Corpse Party: Blood Drive
Le origini di Corpse Party risalgono al lontano 1996, ma è solamente su PSP con il primo Corpse Party: Blood Covered che il brand è riuscito a trovare il consenso degli appassionati al di fuori dalla terra del sol levante. Difficile da inquadrare in un genere preciso, si potrebbe etichettare questo titolo come una visual novel con elementi RPG. Il capitolo qui trattato, Corpse Party: Blood Drive, è il terzo della saga: come avvenuto nel 2013 per Corpse Party: Book of Shadows, la localizzazione per il mercato europeo si è fatta attendere ma alla fine i fan del vecchio continente potranno tornare nel malato mondo horror di Corpse Party.
La scuola degli orrori
Le vicende di Corpse Party: Blood Drive sono strettamente collegate a quanto narrato nei due precedenti capitoli, riprendendo le vicende di Ayumi Shinozaki e compagni proprio da dove erano state interrotte. Se vi state avvicinando al brand per la prima volta faticherete a immedesimarvi nella storia e avrete un bel da fare per conoscere tutti i personaggi protagonisti e non. In vostro aiuto vi è un capitolo zero – lungo e abbastanza noioso, poi non dite che non vi avevamo avvertito – che riepilogherà alla meglio tutto quanto accaduto in Blood Covered e Book of Shadows. Il nostro consiglio è comunque di giocare direttamente a tutta la saga, ormai recuperabile a prezzo ridotto in formato digitale tramite il PSN.
Per chi non avesse intenzione di seguire il nostro consiglio – e fate male, perchè il primo Corpse Party è davvero un piccolo gioiello – eccovi un sintetico riassunto: la Heavenly Host Elementary è una scuola elementare maledetta. La struttura non esiste realmente sul piano fisico della nostra realtà, ma occupa una sorta di realtà parallela che intrappola chi, in possesso di particolari talismani o di poteri psichici che lo rendono più vicino al mondo degli spettri, riesce ad aprire un varco e a raggiungerla. Alla Heavenly Host sono successi fatti atroci e numerosi studenti sono stati selvaggiamente assassinati: i loro spiriti vagano ancora tra le mura della scuola maledetta, dando filo da torcere a chi osa disturbarli.
Il fatto più sconcertante, da aggiungersi ovviamente alle disturbanti visioni di morte che i protagonisti di Corpse Party devono sopportare senza impazzire, è che chi muore alla Heavenly Host viene letteralmente cancellato dal piano di esistenza terrestre: è questo quanto successo ad alcuni dei protagonisti dei precedenti Corpse Party che, deceduti alla Heavenly Host, sono stati completamente dimenticati dagli insegnanti, dai compagni di classe e dalle proprie famiglie. Gli unici a ricordarsi di loro sono Ayumi e gli altri ragazzi sopravvissuti all’orrore di Blood Covered e Book of Shadows e Blood Drive si apre presentandoci la comprensibile angoscia e l’infinita tristezza di chi, riuscito a tornare nel mondo reale, si rende conto di essere l’unico a ricordarsi dei propri compagni caduti.
In Blood Drive gli storyteller hanno inserito anche dei nuovi e misteriosi personaggi, a nostro parere non molto riusciti: il design e l’atteggiamento di questi, infatti, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione del personaggio femminile di Magari, poteva essere più curato. Questa, con degli abiti praticamente inesistenti e una falce che compare dal nulla tra le sue mani, sembra più vicina a un boss di Sailor Moon piuttosto che a un horror grottesco come dovrebbe essere Corpse Party. Fortunatamente la presenza di Magari e dei nuovi volti appositamente creati per Blood Drive dona un po’ di novità alla storia che, anche se non all’altezza di quella narrata nei precedenti episodi, risulterà comunque interessante ai fan.
Attenzione però, dicevamo in apertura come Corpse Party stia sempre più assumendo le fattezze di una visual novel e vorremmo che questo sia ben chiaro a chi stesse leggendo questa recensione per decidere se acquistare o meno il titolo: per molte delle ore necessarie a completare l’avventura vi ritroverete semplicemente a leggere i dialoghi dei personaggi e a premere il tasto “X” per proseguire. Prima di muovere i primi passi nel mondo di gioco, giusto per capirci, passerete circa un’ora e mezza a leggere; subito dopo seguirà una breve sequenza interattiva ma immediatamente, e ancora per una buona mezz’ora, assisterete a numerosi dialoghi fino ad arrivare infine alla Heavenly Host. Solo nella scuola potrete muovervi più liberamente, stando però sempre pronti alla lettura di lunghi dialoghi sempre in agguato dietro l’angolo e che ben presto imparerete a temere più dei fantasmi stessi.
