Ni no Kuni Remastered – Recensione
Una decina di anni fa Ni no Kuni aveva attirato l’attenzione di tutti i JRPGisti, contenti di vedere finalmente un progetto di un certo peso su home console: la scorsa generazione, infatti, si rivelò piuttosto povera su questo versante a causa dello strapotere di Nintendo DS e PSP. Anche Ni no Kuni, di fatto, nasce sulla portatile di Nintendo.
Alla fine, il gioco di Level 5 arrivò anche in Occidente, nel 2013, e si rivelò un successo, a tal punto da originare una saga. Ora Bandai Namco Entertainment ci ripropone il gioco in versione rimasterizzata, chiamato banalmente Ni no Kuni Remastered, su PlayStation 4 e PC.
“Ni no Kuni” significa, grosso modo, “secondo mondo”. L’idea alla base delle vicende è infatti la seguente: oltre alla nostra, esistono anche altre dimensioni. Lucciconio, Re delle Fate, proviene proprio da una di queste, strettamente collegata al nostro pianeta. Addirittura, ogni anima trova un suo doppio nel mondo parallelo, quasi fosse un Iperuranio. L’unico modo per viaggiare da una dimensione all’altra è la magia. Il protagonista è Oliver, un bambino in grado di salvare i due mondi, secondo un’antica profezia; egli viene ben presto iniziato alle arti magiche da Lucciconio, in modo da poter andare “dall’altra parte” e diventare un Saggio in grado di sconfiggere le forze oscure. E di salvare sua madre, morta sulla Terra, attraverso la sua anima gemella.
La trama è talmente classica da farci pensare a Ni no Kuni come a una “videofiaba”, che si giova di una delle direzioni artistiche più magiche di tutte, grazie al coinvolgimento di Studio Ghibli. Le maggiori suggestioni sono proprio visive, piuttosto che narrative. Ciò non significa che il lavoro di Hino sia da disprezzare (anche se sul finale…, NdR) : il patron di Level-5 è stato attento e ha cercato di ricalcare alcune delle tematiche principali dei lavori del famoso studio di animazione giapponese. D’altro canto, forse nemmeno Studio Ghibli avrebbe fatto di meglio, vista la differenza strutturale che corre tra un film e un JRPG. Quel che conta, a questo punto, è il coinvolgimento, assicurato da un mondo meraviglioso e da un gruppo di protagonisti ben assemblato. Lucciconio, il nostro mentore, è uno dei personaggi più spassosi: buffo, con la battuta sempre pronta, si esprime con un’inflessione romanesca nella traduzione italiana, con una scelta che riporta alla memoria Final Fantasy IX. Si tratta di un modo per rendere particolare la parlata, come in effetti risulta dal doppiaggio (può essere selezionato quello inglese, ben realizzato, o quello giapponese); alcuni lo ameranno, altri lo detesteranno. A parere di chi scrive, non è così terribile.
La struttura di Ni no Kuni è quella del JRPG classico, caratterizzato da uno svolgimento lineare, dalla world map, dalla soluzione di continuità fra esplorazione e scontri, i quali però non sono casuali, e da un battle system ibrido, che si colloca a mezza via fra i turni e l’action.
Il mondo di gioco (quello “di là”: le sessioni sulla Terra non hanno lo stesso peso sull’economia globale del gameplay) è meraviglioso: città, dungeon sufficientemente articolati, deserti, vaste pianure, mari da solcare… Ni No Kuni riporta alla mente le ore spensierate passate in infanzia/gioventù a scovare i segreti dei vecchi Final Fantasy, grazie a una world map dotata di una bellezza commovente. Nella scorsa generazione pochi JRPG si sono valsi di questo sistema, e se n’è sentita la mancanza; ebbene, non solo Level-5 ha restituito dignità alla world map, ma l’ha anche coniugata con mostri visibili e con l’arte di Studio Ghibli, sorretta da un motore grafico in pregevole cel shading. Lo stesso discorso vale per città e dungeon, che si ispirano ai soliti stereotipi in linea di massima, ma li rileggono con maestria, rendendo ogni nuova schermata una piacevole scoperta.
Questa versione rimasterizzata, realizzata da QLOC, gira a 1080p per 60 fps su PlayStation 4, mentre su PlayStation 4 Pro è possibile scegliere fra le accoppiate 4k per 30 fps e 1440p per 60 fps; su PC, invece, sia frame rate sia risoluzione saranno sbloccati. La versione per Switch, invece, è un mero port di quella originale per PlayStation 3, quindi gira a 720p per 30 fps. Per il resto, il remaster non va a toccare altro, ma non ce n’era davvero bisogno: il gioco all’epoca era fenomenale ed è invecchiato molto bene, come spesso accade ai giochi in cel shading, i quali hanno il vantaggio (per così dire) di non inseguire mai il fotorealismo.
