Dragon Ball Z Kakarot: l’importanza di un brand intramontabile
Il mese di gennaio vedrà tra le uscite videoludiche l'arrivo di Dragon Ball Z Kakarot, titolo targato CyberConnect2 che promette un gran bene.
“Chi sei? Goku non lo sai… però, presto lo scoprirai.”. Non potevamo non partire da qui, da uno spezzone indimenticabile della opening italiana di Dragon Ball che, in pratica, fa da apripista a un’avventura sconfinata per non dire infinita. L’opera di Akira Toriyama ha segnato diverse generazioni, ha accompagnato nella crescita milioni di appassionati, fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento per l’industria degli anime e dei manga nipponici. Col passare del tempo, però, l’attenzione mediatica del marchio legato alle sfere del drago si è estesa a dismisura, sforando ogni possibile limite, iniziando ad affermarsi come una vera e propria icona della sfera d’intrattenimento multimediale in generale. E così, lentamente, da “semplice” manga di successo e anime super apprezzato, Dragon Ball ha invaso diversi settori, dal cinema al merchandising generale, senza dimenticare un numero consistente di tie-in videoludici dalle fortune alterne ma tutti a loro modo indimenticabili. In occasione dell’arrivo di Dragon Ball Z: Kakarot, ultimo videogioco dedicato allo spettacolare e visionario universo di Toriyama a cura di CyberConnect2, abbiamo deciso di ripercorrere le tappe più importanti della saga, sia sul piano tematico sia su quello narrativo, provando a immaginare come tutto questo riuscirà a incastonarsi in uno stilema ludico che promette grande divertimento, dinamicità e fedeltà al materiale originale. Siete pronti? Il viaggio alla ricerca delle sette sfere (ri)comincia qui!
https://youtu.be/nHLu9T347aE
L’opera di Toriyama: un capolavoro contenutistico senza frontiere
Sin dalle primissime battute, la storia di Dragon Ball ha saputo affascinare e stupire, per svariati motivi. Se a spiccare subito sono elementi quali la caratterizzazione dei personaggi – tanti e tutti a loro modo memorabili – o la qualità complessiva dei disegni e delle animazioni dei vari adattamenti televisivi, esistono in realtà diversi altri fattori che hanno reso l’opera di Toriyama un pilastro dell’industria, ma non solo. Si tratta di elementi se vogliamo marginali ma che, una volta svelati, possono offrire una concezione tutta nuova di un’opera apparentemente destinata a un pubblico più giovane (che poi di fatto è la verità) ma con spunti interessanti sul lato squisitamente “umano”. In quanti, onestamente, hanno mai visto Dragon Ball come un monito contro il razzismo? Beh, il chi vi scrive l’ha sempre vista così, di seguito trovate la spiegazione del perché.
Prima di soffermarsi sull’incredibile qualità narrativa di un manga (e anime) che ha saputo rivoluzionare un intero settore, vorremmo prenderci due minuti per approfondire la ben più delicata tematica, trattata dal maestro Toriyama con grande classe e discrezione. In Dragon Ball, lo sappiamo tutti, non è poi cosi strano trovare un cane parlante e, magari, che quest’ultimo sia addirittura il sindaco della città, no? E non è nemmeno scandaloso trovare donne vestite da uomini (o viceversa), o assistere alla tranquillissima vita quotidiana in cui svariate razze diverse condividono senza alcun tipo di ostacolo le loro esistenze. Ci ha sempre stupito questo particolare, anche perché, grazie anche all’arrivo di Dragon Ball Z – la saga se vogliamo più amata e famosa legata all’universo in questione – l’aspetto ha finito con l’ingigantirsi sempre più.
Alieni pacifici, alieni ostili, senza parlare dello stesso protagonista la cui incredibile forza viene poi spiegata proprio dalla sua natura da extraterrestre, rappresentano soltanto un esempio della grande vastità non soltanto narrativa ma anche e soprattutto tematica e intellettuale che l’autore ha donato alla propria creatura, riuscendo a variare e a osare con grande nonchalance all’interno di tematiche complesse e variegate.
La storia di Goku (o Kakarot) è una storia fondamentalmente triste, narrata con un piglio gioviale e che in molti casi sembra non volersi prendere sul serio, che porta in scena una quantità smisurata di storie nella storia, capaci a loro volta di completare nel migliore dei modi un quadro generale di per sé sì semplice, ma perfetto nella sua intimità. Dragon Ball è un viaggio lungo, faticoso, fatto di dolore e di perdita, di conquista e di nuovi traguardi; un’opera a tratti solenne, la cui eco è destinata a risuonare ancora per molto tempo.
Un cast stellare
Vi abbiamo già anticipato quanto fondamentale sia stata, ai fini del grande successo riscosso, la capacità del mangaka di creare un universo stratificato da punto di vista tematico e narrativo. Ciò che viene di conseguenza è la necessità di affiancare a tutto questo un cast all’altezza, un parterre di esponenti capaci di rappresentare al meglio tutte le idee di Toriyama-sensei. E qui, onestamente, si è decisamente superato ogni standard qualitativo possibile.
