Valkyria Chronicles Remastered – Recensione
Quando Valkyria Chronicles uscì su PS3, nell’ormai lontano 2008, riuscì in un’impresa titanica: portare una ventata di innovazione nel panorama degli RPG strategici, un genere che da diversi anni soffre di una persistente mancanza di vera originalità. Certo, in questi anni si sono susseguiti vari Fire Emblem e Disgaea, capisaldi che continuano a portare avanti degnamente questo genere, ma difficilmente si può dire che abbiano proposto qualcosa di veramente nuovo. Altri titoli come Natural Doctrine e Lost Dimension si sono ispirati al titolo Sega, ma con risultati ben più modesti.
Diretto da Shuntaro Tanaka (lo stesso di Sakura Wars e Skies of Arcadia), Valkyria Chronicles è stato una gemma di rara qualità che qualsiasi amante di strategia dovrebbe provare. Nonostante la sua riuscitissima combinazione di ottimo gameplay e narrazione coinvolgente, il titolo non raggiunse mai le vendite sperate, nemmeno con il seguito su PSP, tanto da dissuadere Sega dal portare il terzo capitolo in occidente.
Dopo essere sbarcato con successo su PC, il capitolo originale arriva ora su PS4, pronto per essere riscoperto in versione remastered.
L’umanità sotto le bandiere
Le vicende del gioco ci vengono presentate come prese da un libro, facendoci sentire da subito l’accento sul comparto narrativo, l’intento del gioco di raccontarci una storia nella Storia.
Il setting ci porta nell’anno 1935 di un’Europa alternativa, e gli eventi appaiono come una vaga rivisitazione della Seconda Guerra Mondiale. Il continente è dominato da due grandi potenze, l’autocratica Alleanza Imperiale dell’Est Europa e la democratica Federazione Atlantica, in continua contesa per il controllo della ragnite, un minerale speciale impiegato in vari ambiti, dalla medicina alle armi. Tra le due potenze si trova il pacifico Principato di Gallia, da sempre neutro nello scontro. Questo finché l’Impero non decide di occuparne il territorio per mettere le mani sui ricchi filoni di ragnite presenti nel sottosuolo e realizzare così i suoi piani di conquista dell’intero continente.
Il gioco ci mette nei panni di Welkin Gunther, un giovane appassionato di natura, il cui padre fu un eroe di guerra. Costretto dagli eventi a prendere parte al conflitto, Welkin sarà messo a capo della Squad 7 e coinvolto nelle missioni militari per contrastare l’invasione di Gallia. Neanche a dirlo, in breve tempo il tono del conflitto aumenterà radicalmente, soprattutto quando l’Impero metterà in campo la mitica Valkyria del titolo.
Il gioco utilizza molto bene l’espediente della rivisitazione storica per affrontare temi che scaturiscono dal dramma della guerra, non ultimo quello della discriminazione. In Valkyria Chronicles si parla di fratellanza, di vendetta, dell’importanza della vita umana e di ogni singola storia personale. Non è un caso che l’Impero non venga dipinto come uno stato di “cattivi” contro una Federazione Atlantica di “buoni”. L’unica contrapposizione che troviamo è quella della fredda e calcolatrice politica, tutta, che sfrutta con indifferenza le persone comuni, ognuno con la propria storia e sentimenti. Durante le cutscene che scandiscono i vari capitoli abbiamo occasione di osservare la prospettiva dei membri dell’Impero e il loro background, facendoli emergere dalle loro inamidate uniformi dal design da Terzo Reich e mostrandoci il loro lato più umano. Da precisare che non si tratta di un tentativo di revisionismo; come detto il gioco demonizza efficacemente le atrocità della guerra e le personalità “politiche” responsabili, ma lo fa accomunando l’umanità dei soldati che la combattono nel ruolo di pedine.
Le sequenze narrative sono presentate con uno stile molto simile al fumetto, con una regia che non manca di sottolineare le scene chiave con palpabile poesia. Tra i macro eventi della storia vengono incastrati alla perfezione le piccole storie che caratterizzano i singoli personaggi e i rapporti tra di essi.
