Remothered: Tormented Fathers – Recensione
La versione definitiva dell'opera di Chris Darril si mette da sola nei guai.
Dopo le buone impressioni forniteci dalla versione Early Access di Remothered: Tormented Fathers, è con molta curiosità che ci siamo approcciati alla versione definitiva del gioco, determinati a poter avere una visione di insieme di questa prima opera di Chris Darril e Stormind Games, l’italianissimo collettivo dietro al titolo. Le aspettative per la breve porzione di gioco mancante non erano elevatissime, ma la speranza era che il tutto si mantenesse sul livello dei primi 3/4 dell’avventura, consegnandoci quindi un titolo si carente sotto molti punti di vista, ma decisamente valido e meritevole di interesse, specie per gli appassionati del genere Horror.
Purtroppo non tutto è andato come doveva, in una sequenza finale che si presenta sempre interessante sotto il profilo della storia (seppur con qualche grossa caduta) ma che naufraga rovinosamente sul punto di vista del gameplay, al punto da andare a rovinare in più momenti l’atmosfera costruita da gioco.
Ma andiamo con ordine, delineando meglio questo Remothered: Tormented Fathers.
Il titolo si presenta a noi come un horror dalla forte componente psicologica, che a detta degli stessi sviluppatori punta a immergere il giocatore nella storia incentrandosi sul realismo dell’esperienza, attraverso enigmi plausibili e personaggi comuni tramutati in terribili minacce. Il tutto è basato su un impianto di gioco che pesca a piene mani da classici del passato come Clock Tower e Rule of Rose, con nemici implacabili che ci lasciano la fuga come unica possibilità di salvezza. Il plot è molto interessante, e fin dal suo incipit fodera la narrazione di misteri su misteri, intrigando il giocatore e spingendolo a proseguire per saperne di più, catturandolo maggiormente a ogni nuovo elemento introdotto, fino agli inevitabili (e ben realizzati) colpi di scena della parte finale.
Se proprio la narrazione è il punto forte della produzione e mantiene le promesse di regalare una vicenda incentrata sulla penetrazione psicologica dei protagonisti, lo stesso non può dirsi del gameplay, che molto presto inizia a tradire le proprie intenzioni. Proseguendo con l’avventura infatti ci si troverà di fronte a enigmi e situazioni tutt’altro che sensate, tipiche di molti giochi di genere ma che cozzano fortemente con l’atmosfera che il gioco cerca di consegnarci, ovvero quella di trovarci in un contesto plausibile. Tra puzzle la cui soluzione richiede ragionamenti tutt’altro che logici e nemici “comuni” che terrebbero testa a Wolverine in una gara di resistenza alle offese, la sospensione di incredulità del giocatore va a farsi benedire molto in fretta, lasciando un certo amaro in bocca.
Nonostante questi problemi, la struttura aperta del titolo, che ci permette di esplorare liberamente la magione in un cui è ambientato il titolo, unito alla costante tensione in grado di suscitare il costante cantilenare e parlottare dei nostri inseguitori e alla curiosità di fare luce sui misteri che ci circondano, creano per tutta la prima parte dell’avventura un’alchimia che riesce a stregare il giocatore, facendosi perdonare la maggior parte dei difetti che la affliggono.
Giunti però alla parte finale, il tutto crolla come un castello di carte. L’esplorazione lascia infatti spazio a sezioni claustrofobiche, veri e propri labirinti di corridoi che fanno del “trial & error” il loro verbo, sezioni che per altro sottolineano alcuni limiti nella programmazione dell’intelligenza artificiale, e sconfessano anche a livello narrativo tutto quello che il titolo aveva cercato di costruire. Tra nemici dotati di teletrasporto e momenti in cui devi pregare che il gioco funzioni come dovrebbe, la parte finale di Remothered: Tormented Fathers è una delle sezioni più noiose e frustranti che ci sia capitato di giocare negli ultimi tempi, tanto da farci pensare che gli sviluppatori abbiano agito con una certa fretta per rilasciare la versione definitiva del gioco.
La conclusione della storia poi, si perde un po’ nel tentativo di filosofeggiare a fronte di una mancanza di concretezza nel rispondere a domande tante semplici quanto fondamentali, lasciando aperti molti quesiti per i probabili seguiti, ma al tempo stesso anche un senso di irrisolto piuttosto importante.
In conclusione ci sentiamo di consigliare comunque questo Remothered agli appassionati del genere, che troveranno vagonate di riferimenti sia filmici che videoludici, oltre a personaggi ben costruiti e ad una storia complessa e ben realizzata. Siate però consapevoli che esistono dei limiti, limiti importanti e che probabilmente in più di un’occasione vi ritroverete decisamente perplessi su alcune scelte di level design, costretti a combattere col gioco stesso per proseguire nella fruizione della vicenda. Promosso sulla fiducia quindi, con la speranza che i prossimi lavori di Darril e soci possano alzare l’asticella oltre la sufficienza, facendoci magari sentire orgogliosi nel leggere i titoli di coda.
Pro
- Personaggi intriganti e sfaccettati
- L'esplorazione della magione è intrigante
- La tensione è costantemente alle stelle
- La storia è ben costruita e la regia è ottima...
Contro
- ... ma si conclude in maniera fumosa
- Gameplay vetusto e superato
- Situazioni che spezzano l'illusione di realismo
- La parte finale è il "cosa non fare" del level design