Final Fantasy VII Remake – Aspettative e speranze
Se per qualche motivo siete rimasti chiusi dentro una grotta negli ultimi giorni, sappiate che dall’ultimo E3, tra le altre cose, vi siete persi “solo” uno degli annunci più attesi degli ultimi anni. Dopo varie voci di corridoio (prontamente accolte con le pinze dai fan, che ormai ne hanno sentite di ogni genere nel corso degli anni), l’annuncio ufficiale del remake di Final Fantasy VII è giunto come un fulmine in un cielo saturo di aspettative arretrate di anni; un annuncio accompagnato da un fragore mediatico senza precedenti: la fiera si è riempita di acclamazioni entusiaste, il web è letteralmente esploso.
Troppo baccano per un remake dite? Sarebbe riduttivo e semplicistico affermarlo. Stiamo parlando, dopotutto, di una delle serie più prolifiche dell’industria videoludica. In particolare il settimo capitolo si attesta probabilmente come il più amato, o quantomeno il più venduto, con il suo notevole traguardo di 10 milioni di copie raggiunto nel 2010.
Perché tanta importanza per un singolo titolo? Forse perché è il migliore? Saltiamo pure a piè pari l’annale e infinita discussione su quale sia il capitolo migliore della saga, e concentriamoci su argomentazioni più “storiche”. Final Fantasy VII è stato innanzi tutto il capitolo che ha traghettato la serie sulla strada della modernità; punto di svolta e allo stesso tempo ponte tra retaggio classico e innovazione. Vuoi per la sceneggiatura di prim’ordine, vuoi per gli indimenticabili personaggi, vuoi per l’atmosfera unica e così poco comune nel genere, vuoi per l’introduzione delle nuove meccaniche di gameplay, senza tralasciare ovviamente la rivoluzione grafica della combinazione di modelli 3D e sfondi prerenderizzati.
Ma soprattutto, Final Fantasy VII è stato il capitolo che, grazie al fatto di essere uscito sull’originale PlayStation (la console che forse più di tutte ha contribuito alla diffusione dei videogiochi negli anni ’90), ha introdotto moltissimi videogiocatori di tutto il mondo al genere del gioco di ruolo giapponese, meglio definito con l’acronimo JRPG. Un genere che proprio sulla scatoletta grigia Sony conobbe una seconda era d’oro (dopo quella su SNES), facendo appassionare milioni di utenti.
Final Fantasy VII è quindi un simbolo di quell’era d’oro, a cui di frequente molti ripensano nostalgicamente soprattutto in questi tempi, in cui il genere degli JRPG fa sempre più fatica a proporre qualcosa di memorabile.
Da quest’ottica quindi non deve stupire che, di fronte a quel brevissimo trailer, in molti fan si sia accesa una carica emotiva così importante. È bastato posare gli occhi sugli scorci di Midgar, così rinnovata eppure così riconoscibile, per farci esaltare e stamparci un sorriso in faccia.
Ma si fa presto a dire “remake”. Come gestire un progetto così importante senza fare passi falsi?
Tetsuya Nomura, director del progetto, ha già messo le cose in chiaro: non sarà un remake fedele al 100%, ma con l’occasione saranno fatte delle modifiche; in particolare Nomura si è detto sfavorevole alla prospettiva di mantenere l’impostazione di battaglia intatta, con i personaggi immobili che agiscono uno dopo l’altro.
Non tutti hanno reagito bene alla notizia, e anzi già molti hanno gridato alla blasfemia. Ma davvero augurarsi dei cambiamenti per Final Fantasy VII è sbagliato? E in che misura?
Da fan del gioco, eccovi una riflessione divisa in punti su come mi aspetto che sia quello che si prospetta essere il remake del decennio.
GRAFICA
Cominciamo con l’aspetto più ovvio, quello su cui tutti saranno d’accordo: un massiccio aggiornamento grafico agli standard new-gen.
Potremo tranquillamente lasciarci dietro le buffe versioni poligonali “pupazzettose” dei personaggi negli ambienti, per dare spazio a modelli decisamente più proporzionati e rifiniti.
