Resident Evil HD Remastered
Ogni felice possessore di una Playstation nella primavera del 1996 ha avuto l’onore di assistere al battesimo del fuoco di uno dei generi che, per tutti gli anni ’90, avrebbe conquistato i cuori dei videogiocatori di tutto il mondo: Resident Evil si apprestava a gettare le fondamenta del Survival Horror che – inteso come gioco di esplorazione e azione in terza persona a sfondo horror – aveva fino ad allora avuto il suo massimo esponente quattro anni prima in Alone in the Dark. Rispetto a quest’ultimo Resident Evil poteva contare sulla potenza di calcolo della prima Playstation che, unita all’eccellente lavoro di Capcom e del visionario Shinji Mikami, lo hanno reso un prodotto pauroso, innovativo e incredibilmente appetibile per l’utenza sempre più affamata di novità. A mano a mano che il tempo passava e i capitoli di RE si susseguivano, abbiamo assistito a numerosi cambiamenti che, tra sequel ufficiali e spin-off, hanno profondamente mutato le meccaniche di base che tanto i fan di vecchia data avevano apprezzato nel primo episodio. Parallelamente, nel 2002, Capcom decise di realizzare un remake per Gamecube del gioco del 1996: tecnicamente stupefacente ancora oggi, è proprio questo titolo che gli sviluppatori hanno deciso di riproporci in alta definizione, per farci conoscere la paura anche sulle console attuali.
Il primo zombie non scorda mai
Chi ha già giocato al primo Resident Evil sa benissimo di cosa stiamo parlando: la tetra magione che fa da sfondo alle avventure di Jill, Chris, Barry e Wesker, il senso di claustrofobia e la paura di guardare dietro ogni angolo sono peculiarità impossibili da trovare nei capitoli successivi (eccezion fatta, forse, solo per Resident Evil 2) così come in altri giochi che negli anni hanno cercato di riproporre la perfetta miscela di orrore e suspance contenuta in questo prodotto videoludico. Per i pochi che non sapessero di cosa stiamo parlando, ecco un brevissimo ma fondamentale riassunto: la squadra speciale S.T.A.R.S. atterra nei pressi di una villa tra le montagne Arklay – nella periferia di Raccoon City – per indagare sulla misteriosa scomparsa della squadra Bravo, inviata prima di loro e della quale si sono perse le tracce. Rifugiatisi all’interno della villa per sfuggire all’assalto di un branco di cani assassini, i superstiti della squadra si ritroveranno a combattere per sopravvivere all’interno di una gigantesca villa brulicante di zombie, organismi geneticamente modificati e aberranti mostri generati da un esperimento fuori controllo della Umbrella Corporation, la misteriosa multinazionale e vero antagonista del gioco.
Ai veterani diciamo solo che, dal punto di vista della trama, questa versione è quella più completa e coerente (essendo appunto ripresa dalla riedizione per Gamecube) e che, fidatevi, rivedere Jill Chris e Wesker sapendo tutto quello che succederà nei successivi Residen Evil fa sussultare di gioia riportando indietro nel tempo. Pollici in su per la trama e l’ambientazione, quindi, a nostro parere ancora impareggiabili se confrontate con qualsiasi altro titolo sviluppato successivamente.
Si può fare il lifting ad uno zombie?
