L’epica dietro al nuovo God of War: la narrativa
Il 20 aprile 2018 uscirà God of War e, in concomitanza con questo annuncio, vi proponiamo la seconda e ultima parte del nostro viaggio nella mitologia norrena. Se dunque nel primo articolo abbiamo visto come è strutturato il pantheon norreno, qui invece analizzeremo la narrativa, osservando quali sono i principali miti raccontati al suo interno.
Come per l’articolo precedente, anche in questo caso ci baseremo su ciò che si può trovare nell’Edda poetica e in altri manoscritti esterni al Codex Regius. Di contro, in questo articolo era molto difficile potervi offrire un contenuto che seguisse lo schema utilizzato per il precedente. Abbiamo quindi deciso di dividere l’articolo in due sezioni: la prima strettamente legata alla parte mitologica e la seconda che ipotizzerà quali potranno essere i collegamenti dei miti osservati con il nuovo God of War.
NORRÆNNI GOÐAFRÆÐI
La mitologia norrena – all’infuori di ciò che troviamo nell’Edda poetica e in pochi altri manoscritti – al contrario di quanto avvenuto per altre mitologie, si è sempre tramandata oralmente. Questo fattore ha ridotto notevolmente le fonti dalle quali ricavare le storie più importanti che hanno composto la narrativa norrena. Sebbene le fiabe dei fratelli Grimm contengano al loro interno palesi riferimenti alle tradizioni dei popoli nordici quali i Normanni scandinavi e i Germani, noi ci atterremo a ciò che si può trovare nel testo di Snorri e negli altri manoscritti a noi pervenuti. In questo articolo troverete quindi quelli che per noi sono i miti più iconici della narrativa norrena.
LA MORTE DI BALDR: L’omicidio di Baldr per mano di Loki è sicuramente uno degli avvenimenti chiave nella narrativa norrena. Loki ha sempre odiato profondamente gli dei, provando di continuo non solo a eliminarli ma ad arrecare loro ferite non rimarginabili con cure fisiche. L’apice della crudeltà del figlio di Farbauti viene raggiunta quando, senza remore, inganna Hödr (figlio cieco di Odino) facendogli scagliare un germoglio di vischio contro Baldr, uccidendolo. Scoperto e catturato dagli altri dei, Loki viene portato in una grotta dove, immobilizzato su tre piastre di metallo, sconterà la sua pena fino al termine del Ragnarök. A Loki viene posta una vipera sulla testa, la quale ininterrottamente riverserà gocce di veleno sul viso del dio. Sigyn, moglie di Loki, raccoglierà in una coppa le gocce, e quando quest’ultima dovrà essere svuotata il veleno colante farà dimenare Loki tra atroci dolori.
SIGFRIDO E I NIBELUNGHI: Le gesta di Sigfrido (Sigurd) sono forse le più celebri, anche grazie all’opera di Wagner. In questo articolo, però, tratteremo la versione norrena di tali gesta tralasciando quella germanica del Nibelungenlied. Andvari, nano trasformato in luccio, possedeva molti tesori. Un giorno mentre si trovava nei pressi di una cascata, Andvari venne catturato da Loki e derubato delle sue ricchezze. Accortosi del furto anche del prezioso anello Andvaranautr, il nano scagliò la sua maledizione causando la morte di chiunque successivamente fosse entrato in possesso dell’anello.
Udite tali parole, Loki consegnò Andvaranautr a Hreidmar come risarcimento per l’omicidio di uno dei suoi figli. Una volta rincasato, Fafnir (secondogenito di Hreidmar) tentò di impossessarsi dell’anello maledetto; non riuscendoci uccise senza pietà il padre, dando inizio alla maledizione e trasformandosi in un drago. Sigfrido, figlio di Sigmund e promesso sposo di Crimilde, affrontò il drago uccidendolo e rubandogli Andvaranautr. Tempo dopo Sigfrido conobbe Brunilde, temibile Valchiria di cui si innamorò perdutamente, alla quale donò l’anello come pegno del suo amore. La madre di Crimilde, scoperto l’amore di Sigfrido per Brunilde, utilizzò una pozione magica per far perdere la memoria al figlio di Sigmund.