Possiamo aspettarci un massiccio utilizzo del Luminous Engine (il nuovo motore grafico di Square Enix utilizzato per Final Fantasy XV e visto all’opera nelle tech demo WITCH – Chapter 0 [cry] e Agni’s Philosophy) per la gestione grafica del gioco, e se i risultati saranno come quelli intravisti nel trailer di presentazione ne vedremo decisamente delle belle!
Qualità grafica a parte, fattore fondamentale sarà riuscire a mantenere intatta, e anzi esaltare la giusta atmosfera. Riprodurre quel mondo in stile a cavallo tra il fantasy e il cyberpunk; quel mondo cupo e decadente, ma allo stesso tempo con i suoi spazi di meraviglie naturali e magiche.
Anche in questo caso il trailer trasmesso all’E3 fa ben sperare, dopo averci fatto vedere ben riprodotte alcune location chiave di Midgar con uno stile più realistico (aggiustando anche le proporzioni della città) e soprattutto con la giusta combinazione di colori spenti illuminati da riverberi verde-Mako.
Speriamo infine di non vedere imbastardimenti stilistici sul genere di Advent Children.
SONORO
L’indimenticabile colonna sonora di Final Fantasy VII è sicuramente una parte importante dell’atmosfera del gioco.
Sebbene al livello compositivo si possa attestare tra i lavori meglio riusciti di Nobuo Uematsu, c’è da dire che all’epoca la qualità audio lasciava molto a desiderare, ristretta in un formato molto simile al MIDI, e quindi decisamente limitata.
Per un progetto di questa portata sarebbe l’ideale un arrangiamento orchestrale che porti a nuova vita i memorabili brani originali, e magari la partecipazione degli Earthbound Papas (ex The Black Mages) per i brani più “duri”.
Al momento la partecipazione di Uematsu al progetto del remake non è stata ancora ufficializzata, ma c’è ancora tempo per Square Enix per coinvolgerlo in prima persona.
STORIA
Il timore sorge spontaneo: c’è il rischio che la storia originale venga sottoposta a “innesti” derivati dalle trame dei vari spin-off della FFVII Compilation (Advent Children, Crisis Core, Dirge of Cerberus ecc.), che introducono estensioni e annacquamenti spesso incoerenti con l’originale? Noi sinceramente speriamo di no.
Non chiudiamoci però a riccio rifiutando a priori qualsiasi modifica. A parte un assestamento della traduzione originale (i cui effetti nefasti alla qualità dello script andrebbero corretti, come ben sa l’autore del progetto di ri-traduzione Beacause), riproporre lo stesso script tale e quale sarebbe un’occasione mancata di migliorare l’esperienza narrativa.
Non sottovalutiamo i benefici di una narrazione meno lineare e più cinematografica, con dialoghi più raffinati e magari l’approfondimento di diversi personaggi caratterizzati mediocremente.
Non tutti sanno inoltre che, a suo tempo, Final Fantasy VII uscì non del tutto completo, con alcune parti mancanti dal prodotto finale, a causa di limiti di finanziamenti e tempi di sviluppo. Il remake potrebbe essere l’occasione per una sorta di director’s cut. Questo ovviamente a patto che le aggiunte non snaturino il prodotto che ormai conosciamo.
GAMEPLAY
Arriviamo infine all’aspetto più critico.
La prima scelta generale riguarderebbe l’impostazione delle battaglie: lasciare tutto com’è, o modificare in senso “moderno” le dinamiche di gioco?
Intendiamoci, non ci sarebbe nulla di male a mantenere il classico sistema con l’ATB (Active Time Battle). Si tratta dopotutto di un sistema efficace che non per forza dovrebbe andare in pensione, non per un remake perlomeno; lo dimostra del resto il successo di Bravely Default, titolo che ha fatto del ritorno alle sempre apprezzate origini il suo cavallo di battaglia.
