Dragon Ball Z: Kakarot – Recensione

Recensito su PlayStation 4

È molto difficile rimanere obiettivi quando si gioca coi sentimenti. Lo è sempre stato e, per fare del buon fatalismo notturno, sempre lo sarà. Ciò che ci è passato e ci passa tuttora per la testa è esattamente questo mentre, complice anche il gelido clima di queste ultime settimane che attanaglia i nostri già provati corpi, tramortiti da Pandori, calze della Befana e dolciumi vari e tanto altro ci incamminiamo a scrivere la recensione di Dragon Ball Z: Kakarot, uno dei giochi più attesi per questo 2020. Perché, come buona parte dei giovani (ma nemmeno poi così tanto) della generazione a cavallo tra l’80’ e il 90’ è inevitabilmente cresciuto a pane, Nutella (se dico marmellata va bene uguale?), Bim Bum Bam e ovviamente Dragon Ball, in tutte le sue salse.

E per questo, quando iniziarono a palesarsi i primi segnali su quello che sarebbe stato il target della produzione, il nostro cuore ha iniziato a sussultare sempre con più forza, in attesa del fatidico 17 gennaio 2020, giorno in cui l’attesa spasmodica e a tratti irrefrenabile sarebbe finita.

https://youtu.be/nHLu9T347aE

Per fortuna il gran giorno è finalmente arrivato, ma ciò che ci siamo trovati per mano non è esattamente ciò che ci saremmo aspettati o forse sì, ma con le dovute precisazioni del caso. Per liberarci subito dell’elefante nella stanza, ci teniamo a rassicurare i fan della saga sulla qualità narrativa e tematica della produzione, decisamente superiore a ogni aspettativa. Dragon Ball Z: Kakarot è sicuramente il miglior tie-in finora dedicato all’opera di Toriyama dal punto di vista della fedeltà al materiale originale, che si respira a pieni polmoni partendo dall’introduzione sino ai titoli di coda, in un vortice senza fine di emozioni. Di contro, sul piano ludico ci troviamo dinnanzi a qualcosa che non riesce – ma probabilmente nemmeno ci prova – a innovare veramente uno stilema ormai stantio, ripetitivo e a tratti quasi abbozzato. Il gameplay del pargolo di CyberConnect2 diverte certo, ma non risulta mai veramente esclusivo e appagante, a causa di un lavoro decisamente meno curato dal punto di vista ludico. E peccato perché la formula scelta, sulla carta, aveva delle grandi potenzialità, parzialmente fugate da un risultato non del tutto soddisfacente. In ogni caso, comunque, se siete appassionati del brand avrete pane (e tanto) per i vostri denti.

Da zero a cento

Il lungo viaggio in compagnia di Dragon Ball Z: Kakarot inizia nel segno della nostalgia, con un messaggio forte e preciso. La storica opening della serie originale catapulta il giocatore in quelle atmosfere tanto care agli appassionati della saga, mostrando con tanta spavalderia una fedeltà a tratti solenne e maniacale nei confronti del materiale originale. L’opera di CyberConnect2 si è posta riuscendoci appieno l’obiettivo ultimo di ripercorrere l’intera saga di “Z” su PlayStation 4, Xbox One e PC, senza tralasciare alcun aspetto, anzi, aggiungendone altri.

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Lo stesso Toriyama ha confezionato delle piccole novità, delle porzioni di storia aggiuntive utili a integrare la parte narrativa con quella ludica, un binomio non sempre semplice da soddisfare. Sul piano narrativo, infatti, Dragon Ball Z: Kakarot è un vero e proprio omaggio a ogni appassionato che si rispetti, trattando con cura ogni singolo aspetto dell’incredibile immaginario creato da uno dei mangaka più famosi in circolazione, e lo si avverte anche nei piccoli gesti.

Esplorare i luoghi di ricordo, visualizzare le cartoline che aiutano a rivivere quelle sequenze memorabili ormai dimenticate, o semplicemente assistere alla scena in cui il piccolo Gohan colpisce senza alcuna coscienza delle proprie azioni il temibile Raditz urlando “lascia stare il mio papà!” è un vero colpo al cuore e vi vogliamo fare un piccolo spoiler, in tal senso: sarà così dall’inizio alla fine.

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Questo più che funzionale percorso alla (ri)scoperta di una delle storie più incredibili del mondo degli anime e manga videoludici viene scandito da un ritmo complessivamente veloce, ma che riesce a far pregustare al giocatore tutti quei momenti memorabili legati al brand. La storia è infatti narrata attraverso scene di intermezzo molto curate e impreziosita da utili mini-riassunti tra un capitolo e l’altro. Il “copione” è infatti diviso (un po’ come accade nei manga) in varie saghe, tra le quali è possibile prendersi una pausa dalle attività principali, e dunque dalla storia stessa, e dedicarsi ad altri fattori quali l’esplorazione e il completamento delle varie missioni secondarie, sapientemente incastonate nel meccanismo generale.

