Prince of Persia Rival Swords – Recensione Prince of Persia Rival Swords
Il Principe senza nome diventa portatile
La Ubisoft aveva già precedentemente provato a sbarcare nel mercato della PSP con Prince of Persia: Rivelation, riedizione del Prince of Persia: Spirito Guerriero, secondo capitolo della trilogia per Play Station 2. Purtroppo il tentativo andò a male a causa della mancanza di innovazioni, se nonchè la presenza di alcune menomazioni rispetto al capitolo per il monolite nero. La Ubisoft però ora ci riprova con Prince of Persia: Rival Swords, riedizione di Prince of Persia: I Due Troni, l’ultimo capitolo della trilogia, e la domanda dovrebbe essere: "cosa cambia dal primo capitolo proposto su PSP?". Stavolta la casa produttrice ci presenta delle innovazioni, poche ma buone,cioè sezioni bonus e qualche filmato in più. Il primo capitolo portatile fu un flop, non del tutto clamoroso, ma leggermente deludente; il secondo ha sicuramente riscattato l’errore nel quale incappò la Ubisoft.
Bentornato a Babilonia, Principe
Il Principe, stanco e prostato dall’ esperienza negativa nell’Isola del Tempo, durante la quale tentò di cambiare la propria sorte distruggendo le sabbie del tempo, può finalmente fare rotta verso l’amata terra natia, l’incantevole Babilonia. Il Dahaka, il mostro che inseguiva il Principe per ucciderlo, è stato placato, Kaileena è stata sottratta al suo destino e divenuta sua fedele compagna di viaggio; così ogni pena ed ogni turbamento sembra infine che siano giunti al termine. Ma Babilonia non è più quella che il Principe aveva lasciato anni prima: la capitale è ridotta ad un cumulo di macerie, le fiamme avvolgono ogni cosa, le grida di dolore del popolo si mescolano alle esplosioni e i briganti hanno invaso le strade compiendo razzie a più non posso. Chi si cela dietro a questo scempio è il Visir, sconfitto nel primo capitolo della storia, ma riportato in vita dallo stesso principe che si era illuso di poter cancellare tutti gli errori del passato evitando di farli accadere. Ritornato nella splendida città, il protagonista rivedrà anche Farah, la bellissima principessa indiana che ha aiutato il giovane principe nel primo e nel terzo capitolo della saga, però non conserva alcun ricordo delle avventure vissute in precedenza poiché, sebbene siano passati sette anni dal loro incontro, questo in realtà non è mai avvenuto così come le sabbie del tempo non sono mai state liberate. Queste ultime però hanno logorato comunque il Principe che, dopo il rapimento della sua Kaileena da parte del Visir, scatena il suo spirito maligno dando vita ad un mostro nero incatenato ai pugni: è l’inizio della nostra storia che vedrà il Principe che vuole liberare la donna di cui è innamorato e l’apparizione dal suo alter ego maligno, che vedremo manifestarsi nel gioco in momenti prestabiliti.
Un’unica novità, tante altre certezze
Per coloro che, si spera, abbiano provato almeno un titolo della saga, bisogna dire che Prince of Persia ha sempre tratto la sua fortuna principalmente dall’ottima miscela di fasi di puro platform con altre più dinamiche, costituite da combattimenti acrobatici e puramente spettacolari.
Il Principe ha una innata agilità, che sfida le leggi della fisica, a partire da quella di gravità, che gli consente di compiere balzi prodigiosi, di saltare da una colonna all’altra, ed anche di percorrere per qualche metro le pareti, sia in orizzontale che in verticale. Davvero apprezzabile poi la possibilità di interagire con l’ambiente circostante che permetterà, per esempio, di sfruttare l’arma principale per aggrapparsi, strappando i lunghi tendaggi appesi alle case Persiane per scendere così agevolmente anche da altezze considerevoli, oppure di avvalersi di alcune particolari elementi presenti delle pareti per cambiare repentinamente la direzione dei salti. Il tutto si riprende con fedeltà dalla versione per PlayStation 2 senza doverla rimpiangere; stavolta la mobilità della PSP ha centrato il bersaglio a differenza di quanto accadeva in altri videogiochi.
