Iran indignato per Battlefield 3, promuove un gioco anti-USA chiamato Attacco a Tel Aviv
Non sono certo alcuni tra i giorni più rosei e tranquilli in quel di Washington, dopo l’avvenuta conferma della cattura, da parte delle autorità iraniane, del drone-spia statunitense che viene attualmente studiato e, a quanto pare, anche mostrato in televisione come trofeo nazionale. Eppure, proprio in questi giorni, spostandoci su un versante meno reale ma pur sempre militare, gli States sono costretti a subire un’ulteriore beffa. Parliamo di Attack on Tel Aviv, la risposta iraniana a Battlefield 3.
Come sappiamo, il recente e apprezzato war game di DICE inscena (tra le altre cose) l’invasione, da parte delle truppe terrestri scelte USA, di una Teheran bombardata e semi-distrutta. Behrooz Minarei, dirigente della Fondazione Iraniana per i Giochi Elettronici, si confessa profondamente indignato per la tematica inaccettabile adottata nel popolare gioco occidentale e conferma vigorosamente il loro assoluto appoggio a questo discutibile progetto di matrice tutta medio-orientale, che gode già dell’ampio contributo offerto da tutti i programmatori del paese.
Battlefield 3, dice Minarei riferendosi al titolo che è stato tra l’altro vietato in Iran, non nasconde numerosi difetti tecnici ma è assolutamente inaccettabile per la sua tematica. Abbiamo inviato molte lettere di protesta ad Electronic Arts ma non abbiamo mai avuto risposta. Di qui l’iniziativa di produrre Attacco a Tel Aviv, gioco che, come suggerisce il nome stesso, sarà ambientato in Israele.
Il fatto stesso che le parole di Minarei siano quantomai serie è dimostrato proprio dall’ambientazione israeliana scelta per il prodotto. Uno scenario certo particolarmente provocante proprio perchè più verosimile di un’invasione su suolo americano. Speriamo solo che, considerati i già precari equilibri, non si finisca per passare dal mondo virtuale alla ben più grigia quotidianità.
Fonte: Repubblica