Rainbow Moon – Recensione
Sidequest Studios, piccola software house tedesca finora conosciuta essenzialmente per lo sviluppo di uno sparatutto a scorrimento come Soldner-X, per la calda estate 2012 si é cimentata con un titolo di altro genere, forse un progetto più impegnativo e ambizioso. È infatti approdato sui lidi digitali del PSN – ed in esclusiva, per giunta – l’ultima creatura del team tedesco: Rainbow Moon, un jrpg tattico, che mutua alcuni elementi dai gdr occidentali classici. Un gioco di ruolo con pochi elementi originali, ma impreziosito – ve lo anticipiamo – da un gameplay consolidato e solido come una roccia. Tutto inizia nel cuore della notte…
Mai andare da soli nel bosco, di notte…
La storia di Baldren, il protagonista di Rainbow Moon, prende il via in una cupa notte, quando si inoltra in un fitto bosco per l’annuale appuntamento con il rivale Namoris. Fiducioso nell’esito del duello che si sarebbe dovuto svolgere da lì a poco, non poteva prevedere la strana piega che avrebbe preso quella serata: Namoris, da bravo “villain” del gioco, sorprende il nostro eroe nel cuore della foresta, colpendolo alle spalle e scaraventandolo in un portale magico dalla dubbia provenienza – e destinazione. Baldren si ritrova in un mondo alternativo, popolato da strani e temibili mostri apparentemente inviati dallo stesso Namoris per mettere a repentaglio la vita del giovane guerriero. Basta così poco per intimorire Baldren? Ovviamente no. Inizia così la nostra avventura in un mondo fantasy condito da non pochi elementi magici (il primo e il più importante è lo stesso portale che ha dato inizio a tutto), che si dispiega davanti agli occhi dei videogiocatori, pronti ad osservarlo con una visuale dall’alto, presente sia nella fasi di esplorazioni che in quelle di combattimento.
Per le prime ore di gioco, una trama non originale e poco accattivante ci porterà a guidare il solo Baldren, equipaggiato in maniera differente a seconda della scelta iniziale (volendo, si può decidere anche per la rinuncia totale); con il progredire dell’avventura, però, entreranno a far parte del proprio team altri eroi, come l’arciere Trisha o il guerriero Gorodo, con le sue due affilate asce, una per mano. Il che, ovviamente, agevola (e non di poco) nei combattimenti di gioco.
Attendi il tuo turno
A bilanciare una trama esile e non particolarmente avvicente, interviene il vero e proprio fulcro di Rainbow Moon : il sistema di combattimento, nelle numerosissime sezioni ad esso dedicato tra un gironzolare e l’altro nel mondo di gioco. Un sistema non particolarmente innovativo, spesso spartano, ma solidissimo e assai pratico, con i quali i veterani del genere prenderanno subito dimestichezza, ma che si lascierà comprendere e giocare agevolmente anche dai novizi. Chi desidera animazioni articolate e effetti speciali, farà meglio a rivolgersi da un’altra parte; in Rainbow Moon sembra non esserci spazio per i fronzoli (il che non è completamente un male): poco fumo, tutto arrosto, insomma.
Una volta imbattutisi in uno dei mostricciattoli che costellano gli ampi spazi selvaggi del mondo di Raimbow Moon, basterà avvicinarcisi per far comparire a schermo una pratica nuvoletta che indica il numero e la tipologia dei nemici prensenti nello scontro – e relativa difficoltà che ne deriva. Accettata la sfida, basterà ovviamente scontrarsi con il mostro per dare inizio alla fase di combattimento. È qui che, fortunatamente, Rainbow Moon dà il meglio di sé; il sistema a turni (molto simile a quello di un Final Fantasy Tactics o un Disgaea qualunque) risulta, come dicevamo, agevole e pratico, facilitato da una serie di indicatori ai quattro angoli dello schermo che permettono di avere tutta la situazione sempre sotto il proprio controllo: la sequenza dei turni che si seguirà nel corso del combattimento, un orologio per il passare del tempo e l’alternanza giorno/notte (aspetto che approfondiremo nel prossimo paragrafo), gli usali indicatori dello stato del proprio team e il menù di azione. Nel mezzo, ovviamente, una mappa a scacchiera sulla quale è possibile spostarsi di una casella alla volta: turno dopo turno è così possibile imbastiare azioni di attacco/difesa, fare uso di oggetti e colpi speciali per avere la meglio sul gruppo di mostri nemici. Se è vero che non è stato implementato un sistema per la gestione degli attacchi a seconda della posizione dalla quale lo si sferra (un fendente di lato, a parità di condizione, avrà quindi lo stesso effetto di un colpo alle spalle), d’altra parte il gameplay risulta comunque profondo e variegato così com’è: personaggi e nemici hanno ognuno proprie caratteristiche, punti di forza e debolezze (e per i mostri si è resa utile una feature come un bestiario, rapido catalogo di schede di tutti i mostri incontrati). Senza contare, poi, le skills, abilità speciali e particolarmente forti acquisibili tramite pergamene, acquistabili dai mercanti e recuperabili da alcuni forzieri disseminati nel mondo di gioco. Perché Rainbow Moon, ovviamente, sè è soprattutto combattimento, non è soltanto combattimento.