Il cast di Dragon Ball è senza mezzi termini uno dei più vasti e completi di tutto il settore (e non solo) e ne rappresenta uno dei punti di forza più vividi. Tralasciando il protagonista, la cui fama non è seconda praticamente a nessuno, i personaggi del battle shōnen sono tutti di primissimo livello e rappresentano un vero e proprio punto di riferimento. Vegeta, Piccolo, Crilin, il maestro Muten, Tensinhan ma anche Chichi, Bulma, Oscar e tutti gli altri godono di un trattamento (seppur con le dovute differenziazioni) prezioso in termini di realizzazione sia estetica che narrativa, risultando tutti – a loro modo – dei tasselli letteralmente insostituibili del complesso puzzle. Gli iconici eroi, tutti indimenticabili, sono contrapposti da una lunghissima sequela di antagonisti, splendidi e memorabili e tutti sempre più affamati, mossi da una violenta brama di crudeltà e distruzione.
Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Freezer o di Cell, tra i villain più famosi della storia dell’animazione giapponese, protagonisti indiscussi di una delle saghe più incredibili di Dragon Ball, appunto, Dragon Ball Z.
Questa peculiarità, comunque, ha da sempre contraddistinto l’opera, anche agli albori. Ricordate l’esercito del fiocco rosso? Anche in quel caso, nel suo “piccolo”, Toriyama ha dato prova di una grandissima visione di insieme, in termini non soltanto di caratterizzazione, ma anche di differenziazione e libertà creativa. La stessa visione irrazionale e variopinta del nemico viene riportata anche successivamente, con la saga di Freezer, in cui Goku e gli altri sono costretti a fronteggiare un esercito intergalattico, composto da creature provenienti da ogni angolo del mondo, coi loro tratti estetici e caratteriali sempre diversi. La mano del sensei si avverte anche nella realizzazione dei mondi, sempre incredibili dal punto di vista dello stile, unico, ricercato e inimitabile.
Il pianeta Namek, ad esempio, è per noi uno dei punti più alti toccati dal punto di vista della scrittura e della rappresentazione: un luogo solenne, abitato da esseri con fattezze che per il nostro immaginario rappresentano il classico “alieno” verde dotato di poteri psichici, ma che nasconde un moltitudine spropositata di allegorie quasi teocratiche.
Dal concepimento sino allo status di divinità che alcuni di essi riescono a raggiungere, il tutto è avvolto – ancora una volta – da un’aura di innovazione papabile e respirabile a pieni polmoni, ciliegina sulla torta di un prodotto che si basa proprio sulla volontà di innovare e rinnovare, senza preoccuparsi più di tanto di fallire nel suo intento.
Innovazione senza frontiere
La parola d’ordine, quando parliamo di Dragon Ball, rimane in ogni caso la stessa: innovazione. L’opera di Toriyama ha saputo riscrivere i dogmi di un intero genere, plasmando a sua immagine e somiglianza buona parte delle iterazioni future, desiderose di ripercorrere le orme di un vero e proprio gigante dell’intrattenimento massivo. E, diciamoci la verità, da meri fanboy della saga non possiamo che strizzare subito l’occhio a fattori emblematici, come i power up, da sempre il tratto caratteristico della saga.
In quanti hanno mai provato a tirar fuori un’Onda Energetica? Quanti di noi hanno speso migliaia di calorie, nella speranza di trasformarsi, tra uno sforzo e l’altro, in un Super Sayan? E ancora, quanti avrebbero voluto poter misurare il livello di potenza proprio e dei propri amici? È inutile negarlo: Dragon Ball ha portato nelle vite degli appassionati un quantitativo smisurato di novità e di elementi iconici, la cui rilevanza è a tratti difficilmente comprensibile. Si tratta di argomenti che, da bambini, difficilmente si comprendono ma che, a mente più fredda e lucida, riaffiorano in continuazione, inesorabilmente, offrendo una visione d’insieme ben più delineata e soprattutto concreta.
Dragon Ball Z Kakarot: il tie-in definitivo?
Arrivati a questo punto, la domanda sorge spontanea: perché Dragon Ball Z Kakarot è un tie-in così atteso e potenzialmente devastante? La risposta è molto semplice. Il nuovo corso di CyberConnect2 promette di ripercorrere tutta la storia della saga più apprezzata (su PlayStation 4, PC e Xbox One), amata e ancora oggi quasi rimpianta dai fan delle serie, sorretto da un meccanismo ludico ispirato, che promette di scacciare con forza il rischio di noia e di ripetitività che hanno funestato i vari episodi della serie Xenoverse e non soltanto.
Siamo sinceramente curiosi di (ri)abbracciare Son Goku, il piccolo Gohan e gli altri protagonisti dell’opera, di vivere nuovamente quelle sensazioni magiche e profonde provate in passato, ma con un bagaglio culturale e personale diverso, in grado di illuminare il tutto con nuova luce. Sì, ne siamo certi: Dragon Ball Z Kakarot è il videogioco a tema Dragon Ball di cui tutti avevamo bisogno. Ma di questo parleremo ancora.