Electronic Arts dovrà modificare le loot-box in Olanda
Electronic Arts dovrà rivedere la propria politica sulle loot-box sul suolo olandese per evitare di incappare in una salatissima multa. L'accusa? Gioco d'azzardo!
Che le Microtransazioni siano un grosso punto di snodo delle ultime generazioni di console, nel bene e nel male, ormai lo sappiamo bene.
In modi più o meno invasivo (e invadente) esse si sono riversate su gran parte delle struttura ludiche esistenti, alterandone anche, in modi più o meno evidenti, il loro equilibrio. Tra questi spicca sicuramente FIFA, che in particolare attraverso la modalità Ultimate Team si è “sposata” in maniera sin troppo evidente, per dirla così, con il fenomeno in questione.
Per quei pochi che non lo sapessero, in FIFA 21 (ma anche negli altri capitoli della serie) e in particolare all’interno di Ultimate Team è possibile acquistare pacchetti di “carte” contenente giocatori, da schierare successivamente in campo, chiaramente in cambio di soldi veri, con l’obiettivo di potenziare il proprio team. Certo, non sono obbligatorie, ma diventano quasi indispensabili ad un certo punto del gioco, specialmente se si vuole competere a certi livelli.
Sulla questione si sono battuti in molti e per molto tempo e, in alcuni paesi, sono stati mossi i primi passi in direzione di un attacco più duro a Electronic Arts e alla sua politica. Parliamo ad esempio dell’Olanda dove, a causa di una sentenza varata lo scorso qualche giorno fa, la nota azienda avrà a disposizione tre settimane per rimuovere o modificare pesantemente questo sistema dai suoi prodotti su territorio locale, per evitare di incappare in una pesante multa.
Per ogni settimana in cui le cose rimarranno invariate Electronic Arts dovrà pagare 500.000 € di penale, una somma importante ma non per un colosso che fattura almeno 6-7 miliardi l’anno (2 almeno di questi proprio dalle microtransazioni) e che, ovviamente, per ora sta facendo muro contro muro.
Le accuse in questione sono state mosse da Netherlands Gambling Authority e si basano sul principio secondo il quale esse possono potenzialmente portare dipendenza in alcuni videogiocatori.