Back in Time – Final Fantasy II Anniversary
Gentili lettori, bentornati alla nostra rubrica retro, che vi farà compagnia tutti i sabati di quest’anno. Il nostro primo articolo – considerato anche come nacque il progetto Gamesource – non poteva che essere dedicato a un Final Fantasy; in particolare, abbiamo scelto il primo capitolo nella sua versione Anniversary. Oggi, in modo del tutto coerente, vi proponiamo il remake “gemello” Final Fantasy II Anniversary Edition, giunto in Europa dieci anni fa (quasi) esatti. Ricordiamo, inoltre, che sul finire dell’anno Final Fantasy II celebrerà i trent’anni dall’uscita.
Come ricordato sopra, i due remake usciti su PSP (e poi su iOS e Android) sono gemelli, quindi condividono la filosofia di base e le caratteristiche tecniche, sicché non abbiamo molto da aggiungere rispetto a quanto detto su Final Fantasy I la settimana scorsa. Dopo aver sperimentato con Final Fantasy III uno sgraziato remake poligonale, Square Enix decise di restare sulle due dimensioni per i suoi Anniversary: vero è che PSP ha un hardware più performante di quello di Nintendo DS, ma ciò non significa necessariamente che un remake in tre dimensioni sarebbe stato più bello di quello bidimensionale. L’impatto è simile ad altre versioni di Final Fantasy II, ma migliore, grazie anche ad una risoluzione maggiore e ai nuovi effetti speciali.
Nell’ambito del sonoro, la OST di Nobuo Uematsu è presente solo nella versione remixata che si trova in Final Fantasy Origins. L’opera non è stata eseguita dal Maestro, bensì da due musicisti di TOSE, il team a cui Square Enix ha appaltato i due remake, nonché Origins e Dawn of Souls; sarebbe stato bello lasciare al giocatore la scelta fra versione originale e quella remixata. Il doppiaggio, in linea con la tradizione della serie fino a Final Fantasy IX (incluso), è assente.
Final Fantasy II può essere ritenuto una pecora nera all’interno della serie, almeno nell’ambito degli episodi numerati offline; non a caso è quello che ha goduto del minor successo commerciale. All’epoca era un gioco coraggioso e all’avanguardia, che offriva un comparto narrativo decisamente più strutturato rispetto al predecessore, un preludio della svolta che sarebbe avvenuta con Final Fantasy IV.
Ciò non significa il titolo oggi possa rivaleggiare con i JRPG moderni, nemmeno con le aggiunte allo script effettuate nelle ultime versioni: Final Fantasy II continua a offrire una trama striminzita e dei personaggi appena delineati. Però è già qualcosa, e nel 1988 era ben più di qualcosa. Per quanto molti fan abbiano trovato Final Fantasy II Anniversary Edition più indigesto del predecessore, chi scrive è del parere opposto, anche in virtù di un comparto narrativo che dà un senso all’avventura.
L’aspetto più controverso è sicuramente il sistema di sviluppo dei personaggi, che non si avvale né dei livelli né delle classi. I combattenti sono di base tutti uguali e possono imparare le stesse magie (in numero massimo di 16), quindi sta al giocatore differenziarli in base al loro utilizzo: essi, infatti, accrescono le loro statistiche a seconda delle azioni che svolgono sul campo di battaglia (l’esempio più banale: effettuare un attacco fisico aumenta Strength e Weapon Mastery con il tipo di arma equipaggiata). Il meccanismo è originale, ma non ha incontrato molto successo, come si può notare dalla successiva evoluzione della serie; d’altronde, è bacato nelle fondamenta, se pensiamo che un ottimo modo per aumentare HP e molti altri parametri è dedicare intere sessioni di allenamento a colpire i propri alleati. Fortunatamente le versioni più recenti del gioco (fra cui questa) hanno eliminato un elemento piuttosto frustrante, consistente nella inversa proporzionalità dei parametri, che comportava l’abbassamento di alcuni valori all’aumentare di altri.
Nel complesso, Final Fantasy II Anniversary Edition è molto più scorrevole del gioco originale, grazie ad una serie di piccoli aggiustamenti analoghi a quelli presenti in Final Fantasy Anniversary Edition: fra la riduzione della difficoltà, l’aggiunta di oggetti curativi e la possibilità di salvare in ogni momento, l’avventura trascorre abbastanza piacevolmente, nonostante un encounter rate ancora pressante e qualche sgradevole sorpresa di tanto in tanto.
In linea con la tradizione più risalente, la main quest di Final Fantasy II può essere portata a termine in poco meno di venti ore, anche in virtù del succitato “ammorbidimento” che caratterizza il remake, il quale, a differenza di Final Fantasy Origins, non consente di selezionare il livello di difficoltà originale. Considerata l’esilità della trama e la quasi totale assenza di grinding, va bene così.
Per quanto riguarda i contenuti opzionali, questa è senz’altro la versione più ricca di Final Fantasy II: oltre a contenere il capitolo bonus Soul of Rebirth, aggiunta risalente a Dawn of Souls, presenta anche un nuovo set di dungeon, gli Arcane Labyrinth. Soul of Rebirth è un capitolo post-game, che sostanzialmente amplia il finale. Contiene due boss potentissimi, quindi si rivela la fiera del grinding, posto che nelle condizioni in cui si trova il party è impensabile persino scalfirli. Gli Arcane Labyrinth sono esclusivi della Anniversary Edition e impongono l’utilizzo delle parole chiave apprese durante l’avventura. Il gioco spiega ben poco il funzionamento di questi dungeon, ma premia l’avventuriero intraprendente con armi potentissime. Si tratta di aggiunte non fondamentali, specialmente la seconda, ma in grado di aumentare notevolmente (anche raddoppiare) la durata del gioco, a patto di essere sufficientemente pazienti. Forse non ne vale la pena, ecco.
Come abbiamo concluso per Final Fantasy I Anniversary Edition, Final Fantasy II Anniversary Edition è il modo più “indolore” di recuperare Final Fantasy II, nonché il più completo. Anche questa volta non è possibile selezionare gli asset e il livello di difficoltà originali, quindi quanti vogliano confrontarsi con il titolo del 1988 faranno meglio a puntare sulle varie re-release per le macchine Nintendo, se non su Final Fantasy Origins.