Nioh 2 – Recensione
L’ascesa dei souls-like è divenuta ormai irrefrenabile, inarrestabile e a tratti irresistibile, segno evidente di un mercato videoludico in continua mutazione. I vari esponenti del genere, con fortune più o meno evidenti, hanno chiaramente contribuito a rendere quello che prima era da considerarsi nient’altro che un sottogenere di nicchia uno dei punti di forza dell’attuale generazione di console, destinata a concludersi nel migliore dei modi con l’arrivo di Nioh 2, seguito spirituale dell’acclamatissimo Nioh, una delle “piccole” perle più apprezzate del panorama videoludico degli ultimi anni. Con la promessa di migliorare senza rivoluzionare l’ottima formula ludica imbastita, con un secondo capitolo fondamentalmente conservativo ma comunque propositivo, le aspettative di tutti i fan della saga – ma più in generale del genere souls-like – sono subito schizzate alle stelle, e con giuste ragioni. Dopo i primi contatti avuti col gioco, l’idea di trovarsi per le mani un nuovo piccolo gioiello del genere si è insinuata sempre con maggior convinzione nella mente dei videogiocatori ma anche degli addetti ai lavori, con la speranza sempre più concreta di potersi confrontare con un prodotto ancor più rifinito e raffinato rispetto al suo precedessore.
Dopo aver trascorso oltre 75 ore in compagnia del buon vecchio Hide (nomignolo con cui il nostro alter ego viene identificato nel gioco) siamo pronti a darvi il nostro giudizio. Un giudizio se vogliamo semplice a livello numerico ma stratificato e complesso nelle motivazioni. Vogliamo comunque farvi un piccolo spoiler: ci siamo divertiti tantissimo, anche se abbiamo dovuto imprecare tanto e molto spesso, ma ne è assolutamente valsa la pena. Volete sapere perché? Allora continuate la lettura della nostra recensione completa di Nioh 2!
Storia e narrazione
Al netto della numerazione, Nioh 2 non è il seguito del primo capitolo, almeno non per quanto concerne il discorso narrativo. Il nuovo pargolo di Team Ninja e Koei Tecmo è in realtà un prequel, poiché a livello cronologico si pone diversi anni prima delle vicende di William e della sua venuta nel Paese del Sol Levante, andando così a esplorare quelle che sono le origini di una guerra per il potere lunga, cruenta e più stratificata di quanto possa sembrare sul fronte tematico. Dopo aver creato il nostro alter-ego, attraverso un editor di creazione del personaggio più che soddisfacente e sufficientemente variegato, il gioco ci lascia subito comprendere ciò che, da lì a poco, attenderà il nostro protagonista, un uomo (nel nostro caso una donna) nel cui animo convivono sia una natura umana sia e soprattutto una Yokai.
Le gesta del nostro avatar si muovono in un periodo storico difficile, brutale e incredibilmente sanguinolento, un periodo di conquista e di lotte continue per il potere. Agli albori dell’Epoca Sengoku, con un Paese in continuo fermento, il nostro cacciatore di demoni si imbatterà nel misterioso mercante Tokichiro, il quale vive una sorta di ossessione e di adulazione nei confronti delle misteriose Pietre dello Spirito, conosciute anche col nome di Amrita. La ricerca ossessiva di queste ultime condurrà alla corte dei Signori della Guerra lo stesso Tokichiro e il protagonista, al servizio di Saito Dosan, personaggio storico di grande rilevanza legato fortemente a quello che è di fatto uno dei protagonisti principali della storia: Oda Nobunaga. Al servizio del sanguinario Signore della Guerra il protagonista inizierà una traversata all’interno di una lunga serie di battaglie che condurranno lo stesso Oda fino all’ascesa, in una sequenza interminabile di scontri all’ultimo sangue, alleanze, lotte politiche e, perché no, tradimenti. Dietro alla “semplice” maschera della guerra, però, si cela ben altro: un regno Yokai sempre più riversato nel mondo umano viene sfruttato in qualche modo dalle forze in gioco, tramutando così i tumulti in vere e proprie battaglie al di là dell’umana concezione in cui, chiaramente, a dettar legge sono ancora una volta le misteriose Pietre dello Spirito, il cui arcaico potere influisce direttamente sulla mente e sul corpo di coloro coi quali entrano in contatto.