Sono poche le cose da imputare al comparto narrativo. La trama tarda un po’ a ingranare, ma se si ha l’accortezza di non farsi ingannare dai primi minuti di gioco si verrà premiati da una storia davvero notevole. Per essere un gioco ambientato in un conflitto internazionale, inoltre, viene raccontato in maniera fin troppo leggera. Nonostante le tematiche siano ben affrontate, una storia di guerra sarebbe risultata più efficace senza lesinare sulla crudezza di immagini, probabilmente tenute pacate per rendere il titolo fruibile a un pubblico ampio. Da segnalare inoltre diversi cliché tipici giapponesi che cozzano un po’ con il setting occidentale, ma fortunatamente in misura moderata e ben inferiore rispetto alla gran parte di titoli simili.
Squad 7, move out!
Il grande pregio di Valkyria Chronicles è quello di essere riuscito a rinnovare il genere degli RPG strategici combinando sapientemente elementi di sparatutto in terza persona. Spariscono le griglie e la visuale isometrica; a ogni turno il giocatore dispone di un numero di CP (Command Point) che corrispondono al numero di azioni da far compiere ai personaggi. Una volta selezionata, ogni singola unità potrà essere controllata liberamente negli ambienti tridimensionali, ognuna con un limite di distanza che potrà coprire, e per attaccare dovremo prendere la mira con la nostra arma da fuoco. Il numero di colpi necessari ad abbattere l’avversario dipenderà dalla sua esposizione: mirando alla testa occorreranno meno colpi per ucciderlo, ma se il nemico è riparato dietro dei sacchi di sabbia o altri ostacoli ce ne vorranno di più.
Anche se l’azione non è propriamente in tempo reale, e tutti rimangano fermi in attesa del proprio turno, passando troppo vicino agli avversari questi ci spareranno contro finché non si entra in modalità mira, oltre al rispondere al fuoco una volta che li avremo attaccati; ovviamente questo vale anche per le nostre unità. È quindi indispensabili sfruttare l’ambiente circostante a nostro vantaggio e calcolare a dovere le distanze. Dovremo far avanzare le nostre truppe in modo da mantenere un’adeguata copertura e sfruttare i punti deboli della formazione avversaria.
Fondamentale sarà anche saper gestire le diverse classi di soldati: gli scout possono coprire grandi distanze, ma non eccellono particolarmente in attacco o in difesa; gli shocktrooper sono più potenti e resistenti, ma non coprono distanze elevate; i lancer hanno una forte armatura e dispongono di potenti cannoni anticarro, coprono però brevi distanze e non rispondono al fuoco nemico; gli sniper con un colpo ben piazzato sono capaci di togliere di mezzo un soldato dalla lunga distanza, sono però poco mobili, hanno una scarsa difesa e anch’essi non rispondono agli attacchi; gli engineer sono unità di supporto che possono rifornirci di munizioni, disinnescare mine e soprattutto riparare il nostro carro armato ripristinandone gli HP. Per conquistare la vittoria sarà vitale saper scegliere quali unità portare con noi, dove posizionarle e quando farle agire. Anche perché ogni singolo personaggio disporrà di caratteristiche proprie che a seconda della situazione si tramuteranno in bonus o malus: alcuni soldati saranno più efficaci accanto ai compagni mentre altri agiscono meglio da soli, alcuni ricevono un boost di statistiche se si trovano nell’erba o nel deserto, altri avranno delle penalità vicino al metallo o nei luoghi stretti, e così via.
Come avrete capito siamo di fronte a un gioco in cui bisogna far lavorare il cervello e tenere sotto controllo tutta una serie di variabili come morfologia del terreno, coperture e distanze, caratteristiche delle proprie unità ecc. Basteranno comunque poche partite per abituarsi a gestire tutti gli elementi in gioco, anche se le partite sono comunque caratterizzate da un fisiologico trial and error.
Ci sono però un paio di problemi che compromettono il livello di difficoltà. Innanzitutto l’intelligenza artificiale dei nemici in diverse situazioni lascia molto a desiderare, sia dal punto di vista della strategia che della risposta alle nostre azioni. Se da una parte questo rende il gioco abbastanza accessibile, dall’altra potrebbe deludere i fan della strategia più esigenti.
Il secondo problema è l’eccessiva importanza dei rush. In diverse missioni infatti lo scopo per ottenere la vittoria non sarà abbattere tutti i nemici, ma semplicemente conquistare il loro avamposto. Utilizzando sapientemente gli scout e concentrando su di essi i CP, è possibile farsi largo attraverso le fila nemiche abbattendo solo le unità indispensabili e arrivare a destinazione. Il gioco stesso, che alla fine di ogni missione ci premia con Exp e soldi in base alla nostra condotta, utilizza come criterio per assegnarci il rank in primis il numero di turni impiegato e solo secondariamente il numero di vittime, incoraggiando quindi a cercare la strada più “furba” e veloce, che poco ha a che fare con la vera strategia.
