Sony e Bungie: un’acquisizione del tutto coerente
Nonostante sia ancora regina del mercato, Sony è alla rincorsa di Microsoft e Nintendo.
Atari, Nintendo e Sony. Queste sono state le tre grandi dominatrici del mercato dei videogiochi dalla sua fondazione a oggi. Nolan Bushnell fu il primo a capire il potenziale economico del videogioco e iniziò a vendere cabinati, home console e cartucce marcate Atari, dando il calcio d’inizio a questa profittevole industria. La situazione però non era destinata a durare; la mancanza di precedenti e la superbia di quella Warner diventata nel frattempo proprietaria di Atari, causarono un collasso che ridusse tutta l’industria in cenere. Non era però la fine di tutto, ma solo della prefazione. Uno scatolotto rosso e bianco e un idraulico baffuto emersero da un paesaggio desolante e riuscirono nella difficile impresa di far risorgere il mercato e traghettarlo verso nuovi splendori: era il turno di Nintendo.
Passarono gli anni e il settore fremeva per quella grande novità chiamata 3D. Poligoni significava però tanto spazio di archiviazione in più, troppo per le cartucce tanto care a Nintendo.
E così arrivò la novellina Sony con la sua PlayStation, e da un giorno all’altro tutto il resto sembrò improvvisamente vecchio.
Nel corso degli ultimi 25 anni circa, la situazione è rimasta più o meno invariata. Nintendo ha dovuto evolversi per sopravvivere, uscendo dalla competizione serrata con Sony e riuscendo a ritagliarsi quella che è, a tutti gli effetti, una nuova fetta di mercato fatta di motion controller, portabilità e prestigiose esclusive. Oggi, la casa di Mario è chiusa in una roccaforte che né i numeri macinati dai competitor, né le compravendite multimiliardarie sembrano in grado di scalfire.
Sony invece continuava a vendere centinaia di migliaia di console, allevando nel frattempo una lunga lista di talentuosi studi capaci di spingere sempre più in alto l’asticella qualitativa delle sue opere esclusive. Ma nel frattempo qualcosa stava per cambiare.
Uno storico cambio di paradigma
Mentre PlayStation 4 regnava incontrastata, Phil Spencer, nuovo presidente della divisione Xbox di Microsoft, riuscì a ottenere il sì di Satya Nadella al rifinanziamento del progetto Xbox nonostante il disastro di One, portando alla creazione di One S e One X ma, soprattutto, all’ideazione e realizzazione del Game Pass. Così come Nintendo, ora anche Microsoft si è creata la propria strada slegando il videogioco dal concetto stesso di hardware ed elevandosi a effettiva realizzatrice di quella rivoluzione promessa da Stadia durante il suo evento di presentazione. Microsoft e il suo xCloud propongono (e proporranno con sempre maggiore forza) un sistema talmente fluido e pervasivo da far sembrare obsoleta quella strada che Sony ha ereditato da Nintendo e Atari, e che Xbox non è mai realmente riuscita a dominare.
Il videogioco viene quindi spostato dai dispositivi elettronici prodotti dalle aziende private, alle mastodontiche server farm delle mega corporazioni del web, cambiando profondamente quel metodo di fruizione e quel modello di business inaugurato nel lontano 1976 dalla prima console a giochi intercambiabili: Fairchild Channel F. La spesso sottovalutata Microsoft si è trasformata in un divoratore di mondi intenta a mangiarsi un publisher dopo l’altro, mentre Sony appare sempre più come regina incontrastata di un campionato che sta oramai giocando da sola, mentre le sue pluri vendute console rischiano di ammantarsi di un’aura di obsolescenza, alla stregua dei lettori DVD e degli impianti Hi-Fi. Come correre ai ripari per non farsi trovare impreparati? Come rinnovarsi così profondamente per continuare a dominare il mercato?
Allo stato attuale, tanti sono i rumor e sporadiche le conferme, ma possiamo provare ad avanzare qualche ipotesi.
Alla rincorsa dei servizi di Microsoft
Da tempo, i servizi di Sony necessitano di un rinnovamento. PlayStation Plus è spesso al centro di discussioni circa la qualità non sempre eccellente dei giochi offerti, mentre PlayStation Now manca di quel continuo ricambio di titoli fondamentale a decretarne il successo. Nel frattempo si sono aggiunti PlayStation Plus Collection e Play at home, per un totale di ben quattro differenti nomenclature: troppe per fare comunicazione efficace e troppe per l’utenza meno informata. In Sony tuttavia, sembrano esserne al corrente. È da qualche tempo spuntato un leak secondo il quale la casa di PlayStation starebbe per unificare tutti i suoi servizi sotto un’unica etichetta: “Project Spartacus”. Non solo semplificazione tuttavia, ma anche un rinnovamento che riporterebbe i servizi Sony in diretta concorrenza con quelli di Microsoft. Un servizio che vada a concorrere direttamente con Game Pass necessita tuttavia di lasciarsi alle spalle la già citata carenza di titoli nuovi che caratterizza Now, titoli che non possono essere le tanto amate esclusive PlayStation la cui monetizzazione è infatti fondamentale al sostentamento di tutto il marchio. Come uscire quindi da questa impasse? Grazie a una serie di trattative commerciali con publisher e sviluppatori, cosa tutt’altro che facile.
