Vampyr – Recensione
Il male è un punto di vista, Dio uccide indiscriminatamente e chi siamo noi per contestarlo? In questi luridi anni ogni sera possiamo contare nuovi morti lungo le strade e nessuno può giudicare cosa sia giusto e cosa sbagliato.
L’ambientazione pregna di squallore che descriveremo a breve, unita all’affascinante figura del vampiro, inscena in Vampyr il perfetto ecosistema per le scelte difficili. L’esperienza che vi stiamo per raccontare è costellata da dubbi e rimorsi per le occasioni mancate o per aver percorso le strade sbagliate. Siamo solo un po’ ansiosi perché il vampiro è una maschera piena di passione, ma solo se usata a dovere attrae lo spettatore come l’unica fiaccola di una notte scura.
E adesso guarda il mondo con i tuoi nuovi occhi da vampiro
Le vicende narrate in Vampyr si svolgono a Londra durante il 1918 e il protagonista di quest’opera è Jonathan Reid, uno stimato chirurgo che ha da poco fatto ritorno dalla Francia, dove ha prestato servizio come ufficiale e medico. La Grande Guerra ha messo in ginocchio le più forti nazioni del mondo facendo registrare circa venti milioni di vittime, ma l’umanità doveva prepararsi a soffrire ancora.
Un’epidemia tristemente ricordata col nome di influenza spagnola, avrebbe mietuto tra i cinquanta e duecento milioni di morti in tutto il mondo ed è in questo clima di sofferenza, squallore e degrado che Reid fa ritorno a casa.
Ovviamente non è nostra intenzione spoilerare il gioco, ma vogliamo subito puntualizzare l’unico vero difetto del lavoro di Dontnod Entertainment: come anticipato nell’introduzione, il vampiro è una figura complessa ed estremamente umana e non siamo riusciti a digerire il modo così veloce in cui Jonathan accetta la sua nuova e dannata condizione. In pochi minuti passa dalla disperazione alla praticità dei suoi nuovi poteri e a soddisfare le sue necessità.
Abbiamo percepito un troppo frettoloso buttarsi nel gioco, senza prima delineare i tratti distintivi della personalità del protagonista, tutte cose che apprenderemo in seguito proseguendo con l’avventura, ma che hanno concesso un avvio brusco e poco sentito.
Un vero peccato, perché lo stile del protagonista unito all’ottima trovata di scegliere un ematologo come vampiro, in continuo contrasto con i dettami del giuramento di Ippocrate, sono idee davvero valide.
Abbandonato questo pregiudizio, che investe chiunque abbia apprezzato la cura per i personaggi di Life Is Strange (il precedente successo della software house), il gioco esplode in tutto il suo splendore. La trama su cui si regge Vampyr è una storia di vendetta; Jonathan Reid vuole trovare il responsabile della sua rinascita maledetta e farà di tutto per scoprire i segreti notturni di Londra attraversandone i quartieri più bui.
Voglio darti quella scelta che a me non fu data
Vampyr suddivide la capitale inglese in quartieri, ognuno popolato da cittadini da rintracciare per sfruttarne i servigi e soprattutto per seguire le tracce del nostro creatore. Ci muoviamo quasi liberamente in città perché il titolo non è il classico open world e, sebbene non interamente lineare, alcuni luoghi o personaggi non sono immediatamente accessibili. L’anima del gioco risiede proprio nell’immergersi fra i dettagli delle vite di questi uomini e donne, scoprendone i loro segreti.
Ogni indizio raccolto tramite dialoghi, ritrovamenti di oggetti o spionaggio, serve a migliorare l’esperienza guadagnata quando ci nutriamo del sangue di un individuo, perché prima o poi dobbiamo placare la sete del vampiro e scegliere chi condannare a morte. Diventa essenziale l’uso dei potenti sensi di vampiro che potenziano vista e udito rivelando tracce altrimenti invisibili. Questa parte del gioco è nettamente predominante e se prima guardiamo a queste persone solo come punti da distribuire, man mano che il nostro rapporto con loro diventa più intimo ci assale la sensazione di essere un vero giudice.
Finalmente Vampyr riesce a farci immedesimare nell’essere vampiro, una razza superiore all’uomo capace di deviare il destino del gregge e che faticosamente si aggrappa alle ultime vestigia della propria umanità.
Troncare la vita di un cittadino, significa deviare vari aspetti del gioco. Alcune missioni secondarie possono fallire o non rendersi disponibili, mentre la stabilità del quartiere viene messa in pericolo rischiando di far piombare la zona nel caos. In qualità di dottore dobbiamo cercare di stabilizzare la situazione di Londra ma Vampyr lascia libertà al giocatore, il quale può anche segnarne la distruzione.
L’importanza di un cittadino si misura sia per la quantità d’esperienza fornita, sia per il suo grado di fascinazione. Infatti per poter ammaliare e abbracciare il nostro obiettivo, dobbiamo prima ottenere un sufficiente livello (il morso del vampiro è definito spesso abbraccio N.d.R.). Questo escamotage ci impedisce di aggredire fin da subito i personaggi più determinanti di Vampyr e il meccanismo funziona.