Le oscure influenze di questi oggetti misteriosi si riversano sempre più sul mondo conosciuto, in cui misteriose forze oscure sono però altrettanto attive, sotto mentite spoglie, con fini sconosciuti. L’ascesa di Nobunaga, legata a doppio taglio alle nostre azioni, è dunque l’espediente narrativo che accompagna la progressione che, così come nel primo capitolo della saga, si snoda su una linea temporale ampia, coprendo indicativamente diverse decine di anni e mostrando così le conseguenze di una guerra interminabile le cui diramazioni, come sappiamo, si sono estese ben oltre il semplice confine della morte e della sconfitta. Lo stesso fatto che Oda Nobunaga, ma anche la moglie, la splendida principessa Noh, sono dei boss affrontabili nel primo Nioh ne è di fatto una prova concreta, un misto tra fan service e coerenza narrativa e strutturale che ci sentiamo in ogni caso di premiare a pieni voti. Avanzando con la storia si farà dunque la conoscenza di uno spaccato della storia giapponese, perfettamente mixata, ancora una volta, in salsa ludica.
Dal clan Azai alla famosa conquista della provincia di Mino da parte dello stesso Oda, sino alla sanguinosa battaglia di Okehazama sono soltanto degli esempi di una rivisitazione curata nella sua semplicità che contribuisce attivamente a rendere questo secondo capitolo probabilmente più interessante e decisamente a fuoco a livello narrativo di quanto non fosse il primo Nioh.
Gameplay e novità
Come già abbiamo avuto modo di ribadire nel corso del nostro coverage pre-release, Nioh 2 è un prodotto fondamentalmente conservativo, che non vuole stravolgere l’ottimo sistema ludico imbastito col primo capitolo ma, anzi, vuole perfezionarlo in tutti i suoi aspetti. E lasciatecelo dire sin da subito: ci riesce appieno. Pad alla mano, Nioh 2 eredita quello stile frenetico ma al contempo tremendamente tattico del primo capitolo, in cui ogni singolo scontro rappresenta quella spettacolare danza di spade (e non solo) che vede protagonista il nostro alter ego e i tanti nemici di turno, la cui elevata varietà costringe il giocatore a un approccio sempre più programmato, lasciando poco spazio a quella (quasi sempre) malsana idea di gettarsi a capofitto nelle battaglie senza una vera e propria strategia.
Questo anche perché Nioh 2 si palesa sin dalle primissime battute come un souls-like brutale, tremendamente punitivo e caratterizzato da un livello di sfida tarato fortemente verso l’alto, in cui ogni singolo nemico è capace di arrecare un quantitativo di danni spropositato al nostro alter ego. Va di per sé che la scelta migliore è quella di prestare grande importanza alla componente ruolistica del titolo, in questo secondo capitolo della saga ancora più marcata e importante. Nioh 2 offre al giocatore grande libertà d’azione per quel che concerne la personalizzazione del guerriero, la cui scelta delle statistiche da aumentare diventa rapidamente una delle più chiavi di volta di tutta l’avventura. Potenziare questo o quel parametro, così come nel primo Nioh, influisce direttamente sulla tipologia di armi che si utilizzeranno in battaglia, le quali offrono un feedback generale sensazionale e variegato. Utilizzare una pesante ascia, affidarsi alla sempre affascinante katana o gettarsi nella mischia con il famelico Falcione a Scatto (una delle nuove armi presenti nel gioco) è qualcosa di sempre diverso, esclusivo, unico, un segno inequivocabile di quanto Team Ninja abbia saputo lavorare su uno degli aspetti più rilevanti di una produzione del genere: il combat system.
Lo schema di controllo non muta rispetto al passato: ai classici attacchi pesanti e leggeri si affianca la tipologia di impugnatura con cui ogni arma viene utilizzata, altrettanto fondamentale ai fini di una più agevole progressione. Permettendo di switchare liberamente tra l’impugnatura Alta, Intermedia o Bassa Nioh 2 mostra, ancora una volta, quanto lavoro ci sia dietro alla sua concezione sul fronte ludico, ampliando ancora una volta a dismisura quella che è la resa delle armi stesse e il loro approccio a ogni singolo scontro.
