Animal Gods – Recensione

Animal Gods

La caduta degli dei

Ogni volta che si tirano in ballo gli dei un piccolo brivido ci percorre la schiena, e nel petto sentiamo crescere il desiderio di confrontarci con un potere immenso e misterioso. Animal Gods ci ha attratto per il suo titolo evocativo e intrigante, che già fa pregustare tutta la grandiosità che ci si aspetta dal contatto con lo spirito primordiale della natura. L’immaginazione vola, ma il gioco non tarda a riportarci bruscamente coi piedi per terra (anche se ci è sembrato più di precipitare e sbattere la faccia).Animal Gods è un 2D action RPG top-down sviluppato dallo studio indipendente Still Games, fondato nel 2013 e composto da ben due persone! A Kara Myren e Peter Harmon deve essere riconosciuta la buona volontà, ma le critiche non posso mancare, e speriamo che, grazie ad esse, impareranno dai propri errori.

Libera gli dei dalla maledizione

Il nostro eroe è Thistle, un prete e un guerriero che si ripromette di scoprire cos’è accaduto ai maestosiAnimal Gods, inspiegabilmente caduti nelle terre che si accinge ad esplorare. Thistle, il prete vestito di rosso dagli occhi verdi e i capelli biondi, si mette in marcia, e lungo la strada troverà frammenti del diario di una certa Juliette. Scopriremo così che Juliette non ricorda come è giunta in quel luogo, ma che ora si sente in pace. Si è affidata a un tale di nome Jessuh, leader di una nuova comunità – di una nuova “famiglia”, misericordioso re di quel regno, Sky Mirror. Mentre Thistle entra nei templi degli dei, spezza la maledizione che li tormenta e li libera per sempre, le indagini continuano, e la storia raccontata da Juliette prenderà una piega inaspettata.


Il mondo fatato dai fiumi velenosi

Thistle conquista subito la nostra simpatia, in quanto è impossibile non ravvisare una somiglianza tra lui e Link di Zelda; Thistle è Link travestito da Cappuccetto Rosso. Ma stiamo divagando.Il gioco comincia in una piazza, che si rivelerà poi un punto centrale. Siamo molto in alto, vicino a delle gigantesche cascate; gli uccellini cinguettano fra gli alberi e noi non potremmo sentirci più rilassati. Siamo subito colpiti dai colori smaglianti, dalla grafica pulita e ordinata e dai suoni cristallini. Scendiamo, varchiamo delle porte e veniamo catapultati in un giardino, il giardino del dio Leone, il quale ci inizia ai templi degli dei, tre in tutto. I templi – nelle profondità della roccia – sono come habitat a sé stanti, ognuno con le proprie leggi. Sarà qui che passeremo la maggior parte del nostro tempo, e dove ci verranno conferiti dei poteri, vale a dire lo scatto, l’arco e la spada. Tenere premuto uno dei tasti del mouse caricherà lo scatto o il colpo. Non impariamo mai veramente le abilità: la loro comparsa è legata presumibilmente alla sacralità del luogo e alla vicinanza degli dei. Perciò, all’interno dei templi disporremo del solo potere corrispondente a ciascun dio, all’esterno ne saremo privi. Nell’ultimo capitolo ci verrà data la possibilità di usare i tre poteri insieme. I dungeons potranno essere esplorati in qualsiasi ordine.Nel giardino del dio Leone saremo in grado di scattare in avanti. Ci sarà molto utile, dal momento che il rigoglioso giardino è attraversato da miriadi di fiumi dal colore viola, che uccidono istantaneamente, come tutti i nemici o le avversità nel gioco. Questa prima difficoltà ci farà rendere conto che è fondamentale calcolare bene le distanze, perché solo un passettino (o meglio, un pixel) ci separa dalla morte. Dopo aver ripetuto un livello decine di volte per questo “innocuo” dettaglio, vi assicuriamo che non è per niente divertente.

Abbiamo apprezzato che lo scenario, mano a mano che proseguivamo, cambiasse di tonalità; e raggiunto finalmente l’antro del dio, l’atmosfera del gioco, fino ad allora quieta, è mutata all’improvviso. Si è scatenata una tempesta: rimbombavano i tuoni e la pioggia si abbatteva su di noi violenta. Pensavamo di essere ormai prossimi a una sfida in grande stile, e invece no. Il livello consisteva nell’evitare i nostri amatissimi fiumi velenosi e ripetere il percorso senza checkpoint. Fatto questo (con indicibile gioia), il dio è stato liberato, e con lui si è allontanata ogni speranza di avere dei boss. Difatti, una delle grandi mancanze di Animal Gods riguarda proprio i nemici. Questi non sono altro che dei cubetti – sì, dei cubetti – azzurri e occhiuti, gli Husks, che se ne stanno buoni e fermi (e pertanto costituiscono un pericolo soltanto se ci si avvicina imprudentemente); o si muovono avanti e indietro a differente velocità; o, da fermi, allungano delle propaggini verso dei cassetti volteggianti – sì, dei cassetti. Il gioco è estremamente mediocre sotto questo punto di vista, e si rivela molto facile a difficoltà “normale”; per chi volesse farsi del male, comunque, è disponibile la difficoltà “9 vite”. La distribuzione dei checkpointnon è equilibrata: in alcune sezioni saranno abbondanti e persino superflui, in altre, dove farebbero più comodo, scarseggeranno. Per fare un quadro della situazione: i nemici sono tutti uguali, gli schemi che seguono molto elementari, e non esistono boss. Non fatevi confondere dal ciuffo biondo di Thistle: Animal Gods ricorda Legend of Zelda solo in apparenza. A differenza di Link, il nostro eroe non userà incantesimi, non potrà contare su dei bonus o delle mosse particolari e non avrà tante cose da fare.La missione è una, quella principale.