È pur vero che Nomura si è già espresso per un superamento del sistema classico, in linea con la politica generale di Square Enix che da diversi anni a questa parte spinge per un’introduzione sempre più massiccia di dinamiche Action nei propri giochi. Quindi tanto vale che i puristi se ne facciano una ragione. Aggiungiamoci pure che, comprensibilmente, un’impostazione così classica per un titolo che si propone di rinnovare profondamente il proprio aspetto potrebbe risultare strano e poco armonioso. Vagliamo dunque le alternative.
La prima cosa a cui si potrebbe pensare è un sistema in cui si controlla un solo personaggio affidando gli altri due alla IA del gioco. Il problema di questa scelta sarebbe però dover necessariamente sacrificare una buona parte di personalizzazione strategica e tattica che il classico ATB invece permetteva; senza contare che nel controllare solo il protagonista si perderebbe il focus originale sulla gestione di un party in favore di una più monocentrica.
Personalmente, credo che un sistema intermedio possa essere la soluzione ideale. Si potrebbe partire da un battle system come quello di Valkyrie Profile 2: Silmeria, ad esempio, in cui i personaggi non rimangono fermi nei ranghi, ma sono liberi di muoversi nell’area di combattimento (anzi, il posizionamento fa parte della strategia di battaglia) e di attaccare, ma con dei limiti che coerentemente non lo fanno sfociare nell’action.
A parte l’impostazione generale delle battaglie, anche i fan più accaniti dovrebbero ammettere che Final Fantasy VII non è un gioco perfetto, e che quindi di spazio per qualche miglioramento ce n’è.
Parliamo ad esempio della difficoltà, che a ben vedere non è tra le più alte della saga. Il Materia System è senza alcun dubbio ottimo, e non andrebbe in nessun caso cambiato, ma non è sfruttato adeguatamente. Questo soprattutto perché è il gioco stesso che non costringe il giocatore a personalizzare approfonditamente il proprio party. Con l’eccezione di pochi boss, si può proseguire nell’avventura con relativamente poche accortezze nella gestione di equipaggiamenti e magie. Da questo punto di vista la serie ha molto da imparare da altre sue colleghe, come Shin Megami Tensei ad esempio, che fonda molto della sua struttura sullo schierare di volta in volta i personaggi più adatti, organizzare le giuste abilità e sfruttare le debolezze degli avversari per riuscire ad abbatterli.
Il sistema di personalizzazione poi è talmente esteso che limita la differenziazione tra i personaggi, quindi non sarebbe male ri-bilanciare le classi dei personaggi per esaltarne le caratteristiche personali e renderli ancora più eterogenei tra di loro.
DO WANT!
Insomma, l’annuncio del tanto sospirato remake di Final Fantasy VII ci ha scosso su più punti di vista. Da un lato la meravigliosa prospettiva di rivivere le avventure di Cloud &Co. in una veste grafica capace di farci strabiliare nuovamente. Dall’altro l’aleggiante timore che nel processo si finisca per strafare e rovinare il titolo originale.
A ben pensarci ci sarebbero tante piccole migliorie da apportare, che non per forza costituirebbero una bestemmia, ma che contribuirebbero a renderlo migliore. La buona riuscita di questo remake, insomma, dipenderà tutta nell’agire con la giusta misura. Speriamo che gli sviluppatori ascoltino le opinioni dei fan, come si sta iniziando a fare con la demo Episode Duscae di Final Fantasy XV.
Di sicuro Square Enix sa di dover dare tutta sé stessa, perché questo progetto è senz’altro una grossa scommessa: se dovesse deludere le aspettative infliggerebbe un duro colpo nella fiducia dei fan, già non troppo alta; ma se dovesse riuscire, come tutti speriamo, sarebbe un successo epocale. E perché no? potrebbe essere il primo passo verso altri remake. Lo stesso Nomura ha già espresso l’interesse a riportare in auge FFV e FFVI, decisamente sottovalutati fino ad ora.
Al momento negli studi Square Enix si lavora ancora a Final Fantasy XV e Kingdom Hearts III, quindi non possiamo aspettarci tempi brevi per la realizzazione del remake. Non sarebbe male però trovarlo disponibile nel 2017, in tempo per il ventesimo anniversario dell’uscita di Final Fantasy VII.
Non ci resta che aspettare pazientemente. Con le dita incrociate.