Anthem: le nostre impressioni in attesa della recensione

In attesa della recensione completa, che arriverà nelle prossime settimane, eccovi le nostre impressioni dopo aver provato Anthem per diverse ore.

Uno dei titoli più attesi, in questo roboante 2019 videoludico, è certamente Anthem, nuova fatica dei ragazzi di BioWare, chiamati a risalire la china dopo il mezzo passo falso compiuto con Mass Effect Andromeda.

La scelta di produrre un titolo dal supporto continuo, una sorta di MMO, ha sin da subito destato un grande interesse intorno alla produzione, ma ha anche generato non pochi dubbi: può BioWare, da sempre famosa per la capacità egregia di raccontare storie, cimentarsi in modo convincente in un ambiente tanto diverso? La risposta, per quanto ci riguarda, dopo le prime ore passate in compagnia del TPS a mondo condiviso della software a house statunitense, è positiva, seppur con qualche riserva.

Fermi tutti: il “problema” di Anthem non è certamente la storia che, anzi, rappresenta probabilmente un nuovo stereotipo – stando a quanto visto finora – per il genere, ma è legato principalmente al gameplay vero e proprio, divertente e spettacolare, certo, ma che mostra il fianco ad una ripetitività di fondo fin troppo evidente.

Anthem
La nascita di un nuovo mondo

L’universo narrativo e storico creato per fare da sfondo alle scorribande dei vari specialisti, si mostra, già dalle primissime battute, di alto livello.

L’aura epica e solenne che avvolge tutta la produzione è respirabile già dal primo capitolo, una sorta di prologo che, in modo più o meno chiaro, si pone l’obiettivo di catapultaci appieno nell’impianto tematico di Anthem. Questa è un’impresa tutt’altro che semplice, dato che la quantità di nozioni e di informazioni da assimilare sono veramente tante, e tutte utili e che riescono a farci sentire parte di un universo pulsante e vivo più che mai. Le solide e sicure (apparentemente) mura del Forte Tarsis, luogo che fa da hub centrale e da punto di ritrovo per i vari NPC via via “sbloccati” durante la storia, custodiscono un sapere immenso: un sapere dettato, purtroppo, dai drammatici eventi del passato.

Diversi millenni prima gli eventi narrati in Anthem, il mondo conosciuto venne generato dal potere di esseri superiori, che si avvalsero di uno strumento di creazione, chiamato “Inno”: esso generò nuove forme di vita in un lasso di tempo indicativamente stimato in una decina di giorni. Accadde però che, misteriosamente, questi esseri improvvisamente sparirono nel nulla, lasciando l’Inno incustodito e libero di generare in modo arbitrario nuove forme di vita e non solo. Col passare degli anni, la genesi di un mondo minaccioso e tendenzialmente ostile, condusse la razza umana alla creazione di un metodo per sopravvivere alla realtà circostante, e fu così che nacquero i cosiddetti “Specialisti”, esseri dotati di una speciale armatura, chiamata “Strale”, col compito di difendere i deboli e di mantenere l’ordine nel mondo. Un ordine, come da consuetudine, destinato a crollare sotto i colpi di un nemico tanto minaccioso quanto incapace di gestire le proprie capacità.

L’ordine di umani chiamato Dominio, desideroso di impossessarsi dell’Inno della Creazione, generò un cataclisma dagli effetti indicibili, a cui soltanto in pochi sono sopravvissuti per poterlo raccontare. A quanto pare il nostro alter-ego è uno di questi, ma la strada per ritornare a condurre una vita semplice e agevole è tutt’altro che dietro l’angolo. Il Dominio, infatti, nella persona di uno dei suoi leader, lo Scrutatore, è tornato più forte che mai, pronto a dichiarare guerra agli specialisti e alla razza umana in generale.

Anthem
L’universo narrativo creato da BioWare è di primissimo livello

La premessa per un mondo vivo e pulsante, in cui la trama riveste un ruolo fondamentale e focale, c’è tutta a lo si può constatare a ogni angolo, sia del mondo di gioco sia del Forte Tarsis.