In questa sanguinolenta e continua battaglia contro nemici famelici e tremendamente aggressivi, se vogliamo ancora più numerosi e inesorabili rispetto al passato, a fare da ago della bilancia è ancora una volta l’energia che muove ogni cosa: il Ki. Sfruttare al meglio la barra dell’energia del vostro alter ego e soprattutto la meccanica del Ritmo Ki (la pressione con il giusto tempismo del tasto R1 dopo una combo), che ritorna anche in questo sequel con un ruolo se vogliamo ancor più incisivo, è dunque la base da cui partire per non ritrovarsi troppo spesso a fronteggiare la morte e a dover ripetere gli stessi scontri e soprattutto ritrovare la strada perduta. Così come in passato ma qui in maniera più decisa, le mappe di gioco godono di un level design decisamente intricato in cui trovare la strada non sarà quasi mai facile, a causa anche di una foltissima densità di nemici, abili a prendere alla sprovvista il giocatore e soprattutto ancor più coriacei e pericolosi che in passato. Va di per sé che potenziare il parametro del guerriero legato al Ki sia una delle scelte più sensate del gioco, e qui ritorna con forza uno degli aspetti più interessanti di questo Nioh 2, ossia quello ruolistico, a tratti strategico, a cui è praticamente doveroso prestare attenzione per evitare spiacevoli sorprese che, credeteci, saranno sempre dietro l’angolo. Con Nioh 2, in ogni caso, Team Ninja ha dimostrato di saper anche imparare non soltanto da sé stesso ma anche dagli altri, provando a replicare con le dovute differenze alcune meccaniche ereditate direttamente da un colosso come Sekiro.
Così come nel pargolo di From Software anche qui ritorna la meccanica della barra della stamina, il cui svuotamento corrisponde alla possibilità di effettuare un attacco potente, in grado di arrecare ingenti danni ai nemici. Si tratta di un’introduzione molto particolare nell’economia del gioco, poiché rende alcune boss fight leggermente “sbilanciate”, nel bene o nel male e che nel complesso serve a dare al titolo quella leggera differenziazione rispetto al primo capitolo. Per fortuna gli sviluppatori hanno introdotto una meccanica tutta nuova, che consente l’evocazione di uno spirito benevolo (un redivivo “buono”, per intenderci) che combatta al nostro fianco. Questa feature, però, al momento lascia in verità il tempo che trova a causa di un’intelligenza artificiale di questi ultimi tutt’altro che invidiabile. I nostri alleati, infatti, sono soliti gettarsi a capofitto sotto i colpi nemici senza utilizzare gli oggetti curativi, finendo così rapidamente al tappeto e lasciandoci da soli contro il nostro destino.
Progressione e nuove abilità
In Nioh 2, come (e anche di più) rispetto al suo predecessore, scegliere con cura quali statistiche aumentare e di conseguenza che “build” creare è uno step fondamentale, quasi decisivo, da cui fortunatamente è possibile fare un passo indietro, certo, ma a cui è necessario prestare grande attenzione già dalle primissime battute. Ciò è dovuto anche ad una gestione più mirata delle abilità, specialmente quelle passive, spesso legate a un determinato parametro, il cui sviluppo può risultare fondamentale ai fini di un avanzamento meno problematico. Il primo Nioh però, se vogliamo, aveva una gestione proprio delle sblocco e della progressione delle abilità a volte poco chiaro.
