Pokemon Mystery Dungeon: Explorers of Darkness – Recensione PMD: Esploratori dell’oscurita’

Non per quel dungeon!

La serie Pokémon Mystery Dungeon ha preso il via nel 2005 sviluppata sotto licenza dalla Chunsoft. Il titolo evince sin da subito quelle che sono le sue caratteristiche, che tanto lo discostano dal classico gdr dedicato ai Pokémon.
Dopo l’amarezza lasciataci in bocca dai precedenti capitoli, rispettivamente Squadra Blu e Squadra Rossa, quel che si sperava potesse trasformarsi in un gioco colmo d’originalità si ripropone in una veste ancora insoddisfacente se non “vecchia”.
L’introduzione, resa magistralmente, vi conduce a un curioso quanto accattivante quiz che vi porterà al profilo Pokémon che più vi assomiglia; tra i 16 Pokémon di cui potrete vestire i panni uno di questi sarà scelto da voi personalmente perché incarni il vostro compagno d’avventura.
Tutta la particolarità del titolo risiede, infine, proprio nel fatto d’incarnare un Pokémon; dato quindi l’addio ai panni di Ranger o di Allenatore, e tramutatovi in un Pokémon, tutto ciò che vorrete realmente sapere sarà il “perché” di questa vostra trasformazione improvvisa.
 

Per strane vicissitudini entrerete nella gilda degli esploratori Wigglytuff. Nell’ambiente basilare del quartier generale della gilda troverete due bacheche dove potrete leggere gli annunci che di volta in volta verranno affissi col proseguo dell’avventura. Tra le note positive del titolo vi sono infatti numerosissime sotto-missioni che faranno da contorno a quelle principali e pezzi cardine della trama. La varietà in termini di pretesto narrativo e d’esecuzione è però nulla, senz’altro le sotto-missioni diverranno l’unico modo per allenare la vostra squadra di Pokémon.
Il numero massimo che comporrà il vostro team di esploratori è ancora di quattro, ma i Pokémon reclutabili sono più di 400 garantendo così una certa varietà.
I dungeon che esplorerete non saranno predeterminati ma bensì generati casualmente, in modo da rendere l’esplorazione sempre variegata. Il titolo, nonostante ciò, conserva un grado di monotonia proprio accentuato dai vari piani dei dungeon, che nonostante la generazione casuale paiono tutti identici.
Le dinamiche dei combattimenti sono rimaste pressoché invariate rispetto al capitolo precedente, gli incontri non sono casuali ma le tempistiche dei combattimenti si muovono a turni. La varietà degli attacchi, nonché la variante strategica data dal poter comporre in svariati modi il proprio team, rende il giusto merito al sistema di combattimento. Nonostante ciò, oltre agli oggetti, il ritmo di gioco rimane costantemente lineare e la parte strategica, se pur ben riproposta, è comunque ridotta ai minimi termini. In tal modo i ragazzi di Chunsoft non hanno posto rimedio ai difetti che già si evidenziavano in passato, essendosi limitati ad aggiungere solo nuovo materiale.
La vera novità risiede nell’implementazione della Wi-Fi connection, che riesce ad esprimere tutto il suo potenziale. Il lancio di un fatidico S.O.S. ci permetterà infatti di chiamare soccorso, e se l’amico accetterà riusciremo così a levarci da pericolose situazioni. Tuttavia la scarsa popolarità di questo sistema nonché le necessità che occorrono per il buon risultato dell’operazione rendono quel nostro S.O.S. pressoché inutile.

Comparto tecnico

La realizzazione del comparto grafico dà a desiderare già dai primi sguardi che si possono posare sul titolo. E’ quasi inspiegabile questa lacuna, sempre se non si guarda al budget dato in dotazione alla Chunsoft per questo determinato progetto. Ciò che però deludono davvero sono le sequenze nei dungeon, dove la cura grafica è ridotta ai minimi termini, che renderebbero il lavoro svolto per questi solo accettabile se visto nel parco titoli dei giochi per GameBoy Advance.
Tutto ciò che rende ben degustabile l’esperienza dal punto di vista grafico è e rimane il soggetto trattato, ovvero i Pokémon.
Il comparto sonoro si dimostra quanto meno esaustivo per gli effetti sonori, ma del tutto inconcludente nonché scarno per quanto riguarda la colonna sonora. Le musiche sono infatti remix dei pezzi storici della serie dei Pokémon, ridotti drasticamente per quantità.
La longevità tiene invece dei toni altisonanti ma solo per quantità, la qualità dà a desiderare data la ripetitività delle meccaniche del gameplay e le scarse varianti in termini di missioni secondarie.
Il potenziale della piattaforma rimane quindi inespresso a livello tecnico, ed accettabile solo per l’utilizzo della Wi-Fi connection. Per quanto riguarda le peculiarità della Nintendo Ds il titolo le incrementa, ma il Touch Sceen rimarrà spesso lontano dalle vostre dita , data la calibrazione sommaria e la scomodità nel suo utilizzo che si accentua nelle fasi di combattimento.

Che zampa?

Pokémon Mystery Dungeon: Esploratori del Tempo rimane un titolo facilmente dimenticabile per gli elementi di scarsa qualità che lo compongono. Un comparto tecnico giusto mediocre ed un gameplay monotono e per nulla ispirato sono difetti poco trascurabili.
Un titolo solamente discreto per gli amanti dei Pokémon, che però si cimenteranno su ben altri titoli quanto meno più avvincenti. Questo gioco è un titolo tutto sommato accettabile per gli amanti dei classi giochi a dungeon.
Una saga come quella di Pokémon Mystery Dungeon avrebbe potuto realizzarsi in questa sua seconda incarnazione come un ottima variante, ma il presente dice tutt’altro. Un titolo a cui dare poche attenzioni e per altrettante poche persone.

 

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