Brave Story – Recensione Brave Story: New Traveler
A new Traveler
Dalla mente dell’autore giapponese Miyuki Miyabe nasce il racconto “Brave Story”, una classica avventura fantasy che narra le gesta di un giovanissimo eroe trasportato in un altro mondo per affrontare una serie di prove e poter esprimere così il proprio desiderio. Il protagonista, definito Traveler, approda nel mondo di Vision dove inizia il suo viaggio alla ricerca delle cinque gemme contenenti il potere della Dea: una volta completata la propria missione, il viaggiatore potrà vedere esaudito il proprio desiderio. Protagonista principale del racconto, della serie anime e del gioco “capostipite” (per Playstation 2), è Wataru, un ragazzo di dieci anni che affronterà il suo viaggio insieme alla ragazza gatto Meena e al lucertolone Kee Kema. Ma, come anticipato dal titolo, la storia narrata dal capitolo per PSP segue tutt’altra vicenda: il piccolo protagonista è infatti Tatsuya (il nome potrà essere cambiato all’inizio, ma questo è quello preimpostato), giovane appassionato di videogame e grande amico della dolce Miki. Un giorno, in un normale pomeriggio, la ragazza si allontana da Tatsuya, e poco dopo il cane di quest’ultimo cerca di convincere il proprio padrone a seguirlo. Il giovane ragazzo scoprirà così che la povera Miki è caduta in un sonno profondo, non riesce a risvegliarsi e non si conoscono le cause di questo male. Affranto dalla notizia, impotente e in qualche modo colpevole per quella disgrazia, Tatsuya andrà a disperarsi sul tetto dell’ospedale, dove una voce soave e una simpatica rana lo convinceranno ad intraprendere una gloriosa avventura nel mondo di Vision per salvare la propria amica.
Rotta per Vision
A dir la verità, l’inizio della storia è alquanto scontato. Il rapporto tra Miki e Tatsuya sembra una normale amicizia (forse più da parte della ragazza nei confronti dell’amico), neanche molto solida. Lui ha occhi solo per i suoi videogame, mentre la ragazza “entra in coma” dopo solo qualche secondo di prologo. Niente farebbe pensare ad un rapporto così forte e sincero da spingere un ragazzino di dieci anni, timido, gracile e turbato da quell’evento a rischiare la propria vita. Invece Tatsuya si lascia senza alcuna indecisione, per il bene della dolce Miki, senza sapere cosa lo avrebbe aspettato al di là di una gigantesca porta alata e lucente comparsa all’improvviso sul tetto di un ospedale. Ovviamente c’è Vision, un mondo simile come clima e conformazione alla Terra, ma popolato da razze diverse, da innumerevoli mostri, e dominato dalla natura circostante. Molto più verde, molte più montagne, poche città; tutte le razze (o quasi) convivono fra loro senza problemi, i mostri si mantengono al solito nei “dungeon” e fuori dai centri abitati, mentre gran parte della popolazione crede nell’esistenza di una dea del destino onnipotente, regolatrice e benevola.
Dopo essere stato giudicato un Traveler a tutti gli effetti (e ricordate queste parole alla fine del gioco), il coraggioso e prode Tatsuya (che cambiamento, eh?) partirà alla ricerca delle cinque gemme, indispensabili per esaudire il proprio desiderio. Subito incontrerà la graziosa e determinata ragazza-gatto Yuno, che lo introdurrà al nuovo mondo. Scoperta l’esistenza di queste numerose razze e delle leggende sui Traveler, i due faranno coppia e decideranno di dividere gli impegni del lungo viaggio. Ben presto però si accorgeranno che avranno bisogno di altri compagni, ed è così che recluteranno l’uomo lucertola Sogreth (tra l’altro amico di Kee Kema) e diverranno dei giovani Highlander, paladini della giustizia che mantengono la pace su Vision. Proseguendo, Tatsuya incontrerà nuovi amici, acquisirà nuove gemme e diventerà sempre più forte, ma accanto a lui cresceranno anche i pericoli e le difficoltà da affrontare. Già conscio di non essere l’unico viaggiatore a raccogliere le gemme per esaudire il proprio desiderio, Tatsuya scoprirà che non tutti i Travelers hanno buone intenzioni. Infatti, creando scompiglio sia su Vision che nel mondo reale, un altro viaggiatore, Rei, si imporrà prepotentemente nella caccia alle pietre magiche, rischiando di gettare quel pacifico mondo nel caos più totale. Fino a questo punto la trama si mantiene piuttosto banale ma non per questo noiosa. Ad ogni modo si sviluppa sicuramente verso la fine del gioco, arricchendosi di significato, colpi di scena, risvolti improvvisi e obiettivi da vero eroe. Causano un pò di delusione la superficialità dei rapporti tra la squadra e i personaggi esterni, mentre i legami all’interno del gruppo sono molto più profondi e analizzati. Il finale un po’ a sorpresa deluderà alcuni mentre piacerà ad altri, ma in fondo non stona con il resto della storia e anzi ne diviene una conclusione adeguata. Rimane la sensazione che il rapporto tra Miki e Tatsuya non sia mai stato così forte da giustificare un’avventura del genere, ma tutti gli altri dubbi vengono definitivamente estinti prima o durante il finale del gioco, lasciando ogni giocatore soddisfatto.