Contemporaneamente, rendere disponibile il glorioso passato delle vecchie piattaforme potrebbe aumentare l’appetibilità del nuovo servizio a tanti ragazzi di un tempo. Da questo punto di vista, pare che indizi sparsi qua e là suggerirebbero l’arrivo almeno della retrocompatibilità con PlayStation 3, inclusione che permetterebbe inoltre a Sony di staccare la spina al relativo store, dopo che numerosissime lamentele avevano di fatto annullato l’annunciata dismissione. Sarebbe sufficiente tutto ciò per creare una valida alternativa al Game Pass? Il servizio Microsoft è una realtà già consolidata da anni, e Spartacus partirebbe con un notevole ritardo, sempre ammesso che esista davvero. Certo, la base installata e l’affezione verso il marchio PlayStation sarebbero di aiuto, ma ancora una volta Sony si trova a rincorrere i servizi della diretta concorrente, come già successo in passato con lo store, il gaming online o gli achievements.
Alla ricorsa dell’eccellenza di Nintendo
D’altra parte, parlando di esclusive, pare proprio che la politica di Jim Ryan stia puntando verso la creazione di un parco di eccellenze assolute a discapito dei progetti più piccoli, sperimentali o, semplicemente, con Metacritic non ritenuti all’altezza. Sì, ci stiamo riferendo in particolare al controverso caso di Days Gone.
Jeff Ross, director del gioco Bend Studio, avrebbe in più occasioni indicato Sony come completamente disinteressata alla realizzazione di un sequel, nonostante le numerose idee proposte e un successo di vendite che avrebbe superato quegli 8 milioni di copie di Ghost of Tsushima festeggiate da Sony su Twitter. Alla luce di questo, appare chiaro quanto vendite ottime e voti nella media non siano più sufficienti per essere degni di far parte della libreria esclusiva PlayStation. Insomma, in casa Sony non c’è più spazio per Knack, The Order 1886 o Dreams. Il no a Days Gone 2 è quindi segno di un importante cambiamento di politica interna, e contemporaneamente un monito verso tutti i suoi studi prime parti.
Il futuro di Sony passa quindi anche attraverso un suo consolidamento a caposaldo di qualità, esattamente sulla falsa riga della già citata Nintendo.
Bungie: perfetta intersezione di politiche differenti
Ecco quindi che la fresca acquisizione di Bungie appare più che mai sensata, e non tanto come sfregio verso Microsoft come vaneggiano i più incalliti fanboy, ma in quanto acquisizione di know-how in generi mai realmente padroneggiati dai PlayStation Studios: gli FPS e i GaaS. Fu proprio Bungie a portare gli shooter in prima persona su console, con quel Halo il cui successo portò a una inflazione di cloni a inizio settima generazione, molti dei quali di pessima qualità. Vogliamo ricordare Haze, ai tempi sponsorizzato come l’anti Halo, o MAG che per primo introdusse partite da 128 giocatori contemporanei: entrambi titoli esclusivi PlayStation 3 che ebbero vita molto breve. Ebbene, da questo brodo primordiale composto da decine di sperimentazioni dimenticate, furono solo due le serie FPS esclusive Sony in grado di ergersi fra tutte le altre: Resistance e Killzone, spirati anch’essi dopo una manciata di sequel.
Nel 2014 fu nuovamente il turno di Bungie che, con il suo Destiny, fece trovare per la prima volta il successo massivo anche su console a un GaaS, laddove World of Warcraft, Dota 2, League of Legends e tanti altri, già da anni imperversavano su PC conquistando milioni di giocatori. Insomma, le conoscenze di Bungie possono essere estremamente preziose per Sony, sia per creare nuove IP FPS esclusive, sia per dare manforte a Naughty Dog nella creazione del suo vociferato primo gioco online, sia per fornire alla casa di PlayStation quel continuo afflusso di denaro che solo un buon GaaS è in grado di assicurare. In conclusione: esclusive di qualità e servizi, Nintendo e Game Pass, si torna sempre lì.
Una volta in cui finalmente Spartacus verrà svelato al mondo, avremo di certo un quadro più completo della situazione. Già da ora però, appare ben chiaro che Sony si stia muovendo in più direzioni per cercare di rinnovarsi, ben consapevole che la partita per la supremazia del mercato presto abbandonerà quel campo della vendita delle console che tanto padroneggia.
La partita per il futuro del medium si gioca ora, e il suo esito non è mai stato tanto incerto.