Ogni documento, ogni dialogo, ogni singolo ritrovamento offrono uno spaccato mai banale e sempre preciso di ciò che è avvenuto o sta avvenendo intorno a noi. In pieno stile BioWare il comparto narrativo riveste un ruolo fondamentale, che segna un punto di snodo netto e deciso rispetto agli altri prodotti del genere in questione. Pur senza conseguenze tangibili sull’esperienza ludica vera e propria, poi, il giocatore avrà anche la possibilità di rispondere in modo diverso durante i – tantissimi – dialoghi con i vari NPC che popolano il forte, dialoghi che, al netto di un’eccessiva natura prolissa dei vari protagonisti, risultano sempre utili e mai superficiali, necessari per poter comprendere appieno tutto ciò che passa per la testa dei nostri “compaesani”.

Tutto ciò si estende anche alle trame “secondarie”, spesso e volentieri parte di attività extra, raccontate con lo stesso tono maturo e curate nei minimi dettagli. Un lavoro encomiabile, sotto questo punto di vista, che fuga ogni dubbio sul comparto narrativo che accompagna il titolo targato Electronic Arts.

Anthem
Il divertimento è assicurato

Archiviato positivamente ogni dubbio riguardante la narrazione, è tempo di lasciarsi trasportare dalla frenesia di un gameplay maledettamente divertente e studiato per offrire al giocatore una spinta irrefrenabile ad andare avanti e volerne sempre di più.

La prima cosa che salta all’occhio è certamente la spettacolarità offerta dalla possibilità di svolazzare a destra e a sinistra col proprio Strale, cosa, per giunta, per nulla fine a se stessa, anzi. Approcciare ogni combattimento, con l’ausilio o meno delle capacità di librarsi in volo delle speciali “tute” da combattimento, è una chiave di lettura importante, che può fare la differenza in ogni momento. Proprio gli scontri a fuoco sono chiaramente uno degli argomenti più importanti da analizzare e noi ci sentiamo assolutamente di promuovere in toto la formula ludica in questione. Le varie armi hanno un feedback molto poco “realistico” ed appaiono tutte fin troppo leggere, ma sono ottimamente diversificate tra loro e, soprattutto, posseggono parametri sempre diversi, invogliando così il giocatore a “farmare” sempre di più alla ricerca dell’equipaggiamento perfetto. E qui viene il bello: ogni singolo pezzo dell’equipaggiamento possiede bonus diversi, che vanno da un danno elementale di un dato tipo a un diverso quantitativo di scudi o salute, aumentando ancora di più l’importanza del loot.

Ad aumentare il tutto ci pensa, poi, la splendida diversificazione dei quattro Strali presenti nel gioco – sbloccabili liberamente, ma a determinati livelli – che offrono un approccio differente e peculiare incredibilmente marcato. Affrontare le missioni col Colosso o con l’Intercettore, infatti, avrà un gusto totalmente diverso, senza contare che ogni singolo mezzo di distruzione può essere discretamente personalizzato tramite la creazione di “build”, in realtà tutto sommato solo abbozzate. Nel complesso il sistema di avanzamento è molto piacevole e appagante, vuoi per la voglia di migliorare il proprio attuale Strale o per sbloccarne altri, e non ci ha mai stancato nel corso delle ore passate a sterminare i metamorfici o le insistenti truppe del Dominio.

Anthem
Monotonia: il vero nemico

È tutt’oro quel che luccica? Chiaramente no, e non poteva essere altrimenti. In questa tipologia di prodotti, a cui fa eccezione praticamente il solo Destiny, lo spettro della ripetitività è dietro l’angolo e, purtroppo, Anthem non sembra essere riuscito a sfuggirvi.

