Missing: An Interactive Thriller
L’eredità degli anni ’90
A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 uscì un supporto fisico per la memorizzazione dei dati destinato a cambiare per sempre il modo di pubblicare musica, film e titoli videoludici. Forte di una capienza di memoria e di una qualità dei dati di gran lunga superiore alle vecchie audiocassette, LP e (nel caso dei titoli videoludici) cartucce, il Compact Disc sarebbe diventato l’icona di un’enorme evoluzione tecnologica, poi proseguita con DVD e BluRay.
Tra i campi di intrattenimento che tentarono di sfruttare le risorse messe a disposizione dal nuovo supporto, vi fu anche quello videoludico. Piattaforme come il Sega CD e il Panasonic 3DO divennero la base di sviluppo di numerosi prodotti che, ben lungi dallo sfruttare il disco ottico per realizzare titoli longevi e profondi, ne utilizzavano la capiente memoria solo per realizzare dei lunghi e noiosi film (poco) interattivi, prediligendo il comparto tecnico a danno della giocabilità. Felici eccezioni alla regola furono ottimi titoli come Gabriel Knight 2: The Beast Within e Phantasmagoria, in cui i filmati non erano solo un pretesto tecnico, ma un mezzo per esprimere ottime storie.
Oggi che le possibilità del videogioco sono state quasi tutte esplorate, vi sono ancora delle piccole case sviluppatrici che tentano di percorrere in modo nuovo le strade vecchie, come la Zandel Media (il cui cofondatore, Simon Tremblay, prima di mettersi in proprio ha lavorato a lungo per Ubisoft) che con questa prima parte di Missing: An Interactive Thriller, del quale sono previsti cinque episodi entro la fine dell’anno, tenta di riprendere e rinnovare le meccaniche del Full Motion Video figlie degli anni ’90.
Tra l’enigmista e l’investigatore
David Newcastle (l’attore Patrick Hivon) non se la sta passando bene: si risveglia infatti intontito e ammanettato al soffitto, in una stanza blindata degna del miglior Jigsaw, e solo con la forza della disperazione e l’ingegno riesce a liberarsi dalle catene, solo per finire in una situazione ben peggiore. Qualcuno sembra avercela con David e la sua famiglia, e lo ha imprigionato in un edificio disseminato di trappole mortali, enigmi e messaggi inquietanti.
In parallelo troviamo il detective Lambert (Roy Dupuis), un detective esperto ma ormai disilluso, degno dei migliori film noir degli anni ’50, che sta indagando su una serie di misteriose sparizioni, tra le quali proprio quella di David. La trama di Missing: An Interactive Thriller, essendo solamente il primo episodio (tra l’altro piuttosto breve, come vedremo) è per forza di cose decisamente breve e scarsa di indizi, e potrà essere approfondita solo con l’uscita di tutti e cinque gli episodi previsti.
Quick Time Event ed enigmi
Il sistema di controllo di Missing: An Interactive Thriller rappresenta una sorta di connubio tra l’avventura classica e il QTE (Quick Time Event). In sostanza il titolo si presenta come una serie di ottimi filmati alternati a più classiche sequenze punta e clicca, durante le quali ci troveremo a gestire un inventario a comparsa, piuttosto limitato, con lo scopo di affrontare i vari enigmi posti sulla strada del protagonista.
Questi sono ben lontani dai virtuosismi di materia grigia richiesti da titoli di ben altra caratura, ma si presentano comunque piacevoli e abbastanza stimolanti, spesso felicemente lontani dal classico (e abusato) «Trova l’oggetto A e usalo nel punto B». Le stesse sequenze filmate permettono anche una pur limitata libertà di azione, sotto forma di veloci QTE atti a evitare una violenta e prematura morte del protagonista. Un sistema di controllo in generale, fluido e scorrevole, che si adatta molto bene alla versione da noi provata (iPad e iPhone), che pure soffre di una traduzione limitata ai soli francese e inglese.
La gloria del Full Motion Video
Il lato tecnico rappresenta forse la scelta più coraggiosa da parte di Zandel Media. Al posto di scenari e personaggi ricreati interamente con poligoni e texture, al giorno d’oggi ormai quasi indistinguibili dagli elementi reali, gli sviluppatori hanno utilizzato una tecnica chiamata Unity 3D, in grado di fondere scenari prerenderizzati e filmati, caricando i primi mentre si svolgono i secondi.
A differenza di molti titoli in Full Motion Video tipici degli anni ’90, in cui attori reali e dilettanti erano digitalmente inseriti in scenari in computer grafica, con risultati spesso discutibili, in Missing: An Interactive Thriller troviamo veri attori professionisti, caratterizzati da una recitazione ben al di sopra della media, inseriti in ambientazioni altrettanto reali e ben studiate. Un sistema che denota la cura degli sviluppatori nel voler proporre un titolo diverso dal solito e che, una volta tanto, gira benissimo anche su modelli meno performanti (compreso un ormai obsoleto iPhone 4).
Gli scenari dove si svolgono gli enigmi, pur soffrendo di scarse animazioni ambientali, risultano comunque ben inseriti e realizzati, al punto da non rendere mai difficoltosa la ricerca degli indizi. Dal punto di vista sonoro Missing: An Interactive Thriller propone ottimi dialoghi (anche l’audio sulle piattaforme Apple si limita a francese e inglese) ben recitati, al punto che persino il labiale degli attori cambia a seconda della lingua selezionata. Stesso discorso vale per le musiche: nulla di epico, ma d’atmosfera e ben studiate.
[signoff icon=”quote-circled”]Difficile dare un giudizio definitivo a Missing: An Interactive Thriller, dal momento che il prodotto è ancora limitato al primo episodio. L’idea di voler proporre un’avventura a episodi molto simile a un thriller a puntate interattivo, riprendendo nello stesso tempo le meccaniche e lo stile tipico dei titoli in FMV degli anni ’90, rappresenta la scelta più lodevole e coraggiosa di Zandel Media. In un’epoca in cui a farla da padrone sono ormai le produzioni miliardarie e le esplosioni di poligoni, la scelta degli sviluppatori potrebbe sembrare anacronistica, ma funziona bene, pur soffrendo di una longevità non eccelsa (ma si spera in meglio per i prossimi episodi) e di una difficoltà generale poco adatta ai veterani del genere. Un titolo riuscito, diverso dai soliti, un poco limitato sotto alcuni aspetti (tranquillamente risolvibili nei prossimi episodi) ma buono sotto molti altri, che fa della storia, dell’ambientazione e della recitazione degli attori i suoi punti di forza. [/signoff]