Darksiders Genesis – Recensione
Joe Madureira si è caricato di una delicata missione: risollevare, in qualche modo, le sorti di un brand tanto amato quanto in pericolo. Pur senza rubare mai le luci della ribalta, è chiaro quanto l’immaginario imbastito corrispondente al nome Darksiders, abbia rivestito un ruolo primario nella scorsa generazione di console e anche in quella attuale grazie ad una serie di remastered e porting vari.
Sotto l’ala protettrice di Vigil Games e di THQ, il primo capitolo della serie, il cui debutto avvenne su PlayStation 3 e Xbox 360 nel 2010, ha saputo ridare lustro a un genere sempre più abusato e snobbato, offrendo un prodotto solido non solo sul piano ludico ma anche su quello narrativo. La storia di Guerra, uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse, ha appassionato e convinto tantissimi videogiocatori passati poi all’epopea di Morte protagonista del seguito parallelo Darksiders II direttamente collegato a esso.
La storia del brand da quel momento ha vissuto momenti molto difficili che hanno rischiato pesantemente di compromettere il futuro stesso della serie. Le problematiche in questione hanno in qualche modo gravato sul travagliato sviluppo di Darksiders III, passato nelle mani del neonato studio Gunfire Games, fino a raggiungere il mercato con tanti dubbi da parte dei fan più sfegatati e degli addetti ai lavori. Le vicende di Furia, terzo Cavaliere introdotto, hanno convinto soltanto in parte lasciando nelle mani di Conflitto, l’unico Cavaliere sinora mai utilizzato come personaggio giocante, il compito di risollevare l’asticella di una saga caratterizzata da una parabola fondamentalmente discendente.
Certi amori però non muoiono mai e lo sa bene lo stesso Madureira che, dopo aver fondato lo studio Airship Syndacate, ha deciso di cimentarsi nuovamente in un progetto legato ai Cavalieri dall’Apocalisse, dando vita così a Darksiders Genesis. Come si evince dal nome questo titolo non è da considerarsi il quarto capitolo ma un vero e proprio prequel, che permette al giocatore di approfondire tutto ciò che è accaduto nel periodo precedente all’inizio della serie.
Discesa negli Inferi
Per tal motivo la scelta del personaggio giocabile è ricaduta proprio sullo stesso Guerra, affiancato dall’ultimo Cavaliere finora inesplorato: Conflitto. Il duo, al servizio del misterioso e minaccioso Consiglio, viene chiamato per scoprire cosa si nasconde dietro a un opprimente minaccia che sta scombussolando gli equilibri di un mondo indirizzato pericolosamente verso la rovina, ma non soltanto. Avanzando con la storia si scopre che tale minaccia è frutto del Principe degli Inferi Lucifero, alleatosi con le più temibili creature per perseguire un fine del tutto sconosciuto.
Ed è proprio qui che Darksiders Genesis dà il meglio di sé tessendo le fila di una storia fondamentalmente semplice ma caratterizzata da una grande varietà di forze in gioco, tra cui diversi volti noti che faranno sicuramente la felicità dei fan delle serie. Si scopre che l’unico modo per cercare e stanare Lucifero è allearsi all’infido e venale Vulgrim, una sorta di “demone degli incroci” per dirlo alla Supernatural, famosissimo “venditore” dei precedenti capitoli che offre ai Cavalieri i propri servigi. Proprio la genesi di questa strana alleanza viene esplorata in modo in verità non esattamente approfondito, ma comunque funzionale. Del resto Darksiders Genenis è un’epifania di alleanze improbabili, in cui le forze in gioco vengono continuamente ribaltate e sovvertite e soprattutto in cui è assolutamente impossibile distinguere il bene dal male.
Avanzando con le missioni Conflitto e Guerra scoprono di essere rimasti coinvolti in un gioco di potere ben al di sopra delle proprie competenze e convinzioni, in cui l’alleanza col potente demone Samael e con Vulgrim appare l’unica possibilità per fermare l’avanzata di Lucifero le cui motivazioni e azioni possono essere svelate solo dal temibile Arso Consiglioe. Del resto, e l’abbiamo imparato anche giocando agli altri tre titoli della saga, quest’ultimo ha interessi ben diversi rispetto a quelli dimostrati, interessi complessivamente molto lontani dalla semplice “difesa dell’equilibrio” di cui tanto va fiero. I due Cavalieri si fanno spazio negli angoli più lugubri dell’Inferno stesso, alla ricerca dell’angelo caduto, la cui corruzione si sta espandendo fino all’Eden, trucidando orde di demoni senza fine: Belial, Dagon e soprattutto Moloch sono soltanto degli esempi di ciò che andremo a fronteggiare una volta vestiti i panni di Guerra e Conflitto, la cui forza però ha necessità di elevarsi a un livello successivo per poter competere alla pari con le temibili minacce da sgominare.
