[Gamescom 2015] Indie per tutti i gusti
Non solo grandi nomi e publisher ultra-popolari: GDC e Gamescom sono stati due grandi eventi anche per l’enorme quantità di titoli indipendenti che abbiamo potuto scoprire e/o provare. In questo articolo raccogliamo tutti i prodotti più interessanti che ci sono capitati a tiro.
Henry Hoffman – Aboard the Lookinglass
Aboard the Lookinglass è un gioco basato interamente sull’uso di visori VR e motion controller in cui il giocatore può vedere nel futuro degli ambienti in cui si trova anteponendo la mano destra di fronte alla sua vista. Un video vale più di mille parole.
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Ludosity – Progress
Progress è un gioco per tablet probabilmente bollabile come casual ma non per questo banale: tutto quello che deve fare l’utente è riempire la barra progressiva rappresentata dall’intero schermo, ma per farlo cambierà il sistema di livello in livello, e l’unico output a schermo sarà un indizio non sempre scontato sul come farlo. All’inizio basteranno gesti semplici come effettuare un trascinamento o toccare con un dito, poi si passerà a cose come “camminare” sullo schermo usando due dita, o simulare il movimento di un cavallo grazie ai giroscopi, fino a passare a cose che richiederanno molta più inventiva come toccare lo schermo con 11 dita.
Malath Abbas – Kill Box
Direttamente dal sito: ““Kill Box” è un termine militare usato per descrivere il reticolo di una mappa in cui è pianificata la distruzione di bersagli“. Kill Box è un gioco online che mette i giocatori nelle condizioni di riflettere sulla guerra svolta attraverso i droni, uno strumento di morte controllato attraverso uno schermo da persone che non vedono direttamente il loro bersaglio. Non sappiamo nulla del gioco in sé, se non che si basa su fatti realmente accaduti e documentati della guerra in Pakistan.
Klassefilm – Cosmic Top Secret
Come vi sentireste se, raggiunta la mezza età, scopriste che i vostri genitori non erano semplici impiegati come vi hanno sempre raccontato ma bensì spie governative che durante la Guerra Fredda erano impegnate a contrastare l’Unione Sovietica?
Questa è la trama di Cosmic Top Secret, un gioco investigativo in terza persona caratterizzato da uno stile grafico molto particolare e pieno di puzzle e mini-giochi in cui “T” è impegnata a cercare di capire chi fosse veramente suo padre e che ruolo avesse durante il periodo più teso della storia umana.
Ivan Notaroš – Scanner
Tale Ivan deve essersi divertito parecchio col Kinect per pensare di sviluppare un gioco basato sul medesimo principio di funzionamento (ovvero quello degli scanner 3D): in Scanner si impersona un aiutante robotico che non rileva più segni di vita intorno a sé e deve scoprire cosa è accaduto, e naturalmente percepisce lo spazio intorno a sé usando la scansione tridimensionale. Per l’utente questo vuol dire osservare scenari fatti di punti e aggiornati lentamente, per cui si riesce a capire se qualcosa si muove solo osservando la posizione dei punti nello schermo di scansione in scansione. Potenzialmente un gioco non volutamente horror fuori da ogni schema e senza precedenti.
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SFB Games – Friendshapes
Un gioco per uno o due giocatori in cui si controllano due figure geometriche fatte di carta. Usando gli appositi strumenti si possono tagliare le figure per creare forme più o meno complesse e risolvere puzzle. Un misto di fisica e geometria che farà impazzire gli appassionati del genere.
Pol Clarissou & Armel Gibson – Vignettes
Un altro puzzle ma decisamente meno “semplice” e comprensibile del precedente. In Vignettes tutto ciò che si vede è un oggetto al centro dello schermo che, a seconda di come viene ruotato, presenta sempre forme diverse. Interagendo con ogni oggetto si ottengono effetti differenti che possono influenzare sia la forma visibile sul momento che altre collegate.
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Alex Fleetwood – Fabulous Beasts
Unendo gioco da tavolo e gioco digitale, Fabulous Beasts mette un giocatore contro l’altro sfidandoli a costruire la “bestia” più grande ponendo uno sopra l’altro pezzi di varie forme. Vince chi non fa crollare la propria creatura prima della fine. Certamente è il gioco più multimediale che abbiamo visto, ma essere costretti a utilizzare forme fornite dal produttore limita sicuramente il suo potenziale di acquisire popolarità tramite i tradizionali canali di vendita dei videogiochi.
