Gamescom 2017: Kingdom Come: Deliverance – Provato
“Dungeons & no Dragons”, questo è il motto di Kingdom Come: Deliverance, gioco di ruolo medioevale non fantasy ambientato in Boemia. La storia pubblica di questo progetto inizia nel 2014, quando il gioco approda su Kickstarter e diventa in breve un successo preannunciato non solo grazie all’originalità dell’idea, ma anche al livello qualitativo che gli sviluppatori hanno promesso: un mondo di gioco open-world senza binari, una grafica attraente grazie al motore CryEngine, fedeltà storica e combattimenti in prima persona tattici.
Quella che segue è la nostra impressione dopo aver provato una demo per PlayStation 4 Pro.
Nella nostra prova indossiamo i panni di Henry, giovane paesano rifugiatosi al servizio di un lord locale dopo che la sua famiglia è stata sterminata da un manipolo di soldati senza vessillo. La demo inizia con l’arrivo della notizia che dei soldati non identificati hanno attaccato e dato alle fiamme un villaggio, situazione analoga a quella accaduta ad Henry, che per questo si offre volontario per andare a esaminare la situazione.
La sequenza successiva ci vede a cavallo in direzione del villaggio, in un’attraversata piuttosto lunga che ci permette di prendere atto della vastità di paesaggi e mondo di gioco, nonché dell’impressionante grafica offerta dal CryEngine, che riesce ad essere notevole persino nella versione sottotono per console.
Arrivati al villaggio, la situazione è caotica, con cadaveri ovunque, macerie fumanti, superstiti confusi e disperati. Il compito del giocatore è quello di investigare sull’accaduto, ed è qui che Kingdom Come: Deliverance inizia a mostare la sua componente ruolistica: attraverso i dialoghi possiamo iniziare a trovare testimoni oculari, e, utilizzando la persuasione, scopriremo addirittura che uno dei superstiti ha in realtà aiutato gli invasori. A questo punto, sarà possibile segnalarlo al capitano oppure fare leva sulla sua paura per convincerlo a rivelarci la posizione dei banditi.
Ovviamente non è l’unico modo per trovare gli assalitori: la semplice esplorazione permetterà di rinvenire tracce che portano al loro nascondiglio, dove potremo compiere tante nuove azioni – attaccare da soli, tornare indietro e chiamare i rinforzi, limitarsi a informare il capitano e così via. Inoltre, nulla vieta di ignorare in toto la missione ed esplorare il mondo per dedicarsi interamente ad altro, ma occorre sempre tenere presente che tutto quello che facciamo (o non facciamo) avrà un impatto sulla reputazione e su quello che ogni singola persona coinvolta pensa di Henry.
Tre paragrafi addietro abbiamo citato la fedeltà storica, che va di pari passo con il combattimento: una critica comune di molti appassionati di Medioevo ai giochi medievali/fantasy riguarda la mancata considerazione di fattori come la stratificazione delle armature e l’effetto delle armi sulle medesime. Per comprendere meglio il motivo di tale critica occorre tornare indietro al fantastico WarHorse Community Party all’E3 2016, tenutosi in un pub irlandese in compagnia di alcuni rievocatori storici equipaggiati di armature e armi medioevali reali. I rievocatori iniziarono il lungo processo di vestizione spiegando passo per passo l’utilità di ogni indumento e componente dell’armatura: ad esempio, è fondamentale indossare un gambesone (una tunica imbottita) sotto un’armatura di ferro o una cotta di maglia, altrimenti sarà il metallo stesso a ferire chi la indossa. Allo stesso modo, ogni armatura ha i suoi pro e contro: nessuno è in grado di correre con un’armatura, ma allo stesso tempo rende pressoché immuni da qualsiasi fendente di spada – cosa dimostrata con un vero e proprio combattimento all’interno del pub.
Tutti questi concetti sono stati applicati fedelmente in Kingdom Come: Deliverance: l’inventario prevede di poter equipaggiare ogni pezzo e strato di abbigliamento, ogni arma ha effetti diversi sulla base della superficie che colpisce e non è possible correre o compiere attacchi fulminei sotto un’armatura a piastre completa. Per questi motivi, i combattimenti appaiono “lenti” (se paragonati agli altri giochi), ma la necessità di misurare con attenzione ogni mossa da compiere (onde evitare di esaurire la stamina o per piazzare il colpo fatale) li rende comunque intriganti.
Kingdom Come: Deliverance sarebbe dovuto uscire verso la fine del 2015, ma questo ritardo sta valendo in tutto e per tutto l’attesa: è uno dei giochi migliori che abbiamo visto alla Gamescom 2017 e confidiamo che il risultato finale sarà all’altezza di quanto abbiamo visto finora. Appuntamento fissato al 13 febbraio 2018 su PC, Xbox One e PlayStation 4.