Demon’s Souls – Un Re e il suo regno senza gloria
Il ritorno di Demon's Souls su PlayStation 5 ha generato un hype smisurato e fuori ogni controllo. Noi vogliamo spiegarvi il perché di tale successo.
Prosperità, fama, ricchezza, potere. Sono questi i punti cardine di ogni grande regno che si rispetti, o per meglio dire le fondamenta su cui ogni sovrano vorrebbe costruire la propria eredità. Rimanere scolpiti nella storia è una missione ardua, per certi versi proibitiva, sicuramente non alla portata di tutti. Noi lo sappiamo bene e per “noi” intendiamo non quelli mentalmente più “attrezzati”, maggiormente abili in storia, ma più “semplicemente” chi ha imparato, nel corso delle ultime due generazioni di console, a crescere a pane (o pad) e souls-like e nello specifico con le opere “originali” di tale dottrina videoludica.
FromSoftware e il suo leader maximo Hidetaka Miyazaki hanno costruito, nel corso degli anni, un vero e proprio modo tutto nuovo di concepire il videogioco, addentrandosi in percorsi non sempre sicuri ma che alla fine hanno spinto con una forza indescrivibile la software house nipponica sempre più su, verso una vetta insperata ma incredibilmente meritata.
Seppur diverse (ma ricche di legami e connessioni), le storie narrate con la trilogia dei Dark Souls, con Sekiro, e con Bloodborne, a discapito di quanto si possa credere, hanno rappresentato un tassello fondamentale ai fini del successo dell’azienda, nonostante fossero da sempre erroneamente considerate gli anelli deboli di un’offerta ludica semplicemente mastodontica. E, proprio ritornando al discorso delle similitudini narrative, troviamo un elemento fondamentale ad accomunare quelle storie, di cui in verità vi abbiamo anticipato qualcosa poc’anzi, spoilerando in qualche modo le nostre intenzioni. I capitoli della trilogia Dark Souls, ritornando al discorso fatto in apertura, ruotano proprio in discorso alle gesta, ai fallimenti per essere più precisi e bastardi, dei Re dei rispettivi regni, i quali, per volontà o per mero “errore”, hanno condannato il loro popolo a vivere un ciclo di disperazione e dolore senza fine.
Ma, in verità, tutto ciò è iniziato molto prima, con Demon’s Souls, il capostipite, l’origine di tutto e con il re del suo mondo, un re spesso e volentieri dimenticato, il cui nome risuona sicuramente meno di Vendrick o soprattutto di Gwyn, ma non per questo meno importante e sopratutto meno colpevole. Parliamo di Re Allant, e della sua voglia di raggiungere il potere e la gloria a ogni costo, ma soprattutto delle conseguenze del suo operato su un mondo logoro e sporco, contaminato proprio dalle sue azioni.
Benvenuti a Boletaria, benvenuti nel regno oscuro primordiale: la Nebbia cinerea vi attende.
Ottenere il potere a ogni costo
Il mondo, o meglio, i “mondi” creati da Miyazaki e From Software sono ricchi di individui, sovrani appunto per la maggior parte, che si sono macchiati di atti indicibili, coraggiosi o sconsiderati che siano, pur di raggiungere i propri scopi, qualunque essi fossero.
E Boletaria, il primo di questi mondi, pur non direttamente connesso agli altri, non fa eccezione, anzi, diventando lo scenario di ciò che poi, nel tempo, si è rivelato una sorta di consuetudine per tutti gli appassionati di From Software e del suo lavoro. Re Allant XIII, il vecchio sovrano di Boletaria, aveva in sé un desiderio irrefrenabile di espandere il dominio della sua terra, una fame insaziabile di potere, talmente grande da spingere il sovrano a sviluppare una sorta di ossessione verso un’antica cultura creduta dimenticata: le arti dell’Anima. Come spiega al giocatore il Monumentale (una figura importante, di cui parleremo in futuro) durante le fasi centrali della storia, nell’era più antica gli uomini avevano scoperto il “piacere” di tale tecnica, lasciandosi però sedurre e corrompere dalla sua potenza e delle sue nefaste origini. La tecnica dell’anima è infatti legata fortemente con le forze oscure, cui il sovrano aveva giurato di combattere per donare al suo regno una prosperità e un lustro fino a quel momento soltanto mai nemmeno sfiorati.
Sotto la guida di Allant il regno di Boletaria è diventato quello che non avrebbe mai pensato di poter essere, e il suo stesso sovrano ha sforato la soglia della grandezza, diventando una figura quasi divina la cui eco è destinata a rimanere impressa per eoni.
Il potere e la grandezza, però, specialmente secondo la concezione di From Software, sono effimeri, sfuggevoli e soprattutto hanno un prezzo da pagare quasi sempre inquantificabile e spaventoso, e anche Demon’s Souls e il Re del suo regno sono destinati a chinarsi di fronte a questo stilema ormai conosciuto.