Parlando dei combattimenti, diventa notevole la possibilità di avere due differenti approcci: uno più classico e tipico, nel quale dovremo vedercela spesso contro una moltitudine di nemici, dove la difficoltà è data più dal loro numero che non dall’effettivo valore degli avversari, l’altro è un approccio stealth, che ci permetterà di avvicinarci furtivamente e colpire il nemico in maniera veloce e soprattutto efficace con mosse da vero assassino. Se con il protagonista dovremo farci largo tra i nemici impugnando spade ed affini, con la sua versione “oscura”, che si scatenerà, come detto precedentemente, in alcuni frangenti prestabiliti, saremo dotati di lunghe catene, con le quali si potrà colpire a distanza e potremo interagire in maniera alternativa con l’ambiente, usandole come liana per raggiungere piattaforme altrimenti inaccessibili, oppure per spostare blocchi e via dicendo. L’energia della versione dark scenderà con il trascorrere del tempo, costringendo il giocatore a muoversi senza esitazioni, soprattutto è cosigliabile eliminare nemici a profusione, senza scrupolo in modo da poter procurarsi la sabbia sufficiente per poter tenere sotto controllo la propria resistenza. Un’ altra variante sul tema è rappresentata dalle corse sulla biga, riportata anche nella versione per il nostro caro monolite nero, e potranno anche essere giocate al di fuori dall’avventura principali in sfide multiplayer: il tutto si basa su effetti semplici e poco articolati, ma che comunque colpiscono il giocatore, dando le uniche possibilità di sterzare, oltre che di difenderci dai numerosi attacchi che ci verranno lanciati fino ad arrivare alla destinazione prestabilita.
Sempre presente, anche se passata in qualche modo in secondo piano rispetto a qualche capitolo precedente e ancora di più col passaggio su PSP, la possibilità di manipolare il tempo col vostro pugnale del tempo, per poter rimediare ad un errore commesso precedentemente.
Per la strada qualcosa si è perso
Prince of Persia può vantarsi di una atmosfera da "le mille ed una notte", in grado di affascinare i giocatori: purtroppo, l’unica pecca, nel passaggio da consolle casalinga, la PS2, alla PSP qualcosa si è sgranato. A salvarsi dalla sgranatura vi sono le animazioni che rimangono ben curate e realistiche: le texture sono di qualità altalenante, spesso grezze e risentono vistosamente dell’affollamento della scena. La mancanza di un secondo stick analogico costringe il giocatore a delle peripezie manuali per poter avere sempre una corretta visualizzazione dell’ambiente, quindi la telecamera diventa il peggior male di questo gioco.
Buono il sonoro, almeno per quel che riguarda le musiche ed il doppiaggio, che come sempre è completamente in italiano, invece nei combattimenti si nota una monotonia di alcuni effetti audio e dei rumori di battaglia. Quindi, in fin dei conti, qualcosa è andato perduto nel passaggio, ma tutto sommato son deficienza passabili e la giocabilità le sopprime senza problemi.
Novizi, ecco a voi; cultori, tenetevi alla larga
Per quanto sia un altro estratto positivo della Ubisoft dalla saga del Principe Babilonese, il consiglio per gli amanti della serie è quello di rimanere e limitarsi alla versione per la PS2, I due troni, ed evitare questo capitolo che risulterebbe solo uno spreco di soldi. Chi invece non ha saputo godersi il capolavoro Ubisoft su console fissa e vuole riscattarsi dal passo falso fatto dal precedente episodio su PSP, dovrebbe acquistare Rival Swords per poter passare delle piacevoli ore in compagnia del Principe.