Silent Hill 3 – Recensione Silent Hill 3
La saga di Silent Hill ha inizio nel lontano 1999. In quei tempi come saga horror prendeva il sopravvento Resident Evil, ma dall’uscita del primo episodio di Silent Hill cambiò tutto. Il segreto del successo è sicuramente l’atmosfera d’orrore psicologico, che è in grado di trasportare qualsiasi persona nella trama, facendogliela gustare a dovere, ma con qualche brivido inaspettato. E bisogna ringraziare anche il compositore Akira Yamaoka, che ha formulato e creato i suoni spettrali e le musiche malinconiche e profonde allo stesso tempo, che ormai i fan della serie non dimenticheranno mai. Dall’uscita del primo capitolo a questo sono passati all’incirca 4 anni, e nel punto di vista sonoro e psicologico sembra migliorato, tranne per il gameplay che andremo ad approfondire più tardi. In questo nuovo episodio si ritornerà nuovamente nella famosa ed enigmatica cittadina di Silent Hill. Per quale oscuro mistero dovremmo ritornarci? Cosa sarà successo di nuovo?
Ritorno alla cittadina Silenziosa
L’intro del gioco avrà inizio in un incubo creato dal subconscio di Heather, la protagonista del gioco. Al risveglio, la protagonista si ritroverà in un centro commerciale di una cittadina non distante da Silent Hill, dove era stata mandata dal padre per portare a termine un acquisto. Ancora scombussolata dal sogno, la ragazza telefona il padre per chiedergli se sta bene, ma mentre parla con il proprio genitore si accorge che c’è una persona che l’osserva. Notata la presenza sconosciuta, la ragazza decide di interrompere bruscamente la telefonata col padre e lentamente inizia ad andarsene fino a quando non viene raggiunta dalla persona che l’osservava: questi è intenzionato a dirle qualcosa ma Heather si rifiuta, fuggendo dall’uomo misterioso. Durante la fuga si ritroverà a tornare nel centro commerciale, dov’era prima, ma qualcosa è cambiato: non troverà nulla com’era prima né incontrerà le sue amiche o le persone intente a fare acquisti. Lei, intimorita, gira per tutto il centro commerciale per capire cosa sia successo, ma l’unica cosa che sente è un rumore sadico, scattante e malato; vi ricorda qualcosa? Questo capitolo, rispetto ai precedenti, avrà un tocco di solitudine e sadismo in più, ma sempre nei limiti… o quasi. In un primo momento, la trama si svolgerà in una cittadina al di fuori di Silent Hill, ma per nuovi e oscuri inconvenienti, si ritornerà nuovamente a Silent Hill, la città dell’Inferno e del Purgatorio.
Da sola contro il Male
Come i precedenti episodi, l’esplorazione di ambienti lugubri e macabri è tutto. Portare a termine enigmi, eliminare mostri spietati e malsani e aggirarsi per strutture grondanti di sangue sarà all’ordine del giorno. L’unica cosa che differenzia questo capitolo dai precedenti è il gameplay, ora puntato soprattutto sull’azione adrenalinica. Scontrarsi contro mostri comuni, fino ad arrivare a combattere contro boss, non sarà affatto una cosa facile, specialmente con la lentezza che supporta la protagonista. Ma niente paura, basterà equipaggiare un fucile a pompa con una buona dose di colpi e il gioco è fatto. Parlando di armi, si può dire che ci sia una vasta scelta: dal tipico e arrugginito tubo di ferro arrivando ad una Magnum Calibro 380, è possibile affermare che è un vero e proprio schieramento di armi che la giovane Heather potrà portare con lei nel suo piccolo e scomodo inventario. E parlando dell’inventario possiamo dire anche da subito che è un punto a sfavore, vista la grande scelta di armi: sarete infatti costretti a lasciarne a terra parecchie per fare spazio nel proprio zainetto a medicinali e oggetti legati alla storia. Come in tutti i capitoli della saga, gli enigmi non possono sicuramente mancare. La difficoltà degli indovinelli varia dalla tipologia scelta prima di cominciare il gioco. Se scegliete la modalità facile, gli indovinelli saranno semplificati e veloci, mentre se selezionate la modalità difficile, gli indovinelli vi daranno filo da torcere per almeno una decina di minuti pieni. Come già detto prima, la solitudine in questo titolo è tutto. La protagonista resterà sola per la maggior parte dell’avventura, l’unica cosa che le farà compagnia sono quei sadici e malsani mostri che la perseguiteranno per tutta la storia.
Un viaggio malinconico e surreale
Sicuramente questo titolo possiede uno dei migliori aspetti grafici sul campo Play Station 2, e secondo alcune opinioni supera anche il suo successore. Luoghi, atmosfere, strutture e addirittura mure demoniache, con questo potenziale grafico che si aggiunge fa diventare il tutto molto visionario e surreale, a tal punto di passare oltre la barriera videoludica e farla diventare un’esperienza di orrore vero e proprio. Le emozioni facciali dei personaggi fanno sembrare davvero che esprimano quella sensazione e che la rigettino in faccia alla nostra coscienza di videogiocatori, facendone un vero e proprio paradosso videoludico. E a questo si aggiunge anche la colonna sonora del magnifico compositore nipponico Akira Yamaoka, fondatore di ogni effetto sonoro della saga. Paura, questa è la vera emozione che si prova a giocare a questo "giocone", solo così si può definire.
L’ultimo capitolo degno di questo nome
Parlando di punti a sfavore, possiamo dire che l’unico sia la longevità: si poteva fare qualcosa in più ma sostanzialmente è buona. Per tutti i fan della saga è d’obbligo finirlo e portarlo a termine in tutte le sue difficoltà, ma per chi è ancora un turista entrato da poco nella cittadina fantasma di Silent Hill, tocca giocare principalmente i primi due capitoli e dopo potrà cimentarsi in questa nuova avventura piena di suspense e terrore. Sicuramente non è il migliore della saga e né il peggiore, ma altrettanto sicuramente è degno di indossare e portare con se questo nome ormai passato nella storia dell’arte videoludica.