Pillars of Eternity II: Deadfire Ultimate Edition – Recensione
A distanza di quasi due anni dall’originale pubblicazione su PC, via Steam, arriva anche su PlayStation 4 e Xbox One Pillars of Eternity 2: Deadfire (la versione Nintendo Switch, invece, arriverà durante il corso del 2020), seguito diretto del pluripremiato gioco di ruolo targato Obsidian Entertainment. La versione definitiva del titolo, che include anche le tre espansioni rilasciate nel corso dei mesi successivi al lancio, porta finalmente anche su console quella che è una delle esperienze ludiche più interessanti dell’attuale generazione, chiaramente per gli appassionati del genere. Non esente però da alcuni difetti, sia sul piano strutturale che su quello ludico. Ai fini di una corretta valutazione, ci concentreremo anche sulla bontà della conversione in sé, vero ago della bilancia ai fini della nostra disamina, senza però trascurare quegli aspetti caratteristici della produzione, che potrebbero risultare poco familiari a chi si sta approcciando al brand per la prima volta, sfruttando magari proprio l’approdo su console. Dopo un lungo viaggio alla ricerca di Eothas (che ci ha portato via oltre 45 ore di gioco), siamo pronti a dirvi la nostra!
Alla ricerca del Dio “perduto”
Prima di provare a spiegarvi, senza entrare troppo nel dettaglio, le diramazioni narrative di Pillars of Eternity 2: Deadfire, è giusto fare una doverosa premessa: questo secondo capitolo si lega direttamente agli avvenimenti del primo, del quale si possono addirittura importare i salvataggi per aiutare il sistema nel recupero delle informazioni riguardanti il vostro alter ego. Egli, infatti, è ancora una volta il protagonista della storia, e la sua vita “pacifica”, figlia degli avvenimenti del primo Pillars of Eternity, è destinata a diventare rapidamente soltanto uno sbiadito ricordo. Eothas si è (ri)destato ed ha iniziato una lunga traversata da una parte all’altra del mondo, pur mantenendo oscure le sue intenzioni persino ai suoi fratelli e sorelle, le altre divinità vigenti nell’immaginario creato da Obsidian.
Il protagonista, l’Osservatore di Cad Nua, si mette prontamente alla ricerca del gigante dal color smeraldo, sotto la diretta “collaborazione” degli altri dei, segretamente spaventati e ignari del volere del proprio fratello. Lungo la strada, che lo vede sin da subito al comando della Sprezzante, una grossa nave fondamentale per gli spostamenti, il giocatore incontrerà vecchie e nuove conoscenze, incastonate in un un agglomerato narrativo curato e potenzialmente infinito, ma probabilmente meno ispirato che in passato. Sia chiaro, non ci troviamo di fronte ad una storia brutta o poco interessante, anzi, ma il lavoro svolto in termini di scrittura della trama principale ci sembra meno incisivo e coraggioso rispetto a quello del primo capitolo. Ciò, per fortuna, si avverte molto di meno se si analizzano le storie secondarie e in generale la cura con la quale i dialoghi accessori sono stati realizzati. La scrittura, in questi casi, è certamente imponente e fa sì che perdersi all’interno del pulsante mondo di gioco e delle sue avventure diventi rapidamente un piacevole passatempo.
Un mondo smisurato?
Come nella tradizione del genere, uno dei punti di forza più evidenti di Pillars of Eterniy 2: Deadfire è certamente la vastità e la qualità delle attività, a partire dalla gestione stessa della nave, seppur questa possa considerarsi una mansione complessivamente marginale e non predominante. Se la campagna principale può considerarsi un viaggio sostanzialmente lineare e dalla longevità tutto sommato negli standard del genere, il vero colpo di classe è rappresentato dall’enorme contorno.
Le missioni secondarie proposte da Pillars of Eternity 2: Deadfire sono tante e variegate e risultano ben scritte nella maggior parte dei casi, offrendo al giocatore un quadro nettamente più chiaro su tutto ciò che accade nel mondo di gioco. Spesso queste riguardano anche i vari personaggi del party che offrono, in svariati casi, una sequela di attività accessorie dando vita a vere e proprie storyline dall’ottima realizzazione. Questo si traduce in una longevità che chiaramente si moltiplica senza troppa fatica, senza però dare quasi mai luogo a momenti morti o meno interessanti di altri, il che significa a sua volta che il giocatore si ritroverà di fronte un quadro generale molto denso di attività, da ricercare attraverso quello che è il vero fulcro dell’esperienza: l’esplorazione.
