Crazy Taxi: Fare Wars – Recensione Crazy Taxi: Fare Wars

Bel mestiere il tassista

Nato originariamente come coin-op, Crazy taxi ebbe una grande successo nella sua versione da salagiochi al punto da convincere la SEGA a convertirlo in quella che è stata la sua prima e fortunatissima apparizione su una console domestica: esce così nel 2000 l’omonimo titolo per Dreamcast.
Producendo un racing-game in pieno stile arcade originale e diverso dal solito, capace di fare presa sul pubblico grazie ad una struttura semplice, immediata ed altrettanto folle, il titolo sviluppato da AM 3 riuscì a diventare un "must-have" per tutti i possessori della storica Dreamcast.
Nella sua ennesima conversione, stavolta sul portatile Sony, Crazy taxi e Crazy taxi 2 vengono raccolti in un unico UMD, venduto ad un prezzo budget.
La scelta di convertire (come ormai ci ha, anche fin troppo, abituato la Psp) invece di creare un seguito totalmente nuovo è stata motivata dalla comunque numerosa fascia di giocatori che non ha mai provato questo titolo e dalla restante parte di appassionati che desideravano ardentemente rigiocarlo nella sua versione per Dreamcast.

La corsa è sempre quella

Per chi non lo sapesse lo scopo del gioco è trasportare in maniera rapida e rocambolesca il maggior numero di clienti possibile entro il limite di tempo messo a disposizione, ottenendo così soldi che serviranno da punteggio per scalare una classifica. Per farlo avremo a disposizione quattro piloti selezionabili nel primo capitolo ed altri quattro diversi nel secondo. Una volta scelto il nostro personaggio dovremo andare a cercare i primi clienti per le strade, ispirate a San Francisco o New York (a seconda del capitolo che sceglieremo tra i due Crazy taxi). Questi ultimi presentano un cerchio di vari colori ai loro piedi, che determina la difficoltà ed il rispettivo guadagno in denaro che otterremo una volta riusciti a portarli a destinazione, secondo una scala di colore che va, da facile a difficile e quindi dal "ricco" al "povero", in questo modo: rosso, arancione, giallo e verde.
Stiamo parlando di un titolo pensato e concepito per essere giocato in salagiochi; d’altronde la totale assenza anche della più banale trama possibile e la breve durata delle sessioni di gioco (ovviamente dipende anche dalla bravura del giocatore) non possono che confermarlo. Giocare un titolo del genere su una console portatile, dalla quale in molti non vogliono altro che un semplice intrattenimento di una decina di minuti ad ogni sessione di gioco, è comunque per questo genere di giocatori tutt’altro che un difetto.
Analogamente alla versione per Dreamcast anche Crazy taxi: Fare Wars presenta numerose modalità. Nel primo Crazy Taxi oltre all’Arcade Mode, che emula in maniera perfetta la versione coin-op, ci sono anche l’Original Mode, il Multiplayer ed il Crazy Box. L’Original Mode è praticamente identico all’Arcade, in più potremo settare la durata del nostro lavoro da tassista. Il Crazy Box è invece una raccolta di sottogiochi che servono ad imparare le varie tecniche di guida, nella quale il giocatore dovrà portare a termine le missioni più insolite; infine la modalità Multiplayer dove potremo sia giocare con un amico utilizzando un’unica Psp, cimentandoci in delle sfide a tempo, oppure utilizzare la modlità Ad Hoc. In quest’ultima parteciperemo ad una sorta di "tutti contro tutti" dove come unico scopo avremo quello di fare più clienti di ogni altro concorrente, oppure potremo partecipare ad una modalità nella quale dovremo cooperare coi nostri compagni online.
Nel secondo Crazy taxi, invece, oltre alla modalità Multiplayer (identica a quella del primo), troviamo le modalità Around Apple, Small Apple e Crazy Pyramid. Le prime due sono praticamente identiche tra loro e corrispondono all’ Original Mode del primo capitolo, mentre la modalità Crazy Pyramid rappresenta la versione aggiornata e migliorata della Crazy Box del primo titolo.
L’utilizzo dei bottoni è quello classico utilizzato, ormai, quasi in tutti i racing-game della console Sony. I tasti dorsali serviranno per frenare ed accelerare, mentre per cambiare la marcia da avanti ad indietro si utilizza la X ed il O. La scelta di utilizzare un tasto differente dal freno per usufruire della retromarcia in un gioco di guida arcade potrebbe non essere vista di buon occhio da tutti, data la sua non totale immediatezza e probabilmente anche scomodità.

