Code Vein – Recensione
Nella nostra recensione di oggi parleremo di Code Vein, che abbiamo testato su PlayStation 4. La nuova IP di Bandai Namco si erge dalle ceneri della celebre saga “Dark Souls” e sin dal lancio della campagna promozionale la vicinanza con questo gioco era molto presente (ndr, anche sapientemente sfruttata al livello commerciale).
Lo slogan “Prepare to dine”, pubblicato con il primo trailer di Code Vein, faceva intendere sin da subito il genere “souls-like” di questa nuova IP. Attenzione però: similitudini ma non copia-incolla. Lo sviluppo del gioco venne affidato a Hiroshi Yoshimura, il papà della celebre serie God Eater. È probabile che vi ricorderete solo del terzo capitolo della serie, unico approdato su PS4. Il gioco, nato su console PSP, era famoso per aver anticipato un genere, l’action RPG, che solo qualche anno più tardi avrebbe conquistato il cuore di molti JRPG nostalgici.
La vena action di God Eater è stata ripresa e migliorata in Code Vein, anche grazie ai nuovi potenti mezzi di cui il team di Yoshimura ha potuto disporre per lo sviluppo di questa nuova IP.
Vivo o morto… o redivivo
L’avventura inizia con la creazione del nostro personaggio. L’enorme quantità di dettagli e opzioni ci ha lasciato piacevolmente sorpresi: potrete personalizzare i dettagli del volto, dalla capigliatura sino al colore dell’iride. Potrete anche cambiare il colore dei riflessi sui capelli. Altro aspetto interessante è che, una volta stanchi del vostro outfit, avrete la possibilità di accedere all’editor e reinventare un nuovo stile.
Una volta ideato il vostro eroe arriva il tempo di studiare. Vi aspetta un lungo tutorial, dove una ragazza dalla voce angelica e dalla bellezza mozzafiato di nome Cruz vi guiderà alla scoperta dei comandi e delle caratteristiche principali del gioco. Ora, non per dimostrare l’abilità o meno di una software house rispetto a un’altra, ma in materia di tutorial in molti dovrebbero prendere esempio da Square Enix, con il suo stile step by step. Un tutorial ha lo scopo di introdurre in maniera moderata e graduata gli aspetti del gioco, in modo tale che un utente, anche poco esperto del genere, non si spaventa dalle troppe nozioni da apprendere. Purtroppo Code Vein sceglie la strada del “tutto e subito”, per cui vi tocca un buon quarto d’ora di nozioni introduttive.
Terminata la lezione, che per vostra fortuna potrà anche essere skippata, inizia il gioco vero e proprio. Il vostro protagonista è un redivivo, morto e risorto, che si nutre solo di sangue. Tutti coloro che non riescono a nutrirsi, dimenticano progressivamente le loro origini e la loro identità e si trasformano in corrotti, le vostre nemesi nel gioco. In questa versione di vampirismo 2.0 il sangue, oltre a essere fonte di nutrimento, è anche una sorta di cura e medicina.
Il gameplay di Code Vein eredita il testamento di Dark Souls in materia di movimenti offensivi. Attacchi leggeri, pesanti, charged, sia da fermo che in movimento, si nutriranno di stamina. Anche le schivate e le parate, alla stregua dei movimenti offensivi, la intaccheranno.
È doverosa una menzione speciale per la meccanica della schivata: in base al tipo di arma, la velocità del movimento difensivo varia. La condizione sine qua non tra un classico rotolamento e uno scatto è data dalla natura dell’arma. A volte sono dettagli come questi che fanno capire lo spessore di un gioco.
Sulla parte destra dello schermo troverete, oltre alla minimappa, i doni, che altri non sono che le abilità equipaggiabili in Code Vein. Ne potrete equipaggiare 8, ognuna attivabile con un preciso comando. L’attivazione di un abilità consuma icore, risorsa ottenibile con il prosciugamento dei nemici.
Oltre alle abilità vi sono anche gli oggetti, attivabili tramite le frecce direzionali. Essi, per esempio, consentono di recuperare energia vitale e stamina.
Souls Like o Anime Like?
Una volta terminato il tutoraggio, inizia la nostra avventura su nel mondo di Code Vein. Una ragazza, appena apriamo gli occhi, si manifesta in tutta la sua bellezza. Il character design è tipico di un anime: linee sottili e seni prosperosi (il “vedo non vedo” ci ha ricordato molto Agent Najica). Ma non è solamente il design dei personaggi che riporta al mondo dei cartoni animati giapponesi. Nelle ambientazioni e negli scenari vi sono delle contaminazioni importanti che richiamano grandi nomi del passato più o meno recente: questi grattacieli semidistrutti, quasi da era post atomica, ricordano molto quelli di Hokuto No Ken (Kenshiro, per chi non lo sapesse). I colori e i contrasti, con la forte predominanza del colore rosso (l’importanza dei messaggi subliminali cromatici è fondamentale e funziona alla perfezione), ricorda Master Mosquiton, anime il cui protagonista, guarda caso, è un vampiro.
