God of War: fare un reboot non avrebbe avuto senso
Cory Barlog è piuttosto sicuro, in merito: Kratos non si molla
God of War propone tutta una serie di notevoli cambiamenti rispetto ai precedente giochi della serie: il setting, che passa dalla Grecia antica ai gelidi territori del Nord, o il gameplay stesso, che si allontana dall’hack ‘n’ slash con visuale isometrica per darci a una violenza più ravvicinata.
Eppure, sebbene molto sia diverso, God of War per PlayStation 4 non è un reboot, come molti avevano supposto all’annuncio. Si tratta più che altro di un nuovo stile, valido all’interno della continuity di God of War, così come accade nella saga di The Legend of Zelda.
Alcuni potrebbero ora chiedersi perché Cory Barlog e il suo team di Sony Santa Monica non abbiano colto la chance di fare un reboot della serie. La risposta arriva direttamente da Barlog: ciò che è successo in passato è importante e non avrebbe senso buttarlo via.
Barlog afferma, in traduzione:
È come se i precedenti giochi servissero da retroscena, non credete? E quando le persone dicono: “Perché non sei ripartito da capo con un nuovo personaggio?”, io gli rispondo: “Sono dieci anni di sviluppo di un personaggio. Non puoi. Perché vorresti buttarlo via?“. Perché non vorresti vedere come è diventato? Noi non siamo le stesse persone che eravamo alle scuole superiori, o al college, giusto? Ora che siamo nella mezz’età, siamo cambiati durante la nostra vita: io penso che per Kratos sia lo stesso. La sua vita nei precedenti giochi è come la mia vita e quella del resto del team è stata. Eravamo nell’età da college: abbiamo vissuto quei momenti, stavamo cominciando a diventare uomini adulti e cercavamo di essere i migliori tra tutti.
Stavamo svegli fino a tardi e facevamo cambiamenti fino all’ultimo secondo e non ci preoccupavamo troppo di tutto il resto. Stavamo solo dando tutto noi stessi. Era qualcosa di puro e penso vada bene così: eravamo ciò che eravamo. Ora, siamo tornati in sviluppo e vediamo le cose sotto una nuova luce. Siamo persone diverse e abbiamo tutta questa energia proveniente da tutte le nuove persone aggiunte allo sviluppo: quindi uniamo tutto assieme e abbiamo un nuovo modo di vedere lo sviluppo dei videogame.
È stato una cosa del tipo: perché non ci mettiamo d’impegno e tentiamo qualcosa di diverso? Eppure abbiamo mantenuto quel senso di familiarità. La speranza è che la frase che io ho usato all’inizio dello sviluppo, “famigliarmente diverso“, diventi reale e, quando giochi il videogame, tu possa percepire che si tratta di God of War. Magari non esattamente uno a uno, ma ne percepisci l’anima, il DNA, sebbene sia diverso. La camera è posizionata diversamente e il ritmo è leggermente più lento ma, nella foga del momento, God of War è definito dalle stesse esperienze di combattimento. Penso sia difficile da realizzare, ma spero che siamo riusciti a farcela.
God of War sembra promette molto: se volete sapere cosa ne pensiamo, leggete la nostra anteprima in cui vi parliamo del gioco dopo averlo provato.