Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA

È sempre straordinario quando, come in questa Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA, il mondo ti sorprende, no?

Nuovo trailer Avatar Frontiers of Pandora

Ammettilo, a leggere il titolo hai avuto voglia di chiudere la pagina, no? C’eravamo tutti al trailer di annuncio e a quello di qualche settimana fa, tutti (me compreso) a dubitare che fosse un Far Cry in salsa Avatar, ennesimo titolo Ubisoft che, invece del coraggio di spezzare lo stampino e varcare nuovi confini, ricade sul “solito”.

“Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA” non è sicuramente appetibile se ci siamo già tutti convinti che sia una ciofeca, in fondo.

La mia carissima zia svizzera, una volta, mi disse una cosa che porterò dentro per sempre, e che, lo credo davvero, dovrebbe essere un mantra per ogni singola persona su questo pianeta, soprattutto nel contesto del medium videogioco e della critica videoludica: solo gli idioti non cambiano mai idea.

Nei paragrafi che seguono cercherò di spiegarti Avatar Frontiers of Pandora al meglio ma se tu dovessi portarti “a casa” solo una cosa di tutto il discorso e l’analisi che sto per farti, vorrei fosse questo: datti SEMPRE la possibilità di cambiare idea.

Ad avere sempre ragione ci si stanca, te lo assicuro, e il culto del chad sta benissimo dimenticato in qualche poco visitata pagina wikipedia.

Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA |
Come ho smesso di preoccuparmi di Ubisoft e ho imparato ad amare un game loop

Premettendo che ho potuto provare per ben 2 ore e mezza Avatar Frontiers of Pandora, ci tengo a confessarti che non mi sono avvicinato a questa prova con il migliore degli atteggiamenti, anzi: era la scetticismo a spingermi la curiosità, più che la prontezza ad essere zittito da quello che avevo davanti.

Avatar e Avatar 2 mi hanno sicuramente deliziato lo sguardo e i sensi, il primo visto 7 volte in 3D al The Space vicino casa, il secondo visto una sola volta ma in una sala IMAX 3D deliziosa qui in Svezia, ma non hanno mai davvero stuzzicato il narrative designer che è in me.

Sono costantemente alla ricerca di questa o quella svolta o curiosa struttura narrativa, di storie che sfruttano al meglio il medium del quale si trovano a far parte (Tenet, The Last of Us Part I e Part II, Casa di Foglie) e Avatar… beh, diciamolo, è puro spettacolo tecnico. E non c’è nulla di male, sia chiaro.

Come si sa che ad andare a guardare l’ultimo Fast and Furious un po’ il cervello lo si deve spegnere, la bilogia di Cameron ha sicuramente la missione di immergerci in un mondo alieno ma tangibile, sfuggente ma rigoroso, condannato ma ancora salvabile.

Lo fa mettendoci nei panni di Na’Vi, popolo indigeno di Pandora in profonda comunione con la flora e la fauna che ne riempiono i biomi, presto minacciati da quella “Gente del Cielo” che, guarda te, non contenta di aver distrutto un mondo è pronta a sacrificarne un altro all’altare della propria sopravvivenza.

Non ero troppo insicuro sul senso di immersione che la controparte videoludica, Avatar Frontiers of Pandora, si era parimenti posta come obiettivo, ma ero incerto sulla sua riuscita, complice il dolore che ancora provoca la cicatrice fresca dello stampino Ubisoft usato allo sfinimento.

Già immaginavo (e tu con me, non mentirmi) le torri da scalare, una mappa piena di puntini, personaggi carismatici ma poco sfruttati e leggermente “macchiette”, e un mondo utile solo ad ostacolarmi e, vagamente, intrattenermi mentre vado dal punto A al punto B.

Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA | Sorpresa inaspettata

La mossa furba di Avatar Frontiers of Pandora sai qual è? Rapirti, metterti una benda, togliere la linea retta da A e B, nascondere sia A che B, e poi andarsene senza toglierti la benda, un po’ come Dwight in quell’episodio in cui Michael vuole “ritrovare sé stesso nel contatto con la natura”. Ok, non la metafora migliore.

Nel fare questo però Massive Entertainment, azienda 26enne svedese nota, fra le altre cose, per Tom Clancy’s The Division e The Division 2, sotto l’abile direzione dei game director Magnus Jansén e Ditte Deenfeldt, esegue un prestigio che lascia a bocca aperta.

Il mio provato, infatti, mi ha dato accesso praticamente all’intero open world, ma, a parte qualche indicazione nella mappa di gioco (parlo letteralmente di 2 “segnalini”) il resto dipendeva tutto da me. Per “il resto” intendo l’individuazione di “punti di interesse”, il recupero di risorse, o anche solo l’approccio alle, sfortunatamente poche, situazioni di combat.