I mesi passarono e Sigfrido, ormai sposo di Crimilde, partì alla volta della terra dei Burgundi per aiutare Gunther, suo cognato, a conquistare una Valchiria di nome Brunilde. Giunti a destinazione, Gunther chiese a Sigfrido di conquistare la Valchiria per suo conto. Il figlio di Sigmund, non consapevole del sortilegio effettuatogli, conquistò Brunilde e le sottrasse di nascosto l’anello maledetto per darlo in dono a Crimilde. Terminate le prove, tra le due donne scoppiò un diverbio su quale marito fosse più valoroso; Crimilde mostrò l’anello alla Valchiria dimostrando come fosse stato Sigfrido a compiere le prove per conto di Gunther. Brunilde accecata dalla rabbia, fece uccidere Sigfrido nella notte, togliendosi successivamente la vita a causa del troppo dolore. L’anello Andvaranautr finì quindi nelle mani di Gunther e del fratello Hegen (i cosiddetti Nibelunghi), causando l’ira di Crimilde che nel frattempo si era risposata con Atli (Attila) re degli Unni. La donna ordinò quindi lo sterminio dei fratelli come atto di rivendicazione dell’anello sottrattole. Andavaranautr però era stato gettato dai Nibelunghi in fondo al Reno, ponendo così fine alla catena di morte causata dalla maledizione lanciata da Andvari.
I CAPELLI DI SIF: Un esempio della follia di Loki risiede nella vicenda dei capelli di Sif. In preda alla noia, un giorno il figlio di Farbauti catturò Sif, moglie di Thor, con l’intento di radere a zero la folta chioma bionda della dea. Non curante del dispiacere che stava arrecando a Sif, Loki terminò il suo lavoro; ma una volta conclusa la rasatura, la giovane dea riuscì a liberarsi correndo il più lontano possibile. Tornata tra le braccia del marito e raccontatogli l’accaduto, Sif scatenò l’ira del dio del tuono. Preso dalla rabbia, Thor raggiunse Loki e incominciò a colpirlo minacciando di rompergli tutte le ossa. Il figlio di Farbauti riuscì a placare Thor solamente promettendogli che avrebbe fatto costruire una chioma d’oro per la sua sposa.
Ripresosi dalle percosse, Loki commissionò ai fabbri Brokkr e Sindri la parrucca d’oro. Una volta terminata l’opera, Sif poté indossarla tornando ad avere la sua invidiata chioma. Questo mito spiega come mai nelle kenningar (le metafore usate dagli scaldi) l’oro sia indicato col termine: “capigliatura di Sif”.
LE GESTA DI THOR: Thor è sicuramente uno tra i più iconici dei norreni. A lui infatti sono dedicate molte storie, tutte rappresentative di un dio iracondo e brutale, sempre a caccia di combattimenti. Celebri sono lo scontro con il serpente Midgardsorm dopo che il dio del tuono cercò inutilmente di pescarlo, e la battaglia contro il gigante Hrungnir nella quale Thor subì una grave ferita al cranio. I racconti riguardanti Thor sono sì molti, ma tutti simili tra loro: il dio del tuono infatti, è sempre rappresentato nella sua perenne campagna contro i giganti. In ogni mito Thor combatte un discendente della stirpe di Ymir, e solamente in pochissime occasioni si parla del suo lato più umano. Un’altra caratteristica dei miti legati a Thor è la presenza di Loki in molte delle sue battaglie, sia come antagonista che come alleato.
Come Achille ed Ercole (le figure più simili a Thor), anche il dio del tuono verrà sconfitto, ma in questo caso sarà la vecchiaia a porre fine alle sue gesta. In una delle sue ultime avventure nella terra dei giganti, infatti, Thor comprenderà che neanche lui potrà nulla contro il decadimento fisico dovuto all’invecchiamento.
