Dragon Ball Z: Burst Limit – Recensione Dragon Ball Z: Burst Limit
Il ritorno dei Sayan
Ogni gioco che si rispetti e che porti il nome di Dragon Ball, ha un inizio oramai ben noto a tutti gli appassionati della serie: con l’arrivo dei Sayan sulla terra e la scoperta della parentela tra Radish e Goku, si dà il via all’epopea terrestre di Goku e le sette sfere del drago. Anche in Burst Limit, innovativo picchiaduro della next generation che girerà su Xbox360 e su PS3, l’inizio è prevedibile: il sacrificio di Goku è scontato, così come la paura per l’arrivo di Vegeta. La Atari, comunque, prova a dare un sistema innovativo a questa ennesima riproposizione del manga di Toriyama, del quale si hanno diverse trasposizioni televisive, videoludiche e presto anche cinematografiche. Con un passato che segna milioni di copie vendute per la più che lodata serie Budokai, lo sforzo cui viene chiamata la Atari è quello di eguagliare, se non superare, quei traguardi che furono ben più che rosei.
Pochi ma buoni
La storia oramai è ben nota a tutti, e ripeterla sarebbe inutile: per costruire un futuro importante c’è bisogno di un passato ben rigido e con fondamenta più che solide, ed è proprio da qui che parte la Atari, riprendendo e rivedendo le versioni dei Budokai che fecero la storia sul vecchio monolite Sony. Il gameplay non varia, anzi sembra rimanere identico e le innovazioni che si riscontreranno nel comparto tecnico, altre non saranno che quelle nella sostanza, nel tentativo di risaltare la spettacolarità del genere. Anche in Burst Limit troveremo le più che note modalità di gioco, partendo dallo story mode, lo Z Chronicles, che ci metterà di fronte ad un interessante albero ramificato nei vari episodi della storia, al completamento del quale nascerà un’altra icona con un nuovo episodio e una nuova battaglia. All’inizio potrete usare solo Goku, Junior e Yamko, ma avanzando nella storia sbloccherete altri personaggi utilizzabili, diciotto in tutto: numero esiguo se accostato a quello che ci offriva l’ultimo Budokai Tenkaichi, che arrivava ad offrire cento personaggi nella versione per Ps2 e più di cento nella versione Wii. La scusante per questa mancanza di varietà nei personaggi sta nella scelta di voler affrontare solo alcune tappe dell’avventura dei Sayan alla ricerca delle sette sfere, e ciò ha portato ad una concentrazione maggiore degli sviluppatori su determinati punti e personaggi che, ripetiamo, non superano i ventuno.
L’innovazione vera e propria del sistema di battaglia sta nel selezionare, prima di ogni battaglia, tre personaggi che faranno da comparsa per un eventuale aiuto, ma solo in alcune situazioni che dovrete sbloccare attraverso determinate mosse: alla fine di ogni livello ci sarà un resoconto che vi indicherà cosa ha fatto intervenire il vostro aiutante in modo tale che, qualora voleste completare il gioco in tutte le sue possibilità, potrete tenerlo a mente per la vostra prossima battaglia. Dopo la tanto analizzata story mode ritroviamo le immancabili modalità dei picchiaduro, dalla Survival Mode alla Time Mode, e infine la Versus Mode: in questa si potrà affrontare un amico o assistere, tramite il Watch Mode, ad uno scontro gestito esclusivamente dal sistema. Grande novità sta nel poter gestire i propri combattimenti Versus anche nel mondo Live dell’Xbox, nel quale Atari ha preparato classifiche mondiali e un sistema che soddisferà chiunque ha sempre desiderato confrontarsi con un appassionato della saga d’oltreoceano o con il vicino di casa. Innovazioni assenti per la gestione dei personaggi se non per il miglioramento della gestione dell’aurea che vi permetterà anche di deviare qualche colpo di energia e di diventare più forti per un certo periodo, come se avvolti dal Kaioken.
L’instancabile Atari continua a correre
Che l’innovazione principale si dovesse riscontrare nella grafica era più che ovvio, i videogiocatori che si aspettavano una grande spinta in avanti verso un genere ancora più preciso sono stati accontentati: il gioco nella sua veste cartoonesca, com’è giusto che sia, risulta migliorato tantissimo. Le animazioni permettono più movimenti degli arti e delle mani nel momento dei colpi ravvicinati e da lontano e il tutto si riduce ad una spettacolarità sempre crescente supportata anche dalla presenza di animazioni, le cut scene, che si faranno preferire ai pomeriggi passati a guardare l’anime. Migliorate anche le esplosioni, gli effetti luminosi e le stesse scariche di energia che ora danno ancora più spettacolarità al titolo. Per la grafica avremmo una promozione a voti pieni, se non fosse per la mancanza di fondali vari, che saranno sì percorribili in volo, camminando o correndo, ma che risulteranno molto vuoti e scarni.
D’altro canto la colonna sonora, partendo dalla sigla iniziale che dà il via alle danze, risulta essere orecchiabile e godibile meglio di quanto si era fatto con i capitoli precedenti. La Atari quindi confeziona un comparto tecnico interessante e sicuramente notevole per un titolo che, stranamente, riesce ancora a sorprendere. Da citare anche la presenza della doppia scelta del doppiaggio, il quale potrà essere sia inglese che giapponese, così da poter ascoltare le voci originali dei personaggi.
Burst Limit: il Kirchner del videoludico
Sono più di vent’anni, oramai, che Dragon Ball è presente e vigente sui nostri schermi, che siano televisivi o videoludici, e che rimane in una parte fissa della nostra mente: generazioni e generazioni hanno saputo apprezzare lo stile di Toriyama, il cui successo non pare volersi arrestare e sono senz’altro questi fattori che salvano la saga sicuramente più amata della storia degli anime giapponesi. Dragon Ball Z Burst Limit può essere considerato un interessante punto di partenza per uno sviluppo della saga delle sette sfere su console di nuova generazione e questo primo capitolo, se di primo si può parlare in vista di un secondo, è sicuramente un ottimo ponte tra il vecchio stile del Budokai Tekaichi e la nuova frontiera della netx gen: Microsoft sarà senz’altro soddisfatta di poter godere a pieno di questa folata videoludica.