La UI è al limite dell’essenziale, tanto che, concentrandosi a centro schermo, ci si dimentica velocemente che C’È una UI, e ci si ritrova sulla superficie di Pandora, fra piante coloratissime e spazi sconfinati e visivamente fedeli all’IP cinematografica, pronti per essere visitati senza guida.

Probabilmente lo vedrai nel filmato che sicuramente allegherò a questo contenuto (e, ma non te lo prometto, potrai forse trovare nella sua interezza proprio nel nostro canale Youtube) ma ho passato una buona mezz’ora a ignorare la missione principale e semplicemente esplorare ciò che avevo intorno.

Avatar Frontiers of Pandora ha diverse lezioni di Game Design da impartire

Era lo sguardo curioso di un bambino ma anche quello intimorito di un esploratore a muovere i miei analogici: “Chissà quella pianta cos’ha di speciale? Ah, vibra se mi avvicino”; “Ehi, quella foglia sembra un… OHHHHHH, STOOOO VOLAAAAANDDOOOOOO”. Ogni interazione è a tentoni, ed è un senso di freschezza davvero necessario.

Ci sono risorse da raccogliere dalla piante, tramite un piccolissimo minigame nel quale dobbiamo individuare l’angolazione migliore dalla quale strappare con successo questo o quel frutto, ma anche luoghi da esplorare, magari rovine del passaggio degli umani, magari cul-de-sac naturali dal colpo d’occhio delizioso.

Purtroppo non posso fermare meccanismi più grandi di me, ma Avatar Frontiers of Pandora è un titolo per il quale ti consiglierei, dal profondo del mio cuore di game designer, di giocare senza alcun tipo di influenza o informazione aggiuntiva rispetto alle poche info di base che sto cercando di darti senza… spoiler, se di questi si può parlare.

Più lo affronterai ignara/o di ciò che nasconde, dei suoi spazi, delle sue meccaniche, più avrà da offrirti nel suo approccio disinteressato a tenerti la mano. Questo parte dalla metodica di attraversamento dell’ambiente stesso, molto più dinamica, balzosa e salterina di quanto mi aspettassi: ci sono liane da scalare, foglie trampolino e tanto altro da utilizzare e “imparare”.

L’immersività del mondo che ti circonda è spinta e resa ancora più immediata dalle meccaniche di “scannerizzazione” delle piante, degli animali, dei vari oggetti, casse, nemici, aree, ecc. Non è il mondo di un Far Cry, tesa o lasca esoticizzazione di luoghi che “conosciamo”, ma un vero nuovo mondo, anche nell’approccio che ci richiede nei suoi confronti.

Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA Quand'è l'ultima volta che un mondo di gioco non ha sottovalutato la tua intelligenza

Un mondo di gioco così, in fondo, sta solo rispettando la nostra intelligenza come giocatrici e giocatori, e ad esso dovremmo portare lo stesso rispetto. Non mi sfugge l’amara ironia di quanto questo, in realtà, è lo stesso rispetto che dovremmo portare alla nostra Terra, ed è l’aspetto forse meno didascalico di quest’opera.

Ogni singolo elemento meccanico e di gameplay nel quale si inciampa esplorando il mondo è una valida aggiunta ad un gioco che sembra mettere (molto di più di quanto sembrasse dai precedenti trailer) l’esplorazione al centro dell’esperienza di gioco.

È molto piacevole notare come l’impatto visivo incredibilmente potente mantenga il linguaggio dei film di Cameron senza  cedere troppo il passo a un impianto ludico che ne richiede una trasformazione in fatto di leggibilità, vista la forte componente di esplorazione del gioco.

Niente verniciate gialle quindi, niente waypoint inutili sulla mappa, e tutto al servizio dell’esplorazione del mondo che forse, per la prima volta da un po’ di anni, riesce a stupire pad alla mano molto di più di quanto ci si aspetti.

Il combat system è  forse quello che meno vuole stravolgere lo status quo: è straordinariamente equilibrato, e non ti senti mai troppo “super” o troppo forte rispetto ai Mecha o ai soldati che ti trovi davanti. Dalla tua hai un interessante arsenale misto (armi Na’Vi e umane), quindi puoi facilmente alternare fra lance, archi lunghi, archi pesanti, granate, mitragliatori, ecc.

Parte dell’equilibrio al quale mi riferisco è anche dovuto ad un piacevole e, nuovamente, rinfrescante senso di sfida anche solo nell’affrontare 3-4 nemici, non tanto per la loro IA, aggressiva ma forse non troppo degna di elogi, ma proprio per l’equilibrio statistico fra le tue capacità offensive e le loro.