La localizzazione – interamente in lingua inglese, con le sequenze più importanti doppiate in giapponese – è stata eseguita in maniera impeccabile, senza censure o grossolani errori come a volte capita in produzioni a budget ridotto di questo tipo. Dal canto nostro abbiamo apprezzato la storia di Corpse Party ma, torniamo a ribadirlo, abbiamo giocato ai capitoli precedenti e sapevamo che il ritmo del gioco stesso sarebbe stato lento e riflessivo. Se conoscete la saga e siete intenzionati a sapere come proseguirà la storia, state tranquilli che nonostante gli improbabili nuovi personaggi non rimarrete delusi; se siete nuovi utenti riflettete bene su quanto abbiamo scritto prima di decidere se questo genere di narrazione fa per voi.
Esplorazione e survival
Le meccaniche di base del gameplay di Corpse Party: Blood Drive – prendendo ovviamente in considerazione tutta quella parte di gioco che non ha a che fare con la componente visual novel – restano sostanzialmente invariate rispetto al passato: impersonando i vari protagonisti dell’avventura, a volte soli a volte in compagnia, i giocatori saranno chiamati a esplorare la Heavenly Host Elementary cercando indizi, risolvendo semplici enigmi ed evitando le trappole mortali e gli spettri che si aggirano per la scuola.
Interessante e degno di nota l’inserimento della torcia elettrica: utile per illuminare la via e vedere le trappole come le taglienti corde di pianoforte, in grado quasi di azzerare gli HP di un personaggio con un solo colpo, la luce della torcia si esaurirà con il passare del tempo, lasciando il giocatore nella quasi totale oscurità. Per mantenerla accesa serviranno delle batterie, da raccogliere nel mondo di gioco o, in alternativa, bisognerà scegliere quando accendere e quando tenere spenta la luce, conservandola per i momenti più importanti.
Durante l’esplorazione non si è mai completamente al buio, ma certamente la torcia aiuta a semplificare il gameplay ed è un elemento da tenere sempre in considerazione. Per quanto riguarda gli enigmi, si tratta per la maggior parte di oggetti da raccogliere per poter continuare nell’esplorazione, come ad esempio una tavola di legno per oltrepassare uno squarcio nel pavimento, o una chiave speciale per aprire una porta apparentemente inamovibile.
Arrivati a questo punto ci duole dover evidenziare quello che probabilmente è il più grande difetto di questo terzo episodio di Corpse Party: per la semplice apertura del menu – che richiede tra l’altro il passaggio a una seconda videata prima di raggiungere la lista degli oggetti disponibili e poter scegliere quello da utilizzare – bisogna attendere una media di cinque/sei secondi, e così per ogni singola videata, compreso il ritornare al gioco. Non sono molti i momenti in cui è richiesto l’accesso all’inventario, ma certo il doversi trovare di fronte a due o tre schermate di caricamento con la conseguente attesa che ne deriva è un qualcosa di inaccettabile: sotto questo aspetto Corpse Party mostra davvero la totale noncuranza da parte degli sviluppatori verso l’ottimizzazione di una caratteristica che al giorno d’oggi, quando anche le console come Ps Vita sono in grado di gestire il multitasking e il velocissimo passaggio da un’applicazione all’altra, lascia quasi sbigottiti.
Una debole luce
Graficamente, Corpse Party: Blood Drive segna il definitivo passaggio al 3D del brand. Se questo sia un bene o un male non lo abbiamo ancora deciso con certezza: da un lato, la nuova veste grafica ha permesso una buona gestione della luce della torcia, delle ombre, e delle texture illuminate in tempo reale, elemento che riesce a creare la giusta sensazione di mistero e paura.
Dall’altro lato, la forza comunicativa di Corpse Party è sempre stata il suo essere in grado di fare una paura dannata con la semplice grafica a 16 bit in stile RPG Maker: in alcuni casi, nei primi due episodi, le scene più complesse e splatter erano addirittura semplicemente raccontate con del testo sullo schermo nero della PSP. Su Ps Vita bisognava certamente fare di più, ma a parte la luce della torcia di cui abbiamo parlato più sopra ci sono poche novità degne di nota, e questo Blood Drive rischia di essere etichettato come un titolo dalla mediocre grafica 3D piuttosto che come un piccolo gioco dall’ambiziosa grafica 2D come lo sono stati i suoi predecessori.
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Corpse Party: Blood Drive è il terzo capitolo di una saga che noi di Gamesource abbiamo apprezzato fin dal primo episodio. Probabilmente però solamente i fan di vecchia data come noi sapranno apprezzare quanto di buono c’è in questa terza incarnazione della saga horror nipponica: la trama che conta numerosi personaggi e la scelta di raccontare la storia sotto forma di visual novel rischiano di scoraggiare chi si avvicinerà al brand con questo capitolo. Allo stesso tempo, il passaggio alla grafica 3D vede venir meno il fascino che la veste retrò donava ai primi Corpse Party, rendendo Blood Drive alquato mediocre sotto l’aspetto tecnico. Un vero peccato che un titolo di questa caratura rischi di essere relegato a gioco di nicchia, che solo i veri fan della saga sapranno apprezzare come merita.[/signoff]