Le nostre peregrinazioni sono accompagnate da una colonna sonora di prim’ordine, grazie al coinvolgimento di Joe Hisaishi (al secolo Mamoru Fujisawa), che i fan di Studio Ghibli dovrebbero conoscere piuttosto bene: Nausicaa nella Valle del Vento, Il Mio Vicino Totoro, Laputa, La Principessa Mononoke e molto altro ancora sono stati “musicati” da lui. I brani sono stati eseguiti dall’Orchestra Filarmonica di Tokyo.
Come già accennato, il battle system si caratterizza per una natura ibrida, “action ma non troppo”. Il giocatore comanda direttamente un membro del party, con assoluta libertà di movimento all’interno del campo di battaglia, ma le mosse devono essere comunque selezionate da un menu; dopodiché appare in basso a sinistra l’icona di un orologio, che indica il periodo durante il quale il combattente non può effettuare un’altra mossa (è però possibile “cancellare” alcuni comandi, come l’attacco fisico o la difesa), un po’ come se fossero scanditi dei turni. C’è poi da dire che non proprio tutto avviene in tempo reale.
Il grosso problema dei sistemi action o pseudo tali è che il giocatore può controllare un solo alleato, quindi gli altri sono affidati all’I.A. (Tales of consente anche il multiplayer locale), che in Ni no Kuni non è proprio il massimo. Purtroppo mancano anche le ampie possibilità di customizzazione che ritroviamo in titoli come i succitati Tales of, più complessi e soddisfacenti sotto questo punto di vista. Il problema è in parte attenuato dalla possibilità di switchare personaggio in ogni momento e da una difficoltà non proibitiva (ed è possibile in ogni momento cambiare il grado di sfida), però non v’è dubbio che un sistema di gestione più raffinato avrebbe di sicuro reso le battaglie più piacevoli.
Un ruolo di primo piano nei combattimenti è svolto dai famigli, curiose creature da catturare e addestrare. Ogni alleato può tenerne tre e può evocarne uno alla volta per un limitato quantitativo di tempo. Ogni famiglio è dotato di mosse, equipaggiamenti, caratteristiche e parametri particolari, a esclusione di HP e MP, che sono quelli del suo “allenatore”, per utilizzare un termine usato nell’ambito Pokémon; come i mostricciattoli di Nintendo, i famigli possono evolversi, aumentando i loro poteri, ma tornando al livello 1.
Questo elemento di monster taming risulta ben integrato nel gioco e conferisce un ampio spettro di soluzioni tattiche, che sarebbero precluse se ci si dovesse limitare al ridotto numero di alleati. Un po’ fastidiosa la questione della cattura: per assicurarsi i servigi di un famiglio è necessario (di solito) sconfiggerlo in duello e poi fargli una serenata (!) quando compaiono dei cuoricini sopra la sua testa. Il problema è che questi dannati cuoricini non compaiono sempre, rendendo il sistema assolutamente randomico. Non un grosso problema, ma sicuramente una seccatura quando gli incarichi secondari richiedono la cattura di determinati mostri…
Ni no Kuni è vasto, e può diventarlo ancora di più per i completisti. La main quest si aggira sulla tipica quarantina di ore, calcolate senza rushare, ma senza nemmeno soffermarsi a ogni cosa. In quest’ultima ipotesi, il tempo richiesto lieviterà notevolmente, visto il grandissimo numero (circa 130) di subquest, alcune delle quali da svolgere nel post game. Esse si dividono fondamentalmente in due categorie: le cacce al mostro e le richieste di aiuto. Portando a termine questi incarichi si guadagnano punti che possono essere spesi per avere dei bonus interessanti, come l’abbassamento dei prezzi nei negozi o l’aumento della velocità di marcia/crociera nella world map. Queste ricompense sono ben più interessanti dei compiti in sè, che a lungo andare si rivelano ripetitivi: a tacer delle cacce, anche gli aiuti ai cittadini non prevedono grosse varianti, estrinsecandosi quasi sempre in fetch quest (va’ a prendere un fiore che cresce in una foresta, recupera una pagina del mio diario, portami questi famigli, ecc.); ancor peggio, gli apporti alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi sono pressoché nulli.
Oltre a queste side quest “canonizzate” esistono anche altri fattori che aumentano la longevità, come la ricerca dei tesori nascosti o di tutte le razze di famigli, gli enigmi di Horatio e un sistema di crafting abbastanza classico, basato sulle ricette. A ogni modo, questa versione remastered non ha aggiunto contenuti, nemmeno secondari.
Ni no Kuni Remastered è un’ottima occasione per godersi al meglio un gran bel JRPG della scorsa generazione, ma l’assenza di qualsivoglia novità, unitamente a un prezzo di lancio eccessivo, dovrebbero dissuadere dall’acquisto quanti abbiano già affrontato il gioco su PlayStation 3.
Pro
- Un ottimo gioco, ora come allora
- Invecchiato bene: l'aumento della risoluzione e del frame rate lo fa sembrare un titolo current gen
Contro
- Nessuna novità
- L'I.A. non è stata migliorata
- Prezzo di lancio elevato per un remaster