Il combattimento aereo è altrettanto piacevole, soprattutto perché volare in sella al Toruk di per sé è molto bello, e permettere di perdersi in un environment che va indagato e interrogato. Un piccolo difetto ce lo posso trovare, ossia manca un vero senso di velocità quando, in volo, la destinazione è molto distante rispetto a dove ci si trova.

L’immediatezza di chiamare la propria cavalcatura volante è efficace e straordinariamente resa, come lo è chiamarla in volo quando si cade da altezze che, su Pandora, è impossibile non definire vertiginose. Interessante inoltre la coerenza visiva con i film.

Avatar Frontiers of Pandora ANTEPRIMA Volare nei cieli di pandora è inebriante

Non parlo della cura che Massive ha messo nel portare in Avatar Frontiers of Pandora alcuni degli spazi noti del franchise (l’Albero, le rovine fluttuanti, ecc), quanto del (forse fin troppo) didascalico accenno alla convessività cromatica che anche nei film contraddistingue gli ambienti Na’Vi da quelli della Sky People.

Pandora è piena di colore, di luci, di movimenti, di suoni curatissimi (applausi scroscianti al reparto di sound design, davvero); tutto sono vividi, quasi caustico nei suoi toni neon. Ovviamente come si può rispondere cromaticamente a questo? Con il grigio, il torbido e il fumo di accampamenti umani e industrie sul pianeta. Didascalico ma efficace.

Anche il il messaggio chiaramente ambientalista dei film si traduce bene, forse anche con più potenza grazie alla nostra agency nella ricerca di un freno, il più delle volte dettato da frecce e proiettili, ai danni creati dalla “Gente del Cielo”.

In funzione di questo è quasi ironico che siano i comprimari a perdere in fatto di qualità dell’asset, ma non si tratta di un balzo mortale quello fra la resa dell’ambiente e la resa dei rapporti con gli altri Na’Vi. I volti umani non sono ottimi, ma tendenzialmente saranno sempre al centro di un mirino quindi. 

I Na’Vi sono invece resi in modo molto più efficace, ma è quasi ovvio, considerando che già “provengono” dal reame del digitale, quindi non si incorre nelle uncanny valley che i nostri alter ego pixelati invece navigano coraggiosamente e con beata ignoranza.

Il lavoro di Massive Entertainment è straordinario anche in fatto di sound design e soundtrack

Non ho molto da raccontarti sulle missioni principali, di per sé piuttosto standard in ciò che ci viene richiesto ma anch’esse condite e rinforzate da un comparto di meccaniche esplorative davvero eccezionali e da una Pandora che forse per la prima volta davvero raggiunge un maturo equilibrio fra “spazio giocoso” e “mondo realistico”.

Purtroppo non ho avuto modo di scoprire quanto di “secondario” il mondo ha da offrire, dato che ho solamente incontrato in 2 separate occasioni un piccolo gruppo di soldati che aveva catturato in una trappola elettrificata un quadrupede appartenente alla fauna locale (da me puntualmente liberato).

Piccolo appunto su soundtrack e sound design: entrambi sono davvero superbi ma è la prima a portare sulle spalle molto del peso dell’immersività alla quale continuo a riferirm i. Avatar ha sonorità piuttosto ampie (natura, spazi aperti, equilibrio fra specie, tribalità) ma Avatar Frontiers of Pandora riesce a concretizzarne più che efficacemente (ed emotivamente) il valore sonoro.

Va accennato che ho giocato alla prova con il Dualsense, quindi aggiungi a quanto ho già detto tutto quel comparto d’immersività che grilletti adattivi e feedback aptico promettono e sono perfettamente in grado di restituire, se ben gestiti.


È sempre stato il sottobosco videoludico indie la vera fonte di sorprese del mercato, soprattutto a livello di meccaniche e narrazione, ma Avatar Frontiers of Pandora è una palla curva che non posso che definire positivamente inaspettata. Fidati di me quando te lo dico: teniamolo d’occhio, perché potrebbe trovare più successo di quanto i nostri pregiudizi ci permettono di capire.

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Avatar Frontiers of Pandora è una SORPRESA INASPETTATA

È sempre stato il sottobosco videoludico indie la vera fonte di sorprese del mercato, soprattutto a livello di meccaniche e narrazione, ma Avatar Frontiers of Pandora è una palla curva che non posso che definire positivamente inaspettata. Fidati di me quando te lo dico: teniamolo d'occhio, perché potrebbe trovare più successo di quanto i nostri pregiudizi ci permettono di capire.

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