The Medium – Recensione (PS5)

Recensito su PlayStation 5

The Medium approda sulla next gen di Sony dopo quasi un anno di esclusività Microsoft durante il quale ha diviso critica e pubblico. In questa sua nuova veste le novità più importanti sono quelle legate all’utilizzo del DualSense, il controller di Sony che immerge il giocatore all’interno del titolo. Ora invece immergiamoci nella recensione per scoprire se questa mossa di Bloober Team e Sony è stata vincente.

La narrazione prima di tutto

Come nella sua versione per Xbox The Medium ha come centro focale la narrazione, con un taglio registico fortemente cinematografico accentuato ancora di più dalla scelta della telecamera fissa. Non è infatti possibile muovere la visuale a nostro piacimento ma, un po’ come succede nei titoli di Supermassive Games, il gioco sceglierà da quale punto inquadrare la scena.

Ma veniamo alla storia: la protagonista Marianne è dotata di un potere speciale, una sorta di connessione con il mondo dei morte che le permettere di vivere contemporaneamente in due realtà differenti ma conviventi nello stesso spazio fisico. La ragazza riceve una telefonata inaspettata da uno sconosciuto che la condurrà fino a un vecchio resort abbandonato. Le cose ovviamente prenderanno una strana piega e starà a noi indagare e scoprire i segreti più nascosti del posto. Le promesse di una storia intrigante e ricca di sorprese vengono quasi completamente mantenute, la trama infatti scorre piacevolmente durante le circa otto ore che servono ad arrivare ai titoli di coda. Purtroppo manca di memorabilità, sono infatti assenti momenti che rendono The Medium un titolo da ricordare.

The Medium

Quasi un walking simulator…

Questa è forse un’affermazione un po’ provocatoria, tuttavia ciò che ci si trova di fronte approcciandosi a The medium è a tutti gli effetti un lungo corridoio cosparso di piccole interazioni in cui il pilota automatico la fa da padrone. Se la narrazione cattura il giocatore da subito, dopo i primi momenti è la noia a prendere il sopravvento, mentre continueremo a giocare spinti solo dalla storia. Il gameplay si compone di fasi esplorative, in cui raccogliere documenti o oggetti utili sarà il nostro unico scopo, e momenti in cui ci troveremo a risolvere dei semplici enigmi ambientali. A movimentare leggermente la situazione arriva in nostro soccorso la meccanica più interessante ideata dai ragazzi di Bloober Team: abbiamo spiegato prima di come Marianne sia connessa al modo dei morti, beh questa sua “condizione” viene rappresentata su schermo attraverso uno split screen che divide il mondo fisico da quello spirituale. Le due dimensioni hanno diversi elementi che le contraddistinguono, a partire dalla palette cromatica.

The Medium

Tutto sommato gli enigmi non si rivelano mai complessi, anzi risultano piuttosto banali e ripetitivi, portando alla noia già dopo poche ore. Questi ci porteranno a interagire contemporaneamente sui due piani di esistenza (che sono strettamente legati tra loro) per poter sbloccare passaggi o attivare meccanismi. Nel mondo spirituale Marianne ha la capacità di interagire con delle sorgenti di luce da usare poi in determinati punti per dare energia. I poteri della protagonista però ci aiuteranno anche a sopravvivere alle creature dell’aldilà che ci attaccheranno di tanto in tanto: potremo infatti generare scudi di luce o esplosioni per scacciare via i mostri.

The Medium

Il Dualsense fa la differenza

Fino a ora vi abbiamo parlato del titolo senza evidenziare le differenze con la versione Xbox uscita lo scorso anno, e questo perché effettivamente queste non ci sono. L’unica piccola differenza è il leggero miglioramento della risoluzione dinamica su console Sony, nonostante il frame rate sia ancora (per motivi incomprensibili) fermo ai 30 FPS. Il lato tecnico e artistico si dimostra quindi anche qui di buonissimo livello. L’ambientazione poi (che ricorda molto il vecchio Silent Hill) riesce a inquietare al punto giusto, anche grazie a un’ottima colonna sonora.

Ciò che invece fa la differenza è, ancora una volta, l’utilizzo del Dualsense. Il controller di Sony riesce a restituire al giocatore quelle sensazioni che non possono essere riprodotte sulle altre piattaforme. Dallo speaker perfettamente gestito con le voci del mondo spirituale fino alle vibrazioni precise che immergono il giocatore ancora di più all’interno del mondo di gioco.

The Medium


In conclusione, The Medium su PlayStation 5 non viene stravolto ma anzi mantiene pregi e difetti della versione per Xbox Series X. Ci sono dei piccoli miglioramenti per quanto riguarda la risoluzione ma, per esempio, i caricamenti sono più lenti. Le due versioni dunque sarebbero alla pari se non fosse per il fattore Dualsense che fa pendere l’asticella più verso la console giapponese. Restano invece i problemi legati al gameplay, fin troppo lento e privo di mordente, mentre è la trama a farla da padrone trascinando l’utente fino ai titoli di coda.

7.5

Pro

  • Trama intrigante
  • Buon utilizzo del Dualsense
  • Comparto tecnico ottimo...

Contro

  • ...anche se non si superano i 30 FPS
  • Gameplay alla lunga noioso
  • Spesso ripetitivo nelle situazioni di gioco
Vai alla scheda di The Medium
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