A tal proposito, Team Ninja ha imbastito un sistema molto chiaro per tenere sotto controllo le abilità da potenziare, creando ad hoc uno skill tree molto interessante e sicuramente più semplice da consultare. Come in passato, comunque, i punti abilità non vengono sbloccati tramite l’exp e il livellamento (tranne che per alcuni parametri) ma, come accade un po’ con Skyrim, i punti attributo vengono sbloccati attraverso l’utilizzo effettivo di quella precisa sfera di appartenenza. Utilizzando una katana si sbloccano i punti legati all’albero delle abilità delle katane stesse o, magari, affidarsi spesso all’utilizzo degli strumenti ninja fa sì che le abilità da samurai del nostro avatar salgano di conseguenza. Diventa dunque evidente quanto lo specializzarsi nell’utilizzo di una precisa arma (o meglio due, dato che il gioco vi spingerà già dal tutorial a selezionarne due “corpo a corpo” e due “a distanza”) sia una scelta fondamentale, quasi decisiva, specialmente per le fasi iniziali in cui non è possibile sbagliare senza portarsi dietro conseguenze drammatiche, che spesso sfociano in un’inevitabile dipartita. Scegliere con cura che tipo di sterminatore di Yokai si vuole diventare, dunque, va ben oltre la creazione del personaggio, una della novità più apprezzate di questo Nioh 2. A differenza del primo capitolo, infatti, in questo prequel non indosseremo i panni del buon vecchio William, bensì di un personaggio originale, venuto a contatto quasi per caso con le pietre dello spirito e con il loro oscuro potere ma a cui sembra essere profondamente legato in qualche modo. Il nostro alter ego è un Metamorfo, un essere capace di mutare la propria forma e la propria coscienza in quella di uno Yokai, con chiare ripercussioni sul fronte ludico.
Alla “semplice” trasformazione a cui era possibile dare sfogo nei panni di William qui si aggiungono un ventaglio di possibilità ben più corpose che ampliano, senza rivoluzionarlo, uno stilema ludico ben più stratificato. Oltre alla trasformazione il protagonista può sfruttare le abilità Yokai, attivabili previa attesa di un cooldown con la pressione dei tasti R2+quadrato o triangolo. Queste abilità sono legate a un’altra delle novità introdotte con Nioh 2: i Nuceli di Anima. Sconfiggendo un boss, ma anche i nemici normali, è possibile raccogliere il proprio nucleo, una sorta di frammento del proprio potere, utilizzabile sia per potenziare in qualche modo le proprie statistiche sia per, appunto, per scatenare le abilità yokai. Per utilizzare un Nucleo è necessario armonizzarlo presso un santuario e poi equipaggiarlo legandolo allo Spirito Guardiano in utilizzo. Le abilità scatenate possono essere di diverse tipologie: ci è capitato, ad esempio, di vedere una tecnica molto particolare: tramite il Nucelo di uno dei nemici più “alternativi” del gioco, il Tesso, il personaggio libera il proprio… intestino con una mossa molto “particolare”, avvelenando i nemici con una nube tossica, solo per fare un esempio. Le novità legate alla natura ibrida del protagonista, comunque, non finiscono qui. Con il giusto tempismo e con la pressione dei tasti R2+cerchio è possibile scatenare un Contrattacco Esplosivo, che varia in base alla tipologia di Spirito Guardiano equipaggiato e che risulta spesso decisivo contro alcuni boss e diverse tipologie di nemici ordinari.
Questa meccanica è probabilmente una delle più interessanti di tutto il gioco ma anche forse una delle più abusabili, seppur carpirne le meccaniche non sarà un’impresa alla portata di tutti, anche perché i tempi di reazione varieranno in base al tipo di nemico che vi si parerà di fronte. Anche gli Spiriti Guardiani hanno subito una piccola ma significativa modifica: essi ora possono appartenere a tre tipologie differenti, ossia Spettro, Bruto e Feroce e ciò incide in particolare, appunto, proprio sul Contrattacco Esplosivo e sul tipo di danno che essi arrecano ai nemici. Peccato che, almeno stando alla versione “pre-release” del gioco, tutte queste meccaniche, così come alcuni colpi e azioni di base, soffrano di una sorta di input lag a volte inspiegabile e che più di una volta ci ha messo in forte difficoltà. Speriamo, chiaramente, che tutto venga sistemato con l’uscita del gioco.
Grafica e tecnica
Venendo alla questione tecnica ed estetica della produzione, è probabilmente qui il fattore in cui gli sviluppatori hanno fatto gli sforzi minori, portando su schermo un prodotto nel complesso tutt’altro che sbalorditivo. Tralasciando una pulizia generale dei modelli e un sistema di illuminazione sicuramente più convincente rispetto al passato, il gioco non si discosta più di tanto dal suo predecessore, mostrando così un comparto tecnico fondamentalmente arretrato.