Nonostante il grande carisma dei protagonisti (soprattutto quello di Strife, tagliente e perennemente sopra le righe e onestamente il migliore finora visto in termini di caratterizzazione, N.d.R.) la storia di fondo risulta banale, lineare e incapace di sorprendere più di tanto portando un alone di delusione giacché col materiale a disposizione e potendo muoversi liberamente in un oceano di possibilità, ci saremmo aspettati un risultato diverso.
Hack n’ slash atipico, ma funzionale
Tornando al discorso legato fondamentalmente al comparto ludico di Darksiders Genesis vi abbiamo anticipato una piccola chicca strutturale che in qualche modo differenzia lo stile di gioco rispetto al passato della serie. Darksiders Genesis, al di là della forte differenziazione che riguarda direttamente il genere del gioco che non è più un action-adventure ma un’avventura hack n’slash – con tutto ciò che consegue – abbraccia anche in un certo modo un fattore ruolistico ben più marcato di quanto ci si potrebbe immaginare. Trucidando orde di demoni in stile Diablo, infatti, è possibile droppare dai cadaveri delle stesse creature i loro Nuclei di anima, da equipaggiare in un apposito e complesso skill three che, a seconda della combinazione scelta, porta i due Cavalieri a un livello di potere sempre maggiore.
Ogni slot vuoto presente nell’albero delle abilità, ossia un semplice slot per equipaggiare dei potenziamenti, va ad aumentare e/o diminuire le statistiche di Guerra e Conflitto, dando così al giocatore la possibilità di creare la propria – semplice – build, basata magari sul danno maggiorato ma con meno resistenza ai colpi o viceversa.
I Nuclei offrono anche bonus, sia passivi che attivi, discretamente rilevanti alla corretta gestione di uno o dell’altro scontro, specialmente contro i boss nettamente più forti dei nemici ordinari e che necessitano di un approccio curato e calcolato. Una volta imbracciate le armi ci si accorge rapidamente di quanto questa gestione della “build” sia però in realtà molto più approssimativa di quanto ci si potrebbe aspettare. Pur senza risultare fondamentale nel senso stretto della parola, la gestione dei potenziamenti diventa comunque importante a causa di un livello di difficoltà tarato decisamente verso l’alto.
Già dalle primissime battute in Darksiders Genesis è molto facile rendersi conto di quanto gli scontri siano complessi, in particolare se si va a guardare il quantitativo di danni dei nemici. Anche quelli “normali” infatti generano sincera preoccupazione, in particolare quando si utilizza Conflitto, fisicamente “più debole” ed esposto a danni maggiori per quel che concerne la lotta corpo a corpo. La scelta del personaggio da utilizzare, “switchabile” in qualunque momento, non ha però soltanto valenza negli scontri, anzi. In pieno stile metroidvania infatti, le abilità che man mano vengono sbloccate nel gioco vanno a influenzare anche l’esplorazione, elemento predominante della produzione.
Guerra e Conflitto hanno abilità differenti che consentono di superare alcuni ostacoli in più di un frangente, anche decisamente complessi. Come da tradizione della serie, gli enigmi ambientali ritornano con forza anche in questo capitolo, alternandosi così alle più numerose e predominanti sequenze di combattimento. A questo si somma la classica ventata di abilità e potenziamenti acquistabili dal buon vecchio Vulgrim, con una piccola novità: appare ora anche Dis, una sorta di versione femminile del sopracitato demone, che offre diversi potenziamenti legati direttamente all’abilità armi alla mano dei due Cavalieri.
Complessivamente il gameplay di Darksiders Genesis, pur derivativo e poco originale, rappresenta una piacevole sorpresa. Seppur convinti che questa formula ludica non verrà riproposta per eventuali nuovi capitoli della saga, le ore passate in compagnia di Guerra e Conflitto ci hanno lasciato delle buone sensazioni, ma con più di una riserva.
Al netto delle tante aree esplorabili, la sensazione di vuoto nella mappe di Darksiders Genesis sale sempre di più col passare del tempo. Se collezionabili e oggettistica varia di certo non mancano, quel che latita gravemente sono segreti, boss accessori e scontri extra, proposti in un numero eccessivamente esiguo. Anche sul piano della varietà dei nemici, escludendo i boss, si avverte sin da subito una forte vena di riciclo e di “scarso impegno” giustificata dalla natura a basso costo del progetto. Quello che ci ha fatto storcere più pesantemente il naso è senza dubbio il livello di sfida e il bilanciamento degli stessi personaggi utilizzabili. Alcuni boss sono apparsi caratterizzati da un livello di sfida quasi ingiustificabile: ogni missione è caratterizzata da un livello potere consigliato ma nonostante fossimo pesantemente oltre la soglia ci siamo comunque ritrovati a dover ripetere più e più volte gli scontri.
