Seven Games of the Soul – Recensione Faust: The Seven Games of the Soul
Da Goethe con amore
C’era una volta, pochi e non molti anni fa, un parco giochi; in questo luogo vivevano sette persone, un tempo fenomeni da circo, ora fenomeni da luna park. Dopo la loro morte però, accadde una cosa un po’ strana: né in paradiso né all’inferno sapevano dove queste anime dovessero andare, e fu così che il demone Mefistofele, Mefisto per gli amici, decise di chiedere aiuto ad un mortale di nome Marcellus Faust (non QUEL Faust, ovviamente), affinché giudicasse imparzialmente la vita di quelle sette persone. Sta a voi vestire i panni di Faust e scoprire i più oscuri desideri e i più terribili segreti che un’anima può nascondere in sé.
I giochi dell’anima
Come precedentemente detto, la trama si basa sul viaggio di Marcellus Faust all’interno di un luna park per scoprire i segreti delle vite di sette persone, al fine di poterle giudicare meritevoli o meno di andare in paradiso. Verrete così a conoscenza delle tribolazioni di sette pittoreschi personaggi, tutti diversi l’uno dall’altro, ciascuno con la sua dose di bontà e di cattiveria e ciascuno con un segreto inconfessabile da custodire nell’anima. Conoscerete le due gemelle siamesi, unite per un fianco e per l’amore verso un uomo che non contraccambiava; Nathariel, professore inglese mandato a indagare sul parco; Kalinka, povera sarta amata e odiata senza saperlo; Hannibal, lo stupido e violento domatore di tigri; Tod, un nano considerato un eroe, ma segretamente un criminale; Giselle, la donna cannone appena adolescente il cui migliore amico non è altri che Mefisto stesso; e infine Frank, un pittore tanto dotato quanto maledetto dalla sfortuna. Passo dopo passo scoprirete cosa nasconde l’incarico che vi è stato assegnato, tra gli orrori dell’inferno che possono celarsi dietro ai desideri umani. Una trama senz’altro matura, in cui sono presenti tratti macabri e un po’ spinti, il che limita questo titolo ad un target più maturo.
Viaggio nell’inferno terrestre
Questa avventura grafica può essere annoverata tra i pochi giochi in cui la visuale in prima persona riesce ad avere discretamente successo. La notoria scomodità di questo sistema di controllo applicata a giochi abbastanza statici quali sono le avventure grafiche, viene smorzata dalla possibilità di ruotare liberamente la visuale di 360 gradi, fluidificando i movimenti resi altrimenti troppo rigidi dal fatto di non potersi muovere se non compiendo “balzi” precalcolati, ed evitando così un notevole senso di disorientamento dovuto agli spostamenti fulminei. Eccetto il sistema di esplorazione, il resto della meccanica di gioco è più classica: il puntatore, a forma di mano, cambierà foggia se posizionato su “punti caldi” con i quali potrete interagire, permettendo di ingrandire, raccogliere, aprire e così via. L’unico vero problema del gioco sono alcuni rallentamenti presenti sporadicamente, che potrebbero creare alcuni fastidi e una discreta fatica quando vi ritroverete a dover utilizzare più oggetti tra di loro.
Gli enigmi che vi ritroverete a dover risolvere spazieranno da semplici quesiti logici, a calcoli matematici (molto semplici), ai soliti abbinamenti tra oggetti (a volte un po’ troppo originali per essere immediati), fino a dei mini-giochi tra cui una partita a poker dalla posta in gioco molto alta…
Le luci, i colori…
La maggior parte dell’avventura è ambientata in scenari bidimensionali pre-renderizzati senza grandi accenni al tridimensionale, che sarà presente perlopiù nelle scenette filmate. La qualità e l’originalità delle ambientazioni non può certo passare inosservata: l’intero parco giochi sembra immerso in una fiaba, con le abitazioni dalla forma buffa e favoleggiante nei momenti più rilassati, per poi passare a location più realistiche nei momenti più macabri, mantenendo un ottimo livello di dettaglio. Le scene in 3D sono di discreta fattura, anche se lasciano un retrogusto antiquato dovuto all’ancora bassa esperienza nel settore del periodo in cui il gioco è stato sviluppato.
Urla dall’inferno
Il comparto audio non è certo di grandissimo rilievo, non tanto per la sua qualità, quanto per la sua scarsa presenza. Oltre agli effetti sonori, tutti di buona fattura, sono presenti solo alcune tracce, tutte canticchiate come da una vecchia radio messa da qualche parte. Queste ultime, che principalmente possono essere sentite solo all’interno delle abitazioni dei personaggi che andrete a visitare, seppure niente affatto malvagie sulle prime, possono diventare veramente ossessionanti dopo un po’ che vi ritroverete a girare per gli appartamenti e le stanze altrui, costringendovi spesso e volentieri ad azzerare l’audio.
Cassa
"Faust: I Sette Giochi dell’Anima" è uno stupendo esempio di Avventura Grafica stile Horror, dalla trama coinvolgente e profonda, dal buon sistema di controllo ed esplorazione e dalla grafica piacevole anche se antiquata. Eccetto alcuni momenti difficili sa dare molte soddisfazioni, fino all’incredibile finale. Peccato per il sonoro alle lunghe fastidioso, ma per un titolo come questo si sopporta ben altro!