[E3 2016] Battlefield 1 – Hands on

I giochi che hanno cercato di proporre la prima guerra mondiale come scenario si contano sulle dita della mano, e nessuno di questi ha mai spiccato tra il grande pubblico. Proprio per questo l’annuncio con un trailer da parte di EA e Dice del primo gioco nella storia ad utilizzare il numero “1” come marchio, ovvero Battlefield 1 (“uno” perché ambientato nella prima guerra mondiale? Perché usa un’ambientazione antecedente a qualsiasi altro Battlefield? Entrambe le cose?), è stato accolto con sorpresa e sincero stupore da parte del pubblico.

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Il motivo per cui pochi hanno considerato la prima guerra mondiale come campo di battaglia è la staticità della guerra di trincea: per una serie popolare e soprattutto dinamica come Battlefield è faticoso pensare a scontri fatti di continue attese in trincea sperando di non essere colpiti dagli incessanti bombardamenti di artiglieria, e in effetti nulla di tutto questo accade. Battlefield 1, esattamente come tutti gli altri Battlefield, è un titolo in cui fino a 64 giocatori si buttano a capofitto all’interno di grandi mappe, spostandosi continuamente da una parte all’altra del mondo di gioco a piedi o con i vari mezzzi di trasporto a disposizione. È una guerra moderna sotto mentite spoglie rappresentate da armi, luoghi e veicoli dell’epoca. Non fraintendeteci: assaltare il nemico con moschetto e baionetta o solcare la mappa su giganteschi dirigibili ha comunque il suo fascino, soprattutto grazie alla grafica e alla distruttibilità degli ambienti offerte dal motore Frostbyte, e non neghiamo di esserci divertiti.

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La demo ci ha permesso di provare la classica modalità Conquista nella mappa di St. Quentin Scar, che vede battagliarsi su suolo francese l’esercito britannico e le forze dell’Impero germanico. La gestione delle classi si discosta leggermente dal passato: il giocatore può scegliere tra quattro classi di fanteria, ovvero assalto (dotato anche di armi anticarro), medico (in grado di riparare anche i veicoli), supporto e cecchino, a cui si aggiunge anche la selezione di una classe per veicoli tra tanker (per la guida dei mezzi terrestri) o pilota (per la guida di veivoli). L’interfaccia grafica per lanciarsi in battaglia è cambiata ma la sostanza rimane la medesima: si definiscono classe di fanteria e di veicolo più relativi equipaggiamenti, dopodiché si sceglie un punto specifico della mappa tra compagni di squadra, base o aree conquistate per rinascere. Il feeling di combattimento in una partita tra giocatori occasionali, come anticipato, rimane quello degli ultimi titoli della saga: aggressive schermaglie nei punti di interesse della mappa in continua corsa e rivoluzione, contrariamente alle tipiche tattiche della Grande Guerra.

In compenso DICE ha inserito maggiori possibilità riguardanti il corpo a corpo: nella prima guerra non era inusuale che i soldati combattessero uno contro uno con mazze, vanghe e accette, inserite nel gioco come alternativa al classico coltello e affiancate da una nuova mossa, ovvero la carica con la baionetta. Cosa c’è di meglio che issare un pezzo di ferro sul fucile e correre incontro al fuoco di sbarramento nemico?

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Come il combattimento a piedi anche quello veicolare non di discosta troppo dai precedenti episodi, seppure le animazioni di accesso ai mezzi di trasporto siano state prolungate e rese più dettagliate – come a voler evidenziare la scarsa praticità e la rudimentalità dei mezzi corazzati della prima guerra mondiale, alla stregua di prototipi e in continua evoluzione durante il conflitto. Altra storia il combattimento aereo: diciamo addio a missili termoguidati e misure anti-tracciamento per fare spazio alla pura abilità dei piloti e, soprattutto, diamo un caloroso benvenuto al mezzo più grande mai visto in un Battlefield, ovvero i dirigibili.

A differenza di altri velivoli di grandi dimensioni di cui si potevano controllare le torrette e poco più, il dirigibile è completamente manovabrile e può essere utilizzato per seminare distruzione ed effettuare ricognizioni ad ampio raggio, tuttavia la sua mole e la sua lentezza lo rendono un facile bersaglio della contraerea e, una volta danneggiato a sufficienza, precipiterà in fiammme lasciando una scia di distruzione pari a quella dell’Hinderburg. Approposito, abbiamo già menzionato il fatto che pressoché ogni edificio ed elemento al di sopra del terreno possa essere riempito di buchi e squarci fino al crollo con granate, esplosivi, cannonate, o semplicemente arrivando in velocità con un carro pesante? E già che parliamo della distruttibilità dell’ambiente, sia reso noto anche che il tempo atmosferico può variare in tempo reale nel corso della battaglia con pioggia o nebbia, cambiando di fatto le condizioni di visibilità e lo scenario di gioco.

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Come tutti gli altri episodi di Battlefield (fatta eccezione per Hardline) siamo sicuri che Battlefield 1 sarà un successo e raccoglierà molteplici consensi grazie al fascino di uno scenario bellico al limite dell’inesplorato ed a un gameplay rinnovato, tuttavia nutriamo qualche perplessità di fondo sul concept: possono bastare armi, veicoli e uniformi a definire prima guerra mondiale un gioco che non rappresenta in alcun modo il reale andamento di quel conflitto?

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