Per la prima volta nelle serie, infatti, la formula ludica si basa su una struttura open world, che consente l’esplorazione libera del vastissimo mondo di gioco, le cui macro aree sono raggiungibili a bordo della Sprezzante. In viaggio su di essa, oltre ad approfondire il rapporto con i propri compagni e magari strappare una nuova missione secondaria da svolgere o una nuova storia da vivere, occasionalmente è possibile imbattersi in ritrovamenti di tesori, facilmente recuperabili con la pressione di un tasto.
Ma non finisce qui: può capitare anche di dover affrontare delle vere e proprie battaglie navali, ma non allarmatevi o non eccitatevi troppo. Esse, infatti, sono nient’altro che delle mere sequenze gestionali, in cui a farla da padrone sono i numeri e le statistiche, da combinare previo ingaggio della battaglia magari scegliendo la ritirata nel peggiore dei casi.
Verso l’infinito e oltre!
Sul piano strettamente ludico, quanto detto sopra si converte in un gioco fondamentalmente classico, basato su un gameplay consolidato e ben rodato per il genere, ma con qualche novità interessante, per una riuscita generale più che soddisfacente. La versione console di Pillars of Eternity 2: Deadfire, per cominciare, arriva sul mercato completa non soltanto di DLC aggiuntivi in termini di storia, ma anche con le varie patch che hanno via via smussato e perfezionato la formula di gioco.
Tra queste spicca, senza dubbio, la possibilità di scegliere il sistema di combattimento a inizio partita, scelta sulla quale non si può fare marcia indietro se non avviando una nuova partita e, dunque, da ponderare nel migliore dei modi. Pillars of Eternity 2: Deadfire offre la possibilità di affrontare l’esperienza sia affidandosi ai classici combattimenti a turni, sia al RtWP (real time with pause) già visto nel primo capitolo della saga, una soluzione che rende certamente più spettacolare ma se vogliamo più caotico ogni scontro. Le poche rifiniture sul gameplay, che vanno ad esempio a limare alcune spigolature per quanto riguarda la gestione del puntamento dei nemici o anche il posizionamento dinamico degli eroi in battaglia, vanno a impreziosire fortemente una formula complessivamente già molto apprezzata, che garantisce al giocatore quel giusto senso di appagamento. Ciò però si lega con forza alla gestione del party, che ora come in passato rappresenta uno dei punti più importanti nell’economia degli scontri. La scelta del party e l’evoluzione degli stessi eroi è infatti una caratteristica preziosa, poiché poter contare su un gruppo completo e variegato può garantire il successo non soltanto in battaglia, ma anche rivelarsi un’arma in più durante la componente esplorativa.
Ogni personaggio di Pillars of Eternity 2: Deadfire, oltre alle abilità in combattimento, – tante e molto stratificate, da scegliere con cura e attenzione – ha anche una serie di parametri che influenzano direttamente anche la sfera esterna ai combattimenti, come la manualità o la capacità di disattivare trappole, che risultano fondamentali per raggiungere nuove aree o reperire nuovi oggetti. Tutti questi aspetti si sposano con un livello di difficoltà settabile a proprio piacimento, tendenzialmente arcigno per i nuovi arrivati. A difficoltà media, infatti, ci siamo ritrovati morti spesso e volentieri, specialmente quando ci siamo dedicati ad attaccare alla cieca senza prestare troppa attenzione alle debolezze e ai punti di forza degli avversari.
Un nuovo (vecchio) eroe
Come dicevamo già in apertura, in Pillars of Eternity 2: Deadfire a inizio partita è possibile caricare un eventuale salvataggio del primo capitolo per “ereditare” tutto il background narrativo del vostro eroe del primo Pillars of Eternity, cosa che in alcuni casi può anche generare dialoghi e situazioni originali in base alle scelte compiute in passato. Nel caso in cui non siate in possesso di un vecchio salvataggio, nessun problema. Il gioco infatti vi rende chiara la storia passata attraverso testi e dialoghi tutto sommato molto esplicativi, e la creazione del personaggio diventa dunque lo step iniziale più classico per avviare una nuova partita. Essa avviene attraverso un editor di creazione molto corposo che permette al giocatore non soltanto di scegliere tante fattezze diverse sul fronte estetico, ma che offre soprattutto una grande varietà sotto aspetti ben più importanti ai fini dell’esperienza in sé.
Nel gioco di Obsidian è possibile scegliere non soltanto la razza o la classe del nuovo giocatore – quest’ultima basata su un’offerta numerosa e ricca di sottoclassi da sviluppare – ma anche la provenienza e le origini dell’eroe stesso e addirittura la sua occupazione, tutte cose che impreziosiscono non poco l’avventura. I parametri che si sviluppano attraverso le scelte compiute risultano importanti anche in gioco, giacché molti scontri e alcuni eventi possono essere elaborati attraverso il possedimento (o meno) di determinati parametri personali, come ad esempio un buon livello di conoscenza della storia, della religione e tanto altro ancora. La scelta della classe risulta dunque molto importante, sia in campo sia fuori , e si avvertono le conseguenza di tale decisione , che come da tradizione per il genere rappresentano senza remore il vero punto più alto della produzione, capace di offrire una vastità in termini di personalizzazione e possibilità a tratti spiazzante.
Pillars of… console!
Il secondo capitolo della serie ha sicuramente portato in dote diverse migliorie al brand, anche sul piano estetico. Il potenziamento grafico è stato abbastanza evidente, seppur non riguardi il gioco strettamente nella sua interezza o nei menù, ad esempio, sempre molto simili e caratterizzati da poche modifiche, bensì nella realizzazione degli elementi estetici quali incantesimi e tecniche di combattimento, sia degli alleati sia dei nemici, ma soprattutto nella nuova telecamera, ora in grado di seguire meglio l’azione sia durante gli scontri sia durante l’esplorazione. Le modifiche apportate con Pillars of Eternity 2: Deadfire, chiaramente, vengono sfoggiate anche su console, la cui conversione però non è esente da problemi. Considerando la natura del titolo, il primo grande problema che ci sentiamo di segnalare è quello legato all’utilizzo del controller, molto complesso, in particolare durante i combattimenti e in generale quando si mette mano ai menù di gioco.
Per richiamare i menù è necessario tenere premuto il dorsale sinistro e poi districarsi attraverso una poco amichevole “ruota” delle voci, molto complicata da consultare. Anche in battaglia la situazione non migliora, anzi: per sfruttare le abilità dei vari eroi in campo è necessario infatti affidarsi alla pressione del dorsale destro che apre un poco chiaro menù di abilità le cui icone non posseggono una discrezione della stessa abilità, dunque da ricordare a memoria per poterla selezionare o meno durante uno scontro. Al netto della potenza di Xbox One X, poi, dobbiamo segnalare anche due problemi tecnici molto evidenti di cui Pillars of Eternity 2: Deadfire risente sul piano strettamente tecnico. Il primo, più evidente, riguarda la fastidiosa presenza di un forte lag in alcune sequenze, specialmente quelle in cui sono presenti più nemici su schermo, in cui l’immagine diventa molto caotica, quasi ingestibile; una situazione che speriamo possa risolversi con l’arrivo di eventuali patch correttive in futuro. La stessa speranza la coltiviamo nei confronti dei caricamenti, eccessivamente frequenti e nemmeno così brevi, specialmente quando si entra in una nuova area. Ottimo è invece il doppiaggio, specialmente degli abitanti di località più “rurali” i cui attori hanno saputo confezionare un comparto lessicale e fonetico originale di primissimo livello.
In conclusione, è doveroso segnalare che la versione console di Pillars of Eternity 2: Deadfire include tutte e tre le espansioni rilasciate su PC nei mesi scorsi, che allungano di non poco l’esperienza generale sia in termini di longevità sia di vastità dell’immaginario. Pur senza risultare memorabili, queste nuove attività, contrassegnate da un livello minimo d’accesso ben definito, riescono ad ampliare enormemente un’avventura già di per sé titanica, forse non in linea con quella del suo predecessore ma che, indubbiamente, merita di essere vissuta senza troppe remore da parte, in particolare, degli appassionati del genere.
In conclusione…
Pillars of Eternity 2: Deadfire approda finalmente anche su console, ma il risultato non è del tutto positivo. Se da un lato troviamo un gioco gigantesco, migliorato sotto tanti punti di vista rispetto al primo capitolo, da vivere assolutamente nella sua interezza, dall’altro bisogna segnalare una conversione console non esattamente sugli scudi, in cui incertezze tecniche e soprattutto uno schema di comandi poco chiaro la fanno da padroni. In ogni caso, comunque, queste pecche riescono a rovinare l’esperienza di gioco soltanto in parte. Tutti gli appassionati del genere e del brand non dovrebbero pensarci due volte prima di acquistarlo. Per tutti gli altri, beh, decisamente invece è meglio pensarci due volte.
Pro
- Finalmente arriva su console il secondo capitolo della saga!
- Vasto, sconfinato, immenso
- Possibilità di scegliere tanti aspetti del gioco, compreso il sistema di combattimento
- Scrittura non eccellente, ma comunque di grande spessore
- Direttamente collegato al primo capitolo
Contro
- Direttamente collegato al primo capitolo
- Caricamenti lunghi e continui
- Caotico in alcuni scontri
- I comandi su console sono difficili da assimilare
- Meno ispirato rispetto al precedessore