[Gamescom 2016] Dreadnought – Provato
Le dimensioni dell’universo sono uno degli aspetti che lo rende più affascinante. È per questo che ci piace tanto Star Wars e le sue navi grandi quanto intere città terresti. È per questo che anime come Tengen Toppa Gurren Lagann mostrano di stagione in stagione robottoni spaziali sempre più grandi e in grado di distruggere pianeti. Ed è per questo che ci demoralizziamo quando vediamo trailer di giochi di azione o simulazione spaziale che ci mostrano navi gigantesche e battaglie con missili e laser che invadono l’intero schermo ma una volta avviato il gioco tutto quello che abbiamo a portata di mano è una navicella minuscola.
Per questo Dreadnought, il nuovo gioco free-to-play di Grey Box, potrebbe fare al caso nostro.
Giochi come la serie “X”, “Elite: Dangerous” o “EVE Online” richiedono decine di ore di gioco per poter controllare anche solo una corvetta di dimensioni ragionevoli, Dreadnought invece dice di no a caccia che si rincorrono e a piccole schermaglie in favore di battaglie dove tutti i giocatori hanno il controllo di navi dalle dimensioni che variano dal grande al gigantesco.
Dreadnought permette di scegliere fra 5 tipologie di navi:
- Destroyer: una nave da attacco versatile e multi-ruolo;
- Artillery Cruiser: specializzata nel colpire a lunga distanza ma vulnerabile agli attacchi ravvicinati;
- Corvette: relativamente piccola e veloce, in grado di rendersi invisibile e colpire a breve distanza;
- Tactical Cruiser: un incrociatore di supporto per riparare le navi più grosse;
- Dreadnought: una bestia da decine di migliaia di tonnellate in grado di subire e fare tantissimi danni ovunque sul campo, arrivando anche a sganciare missili nucleari.
Abbiamo fatto due partite di circa venti minuti l’una nella classica modalità “Team Deatmatch” in 5 contro 5 all’interno dell’orbita di un pianeta (sebbene la versione finale offrirà anche scenari spaziali): a inizio partita si può personalizzare l’equipaggiamento di ogni nave e sceglierne una per tipologia, la quale potrà essere cambiata a ogni respawn. Oltre a fare affidamento su equipaggiamenti e abilità della propria nave e farne saggiamente uso in base ai tempi di cooldown, Dreadnought spinge i giocatori a muoversi nel campo di battaglia e sfruttarne le caratteristiche (come edifici e formazioni rocciose) per coprirsi dagli attacchi e raggirare i nemici.
Un buon team è in grado di fare danni devastanti, per esempio abbiamo a uno scontro che vedeva una Artillery Cruiser piazzata ad alta quota e senza copertura ma che era resa virtualmente invincibile da altri due giocatori che pilotavano delle Tactical Cruiser nascosti su un monte poco più in basso e che continuavano a proteggere la nave da attacco. Se questo non fosse sufficiente, due Destroyer erano nascoste di fianco a loro in attesa di eventuali navi che tentassero di stanarle: la Artillery era praticamente inattaccabile, o no? Lo stallo si è risolto con un devastante attacco nucleare da parte di una Dreadnought, che ha spazzato via metà del team con un solo colpo.
Se tali giocatori non fossero stati così sicuri di sé e poco reattivi avrebbero potuto tranquillamente evitare l’attacco: tutte le navi hanno la possibilità di spostare l’energia impiegata dalla nave verso scudi, armi o motori, e in questo caso postare l’energia a questi ultimi avrebbe probabilmente permesso alle navi di salvarsi quantomeno dall’attacco nucleare, anche se probabilmente non dalle altre navi già pronte a colpire e finire il lavoro.
Questa è solo una delle tante situazioni che si possono creare in questo gioco, ed è incredibilmente divertente. Naturalmente “Deatmatch” e “Team Deathmatch” non sono le uniche modalità previste: esiste una modalità “Onslaught” paragonabile al multiplayer di TitanFall, con la presenza sia di giocatori sia di avversari che controllati dall’IA con obbiettivi variabili all’interno della mappa e maggior numero di navi in campo. Grey Box sta inoltre valutando di inserire una modalità esclusivamente PVE in futuro, e già non mancano modalità più specifiche per il gioco competitivo come il “Team Elimination”.
La personalizzazione ha ovviamente molta importanza: ogni nave ha a disposizione tanti rami di abilità (e altrettante abilità per ognuno) da sviluppare, così come equipaggiamenti di tipo differente, e c’è anche possibilità di modificare l’estetica per rendere davvero unica la propria flotta. Essendo un free-to-play la maggior parte delle modifiche cosmetiche saranno esclusivamente disponibili con acquisto in soldi reali, ma non manca la possibilità di sbloccare anche armi e abilità senza dover giocare ore, e addirittura si potranno comprare pacchetti per accelerare l’esperienza raccolta. Paura per un potenziale pay-to-win? Un pochino sì, anche se Grey Box dice che sarà molto attenta a non rendere il gioco sbilanciato per nessuno.
Dreadnought è al momento in corso di closed beta, la quale verrà resa aperta al pubblico entro la fine dell’anno. Il gioco è esclusivo per PC e al momento non sono previsti piani per una versione console.