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We Are Müesli – We’ll Meet Again
Il gioco italiano che avevamo anticipato da prima dell’evento: We’ll Meet Again è la nuova idea partorita dal duo We Are Müesli e definito dagli stessi come una puzzle novel cooperativa. Il gioco si compone di due differenti eseguibili, chiamati “Side A” e “Side B“, che devono essere eseguiti indipendentemente su due differenti computer, idealmente da due persone poste dai lati opposti di un tavolo. Lo scopo è collaborare e risolvere l’avventura comunicando: il giocatore con il Side A vede delle immagini, quello con il Side B ascolta materiale audio, e ognuno di loro deve cercare di spiegare all’altro le informazioni recepite al fine di risolvere dei puzzle. La cooperazione è fondamentale. Più un esperimento sociale e artistico che un gioco? Può darsi, ma non per questo meno interessante.
Thunder Lotus Games – Jotun
Un gioco disegnato e animato a mano ispirato a Shadow of the Colossus con protagonsita una donna norrena deceduta che deve provare agli dei di essere degna di entrare nel Valhalla? Sì grazie.
Basta posare la vista su Jotun per rimanere impressionati dalla qualità del lavoro svolto dal suo team di sviluppo, tutt’altro che approssimativo o stilizzato, così come l’accompagnamento sonoro, perfettamente a tema e coinvolgente nell’atmosfera. Come in Shadow of the Colossus, gran parte del gioco consiste nell’esplorare ambienti enormi semi-vuoti ma ricchi di particolari per risolvere puzzle e arrivare ai “boss”, giganteschi e dotati di caratteristiche uniche, da sconfiggere per provare agli dei il proprio valore. Abbiamo anche ottenuto una demo del gioco, presto vi sapremo dare maggiori impressioni.
Vogelslap – The Flock
Un gioco multiplayer asimmetrico da tre a cinque giocatori che impersonano dei mostri chiamati Flock. Lo scopo è trovare all’interno della mappa un’artifatto di luce, una specie di lanterna che trasforma il suo possessore in Carrier, un essere umanoide lento e debole, al quale tutti i Flock daranno la caccia. Il Carrier si può difendere puntando la luce verso i mostri, i quali sono però invincibili nel momento in cui sono immobili – chi segue la serie televisiva Doctor Who noterà similitudini con gli angeli piangenti. Stile grafico e design delle creature sono piuttosto particolari ma è un altro il motivo per il quale questo titolo ci ha molto incuriositi: gli sviluppatori hanno inserito un contatore sui loro server che decresce ogni volta che qualcuno muore, e quando questo contatore raggiungerà lo zero il gioco cesserà di esistere. Letteralmente. Verrà rimosso dalla vendita, non sarà più possibile comprarlo o giocarci.
Il senso di tutto questo non è solo narrativo (il numero rappresenta la popolazione del pianeta) ma anche pratico: la stragrande maggioranza dei giochi online finisce inevitabilmente per finire abbandonato dopo qualche anno, e piuttosto che lasciare che questo avvenga da sé gli sviluppatori hanno deciso di dare un finale del tutto alternativo al ciclo di vita del loro prodotto.
The Flock è uscito qualche giorno fa su Steam, la durata della sua permanenza nel negozio dipenderà dal suo successo e da quanta gente continuerà a giocarci.
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Orc Work – Evilibrium II
Evilibrium II è un gioco mobile di carte collezionabili multiplayer creato da un piccolo studio indipendente russo. Lo stile fa da padrone, tanto è vero che gli sviluppatori hanno inventato un termine apposito per definire il mondo di gioco, soulpunk, che all’atto pratico combina horror influenzato da autori come Tim Burton, Lovecraft e Edgar Allan Poe. Ovviamente tutto ciò si riflette anche sulla grafica.
Sappiamo pochissimo sul gameplay: da quel che abbiamo visto ogni carta è dotata di tantissime caratteristiche, e i mostri rappresentati combattono in tempo reale sullo schermo con possibilità di impartire comandi e influenzarli con differenti abilità.
Sileni Studios – Mayan Death Robots
La serie di Worms è universalmente riconosciuto come uno dei più esileranti party game di sempre, dopo 20 anni di episodi della medesima saga è però sempre mancata un’alternativa realmente valida senza sembrare solo un banale clone. Qui entra in gioco Mayan Death Robots, prodotto dal team indipendente belga Sileni Studios. Il concetto di base è simile: su una mappa bidimensionale due giocatori devono distruggere il rispettivo power core, vince il primo che ci riesce. Peculiarità: i turni sono simultanei, quindi entrambi i giocatori scelgono l’azione da compiere nello stesso breve arco di tempo di pochi secondi, dopodiché parte contemporaneamente il colpo (o l’azione) di entrambi.
Fra le altre caratteristiche: non c’è possibilità di movimento, solo di salto (e sacrificando un turno per farlo), il robot non muore per sempre ma viene rigenerato due turni dopo, e le rispettive basi sono piene di piccoli Maya che attaccano il robot se invade la loro area.
Possiamo garantirvi una cosa: è divertentissimo. Presto vi diremo di più con la nostra recensione.