Chiudiamo la parentesi anime e proseguiamo con la nostra recensione per PS4 di Code Vein. Dopo il nostro risveglio, riusciamo a cogliere in maniera graduale degli indizi e delle informazioni sulla storia alla base del gioco. Sotto questo aspetto vi ricordiamo che è molto utile interagire con gli NPC e leggere le descrizioni contenute nei vari oggetti. La Lore dietro Code Vein è molto bella e il lavoro fatto dagli sviluppatori è senza dubbio di egregia fattura. Ma oltre a essere bella è anche complicata, per cui vi consigliamo vivamente di gustarvi ogni singolo aspetto del gioco.
Facendo un breve riassunto, anche per non anticipare e spoilerare troppo, sembra che il mondo sia stato colpito da un evento chiamato “La grande rovina”, a seguito del quale i superstiti furono davvero pochi. Quelli rimasti, impiantarono nei corpi dei cadaveri dei parassiti modificati chiamati BOR, creando così i redivivi. Come in un giorno della marmotta versione macabra, questi ultimi non possono morire e ogni volta che tornano in vita perdono parte della loro memoria umana.
Come anticipato nella prima parte della nostra recensione di Code Vein, l’unica fonte di sopravvivenza è il sangue. Questo, oltre ad essere prosciugato dai nemici, può anche essere estratto dalle piante di vischio. Esse infatti rilasciano periodicamente dei frutti chiamati “gocce di sangue”, utili oggetti salvavita.
Le piante di vischio secco fungono anche da check-point dove è possibile recuperare salute. Oltre a questo, si può anche salire di livello, teletrasportarsi verso alti vischi sbloccati, acquisire doni e potenziarli
Questo livello è parecchio lineare, nonostante sia anche presente una piccolissima struttura verticale e interconnessa. Avremo a disposizione anche una minimappa, in alto a destra, che segnerà il cammino percorso dal personaggio giocante e la presenza di oggetti da poter raccogliere. Inoltre, c’è anche la possibilità di sbloccare una mappatura definitiva dell’area circostante.
Il buon vecchio RPG non muore mai
Non è facile al giorno d’oggi creare un gioco di ruolo originale con degli schemi inediti e mai visti, ma Code Vein ci prova, introducendo il codice sanguigno, caratteristica da cui deriva il titolo del gioco. Esso dovrebbe rappresentare la classe del nostro personaggio che definisce i doni che possiamo equipaggiare, siano essi attivi o passivi, e le statistiche del nostro personaggio. Fin qui nulla di nuovo rispetto a un classico RPG. Code Vein si inventa una cosa fuori dagli schemi, la multiclasse giocabile. Il nostro codice sanguigno è stato distrutto per cui abbiamo l’abilità di cambiarlo ogni volta che lo si desidera.
Dovrete scegliere con saggezza perché per ogni situazione vi è un codice adatto. Siete amanti dello scontro corpo a corpo e la situazione vi richiede una potenza d’attacco fisico maggiore? Il codice sanguigno del Berserker farà al caso vostro. Volete rallentare l’avanzata di un gruppo di nemici per prendere tempo ed elaborare una strategia d’attacco? L’Hunger sarà la soluzione ai vostri problemi.
Oltre al codice sanguigno, vi è un altro aspetto che descrive il cuore RPG di Code Vein, il Velo di sangue. Questo, altro non è che l’abito indossato dal redivivo che conferisce la tipologia dei doni equipaggiabili e dell’attacco prosciugante. Quest’ultimo rappresenta l’abilità speciale che consente di eliminare rapidamente i nemici e quindi ottenere Icore. Le animazioni di questi attacchi sono veramente fantastiche. Il velo del sangue Edera, ad esempio, sfodera un attacco rapido attraverso delle spine che fuoriescono dal terreno e trafiggono i nemici, anche a distanza.
Come il codice sanguigno, anche la scelta del Velo di sangue deve essere fatta in funzione della situazione e dei nemici.
In Code Vein non giocherete mai dai soli ma ci sarà sempre un NPC che farà parte della vostra squadra e vi aiuterà nel corso del gioco. Nel caso in cui vogliate giocare online, potete giocare sia con un amico oppure mandare una richiesta d’aiuto. Anche voi avrete la possibilità di rispondere a delle chiamate di soccorso e unirvi alla sessione del vostro nuovo compagno. In queste partite co-op avete anche la possibilità di scambiare degli oggetti e sbloccare alcuni doni esclusivi per questa modalità di gioco.
E’ tempo di tirare le somme a margine della nostra recensione PS4 di Code Vein, che ci sentiamo di definire bello ma non impressionante. È questa la sensazione che ci resta alla fine della nostra esperienza. Il genere funziona e anche se ci sono dei punti di contatto importanti con gli antenati souls, Code Vein mantiene comunque una sua identità. Tecnicamente il gameplay è buono, ma è adatto unicamente a un pubblico esperto del settore. Nonostante il genere sia attualmente inflazionato, l’originalità non manca.
Pro
- Lo stile è carino ed efficace
- Il design e le ambientazioni sono molto anime-style
- La parte RPG è ben curata
Contro
- Non si sgancia completamente dai vari "souls"
- Gameplay leggermente complicato