Ciò si evince in particolare non tanto osservando i modelli poligonali dei nemici (il cui asset spesso è abbastanza riciclato) o dei vari personaggi che popolano il mondo di gioco, bensì osservando il contorno: gli interni, la vegetazione e in generale l’interazione ambientale e gli effetti particellari. La bellezza di un Giappone ricostruito in modo sapiente a livello storico viene dunque compromessa da una resa grafica eccessivamente legata al primo capitolo da cui questo sequel, in tanti sensi, non si discosta più di tanto. Anche sul fronte delle ambientazioni e delle location, infatti, il passo compiuto da Team Ninja è tutto sommato corto e conservativo, preferendo calcare una strada sicura e facendo sentire il giocatore subito a casa, con una soluzione stilistica che sembra ricalcare con forza quel desiderio di continuità in seno alla produzione.
Scendendo più nei dettagli è giusto segnalare che il gioco sfrutta anche la tecnologia HDR, seppur anch’essa non faccia gridare al miracolo. Indipendentemente da ciò, comunque, così come il suo precedessore Nioh 2 offre al giocatore la possibilità di scegliere, su PlayStation 4 Pro, tra la Modalità azione (ideale per chi predilige il frame rate) e quella cinema, perfetta per rendere la mole poligonale nettamente più nitida a discapito, per l’appunto, della velocità di aggiornamento del frame rate, ancorato in tal modo ai 30fps. In entrambi i casi il tutto è risultato molto stabile, lasciando poco spazio a imperfezioni e svarioni di sorta. Inutile dirvi che abbiamo preferito la prima delle due opzioni, nettamente più indicata per la tipologia di prodotto e ideale per godere ancor di più degli splendidi e frenetici scontri.
Ciò che premia ancora una volta il lavoro dello studio è la cura per il dettaglio e dell’immaginario ricreato, il quale, ancora una volta, risulta una delle cose più riuscite di un prodotto dal punto di vista artistico quasi inattaccabile. Molto buono anche il comparto sonoro: le musiche accompagnano gli scontri con i boss, in particolare, sono tutte molto belle e a tema, ampliando così la qualità audiovisiva del prodotto, funestato soltanto in parte, se vogliamo, da un doppiaggio inglese tutt’altro che indimenticabile e poco espressivo.
Nioh 2 è un titolo brutale, tremendamente punitivo e spietato come pochi. Il secondogenito della famiglia dei souls-like creata da Team Ninja porta avanti con grande attenzione l’ottimo materiale intravisto col primo Nioh, ampliando e perfezionando con poche aggiunte (ma di peso) un’esperienza ludica già pressoché perfetta. Le nuove meccaniche legate ai Nuclei di Spirito, il Contrattacco Esplosivo e una vena ruolistica ancora più marcata sono alcuni esempi del grande lavoro svolto dal team di sviluppo, un lavoro però sporcato da una dedizione nettamente meno accurata nei confronti di un comparto tecnico eccessivamente legato al passato e incapace di mostrarsi al passo coi tempi. Peccato anche che le location non sempre risultino affascinanti e iconiche come in passato: al netto di una trama decisamente più interessante, le aree visitate non tengono il passo con la storia stessa, risultando in molti casi anonime e riciclate. Nel complesso, comunque, ci troviamo di fronte a un titolo sontuoso, sia in termini di longevità che di profondità ludica, che, siamo sicuri, farà la gioia di tutti gli appassionati del genere e del brand, ma attenzione: se pensate di iniziare da qui, trattandosi di un prequel, vi invitiamo a rivedere la vostra scelta, a causa di un livello di sfida che ci sentiamo di considerare troppo elevato per chi si avvicina per la prima volta alla serie o ai souls-like in generale.
Pro
- Gameplay sublime con nuove armi sono splendide da usare
- Contrattacco Esplosivo e Nuclei d'Anima rendono profondo il gameplay
- Interessante storia legata agli Yokai e ai Sudama itolo
- Tantissime attività, per una longevità impressionante
- Livello di sfida degno di un souls-like
Contro
- Tecnicamente poco innovativo e propositivo
- Feedback dei comandi non sempre reattiva
- Curva di difficoltà in alcune occasioni sbilanciata
- Le location sono meno ispirate rispetto al primo capitolo