Nonostante questi punti a sfavore, la formula di gioco risulta nel complesso solida e dal buon livello di sfida attraverso una serie di missioni variegate, ambientate di situazioni diverse tra di loro per situazioni e tipo di mappe.
Arte bellica
Il comparto visivo di Valkyria Chronicles è perfettamente funzionale al taglio narrativo del gioco. Questa storia interattiva è rappresentata tramite cel-shading con un peculiare stile che dà al gioco un aspetto a metà tra un dipinto ad acquerello in movimento e un fumetto, con tanto di scritte onomatopeiche ad accompagnare gli effetti sonori.
Lo stile artistico scelto per dipingere (è il caso di dirlo) l’alternativa Europa è poi senza dubbio interessante. Nonostante solitamente le produzioni nipponiche esagerino con le interpretazioni fantasy o fantascientifiche, in questo caso la rappresentazione generale risulta moderatamente realistica. Le uniche licenze fantasy sono limitate per lo più alla ragnite e alla mistica valkyria.
Dal punto di vista puramente tecnico c’è da precisare che il gioco punta molto più sullo stile artistico che sulla qualità grafica, che non fa certo gridare al miracolo. Soprattutto le ambientazioni risultano abbastanza semplici e spoglie, e la quantità di dettagli dei modelli poligonali è ridotta allo stretto indispensabile; c’è da dire che sarete troppo impegnati nei calcoli strategici per fare molto caso alla qualità grafica degli ambienti.
Questa versione Remastered esibisce una qualità senz’altro migliore rispetto all’originale per PS3 e praticamente identica al porting per PC uscito circa un anno e mezzo fa. Quest’ultima risulta leggermente più sfocata per via di un maggiore anti-aliasing, mentre la versione PS4 vanta una definizione di texture leggermente più nitida che ne esalta i particolari. A parte questo anche in questo caso troviamo un upgrade di risoluzione a 1080p (fatta eccezione per le cutscene pre-renderizzate che mantengono gli originali 720p) e 60 fps stabili.
Il comparto sonoro del gioco è a cura del maestro Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy Tactics, FFXII, Vagrant Story, Odin Sphere ecc.) che ha svolto un lavoro fantastico nel creare una colonna sonora capace di alternare tracce dal sapore militare cadenzate da tamburi e trombe, e brani più aggraziati in cui gli archi enfatizzano con eleganza le scene più emotive e struggenti della storia.
Anche il doppiaggio inglese è sorprendentemente di ottima fattura. Ma se siete puristi del doppiaggio originale è comunque possibile impostare la traccia audio in giapponese.
All’epoca della sua uscita Valkyria Chronicles venne accolto con entusiasmo per aver proposto una formula innovativa per il genere, affiancata da una storia dai temi validi affrontati con approccio poetico, e sostenuta da uno stile artistico fuori dal comune.
Permangono alcuni difetti, in primis l’intelligenza artificiale, che purtroppo risultano accentuati dalla prova del tempo. C’è anche da dire che questa versione è praticamente identica a quella per PC, e denota una certa pigrizia da parte di Sega a livello di novità, ma quanto meno è commercializzata a un prezzo decisamente onesto.
Nonostante queste incertezze, Valkyria Chronicles si riconferma come un ottimo RPG strategico, e considerando che a suo tempo non ha mai raggiunto un’ampia diffusione, questa remastered risulta senza dubbio molto più sensata di quelle di altri titoli mainstream. Se ve lo siete perso su PS3 e non potete godervelo su PC questa è l’occasione perfetta per recuperare questa perla; se lo conoscete e lo avete amato, avete l’occasione di rivivere l’avventura con un upgrade grafico e i quattro DLC annessi.
Pro
- Ottimo connubio di RPG strategico con elementi TPS
- Storia memorabile dai temi toccanti
- Stile artistico originale e ispirato
- Colonna sonora grandiosa e buon doppiaggio
- Buon remaster grafico, tutti i DLC e prezzo conveniente
Contro
- AI dei nemici poco acuta
- Sfida strategica poco adeguata
- Nessuna aggiunta dalla versione PC