Ogni gioco è un po’ Indiana Jones

Il capitolo che creò un franchise, I Predatori dell’Arca Perduta di Spielberg e Lucas, uscì nei cinema nel lontano 1981. A quell’epoca, l’industria dei videogiochi stava incominciando ad andare oltre le classiche avventure arcade per abbracciare un mondo fatto di storie e meccaniche maggiormente complesse. Un anno dopo che Indiana Jones ebbe fatto piazza pulita al box office estivo, su Atari 2600 venne pubblicato Pitfall: il titolo divenne il secondo best-seller per il sistema, vendendo più di quattro milioni di unità.

Mentre il creatore di Pitfall (David Crane) non fu influenzato da Indiana Jones, le similarità tra i due prodotti erano evidenti, seppur frutto di coincidenze. Ai tempi dei primi passi del gaming, Pitfall era ciò che poteva portare i giocatori più vicino possibile al sentirsi Indiana Jones. Era più eccitante di Pac-Man e Pong, e mostrava un eroe intraprendere una grande avventura, armato di uno scopo realistico.

Crane potrebbe dunque non aver tratto diretta ispirazione dalla celeberrima pellicola sin qui citata più volte, ma per il creatore di Prince of Persia (Jordan Mechner) fu sicuramente il contrario. "Il mio modello si basava sui primi dieci minuti de I Predatori dell’Arca Perduta", ha recentemente affermato Mechner durante un’intervista con The Verge. "Il momento in cui Indiana Jones salta oltre un abisso e manca la presa, ma riesce comunque ad afferare l’appiglio giusto all’ultimo secondo e si tira su".

Tutto, di Prince of Persia (uscito nel 1989 dopo ben quattro anni di sviluppo), è stato influenzato da Indiana. "Per affermare l’ovvio, I Predatori è stato la principale fonte d’ispirazione per Prince of Persia… Sia per l’orginale gioco Apple II del 1989 che per ciò che seguì", scrive Mechner sul suo blog personale nel 2009. 

Tutto nel titolo, dal movimento al combattimento, era ispirato alla creazione di Spielberg e Lucas. Ciò considerato, va poi sottolineato come PoP stesso riuscì ad influenzare profondamente altri creatori di giochi, ed i successivi titoli del franchise (come ad esempio Le Sabbie del Tempo e anche frammenti di Assassin’s Creed) influenzarono ulteriormente molti altri prodotti. Dunque, con non più di una rapida occhiata possiamo notare come Indiana Jones abbia, a suo modo, contribuito a creare la base del genere oggi noto come action/adventure.

La lunga gittata del fenomeno di Indi raggiunse anche i lidi Nintendo. Diversi dei più recenti Zelda prendono a musa le sue fughe: Skyward Sword, ad esempio, offre nel primo dungeon battaglie con le funi che ricordano scene de Il Tempio Maledetto. Alcuni titoli e dungeons hanno un vero e proprio feeling tipico degli amati film, specialmente nei momenti in cui Link usa una frusta per scacciare i nemici e spostarsi nell’ambiente. 

E il fenomeno Jones non si ferma certo a Zelda: in Eternal Darkness: Sanity’s Requiem (Nintendo/Silicon Knights) esiste un personaggio virtualmente identico al famoso archeologo. Il Dr. Edwin Lindsey è uno dei numerosi personaggi controllabili durante l’avventura, e sia il suo cappello che i suoi problemi sono assimilabili a quelli di Indiana. Lindsey sta esplorando delle rovine Cambogiane scoperte grazie alla sovvenzione di un misterioso (ed ovviamente malvagio) Paul Augustine. Dannazione, una parte del capitolo richiede persino di prendere il cuore a qualcuno, anche se in un modo molto differente da quello visto in Il Tempio Maledetto.

Molti altri titoli Nintendo sembravano seguire le linee guida tracciate da Indiana Jones: Pikmin 2 presentava una storia che portava Olimar ed il suo complice Louie su di un altro pianeta per scovare un tesoro ed innumerevoli ricchezze. Anche se il tesoro era fatto da batterie esaurite e tappi di bottiglia, manteneva comunque lo stesso significato per i personaggi di Pikmin così come l’Arca lo aveva per Indiana Jones.

Startropics, il tentativo di Nintendo di interessare anche il pubblico occidentale, si rifaceva pesantemente alle imprese dell’archeologo più famoso di sempre: Mike Jones viaggia sino a C-Island per cercare suo zio. Lungo la strada, scopre antichi segreti, si allea con i nativi, salva suo zio e riesce a sconfiggere un malvagio signore alieno. Stranamente, richiama in qualche modo il plot di Indiana Jones e Il Regno del Teschio di Cristallo. 

Dopo breve tempo dall’uscita di Startropics, Core Design, un piccolo studio di sviluppo inglese, comincia a lavorare su Tomb Raider, che inizialmente presentava una esploratrice dal look militaristico chiamata Laura Cruz, per cui fu affermata la totale non-ispirazione al personaggio interpretato da Ford. Tuttavia, il titolo uscì dopo ben tre anni di sviluppo ed il suo personaggio divenne Lara Croft, un’avventuriera inglese che ricordava in più modi il vecchio Indi. Comunque, come per Pitfall, le similitudini erano frutto di mere coincidenze.

La Croft s’imbarcò in molte altre avventure nel corso degli anni, passando da grandi successi a fiaschi colossali (chi ha detto Angel of Darkness?) e farà il suo ritorno in grande stile con un reboot previsto per il 2013. Il gioco, semplicemente chiamato Tomb Raider, deve ancora molto ad Indiana Jones, ma deve ancor di più ad un altro franchise: Uncharted. Il titolo sviluppato da Naughty Dog è stato creato basandosi su serie TV, riviste pulp e persino basandosi sul famoso Il Mistero dei Templari (National Treasure) di Nicolas Cage: per tutti questi richiami e per le numerose similarità con Tomb Raider, Uncharted è stato da molti chiamato con l’appellativo di Dude Raider.

Poi, il titolo uscì e fece nascere una famosissima trilogia, forte del suo protagonista estremamente ben caratterizzato, Nathan Drake, e la varietà dei suoi comprimari e situazioni. Nel gaming moderno, Uncharted e Tomb Raider costituiscono sicuramente gli esempi più lampanti di come Indiana Jones abbia segnato diverse generazioni. Tuttavia, ci sono altri titoli che, seppur con metodo differente, hanno sposato l’esempio di Indiana.

Minecraft, il gioco d’esplorazione sandbox, e Terraria, un side-scroller 2D simile a Minecraft, si basano entrambi sulla scoperta di nuove terre e di tesori. I due titoli non si basano sul cameratismo tipicamente instaurato tra i vari personaggi di un film di Indiana Jones ma piuttosto sulla sensazione di stupore nel trovare nuovi tesori e nello scoprire nuovi territori inesplorati. 

Ovviamente, nessuna discussione su Indiana Jones è completa senza menzionare Spelunky, uscito recentemente su Xbox Live Arcade dopo essere stato un titolo per PC gratuito. Onestamente, basta guardare ad uno screenshot del titolo per capire cosa lo accomuna ad un film di Indi.

La portata di Indiana Jones non si limita comunque ai soli esempi citati. Come non affermare, dunque, che la famosissima saga dell’archeologo più famoso al mondo ha dato uno dei più grandi contributi di sempre nella realizzazione di un genere diffuso ed amato come quello degli action/adventure?

Fonte: www.1UP.com

 

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