Assassin’s Creed: Origins – Recensione
Come vorrei essere… in Egitto.
Così recitava una famosa pubblicità di fine anni ’90, mentre risuonava la Marcia Trionfale dell’Aida, tra un programma di Rai 1 serale e l’altro. Uno spot semplice, nemmeno troppo ricercato, che però suscitava emozioni e che ancora oggi ricordiamo, come siamo sicuri molti di voi, anche quasi vent’anni più tardi. Perché la magia della Terra dei Faraoni è forte, il richiamo di una civiltà forse senza precedenti nella storia del nostro pianeta, una popolazione in estrema simbiosi con la natura e in estrema simbiosi con la divinità, un mondo che oggi, migliaia di anni più tardi, continua a incuriosire e affascinare.
Giocare ad Assassin’s Creed: Origins, in maniera ancora più accentuata rispetto ai suoi predecessori, è un sensazionale viaggio indietro nel tempo, un’esperienza tangibile vissuta in un tempo perduto, dimenticato, ormai sommerso dalla sabbia e dagli anni. Il lavoro di Ubisoft Montreal va al di là di ogni possibile lode in questo senso: uno studio maniacale, sebbene una rappresentazione con molte “licenze poetiche”, certo una delle poche testimonianze interattive di quei secoli così misteriosi.
Passato un anno di – necessario – stop, gli assassini sono tornati e l’hanno fatto in grande stile, con la storia di Bayek, di Cleopatra, di Giulio Cesare e delle origini del credo. Ambientato nel periodo Tolemaico, Origins è l’AC più lontano dai giorni nostri e va a esplorare le vicende che hanno portato alla fondazione di Templari e Assassini, di quella rivalità che funge da spina dorsale alla serie.
“Che, Medjay una mano?” OK scusate, questa è terribile…
Storia che dimostra pieghe molto più oscure rispetto al passato e allo stesso tempo umane, con un protagonista dal carattere inedito. Bayek è un Medjay originario di Siwa, una piccola città collocata proprio in mezzo all’Egitto. Ma cos’è un Medjay? Un po’ poliziotto, un po’ amichevole Spider-Man di quartiere, un po’ ronda padana, un Medjay è una figura molto rispettata, servitore diretto del Faraone e portatore di giustizia. La sua giustizia, però. Perché dopo la morte del figlio ad opera di misteriosi personaggi mascherati, Bayek è un uomo diverso: ancora fermo nei suoi ideali positivi, ma senza pietà e brutale di fronte alla vendetta. In questo anche la sua impetuosa compagna Aya non fa nulla per fermarlo: in Assassin’s Creed: Origins le scene truculente e le decisioni al limite della moralità saranno all’ordine del giorno, non solo avanzando nella interessante storyline principale, ma soprattutto nelle side-quest.
Ubisoft ha infatti pescato a piene mani da un prodotto come The Witcher, andando a caratterizzare in maniera sapiente anche quelle attività secondarie che nei vecchi giochi si riducevano spesso a un semplice “riportami la mia anfora perduta” o “uccidi il maestro templare”. Ora, ogni missione può iniziare dai compiti più semplici per poi evolvere in qualcosa di più intrigante o macabro, con risvolti spesso dall’impatto morale non indifferente. Bayek si schiera facilmente con i terribili drammi delle persone comuni, andando però incontro a omicidi di massa delle forze del faraone Tolomeo. Omicidi che avranno un peso sulla sua figura.
Ci troviamo certo di fronte a uno dei migliori Assassin’s Creed di sempre per quanto riguarda il – longevo – intreccio narrativo e, sebbene il world building e l’impatto delle nostre azioni sul mondo sia ancora lontano rispetto alle avventure di Geralt di Rivia, è stato fatto un passo davvero molto importante in questa direzione.
Turisti virtuali
Quando non sarete impegnati ad aiutare qualche derelitta famiglia di Giza, passerete tantissimo tempo a scattare fotografie (virtuali) in Assassin’s Creed: Origins, grazie alla bellezza vertiginosa dei suoi paesaggi, dei suoi dettagli, dei suoi angoli e della sua fauna (ATTENTI AGLI IPPOPOTAMI). Impossibile non rimanere colpiti di fronte a un mondo così ampio e vivo, così fulgido e così “alieno”, lontano dalle ambientazioni in qualche modo “canoniche” dell’Italia rinascimentale di Ezio Auditore o della Londra Vittoriana dei fratelli Frye. O magari delle terre di frontiera di Connor e la Parigi rivoluzionaria di Arno Dorian. Perché negli anni la serie cavallo di battaglia di Ubisoft ci ha portato a vivere tante avventure, poche volte però così intense e intriganti come quelle del gioco appena uscito nei negozi e che vi consigliamo davvero di andare a comprare.
La sensazione di immensità, ma allo stesso tempo densità, provata guardando per la prima volta la mappa del gioco ci ha riportato alla mente quella provata qualche anno fa con Black Flag, guardacaso realizzato dallo stesso team di Assassin’s Creed: Origins.
Tutto questo ben di Dio fortunatamente si sviluppa davanti ai nostri occhi con prestazioni più che buone, molto lontane dai momenti terribili del lancio di Unity, nonostante ancora qualche bug o imprecisione faccia capolino (anche normale, in un gioco di queste dimensioni). Tutte le versioni di Assassin’s Creed: Origins funzionano a risoluzioni diverse, ma con un’aderenza di ottimo livello ai 30 FPS di target, diciamo una sorpresa e una prima volta quasi per la serie. Chiaro, su PlayStation 4 Pro la maggiore risoluzione e gli effetti faranno la differenza rispetto a Xbox One S (la versione da noi recensita, sulla quale riportiamo qualche breve freeze durante caricamenti), ma ci sentiamo di consigliare senza patemi il gioco qualunque sia la console che possediate. In attesa della versione regina, su Xbox One X a partire dal 7 novembre, quella che dovrebbe davvero farci salivare copiosamente.