Evidentemente sì, dal momento che questa versione remastered di RE ci ha lasciati a bocca aperta: i nuovi modelli 3D dei personaggi, così come gli ambienti – praticamente ridisegnati da zero – e il supporto ai 1080p nel formato 16:9 sono in grado di ringiovanire l’ormai datato titolo Capcom superando ogni aspettativa, tanto da strappare una sonora risata se confrontati con gli screenshot originali del 1996. Dagli sporchi specchi ai pavimenti a scacchiera, dal fuoco di un camino ai i lampi che riempiono di ombre sinistre le scure stanze della magione, tutto nel nuovo Resident Evil funziona alla perfezione. Certo, non aspettatevi la pulizia grafica di un videogioco del 2015 ma, per tranquillizzarvi, possiamo tranquillamente affermare che la coesione degli elementi e la cura per i dettagli è tale da rendere Resident Evil più avvincente rispetto a The Evil Within, prodotto videoludico dello stesso Mikami che più di ogni altro ha in tempi recenti cercato di emulare il successo del capostipite dei Survival Horror. Restano, lo segnaliamo per chi conosce il titolo originale, le animazioni dell’apertura delle porte: originariamente presenti per consentire all’hardware della PsOne i caricamenti del mondo di gioco, sono ovviamente state mantenute come tratto distintivo di RE. Già ai tempi i detrattori, criticando come alla lunga tali animazioni risultassero noiose, schernivano il titolo Capcom etichettandolo come “Simulatore di apertura porte”; da parte nostra possiamo solamente dire che forse sarebbe stato interessante vedere l’aggiunta di un’opzione che permettesse di decidere se visualizzare o meno dette animazioni che comunque, lo ripetiamo, sono a nostro modesto parere fondamentali per ricreare l’atmosfera dei bei tempi passati.
Nella versione remastered sono naturalmente presenti anche le inquadrature e gli scenari aggiuntivi visti nell’edizione del 2002. Stiamo parlando del cimitero e del sentiero nella foresta che, all’esterno della villa, porta al terrificante capanno nel bosco: si tratta di due piacevoli aggiunte che, nonostante il bello di questo RE sia proprio il senso di prigionia trasmesso dalle mura dell’immensa magione, sono in grado di aggiungere varietà all’ambientazione permettendo allo stesso tempo al nuovo comparto tecnico di mostrare un po’ i muscoli. State pur certi che, alla vista del capanno illuminato dai lampi di un temporale lontano, il brivido che sentirete corrervi lungo la schiena vi riporterà indietro negli anni facendovi provare la vera essenza del Survival Horror.
Non ci sono più i giochi di una volta
Longevi, difficili, in cui contava più la materia grigia che la prontezza di riflessi: erano questi i videogiochi degli anni ’80 e ’90 e Resident Evil, prima che la saga si uniformasse alla massa di third person shooter tutti muscoli e poco o niente cervello, era da considerarsi un perfetto esponente di questo ormai raro genere videoludico. Resident Evil HD Remastered, trattandosi praticamente dello stesso remake visto nel 2002 su Gamecube, mantiene intatte tutte le caratteristiche chiave che hanno reso del primo RE un terrificante capolavoro in grado di tenere il videogiocatore incollato allo schermo: enormi e tetre ambientazioni, gameplay incentrato sull’esplorazione piuttosto che sul combattimento, longevità e rigiocabilità garantite e, soprattutto, enigmi sparsi per tutto il mondo di gioco.
All’inizio dell’avventura il giocatore può decidere di impersonare Chris o Jill, due memebri della squadra S.T.A.R.S. dalle differenti caratteristiche: Jill può portare più oggetti, è più veloce e può scassinare le serrature più semplici ma, per contro, è più vulnerabile agli attacchi dei nemici; il più coriaceo Chris ha invece meno spazio nell’inventario, deve trovare le chiavi per tutte le porte chiuse e durante la sua avventura deve affrontare un maggior numero di enigmi. Benché l’avventura sembri più semplice nei panni di Jill – e per certi versi, lo è – il fascino di Resident Evil si comprende appieno solo una volta affrontato con entrambi i protagonisti: solo così si potranno esplorare tutte le stanze della magione e, interagendo con diversi personaggi in base all’alter ego scelto, si potrà far luce su tutti i misteri della storia. Ricordiamo ancora una volta che la versione HD è la diretta discendente della versione Gamecube, pertanto anche sulla nuova generazione di console potremo affrontare l’avventura in versione director’s cut, con alcune ambientazioni aggiunte e alcuni filmati inediti che chiariranno le lacune presenti nella trama della primissima edizione di RE.