Un pugno in un occhio

Appena incominciato a giocare, la grafica ci ha entusiasmato. Lo stile è simile a quello diTransistor: curato, artistico, piacevole da guardare. È come muoversi nelle illustrazioni di un libro di favole. Numerose ambientazioni faranno da sfondo alla nostra avventura: attraverseremo un bosco fitto, piattaforme sospese, un litorale soleggiato, una spoglia landa al tramonto. Il comparto grafico è supportato da un comparto audio decisamente valido. Le musiche sono varie, originali, mescolate a suoni viscerali, quasi tribali, o ai placidi suoni della natura. Fin qui sembra un sogno, ma tutti i sogni finiscono. Mentre cercavamo i templi, dei layers grigi e anneriti sui bordi hanno invaso lo schermo del computer. Sconvolti, e pensando a un bug, abbiamo provato a caricare il salvataggio precedente, ma il nostro ottimismo è andato inevitabilmente spegnendosi. Quelle che avrebbero dovuto essere – ipotizziamo – delle pareti rocciose, sono state rese con dei “fogli” tagliati rozzamente, privi di decorazioni; solo “fogli” grigio scuro incollati uno sopra l’altro. Lo shock è tanto forte quanto lo è il contrasto: zone sapientemente curate vengono deturpate da zone squallide, che sembrano l’art attack di un bambino di cinque anni. L’unica spiegazione che diamo a questa trascuratezza è l’insufficienza di fondi. In ogni caso, avremmo preferito che lo studio Still Games avesse posticipato l’uscita, piuttosto che avere questa delusione. O, in alternativa, che riciclasse le ambientazioni, e fosse meno pretenzioso.


Dimmi cos’è accaduto

Kara Myren e Peter Harmonper per produrre il loro gioco si sono installati in uno studio su una scogliera di Sheperdstown, in West Virginia. Lì hanno ideato il regno di Sky Mirror e la sua storia, a cui pensavano da tempo. La trama di Animal Gods, troppo breve (ha una longevità di circa 4 ore), è però singolare, romantica e inquietante. Thistle inizia la sua avventura con una preghiera: prega per gli Animal Gods e per la loro salvezza. Le sue parole solenni ci trascinano in quel mondo sorvegliato in passato dagli dei e ora abbandonato. I testi, a tratti poetici, ben scritti e concisi, rappresentano senza dubbio un punto di forza del gioco. I frammenti del diario di Juliette ci saranno indispensabili per ricostruire gli ultimi avvenimenti, ma soprattutto ci avvicineranno a lei. L’immagine che ci facciamo di Juliette è quella di una ragazza fiduciosa, delicata e ingenua, che vuole dimenticare la sofferenza e vivere serenamente. Ma Jessuh la cambierà, e noi avremo l’impressione di osservare coi nostri occhi questa trasformazione leggendo il suo diario. L’evoluzione del personaggio di Juliette, la sua complessità, ci hanno colpito positivamente. La curiosità verso di lei non faceva che aumentare, e non vedevamo l’ora di incontrarla. In più viene affrontato un tema sempre attuale, quello della religione e delle sette religiose. Jessuh professa il culto dell’unico dio, ma a che costo? E quanto è affidabile la sua parola? Quel che è certo è che lo studio Still Games è riuscito, con la sua storia e i suoi personaggi,a creare una buona suspense e a suscitare tenerezza e tristezza, timore e sorpresa. Ci ha lasciati anche con alcuni importanti interrogativi: cos’è un dio? Qual è, e quale dovrebbe essere, il ruolo della religione? I mostri sono intorno a noi o dentro di noi?


Un verdetto combattuto

Animal Gods ci ha affascinati con temi interessanti, una missione onorevole e musiche gradevoli, ma troppo spesso ci ha fatto storcere il naso. Il gameplay non è longevo, né coinvolgente; non si ha una varietà di nemici, i livelli sono monotoni e non stimolano a continuare; se si continua, è perché si vuole svelare il mistero che avvolge Sky Mirror. E ciò che avrebbe potuto essere un grande pregio, la grafica, si rivela un fallimento. Siamo combattuti, poiché il gioco e lo studio Still Games possiedono innegabilmente del potenziale, non sfruttato a pieno in questo caso.

Consigliamo il gioco solo a chi abbia voglia di abbandonarsi a un’atmosfera suggestiva e di immergersi in una storia malinconica e romantica. Se cercate l’azione e una sfida sempre nuova, Animal Gods non fa per voi. La qualità non vale il prezzo.

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