Infine i londinesi possono soffrire di varie malattie; trovare loro la cura significa godere di una migliore qualità del sangue e quindi punti esperienza, proprio come un bravo allevatore fa con la sua mandria.
I vostri uomini impotenti con i loro sciocchi incantesimi non vi proteggeranno dal mio potere
Vampyr sa bilanciare bene il ritmo di gioco perché, tra un’indagine e l’altra, il gameplay è spezzato da un ottimo sistema di combattimento. Oltre alla barra vitale abbiamo l’energia, che limita il numero di azioni al secondo e si ricarica quando siamo a riposo; inoltre dobbiamo gestire il sangue, che è vero e proprio mana per le abilità vampiresche.
La nostra natura demoniaca ci permette di evocare lance d’ombra, causare esplosioni tentacolari, bloccare il sangue di un bersaglio o farci muovere a velocità sovrannaturale. L’uso di questi poteri consuma il sangue che viene ricaricato mordendo gli avversari o tramite l’uso di speciali sieri.
Jonathan Reid è anche un abile schermidore e può scegliere le proprie armi in un arsenale che prevede spade, coltelli, accette, pesanti randelli a due mani e arcaiche armi da fuoco. Ci siamo particolarmente divertiti con questa doppia possibilità, sfruttando la forza della polvere nera nei momenti di difficoltà. Sopra ai nemici è sempre visibile un marker che ne evidenzia resistenze e debolezze, così da adottare lo stile di lotta più efficace.
I loro attacchi e danni variano altrettanto e possono anche infliggere ferite aggravate che riducono temporaneamente la vitalità massima. Niente di rivoluzionario, ma il combattimento è sufficientemente spettacolare e caratterizzato da un grado di sfida vario e divertente. Solo in rari casi ci è capitato di osservare nemici bloccati o con piccoli bug di posizionamento, niente che abbia infastidito l’esperienza di gioco.
Il mondo cambia, noi invece no. Ed è proprio questa l’ironia che alla fine ci uccide
Il tempo in Vampyr scorre ogni volta che andiamo a risposare in attesa della prossima notte. Sparsi per la città dobbiamo sbloccare i rifugi, luoghi sicuri dove dormire e spendere i punti esperienza accumulati. Il conseguente aumento di livello apre la strada a nuove abilità attive e passive riferite al combattimento. Non abbiamo invece elementi che mutano il modo in cui affrontare la componente GDR del gioco.
Al nostro risveglio scopriamo quali mutamenti abbiamo condizionato nella vita dei quartieri di Londra e dobbiamo accettare la responsabilità di ogni conseguenza causata dalle nostre azioni.
Nei rifugi, spesso luoghi abbandonati, possiamo sederci al banco da lavoro per smontare oggetti inutili e recuperare componenti con cui craftare nuovi sieri o medicinali, oltre a potenziare le armi conferendo miglioramenti al danno o effetti speciali di vario genere.
La Londra di Vampyr è uno spettacolo per gli occhi: cupa, triste e desolata si trascina notte dopo notte sempre più appesantita dai dolori causati da questa terribile influenza. Reid si muove agevolmente lungo le strade tortuose del centro cittadino, anche grazie alle incredibili capacità fisiche che gli permettono di affrontare salti impossibili e scalare i piani degli edifici. Le luci soffuse, la nebbia e la sporcizia delineano un panorama tetro che centra in pieno le nostre aspettative. Tuttavia la componente tecnica che più ci ha stupito è senza dubbio l’impeccabile colonna sonora, composta sfruttando le bellissime sonorità di violoncello, contrabbasso e pianoforte, riesce a non stancare mai e a rinvigorirsi a dovere nelle scene d’azione.
Poco a poco Vampyr ci trasporta nel suo mondo e, dopo l’avvio incerto, possiamo finalmente apprezzare l’enorme lavoro di Dontnod Entertainment. Il primo incontro con un nuovo cittadino diventa subito un interrogatorio che ci mette nei panni del predatore. Oltre alle informazioni, vogliamo capire se chi abbiamo davanti può essere la nostra prossima vittima e la prima impressione è spesso mutata da successive scoperte. Ci siamo trovati a disagio nel condannare qualcuno in favore di altri, per poi scoprire solo in seguito che colui che abbiamo salvato avrebbe meritato la stessa sorte. Le numerose indagini secondarie sono ben realizzate e si mischiano alla perfezione con la trama principale, il tutto ben intervallato da avvincenti scontri dove dar sfogo ai poteri diabolici del vampiro. Non cercate un confronto con Life Is Strange perché la nave ha nettamente cambiato rotta, ma naviga sempre in buone acque.
Pro
- Originale sistema di scelte morali legato alla decisione su chi uccidere e chi risparmiare
- L'ambientazione notturna londinese è resa magnificamente da grafica e sonoro
- Ritmo di gioco ben bilanciato fra spettacolari combattimenti e fasi di investigazione
Contro
- Il protagonista non è introdotto nel migliore dei modi. Troppo sbrigativo il superamento delle reazioni umane riguardanti le prime terribili vicende e la nuova condizione di vampiro