Fallout 3 – Operation: Anchorage – Recensione Fallout 3: Operation Anchorage
Indossate nuovamente le armature atomiche!
Fallout 3 non ha certo bisogno di presentazioni: il seguito di quelli che furono tra i migliori CRPG (classic RPG) di sempre non ha di certo deluso le aspettative, proponendo un RPG free roaming coinvolgente, ampio e con un ottimo battle system, un’ibridazione tra le meccaniche di un normale FPS e quelle di un RPG a turni. I riconoscimenti non sono venuti solamente dal favore del pubblico, ma anche da quello della critica, visto che diverse testate l’hanno eletto a gioco dell’anno. Molti di voi avranno già finito il gioco, ma non è ancora tempo di riposare: i possessori del gioco in versione PC o 360, infatti, saranno nuovamente chiamati all’azione nel corso di questa prima parte dell’anno con 3 succulente espansioni che andranno ad ampliare l’esperienza di gioco (i DLC, purtroppo, non usciranno per la versione PS3). L’oggetto di questa recensione è proprio la prima espansione chiamata Operation Anchorage: indossate nuovamente le vostre armature e imbottitele per bene, perché questa volta sarete chiamati ad agire tra i freddi monti dell’Alaska. Si è parlato finora di espansione: non pensate però di trovarvi di fronte a qualcosa di simile a Shivering Isle, l’espansione di Oblivion che aggiungeva una nuova isola da esplorare. In questo caso, invece, ci troviamo di fronte all’aggiunta di una missione secondaria, lunga più o meno quanto quelle presenti nel gioco originale (la durata si aggira intorno le 4 ore) ambientata, tuttavia, in un territorio esterno a quello della mappa che abbiamo già visitato; l’espansione non si svolge dopo la conclusione del gioco, bensì durante, integrandosi col normale svolgimento del gioco: questo significa che, se la vostra partita è ancora in corso, potete scaricare l’espansione e giocare la nuova missione quando vi pare e piace, mentre se avete già finito il gioco dovrete caricare un salvataggio (deve essere un salvataggio precedente all’attivazione dell’ultima missione del gioco) oppure cominciare una nuova partita. Ma andiamo con ordine… cos’è questa operazione Anchorage?
La nuova ambientazione è evocativa e ben realizzata
La guerra di Anchorage
Dell’operazione Anchorage si sente parlare anche durante il gioco principale, ma era stata introdotta dai due precedenti capitoli della saga. Si tratta di un’operazione militare svoltasi nell’era preatomica, tra le più importanti della storia del mondo di Fallout, essendo tra le azioni militari responsabili della crisi mondiale che sfociò nella distruttiva guerra atomica. Intorno al 2059 gli Stati Uniti, che avevano precedentemente annesso il Canada fra i propri possedimenti, militarizza l’Alaska lasciando le proprie truppe a presidio dei pozzi di petrolio, delle raffinerie e delle linee di distribuzione del prezioso liquido. Quando, nel 2060, inizia la crisi del petrolio, l’America rafforza la sua presenza militare nel territorio, mentre i rapporti con la Cina iniziano a deteriorarsi proprio a causa del costo crescente dell’energia. Questa tensione raggiunge il culmine nel 2066, sfociando nell’invasione dell’Alaska da parte delle truppe cinesi, guidate dal generale Jingwei. L’Alaska diventa quindi sede di una sanguinosa guerra per il controllo delle risorse petrolifere, guerra che dura fino al 2077. Durante questi anni l’America riesce a riprendere, lentamente, il controllo del territorio (lentezza causata anche dalla resistenza Canadese, che rallenta il passaggio delle truppe americane verso l’Alaska) grazie all’utilizzo di truppe dotate di un nuovo tipo di armatura atomica, la T-51d, sotto il comando del generale Chase, che si rivela particolarmente utile contro le armi dell’esercito cinese. Cosa c’entriamo noi con un conflitto svoltosi in un’epoca ormai lontana? Pochi momenti dopo aver scaricato l’espansione e fatto partire il gioco, capteremo con la radio una richiesta di aiuto: dei ribelli della confraternita d’acciaio (ricordiamo che i ribelli sono un gruppo della confraternita in disaccordo con i metodi dell’attuale leader della compagnia, allontanatasi da loro per poter proseguire la loro attività primaria, che consiste nel raccogliere quanta più tecnologia possibile) hanno bisogno di aiuto. Recandoci nel luogo dove è stata inviata la richiesta, aiuteremo i membri della compagnia a respingere un assalto dei mutanti: una volta salvi, ci viene richiesto di seguirli all’interno della base in cui sono asserragliati. Veniamo a conoscenza che, probabilmente, siamo tra le pochissime persone che possiamo dar loro una mano: la base era un’importante installazione militare che conserva delle tecnologie avanzate. Purtroppo, per mettere le mani su questa attrezzatura è necessario completare un simulazione militare che serviva come addestramento per le nuove reclute, ambientata, per l’ appunto, durante le fasi finali del conflitto di Anchorage. L’unico modo per accedere alla simulazione è possedere una particolare interfaccia, del tutto simile a quella del nostro Pip boy: con la promessa di ricevere parte del bottino, ci sediamo nel simulatore. Da qui inizia la nostra nuova avventura, ambientata proprio nel 2077 nelle fasi immediatamente precedenti alla completa vittoria degli Stati Uniti. La missione è composta da 3 diversi obiettivi e la nostra operazione sarà principalmente basata sull’infiltrazione in diverse basi nemiche allo scopo di indebolire ulteriormente i nemici prima dell’assalto finale dell’esercito.
