Doom – Anteprima
Scrivere un anteprima su Doom è come ritrovare un vecchio amico d’infanzia: magari avrà un po’ di chili in più, qualche capello bianco o un filo di calvizie ma, sotto sotto, ci sarà sempre il compagno di classe con il quale hai condiviso gli anni migliori, il complice di mille avventure. Sono passati tanti anni dal 1993, ma ne sono passati abbastanza anche dall’ormai lontano 2004, quando la terza incarnazione del capostipite degli FPS ritornava con prepotenza a terrorizzare milioni di videogiocatori in tutto il mondo. Ai tempi gli amanti degli sparatutto in prima persona giocavano ancora principalmente su PC e la bandiera del genere veniva portata con fierezza da oltre un decennio da titoli come Wolfenstein, Quake, Duke Nukem, Hexen, Shadow Warrior e, ovviamente, Doom. Erano anche gli anni in cui un progetto basato sulla seconda guerra mondiale di nome Call of Duty faceva capolino sugli scaffali: amata oppure odiata senza mezze misure – fatta forse eccezione per i primissimi episodi – in molti additano la saga di CoD come la principale responsabile di un trend che ha allontanato gli FPS dalle cupe atmosfere di un tempo, virando decisamente verso la spettacolarità cinematografica e abbandonando i toni canzonatori, l’eccesso e le particolarità che facevano degli sparatutto un genere innovativo e affascinante.
Nell’ultimo decennio l’onere di riaccendere gli animi è toccato a Duke Nukem, – con quel Forever che fan e critica hanno prontamente rispedito nel dimenticatoio – e a Wolfenstein, con risultati per quest’ultimo tutto sommato dignitosi. Ma di tutto questo non ci interessa, perché all’appello mancava LUI: non ce ne vogliano i vari Blood, System Shock, F.E.A.R., The Suffering e tutti i titoli che in qualche maniera si collocano sui rami dell’albero genealogico spirituale del capolavoro assoluto di id Software, ma lo sparatutto che riversa (in senso letterale) l’Inferno contro il giocatore è uno soltanto. E sta per tornare.
Per ingannare l’attesa che ci separa dal 13 maggio, data prevista per la distribuzione nei negozi del nuovo Doom, abbiamo assistito con ammirazione alla presentazione di oltre un’ora di gameplay in compagnia di Hugo Martin e Marty Stratton, rispettivamente creative director ed executive producer del gioco. Se siete rimasti affascinati dalla concitazione della beta multiplayer, possiamo fin da subito garantirvi che l’esperienza per il giocatore singolo sarà altrettanto divertente: Doom è nato come titolo single player e la ferrea volontà degli sviluppatori di restare fedeli al glorioso passato della saga parte dalla maniacale attenzione dedicata alla realizzazione della campagna principale. L’azione si svolgerà su Marte, come da copione: il protagonista si risveglierà improvvisamente senza indizi a disposizione e l’unico modo per sopravvivere sarà fare a pezzi tutto quello che si muove. Nel gioco non vi saranno cutscene o momenti cinematici, semplicemente la storia sarà approfondita dalle pagine di diario e dalle registrazioni sparse tra i livelli, lasciando il 99% dell’esperienza all’azione pura.
Questo perché è l’azione il cuore pulsante di Doom: nel gioco non si ricaricano mai le armi – se ci pensate, in Doom non si è mai fatto – e l’unica licenza poetica presa rispetto al passato è la possibilità di saltare. Per il resto, l’intera esperienza di gioco si basa sull’esplorazione e sul combattimento, questa volta studiato per costringere il giocatore a muoversi continuamente senza sosta prendendo velocemente tutte le decisioni necessarie ad evitare la morte certa. Da quanto abbiamo visto il gameplay trasuda l’essenza di Doom più che mai, riuscendo allo stesso modo ad apparire attuale e appetibile anche per i nuovi videogiocatori che per la prima volta si avvicineranno al brand.
La sconsiderata violenza e l’atmosfera horror sono sempre state il punto di forza di Doom. Il nuovo capitolo non fa eccezione e inserisce l’innovativo sistema delle Glory Kill per esasperare quella che nei lontani anni novanta era la modalità berserk: una volta indebolito un nemico con le numerose armi da fuoco a disposizione, è possibile finirlo con un attacco a mani nude, ovviamente con una violenza che spesso sfocia nel gore più brutale. È possibile eseguire una Glory Kill su ogni nemico, compresi i demoni più coriacei: questi ultimi, a patto di avere qualche tanica di carburante a disposizione, possono essere messi al tappeto con l’immancabile motosega, il cui utilizzo più strategico rispetto al passato sarà in grado di impreziosire il gameplay offrendo al tempo stesso maggior coerenza alla presenza di un’arma tanto grezza insieme a tante sputafuoco futuristiche.
Anche l’arsenale a disposizione è quello che tutti ci aspettiamo da Doom, ma sempre con un occhio puntato alla modernità: durante il gioco è possibile raccogliere decine di mod da applicare alle varie armi, per modificarne l’aspetto e le funzionalità in base alle preferenze di ciascun giocatore. Un esempio su tutti, lo spettacolare mod per la mitragliatrice, che permette di dividere la principale bocca di fuoco in tre mitragliette più piccole in grado di scaricare sul nemico un’incredibile quantità di munizioni. Tutte le armi e tutti i mod sono sempre trasportabili dal giocatore pertanto, anche se non è possibile applicare tutte le modifiche ad un arma contemporaneamente, tramite un intuitivo menu si può sempre variarne le caratteristiche in pochi secondi per adattarla allo scontro in corso. Stesso discorso per le rune: nascoste nelle mappe di gioco si trovano delle magiche pietre che che permettono di accedere a sfide che a loro volta, se completate con successo, si traducono in altrettanti power-up per migliorare determinate qualità fisiche del proprio personaggio. Idem, infine, per la tuta indossata da quest’ultimo: anche questa può essere modificata e migliorata a piacimento con i punti raccolti durante l’avventura. Si tratta di una componente strategica profonda ma che non richiederà particolari accorgimenti, proprio per non sottrarre tempo prezioso all’azione, sempre in primo piano. Anche questi power-ups non possono essere attivati contemporaneamente, ma vanno scelti e variati tramite un apposito menu circolare che strizza l’occhio al pentacolo che accoglieva il giocatore nel menu start di Doom 3.
Imparare a variare spesso i mod delle armi e i power-up disponibili è cruciale, secondo gli sviluppatori, per non dover affrontare Doom al livello di difficoltà più facile. Completare il gioco richiederà una decina di ore per gli speed runner, con una media di tredici, quattordici ore se deciderete di affrontare le sfide, esplorare gli ambienti e raccogliere gli indizi sulla trama. Come nei precedenti episodi è possibile scegliere tra diversi livelli di difficoltà, con un paio di sorprese per i videogiocatori di vecchio stampo in cerca della sfida definitiva: oltre alla modalità nightmare infatti – a suo tempo considerata la sfida insana per i seguaci di Doom – troveremo anche la modalità ultra nightmare, che oltre a trasformare in pericolo mortale anche il più banale degli zombie costringerà il giocatore a ricominciare da capo l’avventura in caso di game over. Per veri cultori della pazienza, ma anche per i fan accaniti che sicuramente apprezzeranno l’inserimento di questa modalità a loro dedicata.
Graficamente i personaggi e le ambientazioni promettono davvero bene: la varietà del level design è garantita dall’alternarsi dei claustrofobici corridoi delle stazioni spaziali con le ben più vaste Hell Fracture, ovvero delle vere e proprie porzioni di Inferno brulicanti di sangue e demoni. Passando a questi ultimi, abbiamo potuto adocchiare le nuovi versioni dell’Hell Knight e del Pinky, storici demoni resi più massicci, crudeli e credibili ma comunque in grado di riportare alla mente tanti piacevoli ricordi di gameplay passati in loro compagnia. Allo stesso tempo, gli sviluppatori hanno garantito che ci saranno tutti i demoni storici della serie più alcuni nuovi antagonisti che, nei livelli avanzati del gioco, saranno paurosi, grotteschi e giganteschi come li vorremmo.
Difficile tradurre in testo scritto quanto abbiamo visto, un po’ per le emozioni mischiate ai ricordi, un po’ perché la velocità e la l’impeto dell’azione, soprattutto in certe fasi, è davvero incredibile. Per questo motivo vi invitiamo a guardare voi stessi il video in questione, perché che siate nuovi giocatori o vecchi fan questo Doom pare davvero essere un titolo da non perdere: c’è la solita U.A.C., che dopo tanti anni ancora non ha capito che fare esperimenti sui demoni non è proprio un lavoro sicuro; ci sono tonnellate di armi cattivissime, compresa l’immancabile motosega; ci sono le Glory Kill, assurdamente varie e violente; c’è l’amore per un gioco che ha scritto la storia, sviluppato da giocatori per i giocatori, ed è probabilmente questo il comune denominatore dei capolavori annunciati. Dal canto nostro speriamo che Doom possa appartenere a questa categoria: sono anni che ci appostiamo con fucili da cecchino, che ci mettiamo in copertura durante le sparatorie e che combattiamo alieni e robot in più o meno credibili realtà alternative. Adesso è ora di tornare alle radici degli shooter. È ora di imbracciare la doppietta e andare a rispedire qualche demone nell’inferno che l’ha vomitato.