Concludendo il discorso sul gameplay sono doverose alcune riflessioni: benché il gioco sia più sbilanciato sull’esplorazione che sul combattimento, l’arsenale a disposizione – così come la varietà dei nemici – è assolutamente di tutto rispetto. Resident Evil ha già festeggiato la maggiore età ed è vicino a spegnere le venti candeline, ma nonostante questo la gestione dell’inventario – con gli oggetti da esaminare e combinare tra loro – e le armi dai diversi tipi di proiettili selezionabili appaiono incredibilmente attuali. Aggiungeteci la possibilità di bruciare i corpi dei nemici per evitare che tornino in vita mutati e più pericolosi – chissà se Mikami ha riciclato coscientemente questa idea per The Evil Within – e gli oggetti tattici come coltelli e batterie per liberarsi dalle prese degli zombi e capirete quanto in realtà RE fosse un vero precursore dei tempi. Volete un difetto? La mancanza dello strafe laterale, aggiunta alle inquadrature fisse delle telecamere e all’impossibilità di muoversi mentre si prende la mira sono caratteristiche che stridono di fronte alla disarmante semplicità con la quale tutto il resto sembra funzionare alla perfezione ancora oggi. Si tratta comunque di qualità talmente caratterizzanti da essere state mantenute fin nei più recenti capitoli, pertanto è comprensibile che questa edizione del 2015 mantenga inalterate le meccaniche di gioco basilari del combattimento.
Detto questo, la componente che rende Resident Evil un gioco del passato è un’altra, ed è la stessa che gli permette di mantenere alta l’adrenalina in ogni momento e, soprattutto, la stessa che fa impazzire noi della redazione: niente checkpoint. È ormai dai tempi della Playstation 2 che siamo abituati un diverso modo di giocare, con titoli che propongono l’immediato respawn del nostro alter ego a pochi metri dal game over, con ancora intatto l’inventario e tutti gli oggetti utili raccolti fino ad un momento pirma. Be’, Resident Evil è della vecchia guardia e siamo stati felicissimi di constatare che gli sviluppatori hanno deciso di mantenere inalterata questa caratteristica distintiva del Survival Horror: durante il gioco si può salvare solamente in determinati punti, in particolari stanze e in presenza di una macchina da scrivere; ma non è tutto, perché le macchine da scrivere si possono utilizzare solamente se si possiede del nastro inchiostratore, disponibile in quantità limitata nel corso dell’avventura. Se nella modalità facile i nastri a disposizione sono ben più di quelli necessari, bisogna comunque sottolineare come il salvare sia un’operazione da eseguire sporadicamente e con cognizione di causa, pena lo spreco dei nastri a disposizione: questo porta il giocatore a lunghe sessioni di gioco – soprattutto nella modalità difficile dove i nastri sono meno e i nemici più agguerriti, ecco dov’è la geniale perversione di Mikami – con la costante paura che, se dietro alla prossima porta si celasse un nemico mortale, sarebbe costretto a ripetere una parte di avventura. Niente checkpoint, è questa la caratteristica che più ci piace e più ci ha tenuto sulle spine durante la nostra prova del caro vecchio (ma non troppo) Resident Evil.
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Resident Evil HD Remastered è la versione graficamente all’avanguardia dello stesso titolo che, prima nel 1996 e poi nel 2002, ha terrorizzato milioni di giocatori di tutto il mondo gettando le basi da seguire per ogni Survival Horror sviluppato nei decenni a venire. I piccoli difetti dati dall’anzianità del gioco, come alcune difficoltà nel sistema di controllo e le transazioni tra una stanza e l’altra alla lunga noiose, sono allo stesso tempo caratteristiche distintive del genere che, tutto sommato, scompaiono una volta analizzata la perfezione degli altri elementi del gioco. Per chi ha amato RE in passato e ne ha criticato le recenti versioni nettamente più action, per le nuove leve cresciute con Dead Space, ma anche per i nuovissimi fan che hanno apprezzato The Evil Within – ma a dirla tutta, anche per quelli che l’hanno criticato – Resident Evil è un capolavoro senza tempo in grado di mettere tutti d’accordo: qui stiamo parlando di un titolo che ha fatto la storia, di un pezzo da novanta che proprio non può mancare nella vostra collezione.[/signoff]