Lunga è la notte, duro il cammino
Come in ogni gdr che si rispetti, rivestono una certa importanza le fasi di esplorazione del mondo di gioco, disseminato di nemici, come già detto, ma anche di tesori da trovare, persone da incontrare, sub-quest da ricevere come incarico e da portare a termine dirigendosi nei punti “caldi” della mappa. Un po’ come la main-quest, però, le storie secondarie non risultano particolarmente variegate e avvicenti. La quantità sicuramente non manca, l’appunto è da fare sulla varietà degli incarichi. Discorso ben diverso, invece, per le ambientazioni, che ricoprono pressoché tutte le possibilità: ci troveremo nelle più diverse situazioni, da spiagge assolate a distese deserte, passando per borghi e città piccole e grandi a montagne innevate sotto l’azione del vento.
A donare, poi, un ulteriore pizzico di imprevedibilità alle ore di gioco, interviene una feature particolarmente appezzata e che ha alcuni effetti anche sui combattimenti: l’alternanza giorno/notte, dovuta ad un sistematico scorrere del tempo, sempre segnalato da un orologio sul margine destro dello schermo. Di notte gli scontri sono più pericolosi, il margine di visibilità a schermo diminuisce, spesso si rende necessario l’utilizzo di torce per rischiarare il cammino. Inoltre, l’alternanza dei giorni che ne consegue, rende necessario fermarsi ogni tanto per rifocillarsi del cibo acquistato o recuperato in altro modo in giro. Nulla di troppo invasivo, fortunatamente, ma pur sempre importante per non vedere diminuire l’efficienza del proprio team durante gli scontri.
Bianca come una perla
Ad impreziosire un quadro generale già buono, si aggiunge un doppio sistema per il potenziamento dei propri personaggi: il primo è quello canonico, legato ai punti exp guadagnati a suon di vittorie e buone prestazioni, grazie ai quali è possibile “livellare” il proprio team, aumentare i punti salute (Hit Point), i punti Mana (necessari per utilizzare le abilità speciali), le caratteristiche personali quali Forza, Difesa, Velocità (che va ad influenzare l’ordine dei turni), Fortuna (più ne avrete e più sarà alta la possibilità di eseguire colpi critici).
Il secondo sistema, invece, è legato ad alcune perle bianche che si ottengono automaticamente dopo ogni vittoria, in numero proporzionale alla difficoltà dello scontro appena conclusosi. Tali perle possono essere vendute a speciali mercanti i quali provvederanno, in cambio, ad aumentare un parametro a nostra scelta tra quelli elencati. Data la debolezza del personaggio allo stato iniziale, farete utilizzo di entrambi i sistemi fin da subito: già nella prima mezz’ora di gioco, ad esempio, ci è capitato di dover far visitato al primo di tali mercanti per potenziarci e poter ottenre così una vittoria più agevole su alcuni nemici alati che ci sbarravano il cammino. Se a parole l’insieme potrebbe sembrare assai complesso, non disperate: menù di giochi spartani (forse un po’ troppo) ma assai funzionali permettono di mettere in pausa il gioco in ogni momento, andando ad analizzare la situazione senza troppi patemi d’animo. Se a tutto ciò aggiungiamo un sistema di crafting abbastanza profondo, sarà piuttosto chiaro cheRainbow Moon è una produzione inattesa, ma di grande sostanza.
Una luna multicolore
A livello estetico, Rainbow Moon si fa notare per uno stile scarno e minimale, strutturato su una visuale dall’alto sia nelle fasi di esplorazione che in quelle di combattimento, con personaggi e nemici a riempire i tasselli del mosaico come delle piccole bambole. Personaggi e mostri probabilmente non entreranno nel cuore dei videogiocatori: molto sa di già visto, non c’è nulla di davvero originale. Un po’ come la trama, insomma, semplice canovaccio narrativo che stenta sempre a decollare del tutto. Sebbene la quantità sia tanta (ancora più apprezzabile in quanto – bene ricordarlo – stiamo pur sempre parlando di un titolo digital delivery only), alla lunga proprio la mancanza di mordente e l’incapacità di “reinventarsi” potrebbero farsi sentire e inficiare il piacere dell’esperienza videoludica.
Ma uno stile grafico piuttosto variegato, musiche di accompagnamento tutto sommato piacevoli, un gameplay semplice e funzionale e una longevità particolarmente elevata – soprattutto in relazione al tipo di produzione – (si parla di almeno 40 ore per completare la main-quest) rendono Rainbow Moon una produzione di tutto rispetto, in grado di donare diverse ore di divertimento ai videogiocatori. Purché, però, mastichino almeno un po’ di inglese. Rainbow Moon, infatti, disponibile sul PSN nostrano ad un prezzo piuttosto competitivo (12.99€), include solo una lingua; scelta un po’ limitante, forse, soprattutto per un titolo del genere.
Pro
- - Gameplay solidissimo
- - Alta longevità
- - Menù molto pratici
Contro
- - Inizio un po' lento e una trama che non decolla mai del tutto
- - Solo in Inglese