Classico è bello!
Questo capitolo di Brave Story segue le fondamentali regole dei giochi di ruolo (RPG) nella massima semplicità: non presenta alcuna classe né alcun job, ma delle caratteristiche preimpostate per ogni personaggio (un po’ come FFX, dove ogni combattente vantava una propria specialità); le razze, i personaggi e le varie missioni non presentano niente di innovativo, essendo anche molto stereotipati: il protagonista, tra l’altro, non parla nemmeno. Eppure Brave Story affascina, grazie alla propria grafica in stile cartoon 3D, all’elevata cura estetica, alla simpatia dei personaggi e anche all’immediatezza del sistema di gioco. Il combattimento è regolato da turni dove ciascun membro di ogni squadra esegue una propria azione, e si basa su meccaniche semplici e su valori di affinità con i compagni che permettono di imparare nuove abilità individuali o di gruppo sempre più forti, mentre il sistema di crescita si limita al solo “level up”. L’equipaggiamento consiste unicamente in arma, protezione e tre accessori: questi ultimi sono sicuramente i più numerosi ed influenti, grazie ad un sistema di crafting semplice e immediato che ben si adatta allo stile del gioco; inoltre, recuperando gli oggetti utili e i vari “diagrammi”, ovvero i manuali necessari alla creazione degli accessori, si potranno ottenere dei prodotti di grande qualità capaci di alterare anche notevolmente le statistiche personali. Gli oggetti da forgiare saranno molti, e i mostri dai quali ricavare i materiali sempre diversi, regalando così un’esperienza di gioco varia che spingerà il giocatore ad affrontare qualsiasi scontro, senza tuttavia rischiare di incontrare nemici troppo ostici o di rimanere bloccati in un dungeon.
Positiva anche la presenza del simpatico minigioco (anch’esso molto rapido e intuitivo) sul Birdcatching, il quale consiste nel catturare simpatici pulcini per poi scambiarli con oggetti o farli combattere nel Birdbrawl. Chiave del gioco rimane comunque la propria “politica di squadra”: considerando il valore di affinità spiegato sopra e anche la maggiore quantità di punti esperienza spettante alla squadra titolare, è consigliato e conveniente scegliere per bene il proprio team all’inizio ed affrontare l’avventura unicamente con quei tre membri. Nonostante ciò, la possibilità di scelta permette ad ogni giocatore di soddisfare al meglio i propri gusti e le proprie esigenze, senza far scadere nell’inutile gli altri componenti. Per quanto tutto questo possa sembrare qualcosa di già visto, “Brave Story: New Traveler” ha qualcosa in più che cattura e appassiona chi gioca, spingendolo a continuare e portandolo sino alla fine del gioco senza soffrirne minimamente la longevità. E’ anche vero che non raggiunge livelli eccellenti, ma la sua semplicità mai banale (che a differenza di altri titoli non scade mai nella povertà di contenuti) gli dona un punto in più che lo pone sotto una luce positiva, concedendogli i propri meriti.
Sotto sotto c’è di più
Un titolo classico, una storia apparentemente già vista e una realizzazione a primo impatto superficiale sono i peggiori difetti di questo Brave Story, ma superate queste incertezze ci si immerge in un mondo semplice, immediato e divertente come pochi. Un gioco mai noioso, che magari non farà innamorare molti, ma che fra un titolo e l’altro si conquista un posto di tutto rispetto, riuscendo anche ad affermarsi come qualcosa di più. Per il pubblico più giovane, gli appassionati della serie o gli amanti degli RPG semplici e lineari, “Brave Story: New Traveler” è un gioco da avere assolutamente.