In giro per la grande mela a tempo di musica

Girare per le strade di New York e San Francisco, ricche di grattaceli e di riferimenti tipici del luogo, in cerca di uno o più clienti da portare a destinazione non è mai stato talmente divertente. Sfrecciare attorno le "street" o le "avenue" in cerca della strada più breve da compiere sarà per voi divertimento allo stato puro, così come lo sarà tagliare per campi da pic-nic o per posteggi affollati di automobili e persone che scapperanno terrorizzate dal vostro arrivo.
La visuale di gioco è stata riadattata dagli sviluppatori per sfruttare al massimo l’ottimo schermo 16:9 widescreen della Psp ed il framerate viene mantenuto alto durante ogni azione di gioco conferendo così un’elevata di gioco ed evitando quasi ogni tipo di rallentamento, purtroppo però non del tutto assenti (riscontrabili soltanto nei momenti più confusi e trafficati, si tratta comunque di una cosa lieve e che non reca fastidio durante la partita.). Qualche difetto relativo alla grafica è naturalmente presente, ma non pesa più di tanto nè sulla giocabilità nè sul fattore grafico in generale.
La grafica stessa è colorata e ricca di dettagli. Restiamo pressoché sugli stessi livelli del Dreamcast. Sono presenti comunque alcuni nuovi effetti luminosi e qualche riflesso maggiormente curato, che comunque non bastano per poter parlare, nemmeno lontanamente, di restyling.
Per quanto riguarda il comparto audio ed in particolar modo la colonna sonora, la prima cosa che balzerà allo sguardo, o per meglio dire all’orecchio, di quei giocatori che hanno già assaporato la prima versione per Dreamcast è la mancanza delle tracce audio degli Offspring e dei Bad Religion. A supplire questo vi è però la possibilità di caricare i nostri brani musicali preferiti direttamente dalla memory stick. Anche senza utilizzare questa funzione e nonostante l’assenza dei due importanti gruppi sopra elencati, la colonna sonora rimane di tutto rispetto, composta, come nella sua versione originale, da molti brani stile punk-rock adattissimi al gameplay folle e sfrenato di Crazy taxi: Fare Wars.

Conclusioni

In conclusione possiamo affermare che Crazy Taxi: Fare Wars è sicuramente un buon titolo che dovrebbe essere giocato almeno una volta nella vita, nonostante resti la copia quasi esatta uscita anni fa su Dreamcast. Difatti si nota palesemente come il titolo di casa SEGA non si sia sforzato più di tanto per regalare qualche nuova innovazione o un restyling atto a sfruttare meglio le potenzialità della console portatile Sony. Purtroppo questo continuo accumularsi di porting in una console, come la Psp, con un grande potenziale e spesso sfruttato soltanto al 50% non fa altro che gettare cattiva pubblicità e rassegnazione da parte delle case produttrici che preferiscono portare titoli già precedentemente usciti in qualche vecchia console, anzichè spendere grosse somme di denaro per svilupparne di nuovi.
Tirando le somme mi sento di consigliare questo titolo soltanto ai nostalgici della serie che sperano di trovare nella portatilità un pretesto valido per spendere dei soldi, per fortuna non troppi visto che il gioco viene venduto ad un prezzo budget (almeno).

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento