cambia radicalmente: come tutti gli altri, abbandoniamo la ricerca e ci fiondiamo verso il segnale, arrivando giusto in tempo all’area di estrazione, dove troviamo tre giocatori (fra cui quello segnalato) intenti a combattere fra di loro. Tenendo d’occhio la situazione a distanza, lasciamo che si fronteggino e decidiamo di entrare in azione solo quando sono rimasti in due con uno in chiaro svantaggio: lanciamo una molotov tra i due uccidendo quello più debole, e riusciamo a finire anche l’altro usando le frecce e vincendo un brutale scontro corpo a corpo.
A questo punto il bottino è nostro: increduli di essere arrivati fin qui, recuperiamo i campioni di sangue dei giocatori sconfitti e ci mettiamo in paziente attesa dell’elicottero, ma non lo prenderemo: non siamo stati attenti e ci siamo lasciati trascinare dall’entusiasmo, mentre un quinto superstite più scaltro e meglio equipaggiato di noi ci piomba addosso finendoci in pochi istanti, portando via con la nostra vita i nostri sogni di vittoria. La brutal royale è finita, e noi non siamo stati degni.
In soli venti minuti di partita, Bad Blood ha mostrato tutto il suo potenziale: la formula di gioco ibrida tra PVE e PVP è una piacevole ventata d’aria fresca, e l’attenzione quasi esclusiva sul combattimento corpo a corpo, unito a tutti gli altri tipici elementi di Dying Light menzionati in precedenza, rendono più che sufficiente la presenza di soli dodici giocatori per creare un’intensa esperienza multiplayer da giocare e rigiocare – avremmo anche un secondo match di cui parlarvi, ma siamo morti talmente in fretta che ci risparmiamo volentieri l’umiliazione dei dettagli. In fondo, non dovrete aspettare molto per poterlo provare con le vostre mani: Dying Light: Bad Blood uscirà in Early Access durante settembre, acquistabile come “Founder Pack” che conterrà alcuni oggetti decorativi esclusivi per il vostro personaggio e disponibili esclusivamente in questa fase per gli acquirenti dell’Early Access. Non siete interessati agli elementi decorativi e non volete pagare? Nessun problema, perché il gioco diventerà successivamente free to play.
Non ci sono dubbi: se siete fan di Dying Light e vi piacciono i battle royale (ma siete stanchi dei soliti noti), l’acquisto in Early Access è doveroso. Per tutti gli altri, sentitevi liberi di attendere il free to play e assicuratevi che sia nella vostra lista dei desideri di Steam per ricordarvi di provarlo: verrete gradevolmente colpiti (a mazzate virtuali, probabilmente).