Assassin’s Creed è morto. Viva Assassin’s Creed
Il lavoro dei tantissimi team di sviluppo coinvolti in Assassin’s Creed: Origins non si è ridotto a un restyle grafico, una nuova ambientazione e una trama più profonda, anzi. Il fulcro di quello che ha cambiato la serie per sempre a partire da questo episodio, sta nel nuovo sistema di combattimento e nell’introduzione di elementi da RPG, del tutto inediti; un cambio di passo quasi totale per il brand.
“Attaccano sempre uno alla volta”. Quante volte avrete sentito questa frase parlando con gli amici del combat system di Assassin’s Creed, una frase semplicistica ma rappresentativa delle tribolazioni del team canadese nel realizzare un’esperienza di gioco negli scontri paragonabile a quella ottima delle esplorazioni. In passato è stato inutile cambiare sistema quasi completamente (come in Unity e Syndicate): le critiche sono rimaste e AC non aveva trovato la sua strada in questo senso.
Beh, Origins ha fatto completa piazza pulita di quello che esisteva prima, trasformando il gioco in un vero e proprio RPG, pescando ancora, a piene mani, da quel capolavoro di Wild Hunt. E, perché no, anche da Dark Souls. Innanzitutto, in Assassin’s Creed: Origins per la prima volta ci sarà un sistema di progressione a livelli, punti esperienza e abilità da sbloccare, appartenenti a tre alberi di specializzazione differenti. Ogni missione portata a termine regalerà infatti un quantitativo di XP da usare per guadagnare nuove mosse o skill passive, oltre a migliorare le stats di Bayek. Ogni nemico e ogni missione avrà un suo livello consigliato, che vi suggeriamo di seguire per evitare Game Over a ripetizione. Il gioco vi guiderà verso una progressione senza troppi patemi, ma sappiate che le deviazioni dal percorso sono possibili, per i più audaci di voi.
Anche l’equipaggiamento è stato completamente rivisto, con un sistema di loot e “rarità” di armi e armature: tutto molto basico, ma efficace abbastanza per migliorare l’esperienza di gioco e offrire profondità in un settore in cui i precedenti episodi mancavano.
Geralt di Siwa
Vi servirà almeno un’ora per iniziare a venire a capo del nuovo sistema di combattimento, come detto simile a quello trovato in WRPG come The Witcher 3. L’abitudine dei vecchi AC è difficile da ingannare, ma una volta prese le redini del nuovo sistema, ne si possono notare le tante caratteristiche positive. Sebbene ancora oggi capiti di poter entrare in una sfida e uscirne fuori semplicemente mashando il pulsante dedputato agli affondi con la spada (almeno contro i nemici più deboli), è buona norma selezionare la tipologia di arma bianca o arco giusta per ogni situazione, con differenze davvero marcate tra l’utilizzo di una picca e di una mazza o magari di una doppia lama. Sfruttando una sottospecie di Z-Targeting di zeldiana memoria poi, si può centrare il focus su un singolo nemico e scegliere tra un attacco debole e uno pesante, schivando allo stesso tempo e gestendo la resistenza. E sì, i nemici attaccheranno da più lati contemporaneamente.
Il nuovo sistema è, allo stesso tempo, uno dei punti più alti di Assassin’s Creed: Origins e il suo unico vero difetto. Come tutte le aggiunte di caratura in titoli di questa magnitudo, è un po’ macchinoso e non esente da limiti, in particolare sulla qualità delle animazioni e la compenetrazione dei corpi, non all’altezza della rifinitura del resto del pacchetto. Certi scontri inoltre risulteranno molto difficili per ragioni non ben definite e in generale non possiamo certo parlare di un elegante balletto sul campo di battaglia come ci si potrebbe aspettare da un esperto assassino. Tuttavia, la strada è quella giusta: finalmente anche il combat system è uno dei punti cardine di questa produzione, nel bene (spesso) e nel male (a volte).
Volaaa… un’aquila nel cieloooo (no, non tifiamo Lazio, ma è un inno sempre bellissimo)
L’ultima nota della recensione di Assassin’s Creed: Origins è riservata alla vostra compagna di viaggio, l’adorabile aquila Senu, liberamente controllabile dal giocatore in qualsiasi momento. Dopo anni, Ubisoft ha voluto prendere l’abilità Occhio dell’Aquila classica della serie e applicarla alla lettera: ora potremo fare scouting di luoghi e avversari proprio guidando Senu dall’alto, una simpatica novità e distrazione, perfetta anche per godersi un’ultima volta il fantastico panorama.
Assassin’s Creed: Origins non è solo un grande gioco, ma un mini-reboot che fa benissimo sperare per i capitoli successivi. È una storia longeva, intensa, accompagnata da un mondo, quello dell’Egitto dell’età tolemaica, davvero unico, vivo e vibrante, una gioia da esplorare per scoprire le origini del credo degli Assassini.
Pro
- Grande, dettagliato, curato
- Fantastico da vedere
- Ora è quasi un RPG…
Contro
- … anche se proprio in quest'ambito c’è ancora da affinare qualcosa