Fable Fortune – Anteprima Early Access
Fable Fortune voleva riportarci indietro nel tempo. Voleva farlo sinceramente e senza tanti convenevoli o easter egg. Tutti coloro che ricordano con piacere la saga di Fable non possono dimenticare come questa, tutto sommato di nicchia ma ben curata, sia stata accantonata e di lei sia stato fatto scempio come nel caso di Fable Legends. Flaming Fowl (lo sviluppatore) ha voluto riportare alla luce un brand quasi morto con una tecnica molto discutibile: creare un Collectible Card Game (CCG).
Di per sé questo non sarebbe un male. Magic The Gathering si è da tempo inserito nel mondo dei videogiochi e altrettanto ha fatto Blizzard con Hearthstone; il problema di questo Fable Fortune risiede nel fatto che non apporta nessuna novità a una genere che, alla fin fine, non sarebbe nemmeno tanto inflazionato, per il quale si potrebbero inventare molte modalità di gioco e meccaniche a non finire.
Fable Fortune si è dunque dotato di meccaniche già collaudate e sul piano grafico lascia un po’ a desiderare in modo inspiegabile, dato che i CCG sono molto leggeri e in grado di girare su qualsiasi pc. Se non si setta la qualità grafica a Ultra, il menù principale appare sfocato in più punti e per niente nitido. A questo si deve aggiungere un inspiegabile caricamento iniziale per accedere allo stesso. Siamo nell’orbita dei 3-4 minuti di caricamento per il solo menù di gioco, e questa rientra decisamente fra le pecche di Fable Fortune che, purtroppo, sono tutt’altro che finite.
Il fatto puro e semplice è che se si vuole rilanciare un minimo un brand morto e sepolto si deve portare novità brio sufficienti per far re-innamorare l’utenza del mondo, in questo caso, di Fable. Non si possono “prendere in prestito” tanti elementi da un solo competitor. Purtroppo Hearthstone, diretto concorrente di Fable Fortune, resta spanne avanti e lo fa perché il secondo ha ripreso troppi elementi propri del CCG targato Blizzard. Tanto per cominciare le buste, seppure di forma diversa, si aprono con la stessa animazione e con lo stesso effetto sonoro. Chiaramente dicendo “stesso” intendiamo un qualcosa di fin troppo simile ma non uguale.
Fable Fortune fa uscire dalle buste solo cinque carte esattamente come il suo più famoso concorrente e ha un deck manager che definire “poco originale” può rendere già più che bene l’idea di quanto Flaming Fowl si sia impegnato per creare qualcosa di inedito. Di certo il gioco risulta molto divertente e il match-making può diventare esilarante in co-op.
Uno dei meriti che Fable Fortune ha è quello di essere in grado di riportare alla mente tante belle memorie grazie ai personaggi divenuti carte. Lo stile artistico dei disegni è quello giusto e ispirato a quello di Emrah Elmasli, creatore dei concept per tutto il mondo della saga Fable. Un altro elemento che va a complicare il gameplay è il funzionamento delle pedine: queste hanno delle funzioni inedite, ma l’assenza di tutorial si fa sentire e capire come attivare l’abilità attiva di una carta diviene una piccola sfida per le prime ore di gioco. Si possono mettere delle unità in “modalità Guardia” per fare in modo che le unità nemiche debbano passare sul suo cadavere per poter attaccare direttamente il giocatore. Ancora una volta però bisogna ammettere che questa sia una meccanica già vista, trita e ritrita. Ognuno dei sei personaggi disponibili ha poi un’abilità speciale e unica. Altra cosa già vista. E potremmo andare avanti, citando magari il fatto che a ogni turno aumentino di una unità le monete d’oro che ci servono per giocare le carte…
Una novità riguarda la possibilità di ricevere dei bonus sotto forma di carte speciali durante la partita al completamento di qualche azione specifica, come spendere un certo numero di monete ecc…
Fable Fortune è una piccola occasione sprecata. Poteva far conoscere a molti una saga quasi dimenticata e verso la quale molti di noi conservano dolci ricordi. Purtroppo la somiglianza con altri giochi è troppa e troppo grande per dire che Fable Fortune abbia carattere e sia in grado di imporsi fra l’utenza. Tutto ciò che può fare è rendersi l’alternativa. Purtroppo.