Se il gameplay è sempre fresco e divertente, lo stesso non si può dire per le missioni vere e proprie, sia quelle di trama sia quelle secondarie, che sembrano fin troppo simili tra loro, portando sul tavolo praticamente lo stesso piatto più e più volte, riscaldato a dovere, certo, ma pur sempre lo stesso piatto. Si tratta a conti fatti di missioni dall’obiettivo sempre molto simile, che nella maggior parte dei casi consistono nel ritrovare un dato oggetto, difendersi da orde di nemici o salvare un determinato NPC dall’attacco delle truppe del Dominio. Una limitazione importante onestamente, in un titolo del genere, che potrebbe rischiare di stufare alcuni videogiocatori. Questo, ci teniamo a precisarlo, non ci è mai capitato finora ma chiaramente è ancora molto presto per poterne parlare con sicurezza. A questo si dovrà per forza di cose aggiungere un’analisi dell’end-game, vero e proprio ago della bilancia di un prodotto che, al netto di tutte le mancanze strutturali, ha tutte le carte in regola per ergersi come uno dei titoli più divertenti e funzionali dell’attuale generazione di console.

Anthem
Tecnicamente impressionante

Il campo in cui Anthem riesce a mettere tutti d’accordo è sicuramente il profilo tecnico: su Xbox One X, versione da noi testata, il titolo risulta veramente splendido da vedere, protagonista di scorci impressionanti e di una qualità audio-visiva nettamente fuori scala per il genere, ma non solo.

Tra una sparatoria e l’altra è impossibile non lasciarsi trasportare dagli splendidi anfratti in cui si muovono le gesta degli Specialisti, in cui anche la fauna e tutti i dettagli sono splendidamente al loro posto, offrendo un quadro generale convincente e soprattutto solido, al netto di un frame-rate rigorosamente bloccato a 30 FPS su console (almeno per ora) che nelle fasi più concitate, ad esempio durante le esplosioni che mettono in piedi un numero di particellare più esoso, tende a lasciarsi trasportare da cali piuttosto vistosi ma tutto sommato accettabili.

Quello che proprio non va giù in realtà è l’eccessiva ridondanza e lunghezza dei caricamenti fin troppo invasivi e che “infestano” in continuazione il ritmo di gioco. Con la patch del day one, BioWare ha fatto già sapere che provvederà a sistemare questo pesante problema, e noi non vediamo l’ora di poterlo constatare con mano. Per concludere l’analisi sul comparto tecnico, ci sentiamo in dovere di fare un plauso al doppiaggio italiano del titolo, molto coerente e piacevole, che rende ogni dialogo eufonico e godibile. Un lavoro sontuoso sotto questo aspetto, che lascia trasparire ancora una volta la gran cura con la quale BioWare si è presentata ai nastri di partenza dell’arrivo della sua nuova creatura.

Anthem


Le prime ore passate in compagnia di Anthem sono state più che positive e ci hanno dato una sensazione di assuefazione e appagamento irrefrenabile offerta da un gameplay solido e divertente e da una trama ricca e dal forte impatto narrativo. I punti negativi però non mancano di certo: su tutti spicca una monotonia di fondo nelle missioni fin troppo marcata (anche se speriamo di sbagliarci, una volta provato a fondo il gioco), e alcune soluzioni tecniche discutibili, come il fastidioso numero elevato e continuo di caricamenti davvero pesante da digerire e tutti i dubbi riguardanti un end-game per ora ancora del tutto sconosciuto. A BioWare però va da subito dato il merito di aver saputo creare un perfetto connubio tra la narrativa e i cosiddetti “game as a service”, una cosa non semplice da realizzare e che può rappresentare un importante lasciapassare per un futuro radioso. Col giusto supporto Anthem può rivelarsi una nuova frontiera per il genere, nonché un prodotto fondamentale per tutta l’industria videoludica. Per un giudizio completo, comprendente end-game, evolversi della storia e tutte le altre feature non ancora testate, vi rimandiamo alla nostra recensione completa che arriverà dopo aver spolpato accuratamente il titolo.

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