Dying Light: Bad Blood – Anteprima in Early Access
Stiamo correndo da più di un minuto. Se come giocatori potessimo provare odori e sensazioni, quello che sentiremmo sarebbe sudore, sangue e muscoli doloranti. Stiamo correndo verso un elicottero che ci porterà in salvo, ma non siamo soli. Il rumore di passi (che sentiamo davvero) dietro di noi non ci dà tregua. Stiamo correndo e saltando da un tetto all’altro, tornando sulle strade e infilandoci in mezzo a minacciose masse di zombie per poi sparire di nuovo sui tetti, ma quel rumore di passi dietro di noi non si allontana, e stiamo sanguinando e perdendo vita rapidamente. L’area di salvataggio però è vicina, c’è ancora speranza. Ci arriviamo, finalmente, ma resta un problema: non possiamo andarcene senza liberarci prima di quel rumore – quel giocatore mascherato di quinto livello come noi, ma che al contrario di noi è in perfetta salute e ha in mano un machete elettrificato. L’elicottero può portare in salvo soltanto una persona: non abbiamo scelta, dobbiamo combattere. Non appena interrompiamo la corsa, l’uomo mascherato non perde un secondo per scagliare un fendente, che però pariamo al volo e contrattacchiamo con un colpo della nostra mazza da baseball chiodata. Adesso siamo in due a sanguinare. L’uomo indietreggia e si nasconde dentro una baracca, chiaramente sorpreso dalla nostra reazione e probabilmente intenzionato a curarsi. Cogliamo l’occasione per fare lo stesso, prendendo le distanze e fermando la nostra emorragia. Ma a questo punto succede l’inaspettato: siamo morti, colpiti da un proiettile di una pistola di un terzo giocatore che in tutto questo tempo non ha fatto altro attendere il momento giusto. Ci accasciamo a terra sentendo il rumore dell’elicottero e guardando verso il cielo, quasi fossimo il sergente Elias di Platoon.
Dying Light: Bad Blood è l’ennesimo tentativo di accaparrarsi una fetta del mercato dei battle royale da parte di un brand già esistente. Il momento è propizio: colonne portanti come PUBG stanno iniziando a cedere, creando lo scenario ideale per concorrenti come Techland, la quale offre un’esperienza di gioco diversa dai concorrenti più famosi, battezzandola “Brutal Royale”, nome derivante dal fatto che il gioco è principalmente incentrato sul combattimento all’arma bianca con lame, mazze e strumenti da lavoro di vario genere per un effetto splatter garantito. E non dimentichiamo gli zombie! Combinando PVE e PVP, Dying Light: Bad Blood vede dodici sfidanti catapultati in una zona urbana infestata da zombie. Per vincere è necessario anzitutto raccogliere 2000 campioni di sangue da alcune “sacche” protette da zombie più o meno numerosi e forti, dopodiché occorrerà attendere l’arrivo di un elicottero, che salverà esclusivamente un solo giocatore che possieda il numero sufficiente di campioni.
Come in ogni battle royale, la prima manciata di secondi sono una furiosa corsa alla ricerca di armi ed equipaggiamento, ma non passerà molto prima che inizino gli scontri: l’area di gioco è infatti relativamente ristretta e mostra nella mappa la posizione delle sacche, dando inoltre suggerimenti sulla posizione degli altri giocatori quando sono in prossimità, portando spesso a contese sin dai primi minuti di gioco. Combattimenti e gameplay sono in tutto e per tutto come quelli visti in Dying Light: attacchi veloci e pesanti, blocco e parate, calci per rompere la difesa, e corsa – molta corsa. La fluidità del movimento libero in stile parkour di Dying Light sposa molto bene questo genere e rende gli inseguimenti molto appassionanti (come avrete intuito dall’introduzione), e grazie alla verticalità delle mappe permette azioni spettacolari come aggressioni da tetti su ignari giocatori sottostanti. Se avete giocato a Dying Light anche il combattimento con gli zombie vi sarà molto familiare, eccetto per il fatto che questi non vagano liberamente per l’area e si limitano, piuttosto, a proteggere i dintorni delle sacche di sangue. Gli zombie non sono una reale sfida per il giocatore poiché si impara facilmente entro le prime partite come fronteggiare in modo astuto ed “economico” anche quelli più grossi; sono gli altri giocatori a rappresentare una reale e costante minaccia, e non prestare attenzione al radar durante la raccolta di una sacca è il modo più rapido per essere rispediti nella lobby.
Ammesso di riuscire a sopravvivere ai primi minuti di partita, il gioco si fa sempre più duro e variegato mano a mano che più giocatori “evolvono”. Ogni raccolta di campioni di sangue incrementa la barra del livello, la quale, una volta riempita, ripristina completamente la salute e la aumenta del 10% fino a un massimo di 5 livelli; quindi più in fretta il giocatore sale di livello, più rappresenterà una minaccia per gli altri sopravvissuti di livello inferiore. Tuttavia, come in ogni battle royale, è l’equipaggiamento a farla da padrone: le armi rare sono infatti molto più dannose di quelle comuni a prescindere dal livello, e se a ciò si aggiungono le modifiche (che possono insanguinare, congelare o elettrizzare l’avversario) l’effetto finale è devastante. Mai quanto le armi da fuoco però, ottenibili solo da alcune casse che vengono rilasciate di rado nell’area e protette da coriacei umani controllati dal server. A queste si aggiungono oggetti come molotov, mine, granate, scudi antisommossa, coltelli da lancio e via discorrendo, alcuni più o meno utili di altri e da usare con parsimonia. Il culmine del gioco, naturalmente, è l’arrivo dell’elicottero: quando arriva, il primo giocatore in possesso di 2000 campioni di sangue diventa immediatamente indicato con precisione nel radar di gioco, rendendolo il bersaglio di qualsiasi altro superstite e creando situazioni di gioco adrenaliniche e ricche di colpi di scena come quella che abbiamo descritto in anteprima.
L’economia del gioco si basa sulla classica doppia valuta – una ottenibile semplicemente giocando, un’altra ottenuta in via primaria con soldi veri – che consente di acquistare buff temporanei per XP e soldi, ed ovviamente oggetti estetici più o meno rari. Al momento, Techland ha mantenuto la promessa su quanto ci fu riferito alla Gamescom, in quanto tutti gli oggetti nel mercato sono acquistabili con moneta virtuale senza bisogno di spendere soldi reali e, soprattutto, sono puramente estetici e non influenzano in alcun modo il gameplay. È importante ricordare che il gioco è a pagamento solo in via temporanea attraverso il Founder Pack, disponibile a 19,99€ e contenente alcuni oggetti esclusivi per gli acquirenti, e diverrà free-to-play nell’arco di qualche mese.
La scelta di rilasciare Dying Light: Bad Blood in Early Access a un limitato numero di giocatori paganti è naturlamente indicativa dello stato del gioco; l’idea di base ci è piaciuta e il gameplay è relativamente solido, ma il gioco viene a noia in fretta per la scarsa varietà di contenuti, l’esistenza di una sola mappa, e una grande quantità di problemi di bilanciamento. Inutile andare nei dettagli, in quanto il tutto è costantemente in aggiornamento e i difetti di cui scriveremmo ora potrebbero essere già spariti al momento della lettura. Quello che possiamo dire, per ora, è pressoché identico alla nostra prima impressione durante la Gamescom: se siete fan di Dying Light o siete appassionati di battle royale e cercate qualcosa di diverso, prendetelo subito e giudicate da voi, altrimenti attendete il rilascio come free-to-play.