Playstation 4 PRO: la console che meritiamo, ma di cui non abbiamo bisogno?
È sempre più difficile, se non impossibile, trovare un genuino appassionato di videogiochi che basi la propria informazione esclusivamente su riviste cartacee. Internet ha cambiato il nostro modo di vivere, nel bene e nel male, così come la maniera e la velocità di diffusione delle notizie. Per comodo che sia è un’arma a doppio taglio: da una parte è possibile recuperare dati e aggiornamenti in tempo reale, a volte persino prima di un annuncio ufficiale; dall’altra i “tempi tecnici” del passato consentivano alle voci di corridoio (i cosiddetti rumor) di essere filtrate e condensate in reali informazioni da persone competenti. Questo evitava un accatastarsi confuso e frammentario di notizie discordanti, pronte a raggiungere e colpire i più giovani, ingenui o semplicemente ignoranti, con focolai di disinformazione isterica.
Playstation Sleeping
Il recente Playstation Meeting è stato organizzato a Times Square nella grande mela il 7 settembre di quest’anno, e ha visto come protagoniste le due nuove versioni dell’hardware casalingo targato Sony: Playstation 4 Slim, console “dimagrita” sia nelle dimensioni che nel prezzo, e Playstation 4 Pro, fino ad allora conosciuta come Playstation 4 Neo, con potenza e funzionalità superiori.
La presentazione è stata dolorosamente sobria, quasi pigra, senza i coriandoli e i fuochi d’artificio a cui il pubblico era stato abituato negli ultimi anni, e sopratutto senza un rilascio d’informazioni trasparente, completo e in grado di soddisfare i consumatori, tanto meno il reparto stampa. Tante sigle e cifre, pochi esempi e pochi giochi: giusto un paio di titoli già conosciuti, tutti ovviamente mostrati su PS4 Pro.
Già a metà conferenza il potere della rete aveva cominciato a manifestarsi in tutto il suo splendore, trasformando ogni (più o meno legittima) perplessità sul nuovo hardware in orrore e indignazione da parte degli utenti, molti dei quali hanno gioito del “buco nell’acqua di Sony“ in perfetta tenuta da sadomaso virtuale. Avatar e nickname fittizi per nascondere la propria identità, avvolti in tute di meme e armati di gergo del web, gli utenti di sono espressi contro: aggiornamenti software a pagamento, impossibile supporto del Full HD a 60fps in assenza di moderni televisori 4K, ineluttabile calo della qualità di gioco per coloro che non acquisteranno la nuova console e mancanza di un supporto BluRay 4K per limiti hardware. Nel giro di un paio d’ore i social network sono stati invasi da utenti preoccupati e costernati, con i più saggi che si limitavano a essere scettici e confusi.
Non c’è tre senza quattro, non c’è quattro senza Pro.
Sono già usciti fior fior di articoli sugli argomenti citati, molti dei quali scritti da personalità con decisamente più esperienza e competenza di me. Ciò a cui punto oggi non è dare nuove informazioni, ma invogliare alla calma e alla riflessione, vaccini perfetti contro il “panico da rumors“.
Gli scorsi anni hanno dimostrato come la Playstation 3 non si sia rivelata un ruzzolone di Sony, ma neppure un elegante passo di danza. Sin dalla sua presentazione invece, Playstation 4 è riuscita a farsi “voler bene”, grazie a un design moderno ma elegante, un parco titoli/esclusive di tutto rispetto e, ultimo ma non meno importante, un buon trampolino di lancio nella campagna di marketing, in parte coadiuvato da scelte infelici della concorrenza. Come è normale e giusto che sia lo squilibrio si è gradualmente ridotto nonostante, dati alla mano, Sony sia sempre rimasta un passo avanti, agevolata anche dall’assenza di “cannibalismo interno”, presente invece tra console Microsoft e PC.
Playstation 4 Peace
L’eterna lotta fra i fruitori d’intrattenimento videoludico non sembra destinata a cessare, ma a differenza delle vere guerre si tratta di un fattore positivo per l’economia: una concorrenza vivace è ciò che stimola miglioramenti e cambiamenti, ciò che induce le aziende a dare peso al giudizio del consumatore. Se è davvero necessario sollevare una preoccupazione nei riguardi della nuova creatura Sony, infatti, schiverei con eleganza tutte le magagne tecniche presunte e non, (che avranno tempo e luogo per essere giudicate), per focalizzarmi invece sulla scelta di mercato della casa nipponica. Playstation 4 Pro non è, né vuole essere, una diretta concorrente di Xbox Scorpio, cosa che si sarebbe già dovuta intuire dalla flemma del meeting newyorchese, talmente poco esaltante da esser stato definito da molti “un’ottima conferenza Microsoft“. Paragonandone forma e contenuto all’ultima E3 di Los Angeles, sembra di affiancare un rave party a un Tea and Biscuits di uno scricchiolante salottino inglese. E per quanto rimanga il PC gaming l’ultimo concreto rivale in campo, non serve un corso di studi per capire come, nonostante una concorrenza tra le due parti effettivamente esista, l’utenza PC ha necessità e pretese diverse rispetto a quella console e riesce comunque a “adattarsi” (non senza lamenti e brontolii, e pur sempre pagando) nel caso sia interessata a titoli in esclusiva. Quest’ultimo è però un argomento esteso, che merita e avrà il proprio spazio in futuro.
“Get rekt, git gud”
Dimenticabile presentazione a parte, non è ancora possibile dare un giudizio definitivo sull’operato di Sony: troppi elementi sono ancora poco chiari. Senza dubbio però, vi è la diffusa tendenza a fasciarsi la testa prima ancora di cadere e di etichettare cose e persone con giusto un pugno di dati in mano. Playstation 4 Pro riuscirà, molto probabilmente, a incunearsi nello “spazio generazionale” meglio ma soprattutto prima, di Xbox Scorpio, forte di un prezzo competitivo e intrigante anche per chi è già un possessore del modello standard della console. Sony si garantirà anche l’intero arco di vendite hardware dell’ottava generazione a un prezzo presso che stabile. Dando per scontato che nessuna azienda, per definizione, opera senza fini di lucro è ovvio che il costo ridotto è indice di una “vecchiaia intrinseca” dei componenti, ma come è già accaduto persino con una claudicante Playstation 3 il vero punto di forza per una console è il suo parco titoli passato, presente e futuro, nonché l’immediatezza e la comodità di approccio all’attività di gioco. Non ci sarà da stupirsi quindi se ancora una volta la differenza la faranno software ed applicazioni (con Netflix sicuramente in prima linea) e non solo numeri e sigle sulle schede tecniche: le dimensioni contano, ma l’hardware bisogna saperlo usare.
Il più grande nemico del gamer è se stesso
La morale, come sempre, è quella di guardar meno e leggere di più, ascoltare e non sentire, non lasciarsi trascinare dagli entusiasmi ma nemmeno dalle delusioni. Le passioni brucianti ci rendono vivi, ma devono essere tenute a bada davanti a giudizi perentori e altamente infiammabili, specialmente nel caso di argomenti su cui si è poco informati: internet è il nostro moderno Paese delle Meraviglie digitale, splendido, terrificante e pericoloso. Ciò che oggi dovrebbe davvero preoccupare un appassionato di videogiochi è l’eccessiva svogliatezza mostrata da Sony durante il Playstation Meeting, le cui scelte potrebbero ridurre davvero troppo la concorrenza tra le major nel lungo termine, sia in caso di successo che di fallimento, in un mercato che già adesso è fin troppo vicino all’oligopolio.