Stessa situazione per quanto concerne i due Cavalieri. Per ragioni e situazioni diverse uno dei due apparirà sempre inadeguato, costringendovi a una scelta forzata che proprio non ci ha convinto. Discorso molto simile anche per le loro abilità: siamo sicuri che vi affiderete sempre alle stesse decisamente più utili rispetto ad altre e questo costringe a un approccio troppo schematico e abitudinario. Niente di clamoroso o di imperdonabile certo, ma le premesse della vigilia sembravano virare in una direzione diversa. Plauso, invece, per la modalità “Arena”: dsopo qualche missione di storia, infatti, verranno sbloccate delle vere e proprie sfide con tanto di premi in base al risultato. Queste missioni sono da considerarsi molto simili alla modalità “Orda” dei vari Gears e prevedono l’arrivo di gruppi di nemici sempre più forti da sconfiggere in sequenza, fino allo scontro con un mini boss finale di turno. Niente di originale ma sicuramente una buona opportunità per perfezionare il proprio stile di gioco, nonché un piacevole espediente per accrescere la già ottima longevità di Darksiders Genesis.
Stile da vendere
La dove Darksiders Genesis lascia la sua impronta è certamente nella caratterizzazione del cast per quanto riguarda sia i protagonisti, sia gli improbabili alleati, sia i nemici, almeno quelli importanti. Se abbiamo già tessuto le lodi di un Conflitto semplicemente fantastico, possiamo strappare qualche applauso anche per Guerra, apparso qui molto più profondo e meno schematico rispetto al primo capitolo: col passare del tempo, il Cavaliere cerca di scuotersi dal proprio torpore, iniziando a vedere con occhi diversi ciò che gli accade intorno. La maturazione di Guerra si bilancia con la rappresentazione delle forze del male, tutte molto ben caratterizzate sul piano artistico e coerenti col background ideologico sui cui si basano. Belial, ad esempio, prediligile la corruzione e ciò si avverte chiaramente esplorando le mappe a egli dedicate.
Sul piano strettamente estetico, seppur artisticamente ispirato, Darksiders Genesis non fa certamente gridare al miracolo. La natura di progetto a basso costo si avverte e non c’è telecamera isometrica che tenga. Sul fronte poligonale, seppur pulito e stabile sul nostro PC di fascia media (con setting Ultra), né per varietà né per qualità si avverte la necessità di gridare al miracolo.
Inoltre, il codice review di Darksiders Genesis da noi provato non era esente da diversi problemi che, in alcuni casi, ci hanno praticamente costretto a rifare intere missioni. Siamo sicuri che questi dettagli verranno sistemati con le immancabili patch al day one, ma non nascondiamo la nostra delusione in tal senso, considerando anche le tutt’altro che spaventose richieste del titolo in questione in termini di potenza di calcolo. Il tutto rimane complessivamente molto piacevole grazie anche a un frame-rate solido sui 60 FPS che rende gli scontri godibili e frenetici quanto basta. Apprezzabile il doppiaggio italiano: il titolo di Airship Syndicate è infatti interamente localizzato, e questo è un gran pregio, e la qualità del doppiaggio è tutto sommato di buon livello, fatta eccezione per alcune voci (Moloch, per dirne una) assolutamente fuori luogo.
Del tutto anonima la soundtrack di fondo che non riesce a risultare memorabile. Chiosa finale sulla possibilità di fruire del titolo in co-op locale o online (con amici, senza match-making). Pur senza aver potuto provare il gioco online a causa della chiusura dei server, ci siamo divertiti non poco con lo schermo condiviso e, qualora ne avete la possibilità, il nostro consiglio è proprio quello di trovare un partner di gioco prima di iniziare l’avventura. Non ve ne pentirete!
Darksiders Genesis è un esperimento complessivamente riuscito, che torna a far respirare a pieni polmoni l’aria di Apocalisse a tutti i fan della saga creata da Joe Madureira. Seppur con evidenti limiti il prodotto si interseca egregiamente nell’immaginario generale della serie, portandosi dietro però diverse mancanze sul piano strettamente ludico. La nuova formula di gioco convince sulle prime ma mostra il fianco a diverse problematiche come uno scarso bilanciamento della difficoltà generale e una conformazione delle mappe che spinge poco il giocatore a esplorarle. Alcune intuizioni hanno saputo dimostrare ottime cose ma nel complesso ci saremmo aspettati qualcosina più. Plauso gigantesco per la caratterizzazione del cast generale, in cui spicca su tutti Conflitto. Il quarto Cavaliere risulta già dalle prime battute un personaggio fantastico, capace di rubare la scena senza problemi ai suoi fratelli a colpi di pistola e battutacce trash dalla forte carica ironica. Molto buona è anche la longevità: l’avventura di Strife e War vi porterà via almeno 15-16 ore di pèuro divertimento. Peccato dunque per i problemi sopra elencati: con un po’ d’attenzione in più staremmo parlando dell’ennesima piccola perla di questo strepitoso 2019.
Pro
- Conlfitto
- Longevità più che valida
- Missioni "Arena" divertenti
- Ottima caratterizzazione del cast
- Sistema di combattimento divertente...
Contro
- … ma con poche possibilità sul pratico
- Livello di sfida mal bilanciato
- Numerosi bug sul codice review
- Mappe complessivamente vuote, che rendono l'esplorazione fine a se stessa