Daylight – Daylight
Negli ultimi anni il survival horror è riuscito a rinvigorirsi grazie alle buone esperienze presentate da titoli come Slenderman et simila, i quali hanno praticamente spianato la via verso una nuova caratterizzazione “indie” del genere. Il risultato che si vuole ottenere è però sempre quello: spaventare il videogiocatore! E a volte sembra che non importi nient’altro.
Naturalmente questa nuova rotta non è stata oggettivamente apprezzata, soprattutto dai player di vecchia generazione che continuano a osannare con nostalgia i pilastri del genere. E questo avviene a causa della mancanza di trame corpose o di livelli di difficoltà elevati. Infatti catalogare alcuni di questi titoli come derivati del survival è molto espansivo. Forse sarebbe meglio inserirli in un nuovo genere, qualcosa del tipo “generatori di jumpscares”. Appunto perché, a parte qualche spavento localizzato qua e là, non esprimono altro. E il titolo di Zombie Studios, Daylight, sfortunatamente ne fa parte.
Dall’inizio alla fine è seriamente difficile identificare la trama di questo gioco, a meno che il giocatore non decida di collezionare e studiare tutte le reminescenze disseminate per le quattro grandi aree che lo popolano. Ma anche in quel caso lo storytelling presenta delle lacune ben visibili, di differente interpretazione. La protagonista, Sarah, si ritrova scaraventata all’interno di quello che sembra essere un ospedale psichiatrico: con l’utilizzo del flash del suo smartphone, dei bengala e delle barrette luminose, dovrà riuscire a scappare dagli orrori che si manifesteranno di fronte ai suoi occhi. Per il resto nulla è chiaro! Daylight non riesce a spiegare né l’inizio, né lo svolgimento e né tantomeno la fine di questa avventura orrorifica, che a volte sembra essere perlopiù un’esperienza onirica. Riesce soltanto ad abbozzare quella che dovrebbe essere un’interpretazione cruenta della psiche di Sarah.
A parte la confusione generata dall’inesistente trama del titolo, Daylight sarà di sicuro ricordato per la stragrande presenza e longevità dei suoi caricamenti: il titolo è corto, può essere completato anche in meno di un’ora, ma fortunatamente i rallentamenti in fase di loading aiutano a rendere l’esperienza più duratura. Peccato per la rigiocabilità, che sarà di sicuro assente. E non solo per la questione dei caricamenti, che con un po’ di pazienza possono essere dimenticati. La vera noia risiede nel gameplay: non riesce mai a spiccare il volo, nonostante l’idea intelligente di creare percorsi sempre differenti tra loro, in modo che ogni partita possa sembrare diversa dalle altre. Ma alla fine saranno tutte praticamente identiche alla precedente. Questo perché Daylight, da bravo generatore casuale di jumpscares, richiede di correre in mezzo a oscuri corridoi alla ricerca di reminescenze, le quali daranno accesso a una chiave, la quale potrà essere utilizzata per arrivare al livello successivo. Tutto questo senza l’utilizzo di intelletto o di qualsivoglia abilità. Fortunatamente l’esperienza diventa più aggressiva al livello massimo di difficoltà, ma nient’altro di più.
Neanche il tanto osannato sviluppo su Unreal Engine 4 è al di fuori da qualsiasi tipo di critica. Certamente il motore riesce a mostrare tutti i suoi muscoli e la sua potenza col settaggio delle opzioni grafiche al massimo, e grazie a esso le location sembrano ancor più anguste e labirintiche; ma la ridondanza con cui le situazioni si ripetono, portano a non apprezzare appieno le textures e il level design mostrato. Se poi si aggiungono i cali di fps, svariati seri problemi di risoluzione e dei modelli non del tutto ottimizzati, si può capire che dal punto di vista tecnico Daylight è molto mediocre.
Diversa è invece la questione audio, che può essere bonariamente apprezzata nell’insieme: il doppiaggio è ben gestito e gli effetti sonori sono gradevoli, e riescono a ricoprire un bel ruolo ostile al giocatore. Dialoghi localizzati solo in inglese, ma sono disponibili interfaccia e sottotitoli in italiano.
L’idea presentata un anno fa sembrava davvero interessante. Al tempo si pensava che il video mostrato fosse soltanto un concept e che il titolo si sarebbe evoluto in meccaniche diverse e innovative. Nessuno avrebbe immaginato che quelle stesse azioni sarebbero state ripetute per quasi un’ora, in zone praticamente identiche tra loro.
A chi consigliarlo? È facile: chi cerca un’avventura horror di grande stile se ne allontani allegramente; se invece le pretese non sono così auliche e si vuol provare qualche piccola e localizzata sensazione di paura, Daylight potrebbe essere un compromesso tutto sommato accettabile. Nel dubbio, una bella distrazione durante le sessioni di loading, sarà d’obbligo.