Morningstar: Descent to Deadrock
Molte volte il tema “dispersi nello spazio” ha interessato i creatori dell’intrattenimento, diventando uno degli argomenti più gettonati nell’ambiente videoludico. Morningstar: Descent to Deadrock appartiene proprio a questo genere. Non è un titolo totalmente nuovo ma un remake: un primo Morningstar è uscito infatti nel 2009, anche se soltanto come flash freeware. Red Herring Labs ci propone la loro rivisitazione di questa avventura in solitaria dello spazio.
Atterraggio non programmato
Powell non aveva assolutamente in programma di atterrare sul famoso Deadrock: il pianeta da cui nessuno ha mai fatto ritorno. Tutte le astronavi che malauguratamente sono state catturate dal suo campo gravitazionale sono scomparse nel nulla, equipaggio compreso. La nostra avventura avrà inizio proprio dopo il naufragio spaziale: gli unici sopravvissuti saranno appunto Powell e il suo capitano Novak. Quest’ultimo, però, sarà totalmente impedito nel potersi muovere, e toccherà ovviamente a noi, nei panni del suo compagno, fare di tutto per rimettere in sesto la nave spaziale e lasciare per sempre il pianeta.
I colpi di scena saranno veramente pochi e la trama abbastanza scontata, tuttavia l’atmosfera che ci avvolgerà durante le poche ore di gioco (circa tre) che serviranno per portare a termine il titolo sarà una delle poche note a favore dell’avventura di Powell.
Deserto spaziale
Se avete presenti le classiche meccaniche dell’avventura grafica tradizionale conoscete già il 90% di come si articola il gameplay di questo titolo. Morningstar infatti aggiunge veramente poco in fatto di innovazione: trascorreremo il nostro tempo a esplorare col puntatore del mouse le schermate che ci si pareranno davanti, cercando di individuare gli oggetti utili. Le zone dell’ambientazione con le quali potremo interagire resteranno evidenziate, in modo tale da non dimenticarsi di eventuali oggetti (cosa già alquanto difficile) e semplificare così il nostro lavoro. Gli oggetti andranno o direttamente utilizzati nel luogo adatto o combinati insieme ad altri. Non sarà per nulla difficile esaminarli e comprendere dove e quando usarli, in quanto li avremo sempre sott’occhio grazie alla barra laterale su cui ogni oggetto andrà riposto.
I puzzle non saranno inoltre mai troppo complicati: molti di essi non richiederanno il minimo sforzo, solamente mentalità pratica e un po’ acume. Nel caso estremo in cui non ricorderemo cosa fare, o non riusciremo a proseguire nelle nostre ricerche, potremo metterci in contatto con Novak che ci aiuterà a ritrovare la retta via.
Le luci dello spazio profondo
L’interfaccia di gioco, molto semplice, quasi stilizzata, farà da sfondo agli scenari che andremo a esplorare. Non sono molto suggestivi, tranne alcuni, e mai dettagliati o ricchi di colore ma dimostrano nel complesso di essere stati curati bene. Le animazioni sono quasi inesistenti, ne vedremo forse cinque in tutto, e anch’esse sono abbastanza semplici, esplosioni comprese.
Dal punto di vista sonoro invece è stato stato fatto qualche sforzo in più: il doppiaggio, anche se si limita a due soli personaggi, non è esaltante ma fa il suo sporco lavoro, così come la colonna sonora che, senza eccellere, riesce comunque a far scendere il giocatore nell’atmosfera di solitudine che caratterizza il titolo.
Morningstar: Descent to Deadrock vi porterà su un pianeta sul quale, effettivamente, potreste fare a meno di andare. Il titolo è privo di mordente e molto semplicistico: non aggiunge nessuna novità al classico sistema di gioco tipico delle avventure grafiche. Le poche ore di gioco che saprà regalarvi hanno comunque qualche lato positivo: l’atmosfera all’interno della quale verrete calati. Questo però non basta per far risaltare il titolo quanto necessario.