Gabriel Knight: Sins Of The Fathers – Remake
Negli ultimi anni la scena videoludica, sempre più a corto di idee originali e piena di sequel-fotocopia, ha adottato la redditizia, e spesso piacevole, filosofia dei remake.
Ancora oggi molti titoli vengono riproposti in versione restaurata e arricchita di nuovi contenuti, spesso con eccellenti risultati come la raccolta dei primi due Monkey Island (ma in molti altri casi si rivelano semplici speculazioni commerciali).
Il genere più adatto per questa rivisitazione è senza dubbio quello delle avventure grafiche (senza nulla togliere a molti eccellenti remake di altri generi), dal momento che una buona trama, dei personaggi ben caratterizzati e degli enigmi riusciti permettono a un adventure di non invecchiare mai. E quest’anno proprio una delle migliori avventure grafiche della storia videoludica verrà riproposta in versione restaurata.
Quando ancora le trame dei titoli videoludici, tranne rare eccezioni, non andavano oltre il classico “salva la fanciulla rapita dal bestione di turno”, vi fu una donna che portò le avventure grafiche a qualità narrative degne dei migliori romanzi e film. Ex programmatrice, Jane “Jensen” Elizabeth Smith, mescolando la sua innegabile abilità narrativa (è anche scrittrice, ricevette una nomination al Philip Dick Award con il romanzo Dante’s Equation) con una ricerca storica e antropologica al limite del maniacale, inaugurò nel 1993 la saga di Gabriel Knight.
Ancora oggi considerata tra le vette più alte delle avventure grafiche, e del videoludo in generale, la saga viene oggi riproposta dalla Pinkerton Road (fondata nel 2012 dalla stessa Jensen e da Robert Holmes) con la demo del primo episodio: Sins Of The Fathers, il cui remake completo è previsto nel corso dell’anno.
La trama parte da New Orleans, terra di blues e gin, ma anche di omicidi e voodoo. Gabriel Knight, nella sua vita quotidiana, è immerso in goffi tentativi di scrivere romanzi horror, nella gestione della sua libreria e nei continui battibecchi con la sua affidabile e volenterosa aiutante Grace Nakimura.
Mancano pochi giorni alla festa di St. John Eve, e una catena di delitti, talmente efferati da scuotere anche una cittadina abituata a sangue e pratiche arcane, sembra stimolare la curiosità del nostro antieroe. Convinto della possibilità di raccogliere materiale interessante per i suoi libri, Gabriel inizia a investigare per conto proprio sui delitti, appoggiandosi anche alle indagini ufficiali del suo amico d’infanzia Mosely, ora detective della polizia di New Orleans.
Il caso viene frettolosamente liquidato come un regolamento di conti tra bande criminali, ma quella che inizialmente è un’oziosa indagine, diventa ben presto per Gabriel una questione personale. Mettendo insieme i numerosi tasselli tra New Orleans, Germania e Africa, Gabriel e Mosely scoprono un quadro generale ben più inquietante e pericoloso.
Gabriel stesso diventa sempre più ossessionato dalla ricerca della verità, e solo più avanti, grazie alle informazioni ricevute da un certo Wolfgang Ritter, scopre di essere l’ultimo discendente di una dinastia di cacciatori d’ombre (Schattenjager, nell’originale) e di essere direttamente collegato alla maledizione voodoo che ha colpito la cittadina (qui vi evitiamo spoiler).
Divisa in pratici blocchi/giorni narrativi, la trama di Sins Of The Father è senza dubbio la parte meglio riuscita del titolo, e vedrà il nostro Gabriel attraversare una vera catarsi, una crescita interiore che lo trasformerà da donnaiolo sfaccendato ed egocentrico a uomo maturo e capace di forti atti di coraggio.
Ben lontana dal riguardare solo il protagonista, la splendida caratterizzazione è estesa anche agli altri comprimari della nostra avventura: da Grace (la cui relazione con il nostro Gabriel si evolverà nel corso dell’intera trilogia) a Mosely, fino all’ambigua Malia Gedde ogni singolo personaggio che incontreremo nelle nostre indagini è approfondito da sfaccettature caratteriali, linguistiche e umane ben difficili da riscontrare in molti prodotti simili. Inoltre, in ogni singolo aspetto della storia di Sins Of The Fathers si nota la maniacalità con cui Jane Jensen si documenta prima di scrivere le sue sceneggiature. Una lezione di stile che andrebbe ripresa da molti titoli moderni.
Il comparto tecnico del titolo originale, a quel tempo, rappresentava il culmine delle avventure grafiche. A più di venti anni di distanza gli sviluppatori hanno scelto uno stile classico di fondali fissi con personaggi ed elementi poligonali. Nulla di eccezionale, ma graficamente fa il suo dovere, e la possibilità di settare quasi tutti i parametri tecnici, dalla risoluzione all’antialiasing, permette di far girare il titolo anche sulle piattaforme meno performanti (l’avventura è in uscita per sistemi Windows, Mac, Ios e Android).
Sul versante sonoro troviamo le sempre evocative musiche di Robert Holmes (marito di Jane Jensen) e un buon doppiaggio in inglese.
La giocabilità rimane ancorata ai classici e intramontabili schemi del punta e clicca identici a quelli del titolo originale. Le varie funzioni di mappa, salvataggio, inventario e altre, sono ora disponibili tramite icona in basso nello schermo. Esteticamente più gradevole, ma meno immediato della barra opzioni del titolo originale.
Trattandosi di una demo, mancano ovviamente alcune funzioni, come i sottotitoli in italiano (comunque presenti nella versione finale) e alcuni settori hardware.
Una gradevole aggiunta (tra l’altro presente anche nella versione CD-ROM del titolo originale) è la possibilità di leggere in PDF il fumetto dedicato alle avventure del nostro antierore. Perfetto prologo per questo gradevole remake.
Pur non trattandosi di un titolo nuovo, quindi, conferma ancora una volta che il genere è ben lontano dal viale del tramonto. Come sempre accade quando c’è di mezzo Jane Jensen, anche qui abbiamo a che fare con un eccellente romanzo interattivo e con il remake di una delle migliori avventure della storia videoludica.