Quest’ultime hanno poi il grande merito di ritirare in mezzo alcuni di quei personaggi rimasti un po’ nel dimenticatoio (come Nam, Androide n°8, ecc) e ampliare così un ventaglio semplicemente gigantesco in termini di scrittura e character design.

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Questo quadro apparentemente idilliaco non è chiaramente esente da difetti e, anzi, è costretto a scontrarsi con delle problematiche importanti, impossibili da ignorare nella valutazione complessiva del prodotto.

A world full of…

Dragon Ball Z: Kakarot si pone non soltanto l’obiettivo di far rivivere tutta la saga più amata dai fan della serie, ma anche di portare una ventata d’aria fresca tangibile sotto il profilo della formula di gioco. A differenza dei suoi (tanti) predecessori, il nuovo tie-in vuole raccontare la storia di Son Goku e di tutti gli altri indimenticabili protagonisti sotto le affascinanti spoglie di un action – adventure con tanto di meccaniche da gioco di ruolo e una struttura di fondo tendenzialmente open-world, seppur con le dovute limitazioni.

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I buoni propositi della software house non si possono dire pienamente riusciti, giacché proprio sotto il profilo ludico il gioco mostra i suoi principali difetti. Una volta iniziata la partita, si avverte subito una sensazione sgradevole nel controllare il personaggio (Goku, chiaramente), il quale sembra scivolare senza freni all’interno di un mondo che sprizza Toriyama da ogni poro. I comandi di gioco infatti, sia quelli in combattimento sia quelli legati all’esplorazione, sono in verità poco immediati, sulle prime battute, seppur non risultano mai né elaborati né complessi da memorizzare. La “povertà” generale del sistema di combattimento, veloce e dinamico ma complessivamente molto elementare, si aggrava ulteriormente quando ci si rende conto che esso non risulta variegato quando si utilizza un personaggio o l’altro.

Utilizzare Piccolo o Gohan, per farla breve, offrirà un feedback generale molto simile, con buona pace di chi si aspettava una maggior perizia sotto questo aspetto. La situazione non cambia più di tanto se si guarda al livello di sfida generale, tendenzialmente tarato pericolosamente verso il basso. Spesso e volentieri, se si escludono alcuni scontri decisamente sbilanciati, la maggior parte dei combattimenti si sbrigano in pochi secondi, a causa del tanto ingente quantitativo dei danni che il nostro alter ego è in grado di impartire all’avversario quanto lo scarto in termini di livello base inizia a salire.

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Proprio la progressione, poi, ci è sembrata meno stratificata del previsto. Livellando, le statistiche aumentano in modo automatico, lasciando al giocatore la semplice scelta di sbloccare o meno alcune abilità, in uno skill tree tutt’altro che elaborato. Ciò si lega giocoforza alla componente esplorativa di Dragon Ball Z: Kakarot, una delle più piacevoli di tutto il pacchetto, la quale risulta fondamentale anche per potenziare gli stessi personaggi.

Durante le traversate per le vaste aree che compongono la mappa di gioco di Dragon Ball Z: Kakarot, separate appunto da una sorta di selezione del livello scelto, è possibile ritrovare, oltre a oggetti quali cibo e ingredienti adibiti al crafting (anch’esso tutto sommato semplicistico), anche le Sfere Z, caratterizzate da un colore diverso in base alla loro ubicazione. In base al colore, essere servono per potenziare le abilità di uno o dell’altro guerriero “Z”, i quali formano dei party da tre membri divisi in un personaggio principale e due di supporto. Il numero ampio di giocatori in battaglia però porta a un risultato spesso e volentieri caotico, aggravato anche da una telecamera instabile e in certi momenti ai limiti dell’ingestibile.

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Infine, purtroppo, c’è da constatare che il bellissimo (da vedere e ma non tanto da “vivere”) mondo di gioco creato da CyberConnect2 offre un risicato numero di attività accessorie, come la caccia, la pesca e gli allenamenti, tutte molto semplificate, che non riescono a risultare interessanti o comunque necessariamente divertenti tanto da essere “vissute” con regolarità tra un combattimento e l’altro. Questo, incredibilmente, non cambia nemmeno con l’affascinante introduzione del ritrovamento delle Sfere del Drago. Trovandole, in modo elementare giacché sono segnate in bella mostra sulla mappa, il giocatore potrà esprimere al drago fondamentalmente lo stesso desiderio: riaffrontare i nemici sconfitti in precedenza, o ricevere un ingente fonte di denaro.

Il piatto forte: la cucina!

Se il combat in Dragon Ball Z: Kakarot system non riesce a stupire, a causa appunto di una semplificazione eccessiva dei comandi, che si riducono velocemente a un più affidabile e rapido button mashing, e gli elementi di “ruolistici” risultano a tratti fin troppo abbozzati, a strappare un sorriso è l’introduzione di una meccanica molto particolare: la Bacheca Comunità. Interagendo coi vari personaggi si sbloccano le loro “medaglie”, le quali posseggono dei parametri ben specifici, in un determinato campo.

