Dark Souls II: Guida ai boss – Carro del Boia
Per me si va nell'eterno dolore, per me si va tra la perduta gente... il Carro del Boia è una delle creature più oscure di FromSoftware, sadico carceriere di non morti.
Un lungo ponte sospeso che porta a un luogo di punizione: al di là della nebbia c’è una delle creature più intriganti e perfide di Dark Souls II: un boia che punisce senza fine i non morti come fossero in un Inferno dantesco utilizzando un carro di dolore: il Carro del Boia.
Il Carro del Boia è uno scontro dalle tante particolarità. Boss opzionale del titolo FromSoftware, è per prima cosa diviso in due fasi distinte: la prima in cui il Carro gira in tondo per l’arena, caratterizzata dall’avere delle nicchie ai lati, oasi di salvezza contro le ruote spinate, e la seconda in cui fermiamo la sua incessante carica affrontandolo sul serio.
L’arena, dal grande impatto scenico data l’oscurità che la pervade spezzata ogni tanto dall’arrivo del Carro e dalla fiamma come fonte di luce per non perdere di vista eventuali vittime, è un gioco di ombre che a volte lascia incantati. L’ombra del Carro del Boia, che insieme al rumore degli zoccoli del cavallo è l’unico segnale di via libera o, al contrario, via ostruita, rende questo boss oscuro carico di personalità.
Creatura oscura come e più del Vecchio Ammazzadraghi, il segreto per sconfiggere il Carro del Boia sta nella sua cut-scene di presentazione: uno scheletro abbassa una leva, il cancello si apre e si sente nitrire. Il fedele servo viene distrutto, maciullato dalle ruote spinate del carro, trainato da cavallo a due teste dal manto oscuro e il non morto che li controlla carica l’ennesimo sciocco a varcare il Purgatorio dei Non Morti.
È possibile abbattere (molto lentamente) il Carro del Boia con molte frecce da lontano (lo vedremo), al sicuro in una nicchia qualsiasi. Il vero problema è che il Carro non è l’unica minaccia dell’arena, gremita di scheletri e di negromanti che ne creano di nuovi. La prima cosa da fare è mantenere la calma: il nostro obiettivo è alzare di nuovo la leva e far scontrare il Carro del Boia contro un cancello appuntito di ferro.
Per farlo, entrati nell’arena dobbiamo procedere cautamente a sinistra, far fuori gli scheletri (aiutati dal Carro del Boia, che non farà distinzioni tra amici e nemici), entrare in una nicchia quando il Carro del Boia sta passando ma soprattutto eliminare i vari negromanti sparsi nell’arena, nascosti nelle nicchie. Abbattuti loro ci libereremo dai fastidiosi scheletri e diventerà uno scontro uno contro uno – o meglio, uno contro tre, il Boia e i due cavalli.
Prestando massima attenzione ai cacofonici rumori del boss (le cui ruote possono essere schivate al momento giusto, in realtà), proseguiamo facendo numerose pause e via via abbattendo tutti i nemici tenendo gli occhi sgranati per i negromanti vestiti di blu. Ve ne sono soltanto due e uno si trova verso la fine del percorso, in prossimità della leva.
Tiriamo la leva, abbassiamo il cancello e, a seconda del giro del Carro, lo vedremo saltare come ogni volta da un precipizio, atterrare e schiantarsi rovinosamente contro il cancello, distruggendo il carro… e il Boia.
Il vero boss non era il non morto vestito di nero che guidava il Carro, un mero burattino, ma il cavallo bicefalo che sbuffa oscurità dalle narici. Esso si rialzerà, riprendendosi dalla caduta. A quel punto il vero scontro può iniziare: il cavallo, avendo perso il dono della velocità, non è una grande minaccia e, complice anche l’arena stretta, non ha molti assi nella sua manica. È consigliabile stargli davanti o ai lati, ma non dietro, dato che reagirà frequentemente. Debole al fuoco e all’elettricità, suscettibile all’avvelenamento.
Ricapitoliamo quindi i vari passaggi:
- Uccidere i due negromanti
- Tirare la leva
- Occuparsi del vero Carro del Boia
Attacchi:
- Pestone: il cavallo si alzerà sulle zampe posteriori e cercherà di colpirvi con quelle anteriori. L’attacco non è fulmineo e dà il tempo di rotolare di lato per schivarlo e colpirlo.
- Fiato oscuro: le due teste si abbasseranno e inizieranno a rilasciare una nube oscura in realtà facilmente schivabile anche solo camminando di lato. Mentre sono intenti nel completare l’attacco, potete colpirlo diverse volte.
- Carica: il cavallo farà un salto all’indietro, abbasserà le teste e farà una breve carica. Quest’attacco può cogliere alla sprovvista, ma si evita schivando lateralmente.
- Calcio: il boss userà le dure zampe posteriori per scalciarci se dovessimo trovarci dietro di lui. È una mossa che utilizza spesso, anche qui basta evitare lateralmente o non trovarsi nella traiettoria.
- Testata: il cavallo utilizzerà una delle due teste (la sua sinistra) come offensiva, facilmente parabile con uno scudo o, anche questa, schivabile.
Drop:
- 19.000 anime;
- Anima del Carro del Boia (creazioni, da Straid: Lancia da Carro o Balestra Protettiva);
- Anello della Cloranzia +2 (solo nel New Game+).
E ora un metodo alternativo per uccidere il Carro del Boia: dopo aver ucciso il primo negromante, attraverso frecce o incantesimi al sicuro nella nicchia e dall’aggro del secondo negromante, indebolite un po’ a ogni passaggio il Carro del Boia. Quando sarà indebolito abbastanza esso non riuscirà a compiere il salto del precipizio: i cavalli si aggrapperanno disperatamente al bordo sopportando il peso del Carro e del Boia, pronti per cadere giù quando decideremo che è giunta la loro ora.
Lore:
Pazzo controllore del Purgatorio dei Non Morti, il Carro del Boia è un costrutto crudele che torturava eternamente, creato e appuntato a tale scopo da un re vicino, il Vecchio Re di Ferro, che si dilettava nei boschi di sua proprietà a dare la caccia ai non morti come se fossero volpi, denudati di ogni dignità, in un assurdo sport. Il boia, che ha ucciso migliaia di non morti suoi compagni, mai si renderà conto che in realtà era solo una marionetta, controllato da un oscuro stallone senza cuore. Il Boschetto del Cacciatore è diventato un teatro costruito su montagne di ossa e così in una spirale di follia i perseguitati, i cacciati e gli imprigionati nel corso del tempo sono stati i disgraziati protagonisti di una riscrittura dantesca, perché ciò che è morto non muoia mai.