CACCIA SELVAGGIA E RAGNARÖK: Prima di continuare con l’analisi, vi sono due citazioni che vanno fatte ma che non riteniamo vadano analizzate allo stesso modo delle altre. Stiamo parlando della Caccia Selvaggia e del Ragnarök. Essi infatti sono degli avvenimenti legati sia alla tradizione popolare che alla parte religiosa della mitologia norrena. La Caccia Selvaggia è, nella tradizione popolare nordica, la personificazione del culto dei morti. Nei dodici giorni che vanno da Natale a Capodanno, l’aldilà si apre permettendo ai morti di tornare sulla terra. In questo periodo una compagnia di morti (la Caccia Selvaggia), vaga come una tempesta per le terre guidata da un uomo guercio da un occhio (Odino). Il Ragnarök invece è nella mitologia norrena la fine del mondo. Il reset dell’universo che ristabilirà l’equilibrio. Come per ogni mito anche sul Ragnarök vi sono diverse interpretazioni, ma a differenza di tutto ciò che vi abbiamo raccontato finora non vi sono elementi comuni che permettano un’interpretazione univoca del mito. Ogni racconto descrive il Ragnarök in maniera differente con un unico comune denominatore: prima o poi accadrà, e quando succederà l’equilibrio verrà ristabilito.
MITOLOGIA GODOFWARIANA
Ora che abbiamo analizzato le gesta raccontate nella mitologia norrena, è tempo di vedere come queste potrebbero essere presenti all’interno del gioco.
LA MORTE DI BALDR: Obiettivamente questo mito è il più complesso da immaginare all’interno del gioco. Non tanto per le vicende narrate ma più che altro per il legame che potrebbe esserci con le vicende di Kratos. Non è da escludere però che in qualche dialogo o in qualche collezionabile vengano citati tali avvenimenti.
SIGFRIDO E I NIBELUNGHI: Alla fine del trailer di annuncio del gioco, un drago solca i cieli sotto lo sguardo di Kratos. Se quel drago sia Fafnir non ci è dato saperlo, ma immaginare non costa nulla, no? Le vicende di Sigfrido sono tante, e tutte hanno dei risvolti incastrabili all’interno di una narrativa videoludica. L’anello potrebbe essere un oggetto di gioco, Sigfrido potrebbe essere in qualche modo inserito anche come NPC; le possibilità sono molte. Inoltre non sappiamo se vi saranno delle sotto trame o delle side-quest. In questo caso sicuramente sarebbe una vicenda entusiasmante da vivere nei panni di Kratos.
I CAPELLI DI SIF: Brokkr e Sindri sono già stati annunciati come mercanti all’interno del gioco. I due fratelli fabbri hanno costruito la chioma d’oro richiesta da Loki per Sif: potrebbe anche essere questo l’incipit del rapporto tra i nani e Kratos. Quest’ultimo potrebbe recuperare le setole d’oro per la parrucca proprio da quel cinghiale dorato posseduto da Freyr, dio Vano.
LE GESTA DI THOR: La presenza di Thor nel gioco è praticamente scontata, il suo rapporto conflittuale con i giganti anche. Banalmente si potrebbe pensare che lo si affronterà e lo si sconfiggerà, ma visto che questo capitolo vuole rinnovare la saga nella forma e nello stile, perché non sorprendere tutti e far combattere Kratos al fianco del dio del tuono contro il re dei giganti Utgardaloki? Si potrebbe trattare di una rivisitazione interessante di uno degli scontri più avvincenti di Thor.
CACCIA SELVAGGIA E RAGNARÖK: Vedere rappresentata la Caccia Selvaggia in God of War sarebbe sicuramente interessante, ma anche in questo caso l’opzione più plausibile ci sembra essere quella di una citazione sulla falsa riga dell’omicidio di Baldr. Per quanto riguarda il Ragnarök invece, il discorso è differente; il reset dell’universo è, come abbiamo visto, presente in ogni racconto riguardante la mitologia norrena. Ci sembra altamente improbabile che non appaia anche in God of War. A nostro avviso un’interessante rappresentazione potrebbe essere proprio lo sterminio degli dei da parte di Kratos, che non riuscendo più a controllare la sua ira eliminerebbe tutto il pantheon norreno come fece con quello Greco, diventando lui stesso Ragnarök.
In diciassette anni God of War ha accompagnato tante generazioni di videogiocatori. Con rinnovata linfa, il prossimo capitolo della saga si appresta a trasportare il giocatore in un mondo nuovo, freddo e irto di pericoli, alla scoperta del nuovo Kratos, padre e guerriero tormentato dai demoni di un passato funesto. Che le nostre ipotesi si avverino o meno, speriamo di avervi fatto conoscere meglio la mitologia norrena con l’augurio che, quando sentirete il corno di Heimdallr risuonare nelle cuffie, sorriderete per aver riconosciuto l’epica dietro al nuovo God of War.