Regressioni e novità
Vediamo come i Bethesda hanno impostato questa espansione, partendo da quello che è il più grande lato negativo: le meccaniche di questa espansione si allontanano da quelle di un RPG (qual è il gioco originale) avvicinandosi maggiormente a quelle di un FPS. A differenza di quasi tutte le missioni di Fallout 3, infatti, questa campagna non può essere risolta in molteplici modi; l’unica cosa che possiamo fare è proseguire nel nostro cammino, che è assolutamente lineare, ovvero niente free roaming bensì un lungo corridoio da percorrere, uccidendo tutti i nemici che ci si parano di fronte fino a raggiungere il nostro obiettivo. Questo non è necessariamente un male, in quanto l’espansione si lascia giocare tranquillamente e risulta divertente, variando le meccaniche già viste durante il gioco, solo che la si poteva rendere più interessante, prevedendo ramificazioni nella storia e percorsi alternativi che ci permettessero di scegliere l’approccio ai combattimenti. Inoltre, accedendo alla missione a livello 20, si tende ad usare poco lo SPAV, anche perché spesso si preferirà agire dalla distanza usando armi da cecchino. La sfida è praticamente nulla: i programmatori hanno pensato di rendere l’idea della simulazione inserendo delle aree dove poter ripristinare energia e proiettili agendo su dei meccanismi segnalati in rosso. Ora, questo espediente poteva anche funzionare se non fosse che è possibile ricaricarsi senza alcun limite: se qualche nemico ci riduce in fin di vita, basterà semplicemente tornare all’ultimo punto di rigenerazione per potersi curare completamente. Questo è un peccato, sarebbe stato sufficiente limitare il numero di usi delle postazioni di ricarica per far crescere il pathos, costringendoci a gestire al meglio le nostre risorse (anche perché alcuni nemici, specialmente i cecchini, sono in grado di farci veramente male).
Passiamo ora ai numerosi lati positivi, tutti riconducibili ad una semplice constatazione: i Bethesda non si sono limitati a sedersi sugli allori, riproponendoci ambientazioni, situazioni e nemici già visti nel gioco, ma hanno creato qualcosa di nuovo. Per prima cosa, essendo un’ambientazione pre-nucleare, l’atmosfera e la realizzazione grafica è completamente diversa: non più ambienti tendenti al marrone, bensì, sotto un bel cielo finalmente sgombro da nubi, un’ambientazione montana tendete al blu acceso, che ha il doppio scopo di tratteggiare uno stupendo paesaggio montano innevato ma anche di dare l’idea di una fredda simulazione al computer. Muoversi tra le installazioni nemiche a ridosso dei picchi montani innevati, mentre sentiamo il rumore del vento che sferza tra i picchi, è davvero qualcosa di unico: un plauso ai programmatori per aver reso così bene questo nuovo paesaggio. Le novità non si fermano all’ambientazione: troveremo anche nuove armi (stupendo il fucile di Gauss, un’arma da cecchino che usa munizioni a energia, davvero letale nonché in grado di scagliare un nemico diversi metri indietro) e nuovi nemici (che scompariranno una volta uccisi, diventando azzurri e sfaldandosi a cubetti, per ricordare sempre di essere dentro un simulatore, un buon tocco di classe), tra cui unità invisibili, che torneranno visibili una volta colpite dai proiettili, ma finché sono invisibili non possiamo puntarli con lo SPAV, piccoli ragni meccanici esplosivi e perfino un gigantesco carro armato. Le 4 fasi in cui è divisa la missione propongono meccaniche e ambienti decisamente diversi tra di loro (nella parte centrale potremo anche gestire una piccola squadra di attacco, dando loro dei semplici ordini e gestendo il nostro e il loro arsenale), rendendo questa piccola campagna molto varia sia come meccaniche di gioco che come ambientazioni. Per ultimo, l’espansione “regala” ulteriori 100 punti al proprio gamescore, ottenibili semplicemente portando a termine le 4 fasi della missione. Una volta completata otterremo dell’ottima attrezzatura (non presente nel gioco originale) da poter usare nella campagna originale (se l’abbiamo già finita, ci ritornerà certamente utile per le prossime espansioni) e, se riusciamo a trovare i 10 documenti cinesi sparsi per tutta l’espansione, anche una nuova abilità.
Conclusione
Questa espansione dovrebbe essere giocata da chiunque abbia amato Fallout 3. Sebbene la componente roleplay è ridotta veramente all’osso, preferendo meccaniche più prettamente FPS, la missione si lascia comunque giocare tranquillamente, divertendo il giocatore grazie ad una buona varietà di ambientazioni e di nemici, e regalando anche piccoli tocchi di classe qua e la. Auspicando una componente RPG più marcata nelle prossime espansioni, non si può che lodare il lavoro dei Bethesda che hanno creato qualcosa di nuovo senza riciclare quanto già visto in Fallout 3. Il voto dell’espansione sarebbe stato, probabilmente, il voto che avrebbe meritato Fallout 3 se la componente RPG fosse stata praticamente assente. In ogni caso, scaricatela senza timori e arrivederci al successivo The Pitt.