Per donare alla sua terra la gloria e al suo stesso nome il lustro bramato con tutte le sue forze, Re Allant XIII si è “macchiato” del più grave dei peccati, risvegliando, proprio attraverso l’utilizzo o per meglio dire l’abuso del potere delle anime, un male primordiale e ancestrale, conosciuto con il nome più plausibile possibile: “l’Antico”. Tutto ciò ha avuto un effetto catastrofico sullo stesso regno di Boletaria, la cui splendente ed effimera veste è inevitabilmente destinata a crollare sotto i “colpi” impietosi di un male che lentamente inizia a riversare il proprio terrore e dominio a vista d’occhio.
Arriva la nebbia: la speranza svanisce?
Col risveglio dell’Antico, avvenuto per mano non tanto inconsapevole (ne riparleremo) di Re Allant, Boletaria è destinata a crollare, a implodere su se stessa, fino a diventare un lontano ricordo, una eco appunto, e un reminder di quanto il potere delle arti delle anime sia un qualcosa da cui stare il più lontano possibile. Su Boletaria si è riversata una coltre di nebbia cinerea che ha di fatto intrappolato i suoi abitanti, impossibilitati a varcare tale nebbia a causa della presenza di ostacoli insormontabili: i Demoni. Insieme all’Antico si sono destati non solo i Demoni, ma anche creature più forti e in possesso di anime spaventosamente potenti, ossia gli Arcidemoni, coloro che sono più vicini allo stesso Antico e più pericolosi e terribili da affrontare per ogni avventuriero.
Perché, com’era prevedibile, la leggenda di Boletaria ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio nel mondo circostante, attirando sempre più viandanti e coraggiosi esploratori dinnanzi alla sua soglia. Per centinaia di anni i più arditi hanno osato oltrepassare la nebbia per provare ad attingere dalle succulente e spaventose anime dei Demoni, finendo però inevitabilmente per perire dinanzi alla loro incredibile crudeltà e potenza. Prima di avventurarci nel racconto di tale traversata che anche il nostro alter ego proverà a portare a termine, vogliamo però concentrare le nostre attenzioni ancora sul protagonista di questo nostro primo racconto: Re Allant. Dov’è finito? Dove si è nascosto in tutti questi anni? Cosa ne sa il decaduto Re della venuta della Nebbia e delle terribili creature che ha lasciato entrare nel suo regno?
La caduta del Re
Per parlare dell’epilogo della storia di Re Allant, bisogna per forza di cose andare nello spoiler, poiché la fine del sovrano viene svelata nelle fasi finali del gioco, momento in cui il nostro personaggio si scontra con lui, o meglio con ciò che ne è rimasto dopo il lungo contatto con l’Antico.
Non vogliamo svelare troppo per chi non lo avesse ancora finito o per chi giocherà al solo remake, ma vi diciamo che Re Allant ha fatto la stessa fine dei suoi “colleghi”, Gwyn e Vendrick, provenienti rispettivamente da Dark Souls e Dark Souls II. A differenza loro però Re Allant ha finito per consumarsi più che altro fisicamente, degradandosi fino a diventare una sorta di gelatina informe ma ancora consapevole delle proprie azioni e fortemente legato all’Antico stesso. Per Allant l’Antico, in sostanza, non è altro che il Dio che gli abitanti di Boletaria hanno venerato per tutto quel tempo, il Dio che è sceso sulla terra per purificare gli impuri, il male dunque, e di conseguenza aprire le porte di un mondo dopo l’altro soltanto per chi è stato scelto dal Dio di questo mondo.
La fine di Re Allant è un po’ lo specchio di ciò che From Software ha dato alla sua opera, differente dalle successive ma ugualmente coerente e intensa. La caduta del Re porta apre però le porte alla “ciclicità” dei mondi, visibile anche in Dark Souls. Il protagonista alla fine, infatti, può scegliere se abbracciare l’oscurità e diventare quindi un nuovo seguace dell’Antico, diventando un nuovo re al posto di Allant (vi ricorda Dark Souls II, vero?), oppure può decidere di uccidere la Fanciulla e vincolare il tempo a quel momento, bloccando in qualche modo la maledizione di Boletaria.
La storia di Re Allant è soltanto l’antipasto di ciò che ci aspetta una volta varcata la nebbia cinerea che avvolge il regno di Boletaria. L’ascesa e il declino di un mondo estremamente minaccioso e cupo più che mai è lo specchio di un immaginario forte, preciso e per certi versi puntiglioso nella sua riproposizione, che si basa fortemente proprio sulla figura del suo Re e delle sue gesta. È un cammino lungo quello verso la conoscenza finale, durato eoni, di cui il nostro alter ego diventa un protagonista involontario con le sue azioni, una conoscenza che avviene in un modo consono alla tradizione di From Software, fortemente soggettiva ma basata comunque su nozioni inamovibili e centrali oltre ogni immaginazione. E non c’è niente di meglio che iniziare proprio dalla genesi di ogni cosa: del resto, ogni Re nasce, cresce e poi muore, ma soltanto in pochi possono ambire alla gloria eterna. Re Allant ce l’ha fatta, seppur la sua storia abbia macchiato in modo ineluttabile il destino di un regno intero, dando vita ad un loop di dolore interminabile che, nel bene e nel male, (ri)scopriremo insieme nel corso delle prossime settimane.