La PETA contro Assassin’s Creed IV per la caccia alle balene. Ubisoft risponde
Sta facendo molto discutere, in queste ore, l’ennesimo attacco della PETA al mondo videoludico. La popolare associazione animalista, questa volta, punta l’indice contro Assassin’s Creed IV: Black Flag, titolo che, proprio in questi giorni, gode d’ampio risalto mediatico per il suo recentissimo annuncio. L’invito sarebbe quello a rimuovere dal gioco una particolare feature, quella della caccia alla balena.
"Ci sono talmente tante menti creative dietro la serie Assassin’s Creed, che siamo davvero sconcertati dallo scoprire che sentano il reale bisogno di ricorrere alla glorificazione di un’attività come la caccia alla balena", dice Matt Bruce dell’International Grassroots Campaigns della PETA, in una dichiarazione rilasciata a Polygon. "La nostra associazione incoraggia i videogiochi che celebrano la vita animale, non quei prodotti che promuovono la loro tortura e uccisione". Con ciò si riferisce a particolari riconoscimenti, come quello conferito a Fable 2 nel 2008 per il fatto che premiava la scelta di una dieta vegana.
In Black Flag, invece, l’uccisione delle balene comporta dei vantaggi, immaginiamo sottoforma di materie prime. Niente più e niente meno di quanto avveniva in Assassin’s Creed III e di quanto avviene in molti altri giochi, come Red Dead Redemption o il nuovissimo Tomb Raider. Bruce non esista ad usare parole dure per condannare questo atteggiamento, facendo notare che l’intero processo non mette in risalto la sofferenza e l’orrore sperimentati dal cetaceo quando, mentre è in fuga per la vita, viene trapassato da uno o più arpioni, per poi essere abbandonato ad una lunga agonia od essere sezionato da vivo. "Un ragazzo qualunque, giocando nella cantina della madre, nella tranquillità e la sicurezza di casa sua, si sentirà invece gratificato per questa impresa". Un evidente riferimento ad Adam Lanza e alla strage di Newtown. Ed ancora: "Se ci fosse un videogioco ambientato nell’America antecedente alla Guerra Civile, in cui il protagonista deve schiavizzare degli uomini, la gente si indignerebbe di certo, perchè avrebbe l’impressione di assistere ad una glorificazione della schiavitù. La stessa cosa dovrebbe succedere quando si parla di animali, la cui sofferenza è pari alla nostra".
La caccia alle balene è certo una pratica barbara e crudele, fortunatamente vietata, in molte parti del mondo, dalla International Whaling Commision nel 1986. Parliamo di una caccia spietata, mossa da interessi commerciali, che ha portato animali come il capodoglio sull’orlo dell’estinzione. Oggi viene ancora praticata essenzialmente per la compravendita di carne, pregiatissima e molto richiesta in alcuni paesi come il Giappone, ma un tempo era un’attività molto popolare e ben più proficua, che andava ad alimentare svariate industrie, tra cui quella tessile e cosmetica. Un tempo, imbarcarsi su una baleniera era considerata una tra le imprese più avventurose e virili, oltre a costituire un importante fonte di sostantamento per molti uomini.
Ne consegue che un gioco come Assassin’s Creed IV, che fa dell’accuratezza storica uno dei suoi aspetti fondanti, non possa esimersi dal mostrare una delle attività più in voga a quei tempi, presente più che mai nel XVIII secolo. Proprio questa è la posizione ufficiale di Ubisoft, che decide di rispondere alle accuse, sempre mediante Polygon, con le parole del PR manager Stone Chin: "La storia è alla base di Assassin’s Creed. Black Flag è un’opera di finzione che si incarica di ritrarre tutti gli aspetti della vita di quei tempi, l’epoca d’oro della pirateria. Non condividiamo la caccia alle balene, così come non condividiamo tutte le altre sfaccettature della vita piratesca, dalla scarse condizioni igieniche al saccheggio, dal dirottamento delle navi alla dissolutezza causata dall’alcol".
Dunque, nonostante le pressanti richieste, Ubisoft non ha intenzione di privare il gioco di questo contorno, così come assai difficilmente la letteratura mondiale bandirà il Moby Dick di Melville, solo perchè tratta dell’argomento. Al di là dell’ovvia questione della separazione digitale/reale, si rischia davvero un raduno di bambini assetati di sangue nei pressi di Nantucket, tutti intenzionati ad afferrare il primo arpione per andare a caccia di balene? Ancora una volta, dietro fini indiscutibilmente nobili, assistiamo ad una demonizzazione indiscriminata da parte di un’associazione, a tratti ipocrita (vedi lo scandalo delle soppressioni dei cuccioli non adottati), che forse dovrebbe incanalare tutto il suo zelo verso altre battaglie.