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In Dragon Ball Z: Kakarot è presente infatti una sorta di meccanica gestionale, che consente con l’impiego dei giusti personaggi nel giusto ruolo di potenziare sempre di più diversi aspetti del gioco. Parlando con Bulma, ad esempio, si scopre che lei è la leader del team degli Inventori o con Yajirobei che è il capo della sezione degli Esploratori. Una volta ottenute le varie medaglie degli eroi e inseritili nella giusta divisione, si sbloccano man mano sempre nuovi bonus, che spaziano in ogni direzione, in modo comunque coerente alla propria sfera d’appartenenza. Potenziando la fazione del team degli allenamenti si otterranno bonus come maggior esperienza ricevuta in battaglia e così via, a testimonianza di una certa dedizione nel confezionare una meccanica discretamente fresca e innovativa per la serie.

La vera chicca consiste nello sfruttamento della divisione Culinaria, capeggiata dall’immancabile Chichi. La moglie di Goku (ma non solo), con i giusti ingredienti, può preparare manicaretti di ogni sorta: dai dolci ai sandwich, dal pesce grigliato alle zuppe di carne, le quali offrono dei bonus attivi e passivi molto vantaggiosi in battaglia se mangiati prima di ogni scontro. Questo insieme di cose risulta sicuramente uno degli aspetti più riusciti del gioco, nonché un piacevole diversivo per spezzare la monotonia di un ritmo che, fondamentalmente, alterna sequenze animate a combattimenti obbligatori.

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Così come per gli incarichi secondari, la mappa pullula anche di incontri casuali con nemici via via sempre più ostici, che offrono un buon corrispettivo in termini di drop ma molto poco in termini di exp. Livellare, insomma, si lega forse eccessivamente alle missioni principali, levando così nel giocatore quella sensazione, complessivamente effimera, di avere il pieno controllo dell’avanzamento del proprio eroe preferito.

A me gli occhi!

Anche dal punto di vista tecnico/estetico, Dragon Ball Z: Kakarot si divide un po’ in due, in un valzer in cui i pregi si contrappongono a diversi difetti, più o meno evidenti. Escluso il discorso già affrontato della telecamera, il gioco si dimostra tutto sommato abbastanza modesto sul piano strettamente tecnico. L’Unreal Engine 4 che muove le gesta degli eroi “Z” offre un quadro complessivo bello da vedere ed emozionante per cura e rispetto del materiale originale, ma non riesce a nascondere del tutto i tanti limiti tecnici della produzione. Texture a bassa risoluzione, frame-rate in alcuni tratti incerto e più in generale un riciclo degli asset sia degli ambienti sia dei nemici sono gli elementi più evidenti di un titolo che non fa di certo della potenza grafica la sua arma migliore. Ciò viene aggravato anche dalla fastidiosa presenza di lunghi caricamenti che durante i cambi di scenario o tra una missione e l’altra arrivano a infastidire non poco la pazienza del giocatore, spezzando inesorabilmente il ritmo generale dell’azione.

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Chiuso il discorso di natura tecnica, non si può non riaprire quello legato al comparto stilistico. Mai prima d’ora un tie-in – e non solo quelli di Dragon Ball – ha saputo portare su schermo un lavoro tanto minuzioso e curato, un vero e proprio inno alla dedizione che si palesa con ogni singolo particolare, non soltanto estetico.

In Dragon Ball Z: Kakarot ogni dettaglio, comprese le stesse musiche originali, rispolverate appositamente per la produzione, si lega fortemente all’immaginario di Toriyama-sensei, e siamo sicuri che ogni buon appassionato che si rispetti faticherà non poco a trattenere le emozioni di fronte a un lavoro tanto sontuoso che, tra le altre cose, saprà portarvi via oltre 35 ore di gioco, che possono tranquillamente raddoppiarsi nel caso in cui ci si voglia dare al sano completismo.

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Dragon Ball Z: Kakarot è senza dubbio il tie-in di Dragon Ball definitivo, se ne si fa in particolare un discorso di fedeltà – estetica e narrativa – al materiale originale. L’adattamento ludico di CyberConnect2 dell’opera di Toriyama è un vero e proprio omaggio ai tantissimi fan, in cui ogni singolo dettaglio fa respirare aria di sfere del drago a ogni angolo. Tutto questo però non è adeguatamente supportato da un comparto ludico dello stesso livello, in cui tutto appare eccessivamente semplificato e ripetitivo. Complessivamente, comunque, si tratta di un ottimo action adventure in generale e di un must have per tutti gli appassionati del brand, a patto però di chiudere un occhio sui difetti elencati e su un comparto tecnico non all’altezza della situazione.

7.5

Pro

  • Fedeltà all’opera originale emozionante
  • La possibilità di rivivere l’intera “Z” saga, con qualche novità
  • Un buon numero di attività da svolgere
  • La Bacheca Comunità è una piacevole chicca

Contro

  • Graficamente sottotono
  • Gameplay ripetitivo e poco originale
  • Combat System semplicistico e poco incisivo
  • La telecamera è a tratti ingestibile
  • Esplorazione complessivamente fine a se stessa
Vai alla